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L'esercito di Scipione

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'esercito di Scipione
AutoreGiuseppe D'Agata
1ª ed. originale1960
Genereromanzo
SottogenereResistenza
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneBologna, 1943-44
Personaggiil maggiore; i soldati Cesare, Capellupo, Toto, Milleto, Sgrizzi, Peppe; Morgese; i bolognesi Rino e Paolino, Grossi, la signora Barozzi, Maria, Mingardi

L'esercito di Scipione è un romanzo che Giuseppe D'Agata iniziò a scrivere nel 1958 e che fu pubblicato nel 1960. Nello stesso anno, il libro ricevette il Premio speciale per un trattato sull'armistizio dell'8 settembre 1943 ex aequo, nell'ambito del Premio Viareggio[1]

Da esso fu tratto uno sceneggiato TV per la regia di Giuliana Berlinguer[2].

Ricordo il 1958 come un anno di merda, come uno dei più grami. Sotto ogni profilo, considerando tutti i piani della mia vita. [...]
Volevo fare una storia di gente minuta, di fatti minimi, senza retorica e senza eroismi, nella quale la Resistenza doveva rimanere sullo sfondo, pur toccando in qualche modo i miei personaggi. Un romanzo storico, insomma.

Dopo l'8 settembre 1943 alcuni soldati e un maggiore, sfuggiti alla cattura da parte dei tedeschi, si avviano da Treviso verso Bologna, dove abita uno dei soldati, Cesare. Lungo il percorso altri sbandati si aggregano al gruppo finché, arrivati a Bologna, Cesare trova un ricovero ai suoi compagni presso la falegnameria dove lavorava da civile. Grossi, il padrone, coglie l'occasione e se ne approfitta per far lavorare i soldati sbandati come operai malpagati, al posto dei lavoratori locali. Il maggiore invece, grazie al parroco don Bruno, trova alloggio presso la signora Barozzi, il cui marito è prigioniero di guerra.

Il maggiore vorrebbe organizzare il gruppo in una formazione di resistenza antifascista sotto il suo comando, il gruppo Scipione, ma pian piano i vari componenti si distaccano: chi se ne va, chi si sistema altrove. Di conseguenza il gruppo, che il maggiore dirige senza troppo impegno, e che ha scarsi contatti con le altre formazioni partigiane più agguerrite e consapevoli, non va oltre a qualche volantinaggio notturno.

Infine il maggiore e Milleto partono dirigendosi verso Sud, cercando di attraversare la linea del fronte.

Il romanzo è diviso in tre parti.
La prima, più lunga, è divisa in due e narra dapprima del formarsi del gruppo, del suo spostarsi verso Bologna, aggregando altri sbandati e incontrando varie persone nelle campagne veneta ed emiliana, e in seguito racconta della sistemazione del gruppo a Bologna, nell'autunno del 1943.

La seconda parte racconta di come stanno le cose nella primavera del 1944 e di come i vari personaggi, in particolare i meridionali, si sono ambientati nel quartiere bolognese.

La terza parte, più breve, descrive come nell'estate 1944 il gruppo, per vari motivi, si dissolve e ciascuno dei componenti va per la sua strada.

Il romanzo non ha un protagonista ma un insieme di personaggi.

In ordine di apparizione:

  • Cesare, bolognese, operaio nella falegnameria di Grossi, alla fine della battaglia contro i tedeschi non vuole cadere prigioniero e decide di tornare a casa; ma quando arriva a Bologna e sistema i compagni riprende la vita d'anteguerra allentando i legami con essi e partecipando di malavoglia alle azioni del gruppo Scipione;
  • Capellupo, calabrese, contadino, uomo semplice, non ha spirito d'iniziativa, e rimane solo, ultimo rimasto a dormire nella segheria quando tutti gli altri si sono sistemati altrove, ma alla fine riesce, nella sua semplicità, a divenire una figura importante;
  • Toto, siciliano, il più giovane, dapprima segue la figura paterna del maggiore ma nel corso della storia per l'incontro con Maria e l'operaio Mingardi ha un'evoluzione che lo fa maturare;
  • Milleto, siciliano, fornaio, umile e schivo, sviluppa un forte legame umano con il maggiore di cui si mette al servizio e che segue fedelmente fino alla fine del romanzo, come un cane che segue il padrone;
  • il maggiore, siciliano, avvocato nella vita civile, esausto e svuotato dopo le battaglie seguite all'armistizio, è deluso per la perdita di prestigio dell'Esercito e sua personale, ma cerca un riscatto ideando la formazione di un gruppo partigiano insieme ai compagni di viaggio, tuttavia non è capace di comprendere la mutevole situazione politica e nemmeno di mantenere l'unità del gruppo, necessaria per i fini che si propone;
  • Sgrizzi, campano, amaro individualista, non lega con gli altri compagni, non ha molti scrupoli e dopo un tentativo di furto se ne va alla fine della prima parte del romanzo, e di lui non si saprà più nulla;
  • Peppe, campano, barbiere, socievole ma insincero, si fidanza con Gisella, che infine sposa, allontanandosi così dal gruppo;
  • Rino, giovane bolognese, amico di Cesare, legato a Marcella, borsanerista, entra nella Guardia Nazionale Repubblicana, formazione militare fascista, per meglio continuare i suoi traffici, ma quando la lotta partigiana diventa seria non riesce a uscirne come prevedeva;
  • Grossi, l'anziano padrone della segheria, scapolo, persona gretta e avida;
  • Maria, ragazza del quartiere, è attratta da Toto e dopo qualche difficoltà di relazione lo aiuta ad ambientarsi;
  • Morgese, salentino, si aggrega agli altri al loro arrivo a Bologna, è l'unico a legare un po' con Sgrizzi, non partecipa alle attività del gruppo Scipione e alla fine si sistema con una prostituta;
  • Paolino, giovane garzone della segheria, partecipa alle attività del gruppo Scipione nel desiderio di sentirsi adulto;
  • don Bruno, parroco del quartiere, aiuta il gruppo con denaro ottenuto dalle benefattrici della parrocchia, sistema il maggiore presso la signora Barozzi;
  • la signora Barozzi, moglie di un impiegato prigioniero di guerra, appartiene a un ceto sociale superiore a quello popolare prevalente nel quartiere in cui abita, e quindi accoglie volentieri il maggiore in casa come una persona del suo livello sociale, e non oppone resistenza nemmeno quando il maggiore entra anche nella sua camera;
  • Mingardi, maturo operaio socialista, partigiano, accoglie in casa Toto, gli trova un lavoro e lo aiuta a maturare una coscienza politica;
  • L'esercito di Scipione, di Giuseppe D'Agata, editrice Galileo, Bologna, 1960, prima edizione.
  • L'esercito di Scipione, di Giuseppe D'Agata, editrice Bompiani, Milano, 1972, CL 54-9024-3.
  • L'esercito di Scipione, di Giuseppe D'Agata, editrice Bompiani, Milano, 1977, 1ª edizione nei "Tascabili Bompiani".
  1. ^ Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2014).
  2. ^ Salvatore Piscicelli, Una storia di uomini qualsiasi, Radiocorriere TV, 1977, n. 2, pp. 12-13