Coordinate: 36°37′50.99″N 42°49′27.16″E

Diga di Mosul

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Diga di Mosul
StatoIraq (bandiera) Iraq
GovernatoratoGovernatorato di Ninawa
FiumeTigri
UsoIrrigazione, Energia e regolazione
Inaugurazione1986
Volume del bacino11 100 milioni di
Altezza135 m
Capacità energetica750 MW
Coordinate36°37′50.99″N 42°49′27.16″E
Mappa di localizzazione: Iraq
Diga di Mosul

La diga di Mosul, precedentemente conosciuta come diga di Saddam, è la più grande diga dell'Iraq e la quarta di tutto il Medio Oriente. Si trova sul fiume Tigri, nel governatorato occidentale di Ninawa, a nord della città di Mosul.[1]

Lo sbarramento è lungo 3,2 km e alto 131 m. Il sito è di importanza strategica per l'intero Stato dell'Iraq: controlla infatti l'irrigazione del Governatorato di Ninive.

Importanza strategica

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La diga è estremamente importante per la vita economica e l'assetto politico dell'area.[2] La distruzione della stessa, infatti, procurerebbe danni incalcolabili non solo in termini di vite umane (circa mezzo milione di persone secondo una stima del Genio dell'esercito USA[3], più di un milione secondo l'ingegnere iracheno Nadir al-Ansārī, che ha partecipato alla costruzione della diga e che oggi insegna in Svezia[4]) ma si metterebbe in ginocchio l'intera economia del Paese. La potenzialità distruttiva dell'onda che si genererebbe, in caso di distruzione della diga, è stata perciò paragonata ad un'arma di distruzione di massa[5] arrecando danni a tutta la valle del Tigri fino a raggiungere potenzialmente anche la capitale Baghdad, distante quasi 350 km.[6]

Controllare la diga di Mosul significa dunque non solo controllare buona parte delle risorse idriche dell'Iraq (in particolare dell'area settentrionale) ma anche avere potenzialmente un'"arma" molto pericolosa. Nel 2006 uno studio del corpo del genio dell'esercito americano ha definito la diga di Mosul una delle «più pericolose al mondo». Tra il 2006 e il 2010 gli Stati Uniti hanno investito nello studio e manutenzione della diga oltre 30 milioni di dollari.[2] Nel 2016 il governo dell'Iraq firma un contratto da 273 milioni di euro con il gruppo italiano Trevi, affinché curino la manutenzione della diga.[7]

Studi scientifici

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In uno studio[8] del 2016 effettuato con dati satellitari RADAR ad apertura sintetica (SAR) COSMO-SkyMed, Sentinel-1a ed Envisat, viene caratterizzato lo spostamento della diga negli ultimi dieci anni al fine di valutare l’effetto della stuccatura. Sulla base dei dati ottenuti i ricercatori hanno notato che la diga ha subito uno spostamento di 30 millimetri durante gli anni 2014-2016 a partire da agosto 2014 quando la diga è stata temporaneamente conquistata dall'ISIS Lo studio ha indicato inoltre che il livello di erosione del gesso da parte dell'acqua è giunto a una profondità di 160 metri rispetto ai 70 misurati negli anni 2004-2010.

  1. ^ Mosul, diga di, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 2 marzo 2016.
  2. ^ a b Perché la diga di Mosul è importante, su ilpost.it, 19 agosto 2014. URL consultato il 31 dicembre 2015.
  3. ^ (EN) Amit R. Paley, Iraqi Dam Seen In Danger of Deadly Collapse, su washingtonpost.com, Washington Post, 30 ottobre 2007. URL consultato il 16 aprile 2016.
  4. ^ (EN) Mosul dam engineers warn it could fail at any time, killing 1m people, su theguardian.com, The Guardian, 2 marzo 2016. URL consultato il 16 aprile 2016.
  5. ^ La diga di Mosul minacciata dagli jihadisti, su repubblica.it, La Repubblica, 9 agosto 2014. URL consultato il 31 dicembre 2015.
  6. ^ Dexter Filkins, A bigger problem than Isis?, su newyorker.com, The New Yorker, 2 gennaio 2017. URL consultato il 29 dicembre 2016.
  7. ^ Iraq, firmato contratto con ditta italiana per consolidamento diga Mosul, su repubblica.it, L'Espresso, 2 marzo 2016. URL consultato il 2 marzo 2016 (archiviato il 2 marzo 2016).
  8. ^ (EN) Pietro Milillo, Roland Bürgmann e Paul Lundgren, Space geodetic monitoring of engineered structures: The ongoing destabilization of the Mosul dam, Iraq, in Scientific Reports, vol. 6, 6 dicembre 2016, DOI:10.1038/srep37408. URL consultato il 29 dicembre 2016.

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN1466149844992902960004 · LCCN (ENsh2016001357 · J9U (ENHE987007396298605171
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