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Chiesa di San Pietro (Parma, Porporano)

Coordinate: 44°45′15″N 10°20′58.25″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Chiesa di San Pietro
Facciata
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàPorporano (Parma)
Indirizzostrada Bassa dei Folli 137
Coordinate44°45′15″N 10°20′58.25″E
Religionecattolica di rito romano
TitolarePietro
Diocesi Parma
ArchitettoCamillo Uccelli
Stile architettoniconeobizantino
Inizio costruzioneentro l'XI secolo
Completamento1914

La chiesa di San Pietro, nota anche come pieve di Porporano, è un luogo di culto cattolico dalle forme neobizantine, situato in strada Bassa dei Folli 137 a Porporano, frazione di Parma, in provincia e diocesi di Parma; fa parte della zona pastorale di Montechiarugolo-San Prospero.

L'edificio originario, identificato da vari storici nella pieve dedicata a san Pietro menzionata nel 1005 nell'Ordo Archipresbiterorum Plebium voluto dal vescovo di Parma Sigifredo II,[1] fu probabilmente costruito prima dell'XI secolo.[2]

Nel 1111 l'imperatore del Sacro Romano Impero Enrico V di Franconia assegnò ai canonici del Capitolo della Cattedrale di Parma l'autorità sulla pieve, confermata nel 1141 in una bolla del papa Innocenzo II.[3][4]

Nel 1230, come testimoniato dal Capitulum seu Rotulus Decimarum della diocesi di Parma, dalla plebs de Purpurano dipendevano le due cappelle di San Prospero a Marore e San Bartolomeo a Mariano.[1] Sette anni dopo il vescovo di Parma Martino assegnò la giurisdizione sulla pieve alla prevostura della cattedrale cittadina.[4]

L'importanza della pieve crebbe nei secoli seguenti, insieme al numero di cappelle poste alle sue dipendenze; dapprima fu aggiunta quella di San'Andrea Apostolo in Antognano, documentata nel 1299, e successivamente quella di San Giovanni in Sersegnano presso il ponte Dattaro, citata nel 1354.[4]

Nel 1405 i Terzi attaccarono e distrussero il castello di Porporano,[5] costruito due anni prima dai Rossi in adiacenza alla chiesa,[6] che subì gravi danni,[2] ma fu successivamente ristrutturata.[4]

Nel 1691 l'edificio fu parzialmente risistemato, con la realizzazione di una nuova pavimentazione, mentre nel 1789 fu sottoposto a significativi lavori di ristrutturazione.[2]

Nel 1914, su finanziamento dei nobili Bulloni-Serra, la chiesa fu quasi completamente ricostruita in forme neobizantine su progetto dell'architetto Camillo Uccelli, che riedificò la facciata, il campanile e tre delle cappelle laterali; al termine dei lavori, l'edificio fu solennemente consacrato dal vescovo Guido Maria Conforti.[4][7]

Nel 1950 il luogo di culto fu sottoposto a nuovi interventi di restauro.[4]

Nel 2011 fu risistemato il sagrato antistante la chiesa.[2]

Facciata e lato sud
Facciata e lato nord

La chiesa si sviluppa su un impianto a navata unica, affiancata da due cappelle per lato.[2]

La simmetrica facciata a salienti, parzialmente intonacata, è tripartita verticalmente da due massicce paraste in laterizio, coronate da due capitelli a sostegno dell'ampia arcata a tutto sesto centrale. Nel mezzo è collocato il portale d'ingresso, sormontato da una fascia marcapiano e da un arco a tutto sesto decorato con altorilievi; superiormente si aprono tre alte e sottili monofore affiancate e, in sommità, un grande rosone delimitato da una cornice riccamente decorata. Ai lati si trovano due alte nicchie ad arco a tutto sesto incorniciate.[2]

Dai fianchi intonacati aggettano le cappelle laterali; tre di esse, risalenti alla ricostruzione in stile neobizantino, si sviluppano su una pianta poligonale e sono rivestite in mattoni, mentre la seconda di sinistra, edificata nel XVIII secolo, si imposta su un impianto rettangolare ed è intonacata. Sul retro si eleva l'abside poligonale settecentesca, anch'essa intonacata,[1] illuminata da due monofore ad arco a tutto sesto.[2]

Al termine della fiancata sud, si innalza in adiacenza al tempio il massiccio campanile neobizantino a pianta quadrata. La porzione inferiore, rivestita in mattoni frammisti a pietre, è arricchita da fasce marcapiano e lesene alle estremità. La parte sommitale, intonacata, è caratterizzata dalla ricchezza delle decorazioni; la cella campanaria si affaccia sui quattro lati attraverso elevate bifore con colonnine centrali, sormontate da cuspidi; nell'ordine superiore si aprono larghe pentafore, mentre in sommità si staglia l'alta guglia piramidale in rame.[2]

All'interno la navata, coperta da una volta a botte in laterizio,[1] è affiancata da una serie di lesene in mattoni, coronate da capitelli dorici, a sostegno del cornicione perimetrale; attraverso ampie arcate a tutto sesto si affacciano simmetricamente le cappelle laterali.[2]

Il presbiterio, lievemente sopraelevato, è preceduto dall'arco trionfale, retto da due paraste; l'ambiente, chiuso superiormente da una volta a botte, accoglie l'altare maggiore marmoreo a mensa, aggiunto intorno al 1985; sul fondo l'abside a pianta poligonale, coperta dal catino a spicchi, ospita il coro ligneo tardo-settecentesco.[2][7]

La chiesa conserva alcune opere di pregio, tra cui un capitello quattrocentesco scolpito in forme gotiche e un altare risalente all'incirca al 1700, con ancona e tabernacolo tardo-settecentesco.[7]

  1. ^ a b c d Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 51.
  2. ^ a b c d e f g h i j Chiesa di San Pietro "Porporano, Parma", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato l'11 aprile 2017.
  3. ^ Affò, p. 343-344, 350.
  4. ^ a b c d e f Dall'Aglio, pp. 768-770.
  5. ^ Pezzana, pp. 75-78.
  6. ^ Pezzana, p. 45.
  7. ^ a b c Cirillo, Godi, p. 344.
  • Ireneo Affò, Storia della città di Parma, Tomo secondo, Parma, Stamperia Carmignani, 1793.
  • Giuseppe Cirillo, Giovanni Godi, Guida artistica del Parmense, II volume, Parma, Artegrafica Silva, 1986.
  • Italo Dall'Aglio, La Diocesi di Parma, II Volume, Parma, Scuola Tipografica Benedettina, 1966.
  • Marco Fallini, Mario Calidoni, Caterina Rapetti, Luigi Ughetti, Terra di pievi, Parma, MUP Editore, 2006, ISBN 88-7847-021-X.
  • Angelo Pezzana, Storia della città di Parma continuata, Tomo secondo, Parma, Ducale Tipografia, 1842.

Voci correlate

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