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Germano Pellizzari

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Germano Pellizzari
NascitaPadova, 4 giugno 1900
MorteRoma, 26 novembre 1951
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Granatieri
Regio corpo truppe coloniali della Somalia italiana
RepartoIV Battaglione eritreo
GradoMaggiore in s.p.e.
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneRiconquista della Libia
Arbegnuoc
Campagna italiana di Grecia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Germano Pellizzari (Padova, 4 giugno 1900Roma, 26 novembre 1951) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della guerra d'Etiopia[2].

Nacque a Padova il 4 giugno 1900, figlio di Arrigo e Lucia Naglos.[2] Figlio di un colonnello dell'arma di artiglieria, nel novembre 1917, all'età di diciassette anni, si arruolò volontario nel Regio Esercito, venendo assegnato al 6º Reggimento bersaglieri.[1] Ammesso a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento alla Regia Accademia Militare di fanteria e Cavalleria di Modena, fu nominato aspirante nell'agosto 1918 e sottotenente di complemento il 3 ottobre successivo, assegnato al 2º Reggimento "Granatieri di Sardegna".[1] Posto in congedo nel gennaio 1919, si stabilì a Genova, frequentando la facoltà di giurisprudenza presso la locale Università.[1] Partecipò alla spedizione di Fiume, condotta da Gabriele D'Annunzio, dal settembre 1919 al gennaio 1921.[1] Nel gennaio 1924 fu richiamato in servizio a domanda e, destinato ai reparti meharisti della Tripolitania, partecipò alle operazioni per la riconquista della colonia, riportando una ferita nel combattimento di Tagrif.[1] Decorato con una croce di guerra al valor militare nel 1928, una medaglia d'argento al valor militare nel 1929, ed entrato in servizio permanente effettivo per merito di guerra, nel 1931, con il grado di tenente, fu trasferito al Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea, ritornando l'anno dopo in Cirenaica in servizio presso il III Battaglione eritreo; nel febbraio 1935, in vista dell'approssimarsi della guerra contro l'Impero d'Etiopia, venne trasferito al Regio corpo truppe coloniali della Somalia italiana.[1] Durante la guerra d'Etiopia fu promosso capitano per meriti di guerra e incaricato di costituire con elementi Amhara una banda irregolare, denominata Banda indigena "Pellizzari"; si distinse particolarmente nelle operazioni di guerra che condussero alla cattura di Ras Destà Damtù.[1] Rimpatriato nell'aprile 1937 in seguito a ferite alla gamba sinistra per le quali dovette successivamente subire l'amputazione dell'arto, fu insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente e nel 1938 fu collocato a riposo ed iscritto nel R.O. (Ruolo d'Onore).[1] Nel corso della seconda guerra mondiale venne richiamato in servizio a domanda ed assegnato alla 101ª Divisione motorizzata "Trieste", con cui combatté sul fronte occidentale e poi sul fronte greco-albanese in qualità di ufficiale addetto alla sezione operazioni e informazioni.[1] Rimpatriato nell’aprile 1941, nell'agosto successivo ripartì in missione speciale per l'Africa Settentrionale Italiana, in servizio presso la 102ª Divisione motorizzata "Trento".[1] Nel febbraio 1942 rientrò in patria per malattia e, promosso maggiore, fu trasferito in servizio presso la 15ª Divisione fanteria "Bergamo".[1] Collocato in congedo assoluto nel marzo 1942, si stabilì a Bari, avviando un'attività di concessionario dell'Agip.[1] Si spense a Roma il 26 novembre 1951.[1]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale pienamente degno del nome e della fama della stirpe italica. Animo di asceta, carattere di acciaio cesellato da sana educazione e rude esperienza, ha sempre nel lavoro, nel dovere, nell'ardire, attinto forze e scintilla allo slancio verso il bello ed il grande. Forgiatore di animi, trascinatore di uomini, ha scelto, istruito, condotto la sua banda indigeni in modo superbo lanciandola alla vittoria, sempre primo, sempre avanti, imponendosi all'ammirazione convinta, entusiasta. In tre successivi combattimenti, tre proposte di medaglia d'argento e tre ferite gloriose. Nei tre gesti eroici lo si vide sempre in piedi saldo, sicuro, impavido, come se dal sangue versato, dalle carni martoriate traesse nuovo vigore, nuovo slancio, nuova fede ed il dolore gli riuscisse invito a rimanere saldo e sicuro al suo posto di capo: esempio, guida e sprone. Costretto dalla malignità della ferita all'amputazione di un piede, sopportava lo strazio con lo stesso animo col quale aveva affrontato il nemico in campo, lieto di offrire il sacrificio alla Patria. Ogni suo atto di guerra è stato espressione di fede di forza, di volontà, ogni suo pensiero un alimento alla sacra fiamma del dovere, ogni sacrificio degno degli eroi leggendari. Gergetù 10 novembre 1936; Hulé, 31 gennaio; Beggi (Lebanó) 2 febbraio 1937.[3]»
— Regio Decreto 7 ottobre 1937.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ardito comandante di plotone meharisti, in quattro anni di vita sahariana si distingueva per spirito guerriero in numerosi fatti d'arme. In aspro e lungo combattimento, al comando del plotone di attacco si slanciava sul nemico in reiterati assalti, contribuendo efficacemente al successo. Sciueref- Umm el Kel (Tripolitania), 26 maggio 1929
— Regio Decreto 5 maggio 1931.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Decorato di medaglia d'oro e di altre numerose ricompense al valore e assegnato ad unità operanti. In tre giorni di aspro combattimento volontariamente seguiva i reparti più avanzati, fornendo al comando della grande unità dalla quale dipendeva, notizie preziose sullo sviluppo dell'azione. Sempre pronto ad infondere con la presenza e con la parola l'incitamento e il fervore che emanano dal suo grande cuore di soldato, destava in fanti e bersaglieri, che l'anno visto avanzare sorridente, ritto fra loro nelle zone più tormentate dal fuoco avversario, un'eco unanime di ammirazione e una atmosfera di entusiasmo, di esaltazione e di poesia. Piccolo San Bernardo-Valle Isére, 21-24 giugno 1940
— Regio Decreto 25 agosto 1940.
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di plotone sahariano, all'inseguimento di una carovana ribelle, malgrado il distacco di quattro ore, la raggiungeva e arditamente l'attaccava, infliggendo perdite di uomini e catturandola in parte. Bir Bisciuh, 3 agosto 1928
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 7 settembre 1939.[4]
avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
avanzamento per merito di guerra
«Valoroso combattente di tre guerre, medaglia d'oro al valor militare, benchè mutilato di un arto, nell'aspra lotta sul fronte greco era sempre tra i primi, là dove la situazione era incerta e precaria, a dare la sua opera appassionata nel riorganizzare e ricondurre al combattimento reparti già provati e prontamente ricostruiti, contribuendo al favorevole sviluppo delle operazioni. Esempio costante di comandante capace e combattente ardimentoso. Fronte greco, dicembre 1940-marzo 1941
— Regio Decreto 2 marzo 1942.[5]


  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p.209.
  3. ^ Medaglia d'oro al valor militare Pellizzari, Germano, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato l'11 luglio 2021.
  4. ^ Supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.28 del 3 febbraio 1940, pag.19.
  5. ^ Registrato alla corte dei conti lì 3 aprile 1942, registro 11, foglio 315.
  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale - II. La conquista dell'Impero, Milano, A. Mondadori, 2009, ISBN 978-88-04-46947-6.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 209.

Collegamenti esterni

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