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Teatro Massimo (Pescara)

Coordinate: 42°27′49.8″N 14°12′46.4″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Teatro Massimo
Facciata del Teatro Massimo
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàPescara
IndirizzoVia Caduta del Forte, 15
Dati tecnici
TipoSala rettangolare, con un ordine di dieci palchi laterali e una galleria
Capienza1 000 posti
Realizzazione
Costruzione1936
ArchitettoVincenzo Pilotti
IngegnereGiammaria Attilio
ProprietarioFondazione Pescarabruzzo
Sito ufficiale

Il Teatro Massimo è un teatro storico di Pescara.

L'edificio, terminato nel 1936 da un progetto di Vincenzo Pilotti, fu costruito secondo i caratteri dell'architettura razionalista di regime e costituì il teatro più grande dell'Abruzzo. Situato nel centro della città, il teatro dispone di sei sale, di cui la principale, destinata a spettacoli teatrali e concertistici, ha una capienza complessiva di mille posti a sedere.[1] L'edificio è di proprietà della Fondazione Pescarabruzzo.

Nell'area di Castellammare Adriatico (fusosi con Pescara nel 1927), esistevano due teatri pubblici, il cinema Olimpia in piazza Vittorio Emanuele (attuale piazza Sacro Cuore), e il Kursaal di Leopoldo Muzii in piazza primo Maggio, sostituito nel 1923 dal Teatro Pomponi, usato anche come cinematografo, demolito nel 1963.

L'ipotesi di costruire un nuovo edificio destinato a spettacoli teatrali e cinematografici per la città di Pescara fu avanzata negli anni trenta grazie alle concessioni dell'amministrazione fascista.[2] Il progetto del Teatro Massimo fu affidato all'ingegnere Giammaria Attilio, il quale lavorò alla sua realizzazione assieme all'architetto Vincenzo Pilotti.[3] Protagonista della vicenda pescarese di inizio Novecento, Pilotti realizzò numerose architetture civili del posto, tra cui l'adiacente Palazzo di Città.

Interno della sala teatrale

L'edificio fu realizzato sopra il bastione San Francesco, residuo dell'antica Fortezza Regia di Pescara. La struttura è provvista di ingresso con portale architravato i cui stipiti sorreggono una balaustra di protezione, in stile littorio. L'interno è dotato del palcoscenico principale e dell'ordine superiore di cinque palchi per ogni lato, con una galleria rialzata sopra la platea.[4]

Il Teatro Massimo fu inaugurato nel 1936 con una capienza di 1600 posti, la quale lo rese il più grande teatro della regione.[2] La funzione di associazione teatrale stabile fu affidata alla Società del Teatro e della Musica, presieduta in passato anche da Ennio Flaiano e Edoardo Tiboni, condividendo le rappresentazioni in programma con il Teatro Circus, costruito alla fine degli anni sessanta a ridosso del centrale corso Vittorio Emanuele II.[5][6]

Negli anni duemila, il Teatro Massimo fu acquisito dalla Fondazione Pescarabruzzo, la quale lo inserì all'interno del progetto denominato Pescara Cityplex, che tuttora raggruppa e congiunge le sale cinematografiche presenti sul territorio pescarese.[7] Nel corso degli anni, la struttura fu ampliata fino ad includere un totale di sei sale cinematografiche, per una capienza complessiva di 2370 posti.[8]

  1. ^ Maria Luisa Abate, Il Teatro è la Città, su Pescara News, 18 dicembre 2015. URL consultato il 3 aprile 2019.
  2. ^ a b Russo e Tiboni, p. 536.
  3. ^ Elisabetta Mancinelli, Pescara, l'antica filanda Giammaria diventa la "casa delle donne" abruzzesi, su il24ore.it, 10 febbraio 2016. URL consultato il 3 aprile 2018.
  4. ^ Rando e Martinello, p. 39.
  5. ^ Russo e Tiboni, p. 545.
  6. ^ Celenza, p. 266.
  7. ^ Fogaraccio, pp. 44–47.
  8. ^ Distretto dell'Economia della Conoscenza (PDF), su fondazionepescarabruzzo.it, Fondazione Pescarabruzzo, aprile 2016, p. 28. URL consultato il 3 aprile 2018.
  • Patricia Fogaraccio, Fondazione Pescarabruzzo, la fabbrica della cultura, in La dolce vita, Montesilvano, giugno 2005, ISBN 977-1-82-878500-4.
  • Franco Celenza, Storia del teatro in Abruzzo: dal Medioevo al secondo Novecento, Pescara, Ediars, 2005, OCLC 238793243.
  • Cinzia Rando e Guglielmo Martinello, Pescara e provincia, Milano, Touring Editore, 1998, ISBN 88-365-1192-9.
  • Umberto Russo e Edoardo Tiboni, L'Abruzzo nel Novecento, Pescara, Ediars, 2004, OCLC 971159444.

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