Pietro Nigro, nato ad Avola (Siracusa) l’11-07-1939, risiede a Noto (Sr). Già docente d’inglese nei Licei, ha pubblicato le raccolte poetiche: Il deserto e il cactus, Guido Miano Ed., Milano ‘82
L'entità del costrutto letterario all'odierno del professore Pietro Nigro è, a dir modico, compar... more L'entità del costrutto letterario all'odierno del professore Pietro Nigro è, a dir modico, comparabile ad un ingente monumento sovrapposto allo spazio-tempo, che può e sfida il tempo come le Piramidi, che è fatto nel e di tempo, perché quest'ultimo è un'eccellente 'medicina' esistente che persino potrebbe guarire il mondo. Con concise parole di chiaria interiore il professor Nigro ha reso unica la copia donatami del volume in questione, incidendole la dedica che termina col verbo al plurale: Forse un giorno ci riusciremo, coinvolgendo o meglio chiedendo (sottinteso) il coinvolgimento della mia buona volontà attraverso le nostre parole per fare la Terra più abitabile se non per noi, almeno per i posteri che verranno. E la mia risposta capita con la recensione presente dove riattualizzo i dettami filosofici, poetici, storici, spirituali sgorgati dall'acume, sensibilità e preparazione intellettuale dell'autore Pietro Nigro, da sempre geniale ed indefesso esploratore dello scibile fin oltre i perimetri dello stesso. Avendo egli oltremodo apprezzato l'opera poetica Le Cose del Mondo, del dottore in Lettere scrittore poeta consulente editoriale critico e prefatore, suo amico Paolo Ruffilli, residente a Treviso, non ha potuto fare a meno di commentarlo passo dopo passo (esamina di oltre dieci pagine), tracciando per noi un rettilineo d'intendimenti metafisici e non solo; riportando in auge autori universali come
Recensione a 'Le Cose del Mondo' di Paolo Ruffilli-Postfazione e Incipit al poemetto 'Oltre la vi... more Recensione a 'Le Cose del Mondo' di Paolo Ruffilli-Postfazione e Incipit al poemetto 'Oltre la vita'-Metamorfosi (lirica)-Riflessioni-Lettere-Fine dell'Impero Romano d'Oriente e dell'Impero Bizantino IL CONVIVIO EDITORE
Collezione personale Monete imperatoriali e imperiali di Roma da Giulio Cesare a Settimio Severo (100 a.C. - 211 d. C.) con notizie biografiche redatte da Pietro Nigro
La proposta editoriale inviataci a inizio 2020 dal cortese professor Pietro Nigro, una raccolta r... more La proposta editoriale inviataci a inizio 2020 dal cortese professor Pietro Nigro, una raccolta ragionata e illustrata di monete antiche, fu riconosciuta dai nostri lettori come un probabile catalogo d’asta, vista la presenza di indicazioni su numero di lotto e prezzo. Si trattava di monete di età romana risalenti a un arco temporale piuttosto ampio: dal I secolo a.C. all’inizio del III d.C. La prima parte del catalogo presentava monete dedicate a membri della gens Iulia e personaggi legati a Giulio Cesare (Marco Antonio, Marco Emilio Lepido, Gneo Pompeo) ed era seguita da una breve sezione con pezzi celebranti i governatori della Giudea. Tutta la seconda parte, più ampia, raccoglieva invece monete del periodo imperiale, da Augusto a Settimio Severo. Per ogni pezzo l’autore proponeva una breve nota biografica del personaggio cui è dedicato, l’immagine delle due facce e una didascalia con la stima, la datazione, la descrizione dei motivi iconografici e altre indicazioni relative ad esempio alla compravendita. Fu ritenuta nel complesso un’opera sicuramente degna di pubblicazione e, di certo, indispensabile al limitato quanto ragguardevole pubblico degli “addetti ai lavori”: collezionisti, studiosi ed esperti di numismatica. All’autore del presente lavoro vanno dunque tutti i nostri più sinceri complimenti.
Collezione delle monete imperatoriali e imperiali di Roma da Caracalla a Licinio II parte 2, 2021
Il collezionismo è un’arte senza tempo, soprattutto per coloro che hanno la fortuna di possederne... more Il collezionismo è un’arte senza tempo, soprattutto per coloro che hanno la fortuna di possederne il metodo, la costanza, la pazienza, semplicemente la passione. Si presume che chi comincia a collezionare – fossero medaglie o oggetti d’antiquariato, piuttosto che maschere, libri, porcellane, francobolli, cartoline, bambole, bastoni da passeggio, farfalle, gioielli, ventagli, quadri o qualsiasi altra cosa di cui esiste la molteplicità proveniente soprattutto dal passato – mostra innanzitutto un desiderio di custodire prima e tramandare poi, la stessa raccolta sistematica da lui allestita sicuramente nell’arco di molti anni, tempo in cui è maturata l’esperienza del collezionista insieme alle tante sue doti suindicate. Soprattutto l’arte del collezionare incrementa l’autostima, in quanto l’ideatore della raccolta si compiace ogniqualvolta vede aggiungersi un nuovo esemplare all’insieme. Ma il requisito indispensabile per tale impegno è l’ordine, la precisione che in un certo senso abbraccia perimetrando il tutto, tipo il recinto attorno a un gregge, a una mandria di cavalli, perché nulla vada perduto di ciò che si accumula per tema. In principio ci fu il baratto fra gli esseri umani ancora ignari dei principi basilari dell’economia e si accontentavano di scambiarsi i beni di prima necessità per la sussistenza, in un mondo ancora tutto da capire e scoprire. Quando aumentarono gli impegni degli uomini che si dedicarono all’agricoltura, alla pesca, alla caccia, alla lavorazione dei tessuti, dei manufatti, di conseguenza subentrò il commercio per terra e per mare con la nascita della moneta, valore che poteva circolare liberamente e produrre ricchezza per i popoli, i paesi e gli imperi. Non si sa se il fattore passionale del collezionista Nigro abbia influito maggiormente per quanto concerne la rappresentazione oggettiva delle monete, quindi sulla loro minuziosa raccolta, o sulla ricerca storiografica ad esse relativa; il risultato è oltremodo straordinario per non dire monumentale, stando ai fatti trascritti con la medesima certosina attività elaborativa che ha dato vita a una vera e propria vetrina, finestra spalancata sul mondo antico italico che torna a splendere di luce carezzante il leggero bassorilievo che s’intravede su ciascun dischetto metallico, riprodotto nelle due facce.
Il quinto volume de “I Preludi” di Pietro Nigro rientra, come appar chiaro, in un progetto molto ... more Il quinto volume de “I Preludi” di Pietro Nigro rientra, come appar chiaro, in un progetto molto più ampio di cui sono state pubblicate già quattro parti, che costituiscono l’organigramma giovanile della produzione letteraria dell’autore, il quale fa un punto della situazione con se stesso. In questo caso si presentano una serie di lettere, di immagini e di liriche che si riferiscono precipuamente agli anni universitari. Non si tratta di un semplice resoconto, tuttavia, perché la scrittura si inserisce in un orizzonte letterario ben preciso, che è quello epistolare, cioè quel genere che spesso non è progettato ai fini di una pubblicazione, ma che alla fine diventa per essere una pagina essenziale della propria produzione. Così avviene per Nigro, difatti dalle sue lettere si evince il dato sociologico-scritturale di un giovane degli anni Cinquanta che studia in una città relativamente distante da quelladi origine, con tutti i problemi e le novità che in essa vive. Egli è affascinato dalla città, sino a notare un salto di “civiltà” tra il luogo di origine e Catania, delineando al contempo il documento di vita cittadina di uno studente universitario. Di questa differenza, caso emblematico è la descrizione delle ragazze, espressione di una alterità (o progresso) che affascina e che lusinga: «Le ragazze catanesi sono molto eleganti, sono carine? Ebbene: sono eleganti abbastanza (sembrano vestite sempre di festa) e per conseguenza carine; e quel che conta molto gentili, molto di più delle nostre compaesane ed extra-compaesane dei dintorni. La percentuale da noi potrà essere il 5%; qui, il 95%. La differenza è evidente. E non solamente le donne, ma anche gli uomini sono gentili dai 5 ai 90 anni se ve ne sono. La città è sempre la città. Paris est toujours Paris». La città offre, però, anche una varietà di svaghi tra i qualicertamente il cinema e il teatro. Si descrivono, di conseguenza, alcuni stralci della vita catanese di quegli anni, il contatto con personaggi illustri che visitano la città, gli umori e i costumi (ma anche i profumi) oramai perduti. La parola, dunque, si tramuta nella lettura di un mondo scomparso, e lo diventa inconsapevolmente, con naturalità. Un incontro speciale è quello con Rita Giannuzzi, attrice che ebbe un decennio di attività e successi cinematografici. L’autore esprime il dato letterario di un giovane colto degli anni Cinquanta, che si inserisce bene nella tradizione, che sorveglia la propria penna pur concedendosi a qualche tono colloquiale, che esprime i gusti personali in relazione alla propria estrazione. È anche questo il libro di Pietro Nigro, ma non solo questo. Indubbiamente si presentano in esso i disagi dello studente, le continue richieste di aiuto economico per l’acquisto di libri e per la sopravvivenza, l’attenzione per lo studio e per gli esami. L’epistolario, dunque, possiede anche il dono autobiografico della narrazione. Grazie a questo aspetto possiamo seguire alcune tappe, come l’arrivo della sorella Ada a Catania per lo studio universitario o ancora i viaggi in Francia e Svizzera per l’approfondimento della lingua francese. Ci sono anche quadretti di vita quotidiana, la conoscenza della moglie e aneddoti curiosi.Tra di essi, la richiesta di un’aggiunta di 500 lire da dare al bidello universitario per “apporre la firma”. Il testo si completa con alcune liriche giovanili, che posseggono un forte connotato stilistico classicheggiante, e ancora con un album fotografico attraverso il quale alcuni luoghi e alcune persone si rendono visibili, al di là della fantasia con la quale un lettore potrebbe immaginarseli. Il preludio di un’occasione letteraria, diviene, in questo modo una sua espressione. Nota dell'autore Nelle lettere scritte dal 1957 al 1961 ho narrato le vicende da me vissute durante i miei anni universitari a Catania e nei viaggi compiuti in Francia e Svizzera: a Grenoble, a Lyon, a Paris e a Genève. Tempi diversi e pertanto diversi criteri di valutazione. Oggi abbondano le lauree ove la lode è diventata parte integrante del massimo dei voti mentre allora, con garbo, anche se alle volte più tiratamente, veniva fatto notare che l’eccellenza è una dote rara. Esiste, ma non è così comune. Ma non tutti godono dello stesso trattamento. Vi sono (come vi sono stati) anche quelli che subiscono dei giudizi errati (e questo è capitato anche a me come si leggerà in una delle mie lettere); e vi sono (come vi sono stati) docenti che ingiustamente privilegiano qualcuno. Ma quello che più conta è il valore che si dà alla cultura ‘pura’, l’amore che sa suscitare e che trasforma l’intelletto umano in uno strumento che forgia il carattere di un uomo rendendolo capace di compiere azioni che ne faranno il demiurgo di una nuova realtà vivificatrice.
Cerco, cerco dintorno a me, / cerco pur una flebile aspirazione d’amore. I due versi, che aprono... more Cerco, cerco dintorno a me, / cerco pur una flebile aspirazione d’amore. I due versi, che aprono la lirica Inno all’amore, contengono in nuce l’impegno di Pietro Nigro, autore dalla lunga esperienza letteraria e culturale. Difatti molti i volumi pubblicati e gli studi realizzati, per i quali ha ricevuto apprezzamenti da parte di numerosi critici, come si può leggere nelle pagine finali di questa raccolta. Si tratta di pagine che consentono al lettore di conoscere in modo più approfondito l’uomo-poeta e lo studioso. In Canti d’amore (1963-1995) Nigro, partendo dalla parola chiave amore, rivela le sue emozioni e il suo rapporto con i sentimenti, una caratteristica essenziale che dà forza non solo al suo messaggio, ma fa riflettere su come affidare ad un foglio i propri stati d’animo e le proprie esperienze, atto che può divenire anche per gli altri un momento di riflessione sull’essere che ha bisogno d’affetto, arcana scintilla che accompagna le esperienze. Dalle singole liriche appare chiaro che nessun sentimento è più forte, vario e universale che l’amore, una universalità che ci rimanda all’antica mitologia greca e romana, la quale immagina Eros come fanciullo alato, armato e bendato, che fa nascere la passione. Amore è una parola magica (si pensi a Elena e Paride dell’Iliade o a Giulietta e Romeo della tragedia shakespeariana) che ha ispirato poeti, narratori e pensatori, rimanendo sempre al centro della scena, cioè quella che consente di poter assicurare che ‘omnia vincit amor’ (Virgilio). L’opera di Pietro Nigro è anche un interessante esempio lessicale, in quanto, oltre al contenuto, il Poeta cura la terminologia e trasforma le pagine in forza comunicante e catartica. Ed è in questo contesto che i sentimenti diventano meditazioni, tanto che la lettura non lascia indifferenti, ma invita a riflettere sull’io uomo e sul suo rapporto con l’altro perché, come scrive Goethe, “due cuori innamorati sono come orologi magnetici; ciò che si muove nell’uno fa muovere l’altro”. In Canti d’amore c’è anche la forza del ricordo che diviene sinonimo di passato, due forze che consentono di ripercorrere le esperienze di un tempo senza perdere di vista il presente, senza staticità, ma varcando l’essenza per poter ancora sentire il calore di una mano. E sono la necessità dell’altro e la smaterializzazione delle inquietudini a rimandare sempre alla parola chiave amore. Interessante nel linguaggio poetico è l’utilizzo di metafore e simboli come in Il sogno della mia vita, dove lemmi come colomba, uragano, pace, erba, fonti, introducono alla vera necessità dell’anima a conquistare la pace attraverso l’altro. Si tratta di immagini che mettono a confronto l’esistere e l’essere, tanto che ogni parola, ogni simbolo, ogni metafora si fanno esplicazione del suo legame con gli affetti. Il ricordo per Pietro Nigro è anche quel mezzo che gli consente di tornare indietro nel tempo e andare oltre i suoi confini per rivivere la passione. In questo itinerario poetico le parole e le idee sono un invito a destarsi per cogliere il vero significato dei sentimenti. Ed è ciò che ci consente di affermare che la raccolta nasce da un’immagine realistica e si proietta verso l’umana voglia di rompere i silenzi dell’animo, attraverso l’esperienza personale che valica i confini dell’intimo per raggiungere la sfera universale. Ma allora qual è il messaggio di Canti d’amore? A dare la risposta sono i versi della lirica Con te soltanto, i quali ne sanciscono il vero contenuto che esula dalla retorica e si sofferma sulla necessità di amare ed essere amato. Tale necessità si esplica anche nelle due liriche: Tu sei la mia vita e Al tuo viso, liriche che in un continuum di nessi ripercorrono la storia dell’animo umano e fanno riflettere su come cambiano i contesti, le situazioni storiche, i parametri stilistici, ma i sentimenti restano immutabili.
La porta del tempo e l’infinito di Pietro Nigro indica sin dal titolo la meta di un viaggio che i... more La porta del tempo e l’infinito di Pietro Nigro indica sin dal titolo la meta di un viaggio che il poeta percorre, un vagare della mente (Istanti smarriti) fino ai confini segreti dell’esistenza. Proprio il tempo è l’elemento misurabile che costituisce il veicolo alla verità o, meglio ancora, la costruzione di nuove dimensioni. Si tratta di un’opera estremamente filosofica, attanagliata da una tensione dialettica che si realizza nel fondamento dell’esistenza stessa. Questa particolarità si ritrova sin dal testo incipitario, un poemetto in cui il rapporto vita-morte si inserisce in un’atmosfera visionaria che conduce al naufragio dell’io e al dubbio dell’oltre: «Avanzai lentamente / a schivi passi, / pauroso dell’ignoto, / al di là della piccola duna: / che cosa avrei visto / raggiunta quell’altura, / passato il varco?». Lo stesso poemetto si conclude con il sogno e con la speranza, nonostante di fronte ai dolori dell’esistenza il poeta ammetta che alle volte sia meglio non nascere. Ciò che all’apparenza potrebbe sembrare semplicemente una citazione letteraria (leopardiana) nel corso della lettura e delle indicazioni autobiografiche trasmette la realtà del dolore, il segno tangibile della ferita inferta dalla vita. Se da un lato esistono le sofferenze che sono segni tangibili del passato e del presente, dall’altro l’elemento futurale va a contrastare con l’incertezza: da qui è necessaria la speranza. Eppure il passato non è solo dolore, è anche il modo di permettere ai ricordi di tornare in vita e di recuperare pezzi della propria identità. E’ proprio l’identità, quella di essere umano e di poeta, che va ricercata e con essa il cammino stesso verso l’essenza delle cose, ma, ammette Pietro Nigro, solo quando il corpo non chiederà più “sussistenze”, solamente a qual punto sarà possibile che «il tuo spirito brancolerà nel cosmico nulla / senza mete d’esistenza / e nella tua mente cercherai le confortanti immagini / che facciano da contrappeso / a un senso di affannoso respiro / soffocando un pensiero che la realtà imprigiona». Accettare il mistero, significa accettare la vita. Una immagine ci rivela ulteriormente il viaggio espresso dalla poesia di Nigro. Nella silloge vi è un intenso simbolismo luministico e proprio la luce nelle sue declinazioni temporali (alba-tramonto, propendendo per una maggiore frequenza per il tramonto) indica un punto focale della riflessione: la meditatio finis o meditatio mortis. Per questo motivo l’immagine del tramonto è più frequente, per questo motivo il mistero dell’«oltre il tramonto» si fa necessario. Ma la morte non è solo tensione o meditazione, è anche desiderio e speranza di pace. «Come vorrei levarmi un giorno / e non sentire le sensazioni amare / della vita che scorre / e avvertire l’immutabile calma dell’eterno!». Questa dialettica si ritrova anche nelle liriche nate da occasioni artistiche e diventa genuina espressione del vissuto nelle parole dedicate alla figlia Gabriella, prematuramente scomparsa. Il r4apporto vita-morte raggiunge il suo stadio in un percorso chiaro che dimostra il senso del viaggio, un itinerarium che partiva dal dubbio e dalla domanda su cosa ci possa essere oltre il “varco” e che si conclude con la speranza dell’ultimo componimento: «speranza che al di là della morte / non ci sia rovina / ma pace e bellezza, / non energia che si consuma / ma amore e vita».
Il volume Antologia critica delle opere di Pietro Nigro è un resoconto della quarantennale attivi... more Il volume Antologia critica delle opere di Pietro Nigro è un resoconto della quarantennale attività pubblica dello scrittore e del suo lunghissimo percorso letterario, che si snoda per tutta la seconda metà del Novecento sino ad oggi. Ci troviamo di fronte ad una ricognizione che permette di cogliere i tratti salienti di un poeta intimamente guidato, come ebbe a dire Giorgio Barberi Squarotti, da una sensibilità acuta e dolente nonché legato alla propria terra, come ancora notò Giorgio Santangelo che ammirava di Nigro la ‘sicilitudine’, ovvero l’attaccamento alla Sicilia, e al contempo la dolcezza della malinconia. Molti dei critici più importanti del Novecento si sono occupati della sua attività, da Franco Lanza a Neuro Bonifazi, da Italo Rocco a Selim Tietto per citarne solo alcuni, a testimonianza del valore umano e culturale dello scrittore. Ivor Armstrong Richards in Coleridge on Imagination sosteneva che la critica è la scienza dei significati, ovvero che il critico interpreta, ma altresì, ricorda che la poesia è l’uso supremo del linguaggio, lo strumento principale di coordinazione per l’uomo. I vari interventi che si potranno leggere in questo volume sono entrati all’interno del linguaggio e dei temi di Pietro Nigro, ne hanno colto i dubbi, le fratture interiori, gli amori, le contemplazioni, i dati onirici, le sofferenze, i rapporti con il mondo e con il proprio tempo. La condizione ispirativo-poietica emerge dunque per essere un’elezione dell’anima, che si rivolge non solo a se stessa, ma che si tramuta in contemplazione universale. Un’antologia come questa può essere il punto di approccio iniziale all’opera complessiva del Nostro, perché leggendo le sue numerose pubblicazioni si può scorgere il diario di un’epoca che ha coinvolto totalmente il poeta e lo ha fatto suo testimone. La vastità di interessi che suscita la sua opera è confermata dai plurimi inserimenti di essa in profili della letteratura italiana contemporanea. Si tratta di attestazioni che confermano la validità della scrittura di Nigro a livello nazionale. Per colui che si è impegnato nel censimento di scrittori siciliani tra Otto e Novecento, come chi scrive, la possibilità di un’opera consuntiva come questa assume un valore documentario di solida importanza. Viene facilitata così, anche per i posteri, la possibilità di ritrovare notizie e linee guida di interpretazione, ma al contempo di gustare la complessità e profondità della letteratura.
L'entità del costrutto letterario all'odierno del professore Pietro Nigro è, a dir modico, compar... more L'entità del costrutto letterario all'odierno del professore Pietro Nigro è, a dir modico, comparabile ad un ingente monumento sovrapposto allo spazio-tempo, che può e sfida il tempo come le Piramidi, che è fatto nel e di tempo, perché quest'ultimo è un'eccellente 'medicina' esistente che persino potrebbe guarire il mondo. Con concise parole di chiaria interiore il professor Nigro ha reso unica la copia donatami del volume in questione, incidendole la dedica che termina col verbo al plurale: Forse un giorno ci riusciremo, coinvolgendo o meglio chiedendo (sottinteso) il coinvolgimento della mia buona volontà attraverso le nostre parole per fare la Terra più abitabile se non per noi, almeno per i posteri che verranno. E la mia risposta capita con la recensione presente dove riattualizzo i dettami filosofici, poetici, storici, spirituali sgorgati dall'acume, sensibilità e preparazione intellettuale dell'autore Pietro Nigro, da sempre geniale ed indefesso esploratore dello scibile fin oltre i perimetri dello stesso. Avendo egli oltremodo apprezzato l'opera poetica Le Cose del Mondo, del dottore in Lettere scrittore poeta consulente editoriale critico e prefatore, suo amico Paolo Ruffilli, residente a Treviso, non ha potuto fare a meno di commentarlo passo dopo passo (esamina di oltre dieci pagine), tracciando per noi un rettilineo d'intendimenti metafisici e non solo; riportando in auge autori universali come
Recensione a 'Le Cose del Mondo' di Paolo Ruffilli-Postfazione e Incipit al poemetto 'Oltre la vi... more Recensione a 'Le Cose del Mondo' di Paolo Ruffilli-Postfazione e Incipit al poemetto 'Oltre la vita'-Metamorfosi (lirica)-Riflessioni-Lettere-Fine dell'Impero Romano d'Oriente e dell'Impero Bizantino IL CONVIVIO EDITORE
Collezione personale Monete imperatoriali e imperiali di Roma da Giulio Cesare a Settimio Severo (100 a.C. - 211 d. C.) con notizie biografiche redatte da Pietro Nigro
La proposta editoriale inviataci a inizio 2020 dal cortese professor Pietro Nigro, una raccolta r... more La proposta editoriale inviataci a inizio 2020 dal cortese professor Pietro Nigro, una raccolta ragionata e illustrata di monete antiche, fu riconosciuta dai nostri lettori come un probabile catalogo d’asta, vista la presenza di indicazioni su numero di lotto e prezzo. Si trattava di monete di età romana risalenti a un arco temporale piuttosto ampio: dal I secolo a.C. all’inizio del III d.C. La prima parte del catalogo presentava monete dedicate a membri della gens Iulia e personaggi legati a Giulio Cesare (Marco Antonio, Marco Emilio Lepido, Gneo Pompeo) ed era seguita da una breve sezione con pezzi celebranti i governatori della Giudea. Tutta la seconda parte, più ampia, raccoglieva invece monete del periodo imperiale, da Augusto a Settimio Severo. Per ogni pezzo l’autore proponeva una breve nota biografica del personaggio cui è dedicato, l’immagine delle due facce e una didascalia con la stima, la datazione, la descrizione dei motivi iconografici e altre indicazioni relative ad esempio alla compravendita. Fu ritenuta nel complesso un’opera sicuramente degna di pubblicazione e, di certo, indispensabile al limitato quanto ragguardevole pubblico degli “addetti ai lavori”: collezionisti, studiosi ed esperti di numismatica. All’autore del presente lavoro vanno dunque tutti i nostri più sinceri complimenti.
Collezione delle monete imperatoriali e imperiali di Roma da Caracalla a Licinio II parte 2, 2021
Il collezionismo è un’arte senza tempo, soprattutto per coloro che hanno la fortuna di possederne... more Il collezionismo è un’arte senza tempo, soprattutto per coloro che hanno la fortuna di possederne il metodo, la costanza, la pazienza, semplicemente la passione. Si presume che chi comincia a collezionare – fossero medaglie o oggetti d’antiquariato, piuttosto che maschere, libri, porcellane, francobolli, cartoline, bambole, bastoni da passeggio, farfalle, gioielli, ventagli, quadri o qualsiasi altra cosa di cui esiste la molteplicità proveniente soprattutto dal passato – mostra innanzitutto un desiderio di custodire prima e tramandare poi, la stessa raccolta sistematica da lui allestita sicuramente nell’arco di molti anni, tempo in cui è maturata l’esperienza del collezionista insieme alle tante sue doti suindicate. Soprattutto l’arte del collezionare incrementa l’autostima, in quanto l’ideatore della raccolta si compiace ogniqualvolta vede aggiungersi un nuovo esemplare all’insieme. Ma il requisito indispensabile per tale impegno è l’ordine, la precisione che in un certo senso abbraccia perimetrando il tutto, tipo il recinto attorno a un gregge, a una mandria di cavalli, perché nulla vada perduto di ciò che si accumula per tema. In principio ci fu il baratto fra gli esseri umani ancora ignari dei principi basilari dell’economia e si accontentavano di scambiarsi i beni di prima necessità per la sussistenza, in un mondo ancora tutto da capire e scoprire. Quando aumentarono gli impegni degli uomini che si dedicarono all’agricoltura, alla pesca, alla caccia, alla lavorazione dei tessuti, dei manufatti, di conseguenza subentrò il commercio per terra e per mare con la nascita della moneta, valore che poteva circolare liberamente e produrre ricchezza per i popoli, i paesi e gli imperi. Non si sa se il fattore passionale del collezionista Nigro abbia influito maggiormente per quanto concerne la rappresentazione oggettiva delle monete, quindi sulla loro minuziosa raccolta, o sulla ricerca storiografica ad esse relativa; il risultato è oltremodo straordinario per non dire monumentale, stando ai fatti trascritti con la medesima certosina attività elaborativa che ha dato vita a una vera e propria vetrina, finestra spalancata sul mondo antico italico che torna a splendere di luce carezzante il leggero bassorilievo che s’intravede su ciascun dischetto metallico, riprodotto nelle due facce.
Il quinto volume de “I Preludi” di Pietro Nigro rientra, come appar chiaro, in un progetto molto ... more Il quinto volume de “I Preludi” di Pietro Nigro rientra, come appar chiaro, in un progetto molto più ampio di cui sono state pubblicate già quattro parti, che costituiscono l’organigramma giovanile della produzione letteraria dell’autore, il quale fa un punto della situazione con se stesso. In questo caso si presentano una serie di lettere, di immagini e di liriche che si riferiscono precipuamente agli anni universitari. Non si tratta di un semplice resoconto, tuttavia, perché la scrittura si inserisce in un orizzonte letterario ben preciso, che è quello epistolare, cioè quel genere che spesso non è progettato ai fini di una pubblicazione, ma che alla fine diventa per essere una pagina essenziale della propria produzione. Così avviene per Nigro, difatti dalle sue lettere si evince il dato sociologico-scritturale di un giovane degli anni Cinquanta che studia in una città relativamente distante da quelladi origine, con tutti i problemi e le novità che in essa vive. Egli è affascinato dalla città, sino a notare un salto di “civiltà” tra il luogo di origine e Catania, delineando al contempo il documento di vita cittadina di uno studente universitario. Di questa differenza, caso emblematico è la descrizione delle ragazze, espressione di una alterità (o progresso) che affascina e che lusinga: «Le ragazze catanesi sono molto eleganti, sono carine? Ebbene: sono eleganti abbastanza (sembrano vestite sempre di festa) e per conseguenza carine; e quel che conta molto gentili, molto di più delle nostre compaesane ed extra-compaesane dei dintorni. La percentuale da noi potrà essere il 5%; qui, il 95%. La differenza è evidente. E non solamente le donne, ma anche gli uomini sono gentili dai 5 ai 90 anni se ve ne sono. La città è sempre la città. Paris est toujours Paris». La città offre, però, anche una varietà di svaghi tra i qualicertamente il cinema e il teatro. Si descrivono, di conseguenza, alcuni stralci della vita catanese di quegli anni, il contatto con personaggi illustri che visitano la città, gli umori e i costumi (ma anche i profumi) oramai perduti. La parola, dunque, si tramuta nella lettura di un mondo scomparso, e lo diventa inconsapevolmente, con naturalità. Un incontro speciale è quello con Rita Giannuzzi, attrice che ebbe un decennio di attività e successi cinematografici. L’autore esprime il dato letterario di un giovane colto degli anni Cinquanta, che si inserisce bene nella tradizione, che sorveglia la propria penna pur concedendosi a qualche tono colloquiale, che esprime i gusti personali in relazione alla propria estrazione. È anche questo il libro di Pietro Nigro, ma non solo questo. Indubbiamente si presentano in esso i disagi dello studente, le continue richieste di aiuto economico per l’acquisto di libri e per la sopravvivenza, l’attenzione per lo studio e per gli esami. L’epistolario, dunque, possiede anche il dono autobiografico della narrazione. Grazie a questo aspetto possiamo seguire alcune tappe, come l’arrivo della sorella Ada a Catania per lo studio universitario o ancora i viaggi in Francia e Svizzera per l’approfondimento della lingua francese. Ci sono anche quadretti di vita quotidiana, la conoscenza della moglie e aneddoti curiosi.Tra di essi, la richiesta di un’aggiunta di 500 lire da dare al bidello universitario per “apporre la firma”. Il testo si completa con alcune liriche giovanili, che posseggono un forte connotato stilistico classicheggiante, e ancora con un album fotografico attraverso il quale alcuni luoghi e alcune persone si rendono visibili, al di là della fantasia con la quale un lettore potrebbe immaginarseli. Il preludio di un’occasione letteraria, diviene, in questo modo una sua espressione. Nota dell'autore Nelle lettere scritte dal 1957 al 1961 ho narrato le vicende da me vissute durante i miei anni universitari a Catania e nei viaggi compiuti in Francia e Svizzera: a Grenoble, a Lyon, a Paris e a Genève. Tempi diversi e pertanto diversi criteri di valutazione. Oggi abbondano le lauree ove la lode è diventata parte integrante del massimo dei voti mentre allora, con garbo, anche se alle volte più tiratamente, veniva fatto notare che l’eccellenza è una dote rara. Esiste, ma non è così comune. Ma non tutti godono dello stesso trattamento. Vi sono (come vi sono stati) anche quelli che subiscono dei giudizi errati (e questo è capitato anche a me come si leggerà in una delle mie lettere); e vi sono (come vi sono stati) docenti che ingiustamente privilegiano qualcuno. Ma quello che più conta è il valore che si dà alla cultura ‘pura’, l’amore che sa suscitare e che trasforma l’intelletto umano in uno strumento che forgia il carattere di un uomo rendendolo capace di compiere azioni che ne faranno il demiurgo di una nuova realtà vivificatrice.
Cerco, cerco dintorno a me, / cerco pur una flebile aspirazione d’amore. I due versi, che aprono... more Cerco, cerco dintorno a me, / cerco pur una flebile aspirazione d’amore. I due versi, che aprono la lirica Inno all’amore, contengono in nuce l’impegno di Pietro Nigro, autore dalla lunga esperienza letteraria e culturale. Difatti molti i volumi pubblicati e gli studi realizzati, per i quali ha ricevuto apprezzamenti da parte di numerosi critici, come si può leggere nelle pagine finali di questa raccolta. Si tratta di pagine che consentono al lettore di conoscere in modo più approfondito l’uomo-poeta e lo studioso. In Canti d’amore (1963-1995) Nigro, partendo dalla parola chiave amore, rivela le sue emozioni e il suo rapporto con i sentimenti, una caratteristica essenziale che dà forza non solo al suo messaggio, ma fa riflettere su come affidare ad un foglio i propri stati d’animo e le proprie esperienze, atto che può divenire anche per gli altri un momento di riflessione sull’essere che ha bisogno d’affetto, arcana scintilla che accompagna le esperienze. Dalle singole liriche appare chiaro che nessun sentimento è più forte, vario e universale che l’amore, una universalità che ci rimanda all’antica mitologia greca e romana, la quale immagina Eros come fanciullo alato, armato e bendato, che fa nascere la passione. Amore è una parola magica (si pensi a Elena e Paride dell’Iliade o a Giulietta e Romeo della tragedia shakespeariana) che ha ispirato poeti, narratori e pensatori, rimanendo sempre al centro della scena, cioè quella che consente di poter assicurare che ‘omnia vincit amor’ (Virgilio). L’opera di Pietro Nigro è anche un interessante esempio lessicale, in quanto, oltre al contenuto, il Poeta cura la terminologia e trasforma le pagine in forza comunicante e catartica. Ed è in questo contesto che i sentimenti diventano meditazioni, tanto che la lettura non lascia indifferenti, ma invita a riflettere sull’io uomo e sul suo rapporto con l’altro perché, come scrive Goethe, “due cuori innamorati sono come orologi magnetici; ciò che si muove nell’uno fa muovere l’altro”. In Canti d’amore c’è anche la forza del ricordo che diviene sinonimo di passato, due forze che consentono di ripercorrere le esperienze di un tempo senza perdere di vista il presente, senza staticità, ma varcando l’essenza per poter ancora sentire il calore di una mano. E sono la necessità dell’altro e la smaterializzazione delle inquietudini a rimandare sempre alla parola chiave amore. Interessante nel linguaggio poetico è l’utilizzo di metafore e simboli come in Il sogno della mia vita, dove lemmi come colomba, uragano, pace, erba, fonti, introducono alla vera necessità dell’anima a conquistare la pace attraverso l’altro. Si tratta di immagini che mettono a confronto l’esistere e l’essere, tanto che ogni parola, ogni simbolo, ogni metafora si fanno esplicazione del suo legame con gli affetti. Il ricordo per Pietro Nigro è anche quel mezzo che gli consente di tornare indietro nel tempo e andare oltre i suoi confini per rivivere la passione. In questo itinerario poetico le parole e le idee sono un invito a destarsi per cogliere il vero significato dei sentimenti. Ed è ciò che ci consente di affermare che la raccolta nasce da un’immagine realistica e si proietta verso l’umana voglia di rompere i silenzi dell’animo, attraverso l’esperienza personale che valica i confini dell’intimo per raggiungere la sfera universale. Ma allora qual è il messaggio di Canti d’amore? A dare la risposta sono i versi della lirica Con te soltanto, i quali ne sanciscono il vero contenuto che esula dalla retorica e si sofferma sulla necessità di amare ed essere amato. Tale necessità si esplica anche nelle due liriche: Tu sei la mia vita e Al tuo viso, liriche che in un continuum di nessi ripercorrono la storia dell’animo umano e fanno riflettere su come cambiano i contesti, le situazioni storiche, i parametri stilistici, ma i sentimenti restano immutabili.
La porta del tempo e l’infinito di Pietro Nigro indica sin dal titolo la meta di un viaggio che i... more La porta del tempo e l’infinito di Pietro Nigro indica sin dal titolo la meta di un viaggio che il poeta percorre, un vagare della mente (Istanti smarriti) fino ai confini segreti dell’esistenza. Proprio il tempo è l’elemento misurabile che costituisce il veicolo alla verità o, meglio ancora, la costruzione di nuove dimensioni. Si tratta di un’opera estremamente filosofica, attanagliata da una tensione dialettica che si realizza nel fondamento dell’esistenza stessa. Questa particolarità si ritrova sin dal testo incipitario, un poemetto in cui il rapporto vita-morte si inserisce in un’atmosfera visionaria che conduce al naufragio dell’io e al dubbio dell’oltre: «Avanzai lentamente / a schivi passi, / pauroso dell’ignoto, / al di là della piccola duna: / che cosa avrei visto / raggiunta quell’altura, / passato il varco?». Lo stesso poemetto si conclude con il sogno e con la speranza, nonostante di fronte ai dolori dell’esistenza il poeta ammetta che alle volte sia meglio non nascere. Ciò che all’apparenza potrebbe sembrare semplicemente una citazione letteraria (leopardiana) nel corso della lettura e delle indicazioni autobiografiche trasmette la realtà del dolore, il segno tangibile della ferita inferta dalla vita. Se da un lato esistono le sofferenze che sono segni tangibili del passato e del presente, dall’altro l’elemento futurale va a contrastare con l’incertezza: da qui è necessaria la speranza. Eppure il passato non è solo dolore, è anche il modo di permettere ai ricordi di tornare in vita e di recuperare pezzi della propria identità. E’ proprio l’identità, quella di essere umano e di poeta, che va ricercata e con essa il cammino stesso verso l’essenza delle cose, ma, ammette Pietro Nigro, solo quando il corpo non chiederà più “sussistenze”, solamente a qual punto sarà possibile che «il tuo spirito brancolerà nel cosmico nulla / senza mete d’esistenza / e nella tua mente cercherai le confortanti immagini / che facciano da contrappeso / a un senso di affannoso respiro / soffocando un pensiero che la realtà imprigiona». Accettare il mistero, significa accettare la vita. Una immagine ci rivela ulteriormente il viaggio espresso dalla poesia di Nigro. Nella silloge vi è un intenso simbolismo luministico e proprio la luce nelle sue declinazioni temporali (alba-tramonto, propendendo per una maggiore frequenza per il tramonto) indica un punto focale della riflessione: la meditatio finis o meditatio mortis. Per questo motivo l’immagine del tramonto è più frequente, per questo motivo il mistero dell’«oltre il tramonto» si fa necessario. Ma la morte non è solo tensione o meditazione, è anche desiderio e speranza di pace. «Come vorrei levarmi un giorno / e non sentire le sensazioni amare / della vita che scorre / e avvertire l’immutabile calma dell’eterno!». Questa dialettica si ritrova anche nelle liriche nate da occasioni artistiche e diventa genuina espressione del vissuto nelle parole dedicate alla figlia Gabriella, prematuramente scomparsa. Il r4apporto vita-morte raggiunge il suo stadio in un percorso chiaro che dimostra il senso del viaggio, un itinerarium che partiva dal dubbio e dalla domanda su cosa ci possa essere oltre il “varco” e che si conclude con la speranza dell’ultimo componimento: «speranza che al di là della morte / non ci sia rovina / ma pace e bellezza, / non energia che si consuma / ma amore e vita».
Il volume Antologia critica delle opere di Pietro Nigro è un resoconto della quarantennale attivi... more Il volume Antologia critica delle opere di Pietro Nigro è un resoconto della quarantennale attività pubblica dello scrittore e del suo lunghissimo percorso letterario, che si snoda per tutta la seconda metà del Novecento sino ad oggi. Ci troviamo di fronte ad una ricognizione che permette di cogliere i tratti salienti di un poeta intimamente guidato, come ebbe a dire Giorgio Barberi Squarotti, da una sensibilità acuta e dolente nonché legato alla propria terra, come ancora notò Giorgio Santangelo che ammirava di Nigro la ‘sicilitudine’, ovvero l’attaccamento alla Sicilia, e al contempo la dolcezza della malinconia. Molti dei critici più importanti del Novecento si sono occupati della sua attività, da Franco Lanza a Neuro Bonifazi, da Italo Rocco a Selim Tietto per citarne solo alcuni, a testimonianza del valore umano e culturale dello scrittore. Ivor Armstrong Richards in Coleridge on Imagination sosteneva che la critica è la scienza dei significati, ovvero che il critico interpreta, ma altresì, ricorda che la poesia è l’uso supremo del linguaggio, lo strumento principale di coordinazione per l’uomo. I vari interventi che si potranno leggere in questo volume sono entrati all’interno del linguaggio e dei temi di Pietro Nigro, ne hanno colto i dubbi, le fratture interiori, gli amori, le contemplazioni, i dati onirici, le sofferenze, i rapporti con il mondo e con il proprio tempo. La condizione ispirativo-poietica emerge dunque per essere un’elezione dell’anima, che si rivolge non solo a se stessa, ma che si tramuta in contemplazione universale. Un’antologia come questa può essere il punto di approccio iniziale all’opera complessiva del Nostro, perché leggendo le sue numerose pubblicazioni si può scorgere il diario di un’epoca che ha coinvolto totalmente il poeta e lo ha fatto suo testimone. La vastità di interessi che suscita la sua opera è confermata dai plurimi inserimenti di essa in profili della letteratura italiana contemporanea. Si tratta di attestazioni che confermano la validità della scrittura di Nigro a livello nazionale. Per colui che si è impegnato nel censimento di scrittori siciliani tra Otto e Novecento, come chi scrive, la possibilità di un’opera consuntiva come questa assume un valore documentario di solida importanza. Viene facilitata così, anche per i posteri, la possibilità di ritrovare notizie e linee guida di interpretazione, ma al contempo di gustare la complessità e profondità della letteratura.
Uploads
Books by Pietro Nigro
una breve sezione con pezzi celebranti i governatori della Giudea. Tutta la seconda parte, più ampia, raccoglieva invece monete del periodo imperiale, da Augusto a Settimio Severo. Per ogni pezzo l’autore proponeva una breve nota biografica del personaggio cui è dedicato, l’immagine delle due facce e una didascalia con la stima, la datazione, la descrizione dei motivi iconografici e altre indicazioni relative
ad esempio alla compravendita.
Fu ritenuta nel complesso un’opera sicuramente degna di pubblicazione e, di certo, indispensabile al limitato quanto ragguardevole pubblico degli “addetti ai lavori”: collezionisti, studiosi ed esperti di numismatica.
All’autore del presente lavoro vanno dunque tutti i nostri più sinceri complimenti.
Ma il requisito indispensabile per tale impegno è l’ordine, la precisione che in un certo senso abbraccia perimetrando il tutto, tipo il recinto attorno a un gregge, a una mandria di cavalli, perché nulla vada perduto di ciò che si accumula per tema.
In principio ci fu il baratto fra gli esseri umani ancora ignari dei principi basilari dell’economia e si accontentavano di scambiarsi i beni di prima necessità per la sussistenza, in un mondo ancora tutto da capire e scoprire. Quando aumentarono gli impegni degli uomini che si dedicarono all’agricoltura, alla pesca, alla caccia, alla lavorazione dei tessuti, dei manufatti, di conseguenza subentrò il commercio per terra e per mare con la nascita della moneta, valore che poteva circolare liberamente e produrre ricchezza per i popoli, i paesi e gli imperi.
Non si sa se il fattore passionale del collezionista Nigro abbia influito maggiormente per quanto concerne la rappresentazione oggettiva delle monete, quindi sulla loro minuziosa raccolta, o sulla ricerca storiografica ad esse relativa; il risultato è oltremodo straordinario per non dire monumentale, stando ai fatti trascritti con la medesima certosina attività elaborativa che ha dato vita a una vera e propria vetrina, finestra spalancata sul mondo antico italico che torna a splendere di luce carezzante il leggero bassorilievo che s’intravede su ciascun dischetto metallico, riprodotto nelle due facce.
una serie di lettere, di immagini e di liriche che si riferiscono precipuamente agli anni universitari. Non si tratta di un semplice resoconto, tuttavia, perché la scrittura si inserisce in un orizzonte letterario ben preciso, che è quello epistolare, cioè quel genere
che spesso non è progettato ai fini di una pubblicazione, ma che alla fine diventa per essere una pagina essenziale della propria produzione. Così avviene per Nigro, difatti dalle sue lettere si evince il dato sociologico-scritturale di un giovane degli anni
Cinquanta che studia in una città relativamente distante da quelladi origine, con tutti i problemi e le novità che in essa vive. Egli è affascinato dalla città, sino a notare un salto di “civiltà” tra il luogo di origine e Catania, delineando al contempo il documento di vita cittadina di uno studente universitario. Di questa differenza, caso emblematico è la descrizione delle ragazze, espressione di una alterità (o progresso) che affascina e che lusinga:
«Le ragazze catanesi sono molto eleganti, sono carine?
Ebbene: sono eleganti abbastanza (sembrano vestite sempre di festa) e per conseguenza carine; e quel che conta molto gentili, molto di più delle nostre compaesane ed extra-compaesane dei dintorni. La percentuale da noi potrà essere il 5%; qui, il 95%.
La differenza è evidente. E non solamente le donne, ma anche gli uomini sono gentili dai 5 ai 90 anni se ve ne sono. La città è sempre la città. Paris est toujours Paris». La città offre, però, anche una varietà di svaghi tra i qualicertamente il cinema e il teatro. Si descrivono, di conseguenza, alcuni stralci della vita catanese di quegli anni, il contatto con personaggi illustri che visitano la città, gli umori e i costumi (ma
anche i profumi) oramai perduti. La parola, dunque, si tramuta nella lettura di un mondo scomparso, e lo diventa inconsapevolmente, con naturalità. Un incontro speciale è quello con Rita Giannuzzi, attrice che ebbe un decennio di attività e successi cinematografici.
L’autore esprime il dato letterario di un giovane colto degli anni Cinquanta, che si inserisce bene nella tradizione, che sorveglia la propria penna pur concedendosi a qualche tono colloquiale, che esprime i gusti personali in relazione alla propria estrazione. È anche questo il libro di Pietro Nigro, ma non solo questo. Indubbiamente si presentano in esso i disagi dello
studente, le continue richieste di aiuto economico per l’acquisto di libri e per la sopravvivenza, l’attenzione per lo studio e per gli esami. L’epistolario, dunque, possiede anche il dono autobiografico della narrazione. Grazie a questo aspetto possiamo seguire alcune tappe, come l’arrivo della sorella Ada a Catania per lo studio universitario o ancora i viaggi in Francia e Svizzera per
l’approfondimento della lingua francese. Ci sono anche quadretti di vita quotidiana, la conoscenza della moglie e aneddoti curiosi.Tra di essi, la richiesta di un’aggiunta di 500 lire da dare al bidello universitario per “apporre la firma”. Il testo si completa con alcune liriche giovanili, che posseggono un forte connotato stilistico classicheggiante, e ancora con un album fotografico attraverso il quale alcuni luoghi e alcune persone si rendono visibili, al di là della fantasia con la quale un lettore potrebbe immaginarseli. Il preludio di un’occasione letteraria, diviene, in questo modo una sua espressione.
Nota dell'autore
Nelle lettere scritte dal 1957 al 1961 ho narrato le vicende da me vissute durante i miei anni universitari a Catania e nei viaggi compiuti in Francia e Svizzera: a Grenoble, a Lyon, a Paris e a Genève.
Tempi diversi e pertanto diversi criteri di valutazione. Oggi abbondano le lauree ove la lode è diventata parte integrante del massimo dei voti mentre allora, con garbo, anche se alle volte più tiratamente, veniva fatto notare che l’eccellenza è una dote rara. Esiste, ma non è così comune. Ma non tutti godono dello stesso trattamento. Vi sono (come vi sono stati) anche quelli che subiscono dei giudizi errati (e questo è capitato anche a me come si leggerà in una delle mie lettere); e vi sono (come vi sono stati) docenti che ingiustamente privilegiano qualcuno. Ma quello che più conta è il valore che si dà alla cultura ‘pura’, l’amore che sa suscitare e che trasforma l’intelletto umano in uno strumento che forgia il carattere di un uomo rendendolo capace di compiere azioni che ne faranno il demiurgo di una
nuova realtà vivificatrice.
In Canti d’amore (1963-1995) Nigro, partendo dalla parola chiave amore, rivela le sue emozioni e il suo rapporto con i sentimenti, una caratteristica essenziale che dà forza non solo al suo messaggio, ma fa riflettere su come affidare ad un foglio i propri stati d’animo e le proprie esperienze, atto che può divenire anche per gli altri un momento di riflessione sull’essere che ha bisogno d’affetto, arcana scintilla che accompagna le esperienze.
Dalle singole liriche appare chiaro che nessun sentimento è più forte, vario e universale che l’amore, una universalità che ci rimanda all’antica mitologia greca e romana, la quale immagina Eros come fanciullo alato, armato e bendato, che fa nascere la passione. Amore è una parola magica (si pensi a Elena e Paride dell’Iliade o a Giulietta e Romeo della tragedia shakespeariana) che ha ispirato poeti, narratori e pensatori, rimanendo sempre al centro della scena, cioè quella che consente di poter assicurare che ‘omnia vincit amor’ (Virgilio).
L’opera di Pietro Nigro è anche un interessante esempio lessicale, in quanto, oltre al contenuto, il Poeta cura la terminologia e trasforma le pagine in forza comunicante e catartica. Ed è in questo contesto che i sentimenti diventano meditazioni, tanto che la lettura non lascia indifferenti, ma invita a riflettere sull’io uomo e sul suo rapporto con l’altro perché, come scrive Goethe, “due cuori innamorati sono come orologi magnetici; ciò che si muove nell’uno fa muovere l’altro”.
In Canti d’amore c’è anche la forza del ricordo che diviene sinonimo di passato, due forze che consentono di ripercorrere le esperienze di un tempo senza perdere di vista il presente, senza staticità, ma varcando l’essenza per poter ancora sentire il calore di una mano. E sono la necessità dell’altro e la smaterializzazione delle inquietudini a rimandare sempre alla parola chiave amore. Interessante nel linguaggio poetico è l’utilizzo di metafore e simboli come in Il sogno della mia vita, dove lemmi come colomba, uragano, pace, erba, fonti, introducono alla vera necessità dell’anima a conquistare la pace attraverso l’altro. Si tratta di immagini che mettono a confronto l’esistere e l’essere, tanto che ogni parola, ogni simbolo, ogni metafora si fanno esplicazione del suo legame con gli affetti.
Il ricordo per Pietro Nigro è anche quel mezzo che gli consente di tornare indietro nel tempo e andare oltre i suoi confini per rivivere la passione. In questo itinerario poetico le parole e le idee sono un invito a destarsi per cogliere il vero significato dei sentimenti. Ed è ciò che ci consente di affermare che la raccolta nasce da un’immagine realistica e si proietta verso l’umana voglia di rompere i silenzi dell’animo, attraverso l’esperienza personale che valica i confini dell’intimo per raggiungere la sfera universale.
Ma allora qual è il messaggio di Canti d’amore? A dare la risposta sono i versi della lirica Con te soltanto, i quali ne sanciscono il vero contenuto che esula dalla retorica e si sofferma sulla necessità di amare ed essere amato. Tale necessità si esplica anche nelle due liriche: Tu sei la mia vita e Al tuo viso, liriche che in un continuum di nessi ripercorrono la storia dell’animo umano e fanno riflettere su come cambiano i contesti, le situazioni storiche, i parametri stilistici, ma i sentimenti restano immutabili.
Se da un lato esistono le sofferenze che sono segni tangibili del passato e del presente, dall’altro l’elemento futurale va a contrastare con l’incertezza: da qui è necessaria la speranza. Eppure il passato non è solo dolore, è anche il modo di permettere ai ricordi di tornare in vita e di recuperare pezzi della propria identità. E’ proprio l’identità, quella di essere umano e di poeta, che va ricercata e con essa il cammino stesso verso l’essenza delle cose, ma, ammette Pietro Nigro, solo quando il corpo non chiederà più “sussistenze”, solamente a qual punto sarà possibile che «il tuo spirito brancolerà nel cosmico nulla / senza mete d’esistenza / e nella tua mente cercherai le confortanti immagini / che facciano da contrappeso / a un senso di affannoso respiro / soffocando un pensiero che la realtà imprigiona». Accettare il mistero, significa accettare la vita. Una immagine ci rivela ulteriormente il viaggio espresso dalla poesia di Nigro.
Nella silloge vi è un intenso simbolismo luministico e proprio la luce nelle sue declinazioni temporali (alba-tramonto, propendendo per una maggiore frequenza per il tramonto) indica un punto focale della riflessione: la meditatio finis o meditatio mortis. Per questo motivo l’immagine del tramonto è più frequente, per questo motivo il mistero dell’«oltre il tramonto» si fa necessario. Ma la morte non è solo tensione o meditazione, è anche desiderio e speranza di pace. «Come vorrei levarmi un giorno / e non sentire le sensazioni amare / della vita che scorre / e avvertire l’immutabile calma dell’eterno!». Questa dialettica si ritrova anche nelle liriche nate da occasioni artistiche e diventa genuina espressione del vissuto nelle parole dedicate alla figlia Gabriella, prematuramente scomparsa. Il r4apporto vita-morte raggiunge il suo stadio in un percorso chiaro che dimostra il senso del viaggio, un itinerarium che partiva dal dubbio e dalla domanda su cosa ci possa essere oltre il “varco” e che si conclude con la speranza dell’ultimo componimento: «speranza che al di là della morte / non ci sia rovina / ma pace e bellezza, / non energia che si consuma / ma amore e vita».
Papers by Pietro Nigro
Ivor Armstrong Richards in Coleridge on Imagination sosteneva che la critica è la scienza dei significati, ovvero che il critico interpreta, ma altresì, ricorda che la poesia è l’uso supremo del linguaggio, lo strumento principale di coordinazione per l’uomo. I vari interventi che si potranno leggere in questo volume sono entrati all’interno del linguaggio e dei temi di Pietro Nigro, ne hanno colto i dubbi, le fratture interiori, gli amori, le contemplazioni, i dati onirici, le sofferenze, i rapporti con il mondo e con il proprio tempo. La condizione ispirativo-poietica emerge dunque per essere un’elezione dell’anima, che si rivolge non solo a se stessa, ma che si tramuta in contemplazione universale. Un’antologia come questa può essere il punto di approccio iniziale all’opera complessiva del Nostro, perché leggendo le sue numerose pubblicazioni si può scorgere il diario di un’epoca che ha coinvolto totalmente il poeta e lo ha fatto suo testimone.
La vastità di interessi che suscita la sua opera è confermata dai plurimi inserimenti di essa in profili della letteratura italiana contemporanea. Si tratta di attestazioni che confermano la validità della scrittura di Nigro a livello nazionale. Per colui che si è impegnato nel censimento di scrittori siciliani tra Otto e Novecento, come chi scrive, la possibilità di un’opera consuntiva come questa assume un valore documentario di solida importanza. Viene facilitata così, anche per i posteri, la possibilità di ritrovare notizie e linee guida di interpretazione, ma al contempo di gustare la complessità e profondità della letteratura.
una breve sezione con pezzi celebranti i governatori della Giudea. Tutta la seconda parte, più ampia, raccoglieva invece monete del periodo imperiale, da Augusto a Settimio Severo. Per ogni pezzo l’autore proponeva una breve nota biografica del personaggio cui è dedicato, l’immagine delle due facce e una didascalia con la stima, la datazione, la descrizione dei motivi iconografici e altre indicazioni relative
ad esempio alla compravendita.
Fu ritenuta nel complesso un’opera sicuramente degna di pubblicazione e, di certo, indispensabile al limitato quanto ragguardevole pubblico degli “addetti ai lavori”: collezionisti, studiosi ed esperti di numismatica.
All’autore del presente lavoro vanno dunque tutti i nostri più sinceri complimenti.
Ma il requisito indispensabile per tale impegno è l’ordine, la precisione che in un certo senso abbraccia perimetrando il tutto, tipo il recinto attorno a un gregge, a una mandria di cavalli, perché nulla vada perduto di ciò che si accumula per tema.
In principio ci fu il baratto fra gli esseri umani ancora ignari dei principi basilari dell’economia e si accontentavano di scambiarsi i beni di prima necessità per la sussistenza, in un mondo ancora tutto da capire e scoprire. Quando aumentarono gli impegni degli uomini che si dedicarono all’agricoltura, alla pesca, alla caccia, alla lavorazione dei tessuti, dei manufatti, di conseguenza subentrò il commercio per terra e per mare con la nascita della moneta, valore che poteva circolare liberamente e produrre ricchezza per i popoli, i paesi e gli imperi.
Non si sa se il fattore passionale del collezionista Nigro abbia influito maggiormente per quanto concerne la rappresentazione oggettiva delle monete, quindi sulla loro minuziosa raccolta, o sulla ricerca storiografica ad esse relativa; il risultato è oltremodo straordinario per non dire monumentale, stando ai fatti trascritti con la medesima certosina attività elaborativa che ha dato vita a una vera e propria vetrina, finestra spalancata sul mondo antico italico che torna a splendere di luce carezzante il leggero bassorilievo che s’intravede su ciascun dischetto metallico, riprodotto nelle due facce.
una serie di lettere, di immagini e di liriche che si riferiscono precipuamente agli anni universitari. Non si tratta di un semplice resoconto, tuttavia, perché la scrittura si inserisce in un orizzonte letterario ben preciso, che è quello epistolare, cioè quel genere
che spesso non è progettato ai fini di una pubblicazione, ma che alla fine diventa per essere una pagina essenziale della propria produzione. Così avviene per Nigro, difatti dalle sue lettere si evince il dato sociologico-scritturale di un giovane degli anni
Cinquanta che studia in una città relativamente distante da quelladi origine, con tutti i problemi e le novità che in essa vive. Egli è affascinato dalla città, sino a notare un salto di “civiltà” tra il luogo di origine e Catania, delineando al contempo il documento di vita cittadina di uno studente universitario. Di questa differenza, caso emblematico è la descrizione delle ragazze, espressione di una alterità (o progresso) che affascina e che lusinga:
«Le ragazze catanesi sono molto eleganti, sono carine?
Ebbene: sono eleganti abbastanza (sembrano vestite sempre di festa) e per conseguenza carine; e quel che conta molto gentili, molto di più delle nostre compaesane ed extra-compaesane dei dintorni. La percentuale da noi potrà essere il 5%; qui, il 95%.
La differenza è evidente. E non solamente le donne, ma anche gli uomini sono gentili dai 5 ai 90 anni se ve ne sono. La città è sempre la città. Paris est toujours Paris». La città offre, però, anche una varietà di svaghi tra i qualicertamente il cinema e il teatro. Si descrivono, di conseguenza, alcuni stralci della vita catanese di quegli anni, il contatto con personaggi illustri che visitano la città, gli umori e i costumi (ma
anche i profumi) oramai perduti. La parola, dunque, si tramuta nella lettura di un mondo scomparso, e lo diventa inconsapevolmente, con naturalità. Un incontro speciale è quello con Rita Giannuzzi, attrice che ebbe un decennio di attività e successi cinematografici.
L’autore esprime il dato letterario di un giovane colto degli anni Cinquanta, che si inserisce bene nella tradizione, che sorveglia la propria penna pur concedendosi a qualche tono colloquiale, che esprime i gusti personali in relazione alla propria estrazione. È anche questo il libro di Pietro Nigro, ma non solo questo. Indubbiamente si presentano in esso i disagi dello
studente, le continue richieste di aiuto economico per l’acquisto di libri e per la sopravvivenza, l’attenzione per lo studio e per gli esami. L’epistolario, dunque, possiede anche il dono autobiografico della narrazione. Grazie a questo aspetto possiamo seguire alcune tappe, come l’arrivo della sorella Ada a Catania per lo studio universitario o ancora i viaggi in Francia e Svizzera per
l’approfondimento della lingua francese. Ci sono anche quadretti di vita quotidiana, la conoscenza della moglie e aneddoti curiosi.Tra di essi, la richiesta di un’aggiunta di 500 lire da dare al bidello universitario per “apporre la firma”. Il testo si completa con alcune liriche giovanili, che posseggono un forte connotato stilistico classicheggiante, e ancora con un album fotografico attraverso il quale alcuni luoghi e alcune persone si rendono visibili, al di là della fantasia con la quale un lettore potrebbe immaginarseli. Il preludio di un’occasione letteraria, diviene, in questo modo una sua espressione.
Nota dell'autore
Nelle lettere scritte dal 1957 al 1961 ho narrato le vicende da me vissute durante i miei anni universitari a Catania e nei viaggi compiuti in Francia e Svizzera: a Grenoble, a Lyon, a Paris e a Genève.
Tempi diversi e pertanto diversi criteri di valutazione. Oggi abbondano le lauree ove la lode è diventata parte integrante del massimo dei voti mentre allora, con garbo, anche se alle volte più tiratamente, veniva fatto notare che l’eccellenza è una dote rara. Esiste, ma non è così comune. Ma non tutti godono dello stesso trattamento. Vi sono (come vi sono stati) anche quelli che subiscono dei giudizi errati (e questo è capitato anche a me come si leggerà in una delle mie lettere); e vi sono (come vi sono stati) docenti che ingiustamente privilegiano qualcuno. Ma quello che più conta è il valore che si dà alla cultura ‘pura’, l’amore che sa suscitare e che trasforma l’intelletto umano in uno strumento che forgia il carattere di un uomo rendendolo capace di compiere azioni che ne faranno il demiurgo di una
nuova realtà vivificatrice.
In Canti d’amore (1963-1995) Nigro, partendo dalla parola chiave amore, rivela le sue emozioni e il suo rapporto con i sentimenti, una caratteristica essenziale che dà forza non solo al suo messaggio, ma fa riflettere su come affidare ad un foglio i propri stati d’animo e le proprie esperienze, atto che può divenire anche per gli altri un momento di riflessione sull’essere che ha bisogno d’affetto, arcana scintilla che accompagna le esperienze.
Dalle singole liriche appare chiaro che nessun sentimento è più forte, vario e universale che l’amore, una universalità che ci rimanda all’antica mitologia greca e romana, la quale immagina Eros come fanciullo alato, armato e bendato, che fa nascere la passione. Amore è una parola magica (si pensi a Elena e Paride dell’Iliade o a Giulietta e Romeo della tragedia shakespeariana) che ha ispirato poeti, narratori e pensatori, rimanendo sempre al centro della scena, cioè quella che consente di poter assicurare che ‘omnia vincit amor’ (Virgilio).
L’opera di Pietro Nigro è anche un interessante esempio lessicale, in quanto, oltre al contenuto, il Poeta cura la terminologia e trasforma le pagine in forza comunicante e catartica. Ed è in questo contesto che i sentimenti diventano meditazioni, tanto che la lettura non lascia indifferenti, ma invita a riflettere sull’io uomo e sul suo rapporto con l’altro perché, come scrive Goethe, “due cuori innamorati sono come orologi magnetici; ciò che si muove nell’uno fa muovere l’altro”.
In Canti d’amore c’è anche la forza del ricordo che diviene sinonimo di passato, due forze che consentono di ripercorrere le esperienze di un tempo senza perdere di vista il presente, senza staticità, ma varcando l’essenza per poter ancora sentire il calore di una mano. E sono la necessità dell’altro e la smaterializzazione delle inquietudini a rimandare sempre alla parola chiave amore. Interessante nel linguaggio poetico è l’utilizzo di metafore e simboli come in Il sogno della mia vita, dove lemmi come colomba, uragano, pace, erba, fonti, introducono alla vera necessità dell’anima a conquistare la pace attraverso l’altro. Si tratta di immagini che mettono a confronto l’esistere e l’essere, tanto che ogni parola, ogni simbolo, ogni metafora si fanno esplicazione del suo legame con gli affetti.
Il ricordo per Pietro Nigro è anche quel mezzo che gli consente di tornare indietro nel tempo e andare oltre i suoi confini per rivivere la passione. In questo itinerario poetico le parole e le idee sono un invito a destarsi per cogliere il vero significato dei sentimenti. Ed è ciò che ci consente di affermare che la raccolta nasce da un’immagine realistica e si proietta verso l’umana voglia di rompere i silenzi dell’animo, attraverso l’esperienza personale che valica i confini dell’intimo per raggiungere la sfera universale.
Ma allora qual è il messaggio di Canti d’amore? A dare la risposta sono i versi della lirica Con te soltanto, i quali ne sanciscono il vero contenuto che esula dalla retorica e si sofferma sulla necessità di amare ed essere amato. Tale necessità si esplica anche nelle due liriche: Tu sei la mia vita e Al tuo viso, liriche che in un continuum di nessi ripercorrono la storia dell’animo umano e fanno riflettere su come cambiano i contesti, le situazioni storiche, i parametri stilistici, ma i sentimenti restano immutabili.
Se da un lato esistono le sofferenze che sono segni tangibili del passato e del presente, dall’altro l’elemento futurale va a contrastare con l’incertezza: da qui è necessaria la speranza. Eppure il passato non è solo dolore, è anche il modo di permettere ai ricordi di tornare in vita e di recuperare pezzi della propria identità. E’ proprio l’identità, quella di essere umano e di poeta, che va ricercata e con essa il cammino stesso verso l’essenza delle cose, ma, ammette Pietro Nigro, solo quando il corpo non chiederà più “sussistenze”, solamente a qual punto sarà possibile che «il tuo spirito brancolerà nel cosmico nulla / senza mete d’esistenza / e nella tua mente cercherai le confortanti immagini / che facciano da contrappeso / a un senso di affannoso respiro / soffocando un pensiero che la realtà imprigiona». Accettare il mistero, significa accettare la vita. Una immagine ci rivela ulteriormente il viaggio espresso dalla poesia di Nigro.
Nella silloge vi è un intenso simbolismo luministico e proprio la luce nelle sue declinazioni temporali (alba-tramonto, propendendo per una maggiore frequenza per il tramonto) indica un punto focale della riflessione: la meditatio finis o meditatio mortis. Per questo motivo l’immagine del tramonto è più frequente, per questo motivo il mistero dell’«oltre il tramonto» si fa necessario. Ma la morte non è solo tensione o meditazione, è anche desiderio e speranza di pace. «Come vorrei levarmi un giorno / e non sentire le sensazioni amare / della vita che scorre / e avvertire l’immutabile calma dell’eterno!». Questa dialettica si ritrova anche nelle liriche nate da occasioni artistiche e diventa genuina espressione del vissuto nelle parole dedicate alla figlia Gabriella, prematuramente scomparsa. Il r4apporto vita-morte raggiunge il suo stadio in un percorso chiaro che dimostra il senso del viaggio, un itinerarium che partiva dal dubbio e dalla domanda su cosa ci possa essere oltre il “varco” e che si conclude con la speranza dell’ultimo componimento: «speranza che al di là della morte / non ci sia rovina / ma pace e bellezza, / non energia che si consuma / ma amore e vita».
Ivor Armstrong Richards in Coleridge on Imagination sosteneva che la critica è la scienza dei significati, ovvero che il critico interpreta, ma altresì, ricorda che la poesia è l’uso supremo del linguaggio, lo strumento principale di coordinazione per l’uomo. I vari interventi che si potranno leggere in questo volume sono entrati all’interno del linguaggio e dei temi di Pietro Nigro, ne hanno colto i dubbi, le fratture interiori, gli amori, le contemplazioni, i dati onirici, le sofferenze, i rapporti con il mondo e con il proprio tempo. La condizione ispirativo-poietica emerge dunque per essere un’elezione dell’anima, che si rivolge non solo a se stessa, ma che si tramuta in contemplazione universale. Un’antologia come questa può essere il punto di approccio iniziale all’opera complessiva del Nostro, perché leggendo le sue numerose pubblicazioni si può scorgere il diario di un’epoca che ha coinvolto totalmente il poeta e lo ha fatto suo testimone.
La vastità di interessi che suscita la sua opera è confermata dai plurimi inserimenti di essa in profili della letteratura italiana contemporanea. Si tratta di attestazioni che confermano la validità della scrittura di Nigro a livello nazionale. Per colui che si è impegnato nel censimento di scrittori siciliani tra Otto e Novecento, come chi scrive, la possibilità di un’opera consuntiva come questa assume un valore documentario di solida importanza. Viene facilitata così, anche per i posteri, la possibilità di ritrovare notizie e linee guida di interpretazione, ma al contempo di gustare la complessità e profondità della letteratura.