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Comitato del patrimonio mondiale

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Logo del Comitato del Patrimonio mondiale dell'UNESCO

Il Comitato del Patrimonio mondiale è l'ente dell'UNESCO che si occupa di:

Comprende rappresentanti di 21 Stati parti[2] eletti dall'Assemblea generale degli Stati parti per un periodo di quattro anni[1]. Questi rappresentanti votano su decisioni e proposte relative alla Convenzione sul Patrimonio mondiale e alla Lista del Patrimonio mondiale. Secondo la Convenzione sul patrimonio mondiale, il mandato di un membro del comitato è di sei anni. Tuttavia, molti Stati scelgono di limitare volontariamente il loro mandato a quattro anni, al fine di dare ad altri Stati l'opportunità di sedere nel Comitato[1]. Tutti i membri eletti alla quindicesima Assemblea Generale (2005) hanno scelto volontariamente di ridurre il loro mandato da sei a quattro anni.

Le deliberazioni del Comitato del Patrimonio Mondiale sono assistite da tre organi consultivi: IUCN, ICOMOS e ICCROM[3][4].

Il Comitato del patrimonio mondiale si riunisce una volta all'anno per una sessione ordinaria per discutere la gestione dei siti del patrimonio mondiale esistenti e accettare le candidature dei paesi[1]. Possono essere convocate riunioni straordinarie su richiesta dei due terzi degli Stati membri[5]. Le riunioni si tengono nel territorio degli stati membri del Comitato del patrimonio mondiale su loro invito. La rotazione tra regioni e culture è tenuta in considerazione per la selezione e il luogo per la sessione successiva è scelto dal comitato alla fine di ogni sessione.

Sessione[6] Anno Data Città ospitante
1 1977 27 giugno–1 luglio Francia (bandiera) Parigi
2 1978 5–8 settembre Stati Uniti (bandiera) Washington
3 1979 22–26 ottobre Egitto (bandiera) Il Cairo e Luxor
4 1980 1–5 settembre Francia (bandiera) Parigi
5 1981 26–30 ottobre Australia (bandiera) Sydney
6 1982 13–17 dicembre Francia (bandiera) Parigi
7 1983 5–9 dicembre Italia (bandiera) Firenze
8 1984 29 ottobre–2 novembre Argentina (bandiera) Buenos Aires
9 1985 2–6 dicembre Francia (bandiera) Parigi
10 1986 24–28 novembre Francia (bandiera) Parigi
11 1987 7–11 dicembre Francia (bandiera) Parigi
12 1988 5–9 dicembre Brasile (bandiera) Brasilia
13 1989 11–15 dicembre Francia (bandiera) Parigi
14 1990 7–12 dicembre Canada (bandiera) Banff
15 1991 9–13 dicembre Tunisia (bandiera) Cartagine
16 1992 7–14 dicembre Stati Uniti (bandiera) Santa Fe
17 1993 6–11 dicembre Colombia (bandiera) Cartagena
18 1994 12–17 dicembre Thailandia (bandiera) Phuket
19 1995 4–9 dicembre Germania (bandiera) Berlino
20 1996 2–7 dicembre Messico (bandiera) Mérida
21 1997 1–6 dicembre Italia (bandiera) Napoli
22 1998 30 novembre–5 dicembre Giappone (bandiera) Kyoto
23 1999 29 novembre–4 dicembre Marocco (bandiera) Marrakech
24 2000 27 novembre–2 dicembre Australia (bandiera) Cairns
25 2001 11–16 dicembre Finlandia (bandiera) Helsinki
26 2002 24–29 giugno Ungheria (bandiera) Budapest
27 2003 30 giugno–5 luglio Francia (bandiera) Parigi
28 2004 28 giugno–7 luglio Cina (bandiera) Suzhou
29 2005 10–17 luglio Sudafrica (bandiera) Durban
30 2006 8–16 luglio Lituania (bandiera) Vilnius
31 2007 23 giugno–1 luglio Nuova Zelanda (bandiera) Christchurch
32 2008 2–10 luglio Canada (bandiera) Québec
33 2009 22–30 giugno Spagna (bandiera) Siviglia
34 2010 25 luglio–3 agosto Brasile (bandiera) Brasilia
35 2011 19–29 giugno Francia (bandiera) Parigi
36 2012 25 giugno–5 luglio Russia (bandiera) San Pietroburgo
37 2013 17–27 giugno Cambogia (bandiera) Phnom Penh
38 2014 15–25 giugno Qatar (bandiera) Doha
39 2015 28 giugno–8 luglio Germania (bandiera) Bonn
40 2016 10–20 luglio Turchia (bandiera) Istanbul
41 2017 2–12 luglio Polonia (bandiera) Cracovia
42 2018 24 giugno–4 luglio Bahrein (bandiera) Manama
43 2019 30 giugno–10 luglio Azerbaigian (bandiera) Baku
44 2021[7] 16-31 luglio Cina (bandiera) Fuzhou
45 2023[8] 10-25 settembre Arabia Saudita (bandiera) Riad
46 2024 21-31 luglio India (bandiera) Nuova Delhi
47 2025 da definire Bulgaria (bandiera) Sofia

Ufficio di presidenza

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Alla fine di ogni sessione ordinaria, la commissione elegge un presidente, cinque vicepresidenti e un relatore tra quei membri il cui mandato proseguirà nella sessione successiva[5]. Questi sono conosciuti come l'Ufficio di presidenza e i loro rappresentanti sono responsabili del coordinamento del lavoro del Comitato del patrimonio mondiale, inclusa la fissazione di date, orari e ordine del giorno delle riunioni[1].

Ogni stato membro del Comitato del Patrimonio Mondiale ha un voto. Le decisioni richiedono una maggioranza semplice con astensioni conteggiate come non votanti. I voti sono espressi per alzata di mano a meno che non sia richiesto un voto segreto dal presidente o da due o più stati membri[5].

Membri attuali del Comitato del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO

Stato membro[9][10] Mandato
Argentina (bandiera) Argentina 2021-2025
Belgio (bandiera) Belgio 2021-2025
Bulgaria (bandiera) Bulgaria 2021-2025
Corea del Sud (bandiera) Corea del Sud 2023-2027
Giamaica (bandiera) Giamaica 2023-2027
Giappone (bandiera) Giappone 2021-2025
Grecia (bandiera) Grecia 2021-2025
India (bandiera) India 2021-2025
Italia (bandiera) Italia 2021-2025
Kazakistan (bandiera) Kazakistan 2023-2027
Kenya (bandiera) Kenya 2023-2027
Libano (bandiera) Libano 2023-2027
Messico (bandiera) Messico 2021-2025
Qatar (bandiera) Qatar 2021-2025
Ruanda (bandiera) Ruanda 2021-2025
Saint Vincent e Grenadine (bandiera) Saint Vincent e Grenadine 2021-2025
Senegal (bandiera) Senegal 2023-2027
Turchia (bandiera) Turchia 2023-2027
Ucraina (bandiera) Ucraina 2023-2027
Vietnam (bandiera) Vietnam 2023-2027
Zambia (bandiera) Zambia 2021-2025
Totale 21

È stata denunciata una crescente politicizzazione delle decisioni del Comitato del patrimonio mondiale a scapito degli obiettivi di conservazione, in particolare per quanto riguarda le nuove candidature per la Lista del patrimonio mondiale, ma anche con la considerazione dei siti per la Lista del patrimonio mondiale in pericolo[11][12]. Nel 2010 alcuni stati parti, tra cui Ungheria, Svizzera e Zimbabwe, hanno presentato una protesta ufficiale contro tale politicizzazione[4].

Un audit esterno richiesto dal Comitato del Patrimonio mondiale per la sua Strategia Globale per l'Elenco del Patrimonio Mondiale ha concluso nel 2011 che le considerazioni politiche stavano effettivamente influenzando le decisioni[4]. Ha osservato che la composizione dei rappresentanti dei comitati era passata da esperti a diplomatici nonostante l'articolo 9 della Convenzione del patrimonio mondiale e ha riscontrato che le opinioni degli organi consultivi spesso divergevano dalle decisioni del Comitato del patrimonio mondiale.

Nel 2016 Israele ha richiamato il suo ambasciatore all'UNESCO dopo che il Comitato del Patrimonio mondiale ha adottato una risoluzione in una votazione segreta che si riferiva a uno dei luoghi più sacri di Gerusalemme, il Monte del Tempio, solo come un "luogo sacro di culto musulmano", senza menzionare che anche gli ebrei e i cristiani venerano il sito[13][14].

  1. ^ a b c d e The World Heritage Committee, su whc.unesco.org. URL consultato il 29 dicembre 2022.
  2. ^ Secondo il sito dell'UNESCO, gli Stati parti sono paesi che hanno firmato e ratificato la Convenzione sul patrimonio mondiale. A marzo 2013, c'erano in totale 170 Stati parti.
  3. ^ Advisory Bodies, su UNESCO World Heritage Centre. URL consultato il 27 giugno 2019.
  4. ^ a b c Office of the External Auditor for the United Nations Scientific, Educational and Cultural Organization (2011) Independent Evaluation by the UNESCO External Auditor, Volume 1: Implementation of the Global Strategy for the Credible, Balanced and Representative World Heritage List. UNESCO Headquarters, Paris.
  5. ^ a b c UNESCO Intergovernmental Committee for the Protection of the World Natural and Cultural Heritage, Rules of Procedure, su whc.unesco.org, World Heritage Centre, Paris. URL consultato il 29 dicembre 2022.
  6. ^ Sessions since 1976, su whc.unesco.org. URL consultato il 29 dicembre 2022.
  7. ^ Programmato in origine per il periodo 29 giugno–9 luglio 2020, ma procrastinato a causa della pandemia di COVID-19 (cfr. The World Heritage Committee, su UNESCO. URL consultato l'8 giugno 2020.).
  8. ^ Programmato in origine per il periodo 19-30 giugno 2022 a Kazan', in Russia, ma procrastinato e poi spostato a causa dell'Invasione russa dell'Ucraina del 2022 (cfr. 45th session of the World Heritage Committee, su UNESCO. URL consultato il 24 settembre 2022.).
  9. ^ (ENFR) 45th session of the World Heritage Committee, su whc.unesco.org. URL consultato il 28 dicembre 2021.
  10. ^ (ENFR) 12 new members elected to World Heritage Committee, su whc.unesco.org, 25 novembre 2021. URL consultato il 28 dicembre 2021.
  11. ^ Lynn Meskell, States of Conservation: Protection, Politics, and Pacting within UNESCO’s World Heritage Committee, in Anthropological Quarterly, vol. 87, Winter 2014, pp. 217–243.
  12. ^ The Economist. 2010. UNESCO’s World Heritage Sites: A Danger List in Danger. Accessed 27 June 2019.
  13. ^ nationalgeographic.com, https://www.nationalgeographic.com/news/2017/10/united-states-us-withdraw-unesco-world-heritage-spd/.
  14. ^ timesofisrael.com, https://www.timesofisrael.com/unesco-adopts-another-resolution-erasing-jewish-link-to-temple-mount/.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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