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Giovanni Imperiali

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Giovanni Imperiali d'Afflitto di Francavilla
NascitaNapoli, 15 novembre 1890
MorteNapoli, 1983
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Italia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaCavalleria
GradoGenerale di brigata
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
Campagna di Grecia
Campagna di Tunisia
Guerra di liberazione italiana
BattaglieBattaglia di Caporetto
Battaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Comandante di6º Reggimento "Lancieri di Aosta"
50ª Brigata speciale di fanteria
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Generals[1]
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Giovanni Imperiali d'Afflitto di Francavilla (Napoli, 15 novembre 1890Napoli, 1983) è stato un generale italiano, che partecipò alla guerra di Libia, alla grande guerra ed alla seconda guerra mondiale, durante la quale fu comandante del 6º Reggimento "Lancieri di Aosta" (1939-1941) in Albania, e della 50ª Brigata speciale di fanteria "Brigata Imperiali" (1942-1943) in Tunisia. Decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare d'Italia, una Medaglia d'argento e quattro medaglie di bronzo al valor militare, due Croci al merito di guerra, e con la Croce di Ferro di seconda classe tedesca.

Nacque a Napoli il 15 novembre 1890,[1] figlio di D. Michele dei principi di Francavilla, ufficiale del Regio Esercito[N 1] e Teresa Tommasi, dei marchesi di Casalicchio.[2] Patrizio napoletano, patrizio genovese, nel 1920 sposa donna Giulia Imperiali dei principi di Francavilla.

Arruolatosi nel Regio Esercito, nell'aprile 1909 entrò come Allievo ufficiale nella Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di cavalleria il 17 settembre seguente, in servizio di prima nomina nel 15º Reggimento "Cavalleggeri di Lodi".[3]

Partecipò alla guerra di Libia e fu promosso tenente il 17 settembre 1914. Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia (1861-1946), avvenuta il 24 maggio 1915, prese parte ai combattimenti in forza a uno speciale raggruppamento bombardieri[4] in seno al 17º Reggimento "Caserta",[5] ottenendo riconoscimenti al valore tra il 1917 ed il 1918, specie sul Montello,[5] e la promozione al grado di capitano.

Terminata la guerra, decorato con due Medaglie di bronzo al valor militare,[6] passò in posizione fuori quadro, rimanendo a disposizione del generale d'armata Luca Montuori.[2] Frequentata brillantemente la Scuola di guerra dell'esercito, fu addetto al Ministero della guerra dal 1º novembre 1926, quale ufficiale dei corsi di Stato maggiore.

Divenuto maggiore[7] poi fu comandante di squadrone nel 9º Reggimento "Lancieri di Firenze" assegnato anche in servizio presso il comando della 25ª Divisione militare di Napoli, dove rimase sino al 22 novembre 1930. Ritornò quindi a Roma, quale ufficiale di Stato maggiore presso il Ministero della guerra, ottenendo, il 1º febbraio 1933, la promozione a tenente colonnello.

Fu quindi nominato Capo di stato maggiore della 1ª Divisione celere "Eugenio di Savoia" allora di stanza a Udine,[8] posta al comando del generale di divisione Mario Caracciolo di Feroleto, permanendovi sino al 31 gennaio 1939. Promosso colonnello con anzianità 30 giugno 1938,[1] l'anno successivo assunse dapprima incarichi presso il Corpo d'armata di Napoli[1] e dopo, il 15 aprile, sostituendo il colonnello Raffaele Pelligra, il comando del 6º Reggimento "Lancieri di Aosta",[9] dislocato in Albania.[1]

Qui lo colse lo scoppio della guerra contro la Francia e la Gran Bretagna, avvenuta il 10 giugno 1940,[9] e poi partecipò all'attacco alla Grecia, iniziato il 28 ottobre.[1] Alla testa del suo reggimento si distinse subito in una veloce avanzata su Kalamas,[9] dove distrusse un centro logistico nemico, e per questo fu decorato di Medaglia d'argento al valor militare,[2] ottenendone subito dopo una di bronzo al valor militare per aver seguito alcune ardite ricognizioni. Il 28 marzo 1941 cedette il comando del 6º Reggimento "Lancieri di Aosta" al colonnello Goffredo Ricci e rimpatriò. Il 12 gennaio 1942 assunse l'incarico di Capo di stato maggiore della 131ª Divisione corazzata "Centauro".[1]

Promosso generale di brigata dal 1º luglio 1942,[1] fu successivamente addetto al comando del IX Corpo d'armata a Bari[1] e quindi destinato a Roma, presso lo Stato maggiore del Regio Esercito, per lo speciale incarico di mobilitare la L brigata speciale,[1] di cui fu assunse comando,[10] da impiegarsi dal 12 novembre 1942 in vista dell'invasione della Tunisia, passando poi alle dipendenze del XXX Corpo d'armata del generale di corpo d'armata Vittorio Sogno,[10] operante in Tunisia in vista dell'attacco delle forze alleate.[10]

Rimase in Tunisia sino allo scioglimento della sua brigata, avvenuta il 5 maggio 1943, rimanendo a disposizione della 1ª Armata[1] del generale Giovanni Messe fino al giorno 10 dello stesso mese quando fu evacuato per via aerea, insieme al generale Sogno, imbarcandosi su un velivolo da trasporto Savoia-Marchetti S.M.82 Marsupiale ai comandi del tenente Fulvio Setti che con un avventuroso volo lo trasportò in Sicilia.[11] Rientrato a Roma, dal giorno 11 seguente fu alle dipendenze del Ministero della guerra, per incarichi speciali, e dal 15 agosto fu assegnato all'Ispettorato dell'Arma di cavalleria.[1]

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 riuscì a sottrarsi alla cattura dei tedeschi e, raggiunto il Regno del Sud, partecipò poi alla guerra di liberazione. Nel marzo 1945, in qualità di vicecomandante del Gruppo di Combattimento Legnano fu decorato con una quarta una medaglia di bronzo al valor militare.

Congedatosi dall'esercito nel dopoguerra, fu nominato membro della Consulta Nazionale del Senato del Regno, e il 24 novembre 1947 fu insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare d'Italia. Morì a Roma nel 1983, all'età di 93 anni.

Cavaliere dell'Ordine militare d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1947[12]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Già distintosi in precedenza col suo reggimento lancieri, avuto anche il comando di altre truppe, arrestava con coraggiosa manovra il nemico minacciante la linea dei rifornimenti di un corpo d'armata. Ovunque chiamato accorreva con entusiastica fede e moltiplicava il valore dei reparti messi ai suoi ordini, bene assolvendo compiti difficili e ardui. In ogni occasione, alla testa del suo reggimento appiedato, od a cavallo, dimostrava noncuranza del pericolo e capacità manovriera decisa. Myrtos-Paramithia-Valle Suches (fronte greco), 12 novembre-8 dicembre 1940
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Esempio continuo di zelo e ardimento ai suoi soldati, in diverse successive azioni si adoperò con perizia e coraggio in lavori di postazioni e in servizi di ricognizione, e, da osservatori esposti al tiro nemico diresse con la massima serenità ed efficacia il tiro delle proprie bombarde. Volkovniak, 13-14 maggio 1917; Castagnevizza, 23-24 maggio 1917; Volkovniak, 18-21 agosto 1917
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante un'offensiva nemica, con alto sentimento del dovere e con alto sentimento del dovere e con evidente sprezzo del pericolo, si portava attraverso zone battute violentemente dal fuoco nemico, per assicurare il buon andamento del servizio di guida e di collegamento affidato ai suoi dipendenti. Eseguiva ardite ricognizioni, riuscendo a fornire utili informazioni al comando della sua divisione. Montello, 15-20 giugno 1918
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Guidava con perizia un reggimento lancieri in ardite offensive in territorio nemico. Avuto il comando di altre truppe, arrestava con coraggiosa manovra il nemico minacciante la linea dei rifornimenti di un corpo d'armata. Ovunque chiamato, accorreva con entusiastica fede e moltiplicava il valore dei reparti messi ai suoi ordini, bene assolvendo i compiti difficili e ardui. In ogni occasione, alla testa del suo reggimento, appiedato od a cavallo, dimostrava sprezzo del pericolo e capacità manovriera decisa. Myrtos-Paramithia-Valle Suches (fronte greco), 12 novembre-8 dicembre 1940
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Generale vicecomandante di un gruppo da combattimento schierato difensivamente contro i tedeschi in un settore assai importante, difficile ed impegnativo, generosamente si prodigava a prendere diretta ed analitica conoscenza delle posizioni per migliorare l'efficienza e ridurre il logorio della truppa. Esempio fecondo e prezioso a tutti i combattenti di spiccate doti morali, dava prova di cosciente ardimento e di intrepido sprezzo del pericolo, portandosi ripetutamente e sostando a lungo nei punti più avanzati e perigliosi della linea, spesso volgendosi a contatto strettissimo del nemico e sempre mantenuta sotto l'immediata e vivacissima reazione del suo vigilante controllo. Valle d'Idice, 19 marzo-21 aprile 1945
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 18 aprile 1931 [13]

Onorificenze estere

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  1. ^ Nato a Napoli il 6 aprile 1855 ed ivi deceduto il 25 febbraio 1944.
  • Marziano Brignoli, Cavalleria a Voghera. I Reggimenti di guarnigione a Voghera dal 1859 al 1943, Voghera, Società Cooperativa Editoriale Oltrepò, 2007.
  • Filippo Cappellano e Salvatore Orlando, L'Esercito italiano dall'armistizio alla guerra di Liberazione, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, 2005.
  • Nicola Labanca (a cura di), I Gruppi di combattimento. Studi, fonti, memorie (1944-1945), Roma, Carocci Editore, 2006, ISBN 978-88-430-3972-2.
  • Dario Temperino, Reggimento Cavallereggi di Lodi (15°), 1859-1995, Borgosesia, 2esse Edizioni, 2009.
  • (EN) Steven J. Zaloga, Kasserine Pass 1943. Rommel's last victory, Oxford, Osprey Publishing, 2005, ISBN 1-84176-914-2.
Periodici
  • Giorgio Viola, Sotto ai Grandi Cieli. Fulvio Setti: l'oro dei servizi aerei speciali, in Aerei nella Storia, n. 95, Parma, West-Ward Edizioni, aprile-maggio 2014, pp. 22-25.

Collegamenti esterni

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