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Vittorio Garretti di Ferrere

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Vittorio Romualdo Garretti di Ferrere
NascitaTorino, 16 marzo 1796
MorteTorino, 23 marzo 1861
Dati militari
Paese servito Regno di Sardegna
Forza armataArmata sarda
ArmaFanteria
CorpoGranatieri
Anni di servizio1814-1848
GradoTenente generale
GuerreSettima coalizione
Prima guerra d'indipendenza italiana
CampagneCampagna di Lione (1815)
BattaglieBattaglia di Pastrengo
Battaglia di Santa Lucia
Battaglia di Goito
Battaglia di Custoza (1848)
Decorazionivedi qui
dati tratti da Dizionario bibliografico dell’Armata Sarda seimila biografie (1799-1821)[1]
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Vittorio Romualdo Garretti di Ferrere (Torino, 16 marzo 1796Torino, 23 marzo 1861) è stato un generale italiano, che partecipò al comando della 2ª Divisione, appartenente al I Corpo d'armata del generale Eusebio Bava, alla prima guerra d'indipendenza italiana. Partecipò marginalmente alla Battaglia di Santa Lucia e in seguito dell'esito negativo della battaglia di Custoza (23-25 luglio), nonostante gli ordini precisi impartitigli dal Bava, decise autonomamente di ritirarsi verso il fiume Oglio con la Brigata Casale, isolandosi dal resto dell'esercito piemontese. Per questo atto di insubordinazione dopo la firma dell'armistizio di Salasco fu sostituito dal generale Michele Bes e non ricoprì più alcun comando di rilievo. Sposatosi con una ragazza di origini popolari, Fedele Marianna Nicolini, la coppia ebbe un solo figlio.

Di nobile schiatta, nacque a Torino il 16 marzo 1796, undicesimo figlio del Senatore del Regno di Sardegna Secondo Antonio (1744-1808) e di Gabriella Piossasco d'Airasca, dama di compagnia della regina Maria Teresa.[2] Durante l'occupazione francese, dal 20 ottobre 1809 fu guardia d'onore del principe Camillo Borghese, allora governatore del Piemonte.[2]

Dopo la restaurazione si arruolò nell'Armata Sarda, e l'11 luglio 1814 fu nominato sottotenente del Reggimento Guardie, passando nel 1815, con lo stesso grado, nel Reggimento Granatieri.[1] In quello stesso anno prese parte alle operazioni militari contro la Francia.[1] Promosso tenente il 10 settembre 1815, passò il 23 febbraio 1816 alla Brigata "Granatieri Guardie".[1]

Durante i moti del 1821 si schierò con i lealisti del nuovo re Carlo Felice, combattendo nella battaglia di Novara.[1] Per questo fatto fu successivamente promosso capitano il 14 agosto dello stesso anno,[2] e capitano scelto il 29 novembre dello stesso anno.[1] Divenuto maggiore, fu l'ultimo comandante del battaglione "Cacciatori della Regina", e poi ricoprì l'incarico di sotto aiutante generale della Divisione militare della Savoia (11 dicembre 1830). Promosso tenente colonnello del 1º Reggimento fanteria della Brigata Aosta nel 1832,[3] divenne colonnello del 2º Reggimento della Brigata Piemonte nel 1837.[2] Nominato maggior generale comandante della Brigata Casale nel 1844,[4] fu elevato al rango di tenente generale nel 1848.[2]

Assunto il comando della 2ª Divisione, appartenente al I Corpo d'armata del generale Eusebio Bava, al comando di tale unità prese parte alla prima guerra d'indipendenza italiana.[2] Nel corso della battaglia di Santa Lucia (6 maggio), insieme al maggior generale Pietro Falletti di Villafalletto, rimase inoperoso nelle retrovie con la Brigata Acqui.[2] Dopo la ritirata generale oltre il fiume Mincio, a seguito dell'esito negativo della battaglia di Custoza (23-25 luglio), si diresse autonomamente, contravvenendo apertamente agli ordini ricevuti dal Bava, con la Brigata Casale verso il fiume Oglio.[2] Insieme al generale Claudio Seyssel d'Aix e Sommariva,[N 1] il 24 agosto fu sollevato dal comando, sostituito dal generale Michele Bes, in quanto accusato apertamente di inettitudine.[2] Chiese insistentemente di essere sottoposto a commissione d'inchiesta che valutasse il suo operato, ma la cosa non ebbe seguito.[2] Non ricoprì più incarichi militari, e si spense a Torino il 23 marzo 1861.[2]

Onorificenze estere

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  1. ^ Il generale d'Aix e Sommariva fu sostituito dal generale Ardingo Trotti.
  1. ^ a b c d e f Ilari, Shamà 2008, p. 246.
  2. ^ a b c d e f g h i j k Di Pietrantonio 2020, p. 81.
  3. ^ Calendario generale pe' Regii Stati pubblicato con autorità del Governo e, 1834, p. 468. URL consultato il 5 marzo 2022.
  4. ^ Calendario generale pe' Regii Stati pubblicato con autorità del Governo e, 1848, p. 372. URL consultato il 5 marzo 2022.
  • Alberto Leoni, Addio mia bella addio. Battaglie ed eroi (sconfitti) del Risorgimento, Milano, Edizioni Ares, 2020.
  • Luca Di Pietrantonio, Per un dizionario dell’alta ufficialità dell’esercito carlo albertino. Prosopografie dei protagonisti dal 1831 al 1849, Torino, Università degli Studi di Torino, 2020.
  • Virgilio Ilari, Davide Shamà, Dario Del Monte, Roberto Sconfienza e Tomaso Vialardi di Sandigliano, Dizionario bibliografico dell’Armata Sarda seimila biografie (1799-1821), Invorio, Widerholdt Frères srl, 2008, ISBN 978-88-902817-9-2.
  • Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, Torino, Einaudi, 1962.
Periodici

Collegamenti esterni

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