Balilla (sommergibile 1928)
Balilla | |
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Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile oceanico |
Classe | Balilla |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | OTO, La Spezia |
Impostazione | 12 gennaio 1925 |
Varo | 20 febbraio 1927 |
Entrata in servizio | 21 luglio 1928 |
Radiazione | 18 gennaio 1946 |
Destino finale | demolito |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 1927,4 t |
Dislocamento in emersione | 1464,4 t |
Lunghezza | fuori tutto 86,75 m |
Larghezza | 7,8 m |
Pescaggio | 4,115 m |
Profondità operativa | 100 m |
Propulsione | 2 motori diesel FIAT da 4000 CV totali 2 motori elettrici Savigliano da 2200 CV totali |
Velocità in immersione | 9 nodi |
Velocità in emersione | 17 nodi |
Autonomia | in superficie 3000 mn a 17 nodi o 7050 mn a 8,5 nodi in immersione: 8 mn alla velocità di 9 nodi o 110 mn a 3 nodi |
Equipaggio | 7 ufficiali, 63 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Armamento | alla costruzione:
dal 1934:
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dati presi da [1] | |
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Il Balilla è stato un sommergibile della Regia Marina.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Fra il marzo ed il settembre 1933 fu impiegato in supporto alla trasvolata atlantica di Italo Balbo: insieme al gemello Millelire e alle cannoniere Biglieri e Matteucci, attraversò l'Atlantico al comando del capitano di fregata Valerio Della Campana per fungere da radiofaro e segnalare le condizioni del tempo ai velivoli di Balbo; questa esperienza fu utile anche per saggiare le qualità oceaniche dei «Balilla», rivelatesi piuttosto soddisfacenti[1]. Giunto a Chicago, il sommergibile fu visitato da Italo Balbo che tenne poi un discorso rivolgendosi all'equipaggio[1].
Negli anni Trenta fu anche scelto per lo svolgimento di prove riguardo al contenimento del surriscaldamento dei motori, prove che non ebbero luogo per via dell'opposizione dello Stato Maggiore della Marina[2].
Partecipò clandestinamente alla guerra di Spagna, senza cogliere risultati[3].
All'inizio della seconda guerra mondiale era ormai vecchio e compì tre sole missioni offensive in Mediterraneo.
Nella prima, a meridione dell'isola di Corfù (con il capitano di corvetta Michele Morislani come comandante) subì violenti attacchi aerei il 12 giugno 1940 subendo danni tali da obbligarlo a fare ritorno alla base[4].
Il 12 luglio lasciò Brindisi per posizionarsi in agguato tra Alessandria d'Egitto e Capo Krio (Grecia), ma tale missione abortì quando il comandante – capitano di corvetta Cesare Girosi – si ammalò[4].
Il 10 agosto 1940 fu inviato nella zona di Creta e fece ritorno sei giorni dopo, senza aver colto risultati[4].
Ormai usurato, fu quindi destinato, come il Millelire, alla Scuola Sommergibili di Pola[5].
Svolse attività addestrativa sino al disarmo[5], avvenuto il 28 aprile 1941[4].
Denominato GR. 247, fu usato come bettolina carburanti sino all'ottobre 1946, quando fu radiato e quindi demolito[4].
Il cofano portabandiera
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1930 il celebre architetto Enrico Del Debbio disegnò il cofano portabandiera di combattimento del Balilla; realizzato in radica di noce nostrana, era munito di due appoggi in ebano raffiguranti due galere rostrate con remi in avorio. Pure in avorio erano gli stemmi, le maniglie, le cerniere e la dicitura Balilla. Le grappe a punta di diamante, gli anelli e la testa di vittoria erano in oro. Il prezioso cofano fu presentato ai lettori della prestigiosa rivista Architettura e Arti Decorative nel fascicolo del maggio 1930.[6] Il cofano è esposto al Museo Sacrario delle Bandiere delle Forze Armate al Vittoriano di Roma.[7]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Giorgerini, pp. 157-159.
- ^ Giorgerini, p. 166.
- ^ Giorgerini, p. 193.
- ^ a b c d e Regio Sommergibile Balilla
- ^ a b Giorgerini, p. 274.
- ^ Cofano per la bandiera del sottomarino Balilla (PDF), in Architettura e Arti Decorative, 1930 - IX maggio fasc. IX, Sindacato Nazionale Architetti, 1930, p. 426 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2016).
- ^ Museo Sacrario delle Bandiere delle Forze Armate al Vittoriano, su Marina Militare, http://www.marina.difesa.it.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50537-2.