[go: up one dir, main page]

Vai al contenuto

Honesta missio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Un diploma militare distribuito al termine della honesta missio, rinvenuto nei pressi della fortezza legionaria di Carnuntum a Klosterneuburg, databile al tempo dell'imperatore Tito (13 giugno dell'80 d.C.).[1]

Per honesta missio si intendeva il momento del congedo dei soldati dell'esercito romano al termine di un servizio militare svoltosi in modo del tutto regolare, fino al suo compimento.

Durante il periodo imperiale, da Augusto in poi, veniva rilasciato ai militari (fossero essi legionari o ausiliari) un diploma che ne sanciva per legge la fine del servizio; veniva, quindi, consegnata un'indennità in denaro (nummaria missio) o in beni (es. un appezzamento di terra con deduzione di colonie romane[2] = agraria missio, quasi fosse una forma di pensione dei giorni nostri[3]), ad alcuni era concesso il diritto di cittadinanza romana (ausiliari) con la possibilità di contrarre matrimonio legittimo (Ius connubii).[4] Beneficiavano di questi premi anche i legionari congedati anzitempo per ferite o malattie (causaria missio) o i congedati per volere del comandante (gratiosa missio). La perdita dei benefici avveniva con il congedo disonorevole (ignominiosa missio).

I militari ormai in congedo erano dunque chiamati veterani e in caso di necessità, se richiamati in servizio attivo, erano nominati evocati.

Tarda repubblica

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Riforma mariana dell'esercito romano.

Già nel periodo tardo repubblicano la ferma militare poteva durare fino ad un massimo di 16 anni.[5] Al termine del servizio veniva concesso un premio per il congedo onorevole (honesta missio) che poteva consistere in un terreno o una somma di denaro.

Lo stesso argomento in dettaglio: Riforma augustea dell'esercito romano.

Augusto stabilì nel 13 a.C. gli anni di ferma militare per i cittadini e l'ammontare di un premio alla conclusione della leva come indennizzo della terra che da sempre continuavano a chiedere, in modo tale che i soldati, non prendessero questi problemi come pretesto per fomentare una rivolta.[6] Il numero degli anni dei pretoriani fu fissato a 12, per gli altri soldati (legionari-cittadini) era fissato a 16,[7] e forse a 20 per gli ausiliari.

Qualche anno più tardi, nel 5 d.C., poiché nessuno voleva rimanere oltre il limite della ferma stabilita, Augusto dispose che ai pretoriani venissero dati come indennizzo di fine ferma, 20.000 sesterzi al raggiungimento però di 16 anni di servizio; mentre ai legionari furono dati 12.000 sesterzi dopo i 20 anni di servizio,[8] entrambi finanziati dall'aerarium militare.[9] Meno di dieci anni più tardi (nel 14), subito dopo la morte di Augusto, le legioni di Germania e Pannonia, chiesero di tornare al precedente sistema di ferma dei 16 anni per i legionari.[10] Pochi mesi più tardi questo provvedimento fu però cancellato dallo stesso neo-Imperatore, Tiberio.[11]

E così, se i legionari prestarono servizio per 20 anni nei secoli successivi,[12] dopo la riforma augustea, le truppe ausiliarie (che fossero cavalieri o fanti) per 25 anni,[13] al termine del quale ricevevano il diploma militare che ne attestava il congedo. Sappiamo, inoltre, che molti dei centurioni, sebbene la normale ferma militare durasse 20 anni anche per loro, fin dai tempi di Augusto, rimasero in servizio fino a 30-35 anni ed in un caso particolare, raccontato da un'epigrafe, si tramanda che un centurione di nome Lucius Maximius Gaetulicus, percepì fino a 57 annualità,[14] un vero record. Sappiamo, inoltre, che sotto Caracalla (nel 212) il premio di fine ferma fu aumentato a 20.000 sesterzi.[15]

Il personale della flotta (Classiari o Classici) era diviso in due gruppi: gli addetti alla navigazione ed i soldati. Il servizio durava 26 anni[16] (contro i 20 dei legionari[12] ed i 25 degli auxilia[13]). Dal III secolo fu aumentato fino a 28 anni di ferma.

Lo stesso argomento in dettaglio: Riforma costantiniana dell'esercito romano.

Verso la fine dell'impero divenne sempre più difficile reperire i fondi per pagare le truppe e le retribuzioni divennero sempre più irregolari. I legionari potevano ritirarsi dopo 20 anni di servizio militare con l'honesta missio[12] o, con maggiori privilegi, dopo 24 anni con emerita missio, come attestato dalla tavola in bronzo rinvenuta presso Brigetio e databile al 311 (sotto Costantino I).[17] Con la riforma costantiniana fu previsto un differente trattamento tra comitatenses e riparienses, dove i secondi ottenevano la honesta missio solo dopo 24 anni. Ma pochi anni più tardi, nel 325, le due tipologie di corpi di truppa furono uniformati, estendendo ai riparienses il medesimo trattamento riservato ai primi.[18]

Al termine della propria carriera si ricevevano tutta una serie di privilegi, come l'esenzione fiscale dalla capitatio di epoca dioclezianea (estesa anche a tre congiunti, oltre al veterano nel caso di emerita missio[17] o di causaria missio da parte dei comitatenses; con la legge del 325 l'esenzione fu ristretta al solo veterano, ed anche alla moglie in caso di emerita missio[18]), 25.000 folles (= 16 solidi), un terreno, due buoi e cento modii di semi.[19] All'epoca di Valentiniano I (364-375) sembra siano rimasti il terreno, i buoi ed i semi, non invece la somma di denaro.[20]

  1. ^ CIL XVI, 26.
  2. ^ Secondo Cascarino (L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. II - Da Augusto ai Severi, p.56) l'appezzamento di terreno distribuito ai legionari in congedo, variava tra i 15 ed i 50 ettari. Tito Livio raccontando della fondazione di Aquileia sostiene:

    «Nello stesso anno [181 a.C.] fu dedotta nel territorio dei Galli la colonia di Aquileia. 3.000 fanti ricevettero 50 iugeri ciascuno, i centurioni 100, i cavalieri 140. I triumviri che fondarono la colonia furono Publio Scipione Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino

  3. ^ G.L.Cheesman, The Auxilia during the first two century A.D., Oxford 1914, p.34.
  4. ^ G.L.Cheesman, The Auxilia during the first two century A.D., Oxford 1914, p.31-32.
  5. ^ Brian Dobson, in Greece and Rome at war a cura di P. Connolly, p. 213.
  6. ^ SvetonioAugustus, 49.
  7. ^ Cassio Dione, LIV, 25.1.
  8. ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LV, 23.1.
  9. ^ Res gestae divi Augusti, 17.
  10. ^ Tacito, Annales, I, 8.
  11. ^ Tacito, Annales, I, 78.
  12. ^ a b c CIL XVI, 11.
  13. ^ a b CIL XVI, 181, CIL XVI, 182 e CIL XVI, 111, dell'epoca di Antonino Pio; AE 1909, 105 dell'epoca di Adriano.
  14. ^ AE 1985, 735.
  15. ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LXXVIII, 36.
  16. ^ CIL XVI, 66.
  17. ^ a b AE 1937, 232.
  18. ^ a b Codice teodosiano, VII, 20, 4.1.
  19. ^ Codice teodosiano, VII, 20, 3.
  20. ^ Codice teodosiano, VII, 20, 8.
Fonti primarie
Fonti secondarie
  • E. Abranson e J.P. Colbus, La vita dei legionari ai tempi della guerra di Gallia, Milano 1979.
  • Giuseppe Cascarino, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. I - Dalle origini alla fine della repubblica, Rimini, Il Cerchio, 2007.
  • Giuseppe Cascarino, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini, Il Cerchio, 2008.
  • Giuseppe Cascarino, Carlo Sansilvestri, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. III - Dal III secolo alla fine dell'Impero d'Occidente, Rimini, Il Cerchio, 2009.
  • G.L.Cheesman, The Auxilia during the first two century A.D., Oxford 1914.
  • P. Connolly, L'esercito romano, Milano 1976.
  • P. Connolly, Greece and Rome at war, Londra 1998. ISBN 1-85367-303-X
  • N. Fields, Roman Auxiliary Cavalryman, Oxford 2006.
  • E. Gabba, Esercito e società nella tarda Repubblica romana, Firenze 1973.
  • A.K. Goldsworthy, The Roman Army at War, 100 BC-AD 200, Oxford - N.Y 1998.
  • A.K. Goldsworthy, Storia completa dell'esercito romano, Modena 2007. ISBN 978-88-7940-306-1
  • L. Keppie, The Making of the Roman Army, from Republic to Empire, Londra 1998.
  • Y. Le Bohec, L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo, Roma 1992, VII ristampa 2008.
  • Y. Le Bohec, Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero, Roma 2008. ISBN 978-88-430-4677-5
  • S. Mazzarino, L'impero romano, Bari 1973.
  • A. Milan, Le forze armate nella storia di Roma Antica, Roma 1993.
  • H. Parker, The Roman Legions, N.Y. 1958.
  • G. Webster, The Roman Imperial Army, Londra - Oklahoma 1998.