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Giovanni Piatti

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Giovanni Piatti
NascitaComo, 26 settembre 1910
MorteArnautowo, 26 gennaio 1943
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
RepartoBattaglione alpini "Tirano"
5º Reggimento alpini
2ª Divisione alpina "Tridentina"
GradoTenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Russia
BattaglieOffensiva Ostrogorzk-Rossoš
Seconda battaglia difensiva del Don
Comandante di48ª Compagnia
Decorazionivedi qui
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1]
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Giovanni Piatti (Como, 26 settembre 1910Arnautowo, 26 gennaio 1943) è stato un militare italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria per il coraggio dimostrato in combattimento durante la seconda battaglia difensiva del Don.

Nacque a Como il 26 settembre 1910, figlio di Leopoldo e Anita Annoni,[1] dove si diplomò ragioniere nel 1929, venendo chiamato a prestare servizio militare l'anno successivo. Ammesso a frequentare la Scuola Allievi Ufficiali della specialità alpini presso la sede del Corpo d'armata di Milano, nel luglio del 1930 fu nominato sottotenente di complemento ed assegnato al 7º Reggimento alpini.[1] Congedatosi nell'agosto 1931 venne assunto come funzionario presso la Cassa di Risparmio di Milano, conseguendo qualche anno dopo la laurea in economia e commercio presso l'Università degli Studi di Genova.[1] Richiamato in servizio attivo nel 1939, assegnato al centro di mobilitazione del battaglione alpini "Tirano", da settembre al dicembre dello stesso anno presta servizio nella compagnia mitraglieri da posizione conseguendo la promozione a tenente.[2] Posto in licenza illimitata, dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, fu richiamato nuovamente in servizio attivo nel febbraio 1941, entrando in servizio dapprima nel battaglione "Valtellina", e poi nella 48ª Compagnia del battaglione "Tirano".[1] Il 20 luglio 1942 partì insieme alla sua unità, in forza al 5º Reggimento della 2ª Divisione alpina "Tridentina",[1] per il fronte russo. Durante lo svolgimento della seconda battaglia difensiva del Don cade in combattimento a Nikolaevka il 26 gennaio 1943, colpito al petto da una scheggia. Gli fu assegnata la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria, massima onorificenza italiana.[2]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia in cinque mesi di permanenza in linea sul fronte russo dimostrò sempre competenza, entusiasmo ed alacrità degna di una tempra tenace di soldato valoroso, completo ed in. flessibile. Le molteplici e temerarie pattuglie da lui personalmente guidate entro il dispositivo avversario con la conseguente cattura di armi e prigionieri, gli fruttavano i ripetuti ambiti elogi delle autorità superiori. Durante il tragico ripiegamento dalle rive del Don, nonostante che la tormenta e la temperatura polare lo intacchino gravemente agli arti inferiori, la sua costante preoccupazione è quella di mantenere salda la compattezza e l’omogeneità del proprio reparto, riuscendo a tenere sempre vivo nei propri alpini lo spirito combattivo pur dovendo avanzare attraverso una continuità esasperante di combattimenti, di privazioni e disagi. A Nikolajeuìka, già con i piedi congelati e ferito da scheggia di mortaio, manteneva egualmente il comando del suo reparto e richiesto di dar man forte per spezzare l'ultimo cerchio di ferro, parte in testa alla propria compagnia con slancio che ha dei sovrumano, riuscendo a travolgere in un violento contrassalto corpo a corpo, caparbi e micidiali centri di fuoco. Colpito mortalmente una seconda volta, le sue ultime parole sono di risoluto incitamento ai superstiti perché non desistano dall’incalzare il nemico ormai in rotta ed a proseguire vittoriosi attraverso il varco decisamente aperto. Esempio di preclari virtù militari e di eroico spirito di sacrificio. Quota 228,0 - 226,7 Belogory - Nikolajewka (Fronte russo), 9 settembre 1942 - 26 gennaio 1943
  1. ^ a b c d e f Bianchi, Cattaneo 2011, p. 453.
  2. ^ a b Bianchi, Cattaneo 2011, p. 452.

Voci correlate

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