Luigi Bianchis di Pomaretto
Luigi Giuseppe Bianchis conte di Pomaretto | |
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Nascita | Pinerolo, 27 maggio 1806 |
Morte | Chieri, 30 ottobre 1877 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Sardegna Regno d'Italia |
Forza armata | Armata sarda Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Grado | Tenente generale |
Guerre | Prima guerra d'indipendenza italiana Seconda guerra d'indipendenza italiana |
Campagne | Campagna piemontese in Italia centrale |
Battaglie | Battaglia di Santa Lucia Battaglia di Novara (1849) Battaglia di Palestro |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Militare di Torino |
dati tratti da Per un dizionario dell’alta ufficialità dell’esercito carlo albertino. Prosopografie dei protagonisti dal 1831 al 1849[1] | |
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Luigi Giuseppe Bianchis conte di Pomaretto (Pinerolo, 27 maggio 1806 – Chieri, 30 ottobre 1877) è stato un generale italiano, distintosi come ufficiale nel corso della prima e della seconda guerra d'indipendenza italiana e nella campagna piemontese in Italia centrale. Decorato con la croce di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia, di due medaglie d'argento al valor militare e della gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Pinerolo il 27 maggio 1806, figlio di Giovanni Luigi (1760-1836).[1] Nel 1817 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Torino, da cui uscì nel 1826 con il grado di sottotenente di fanteria in forza alla Brigata Aosta.[1] Nel corso della prima guerra d'indipendenza italiana combatté come capitano in forza al 6º Reggimento fanteria della Brigata Aosta, e venne decorato di una medaglia d'argento al valor militare per essersi distinto nel corso della battaglia di Santa Lucia (6 maggio 1848).[1] Nella campagna del 1849 fu promosso maggiore del 13º Reggimento fanteria della Brigata Pinerolo dove ottenne, nel corso della battaglia di Novara (22-23 marzo), una seconda medaglia d'argento al valor militare.[2] Nel 1853 fu promosso tenente colonnello e nel 1856 colonnello del 15º Reggimento fanteria della Brigata Savona che nel corso della seconda guerra d'indipendenza italiana comandò nella battaglia di Palestro (30-31 maggio 1859).[1] A seguito dell'insurrezione generale nel granducato di Toscana e nei ducati di Modena e Parma che formarono una Lega di stati dell'Italia centrale per potersi unire al Regno di Sardegna, Giuseppe Garibaldi fu chiamato a comandare le divisioni toscane e pertanto egli fu promosso maggior generale e lo sostituì nel comando dei Cacciatori delle Alpi sino al 1861.[3] All'inizio delle insurrezioni nel sud Italia a seguito dell'unificazione, operò in qualità di tenente generale presso gli alti comandi delle divisioni ivi stanziate insieme ad altri generali dell'esercito piemontese.[3] Nel 1863 era comandante, con il grado di luogotenente generale della Divisione militare di Napoli.[4] Si spense a Chieri il 30 ottobre 1877.[1]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
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Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f Di Pietrantonio 2020, p.41.
- ^ Calendario generale pe' regii stati, 1850, p. 435. URL consultato il 12 marzo 2021.
- ^ a b c Di Pietrantonio 2020, p.42.
- ^ Annuario ufficiale dell'Esercito italiano, 1863, p. 941. URL consultato il 12 marzo 2021.
- ^ Ordine militare d'Italia Bechis di Pomaretto, Luigi, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato l'11 luglio 2021.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Luca Di Pietrantonio, Per un dizionario dell’alta ufficialità dell’esercito carlo albertino. Prosopografie dei protagonisti dal 1831 al 1849, Torino, Università degli Studi di Torino, 2020.
- Virgilio Ilari, Davide Shamà, Dario Del Monte, Roberto Sconfienza e Tomaso Vialardi di Sandigliano, Dizionario bibliografico dell’Armata Sarda seimila biografie (1799-1821), Invorio, Widerholdt Frères srl, 2008, ISBN 978-88-902817-9-2.
- Alberico Lo Faso di Serradifalco, Gli ufficiali del Regno di Sardegna dal 1814 al 1821. Vol.2 (PDF), Torino, Centro Studi Piemontesi, 2016.
- Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, Torino, Einaudi, 1962.