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Neri Noferini

Pier Paolo Pasolini chiamava la sua Medea un mostruoso intreccio filosofico-amoroso di difficile comprensione, quel che segue è un'analisi del film attraverso uno sguardo che potrebbe essere quello del fenomenologo francese Maurice... more
Pier Paolo Pasolini chiamava la sua Medea un mostruoso intreccio filosofico-amoroso di difficile comprensione, quel che segue è un'analisi del film attraverso uno sguardo che potrebbe essere quello del fenomenologo francese Maurice Merleau-Ponty. Mostra inoltre i profondi intrecci tra il regista-poeta italiano e il pensiero del filosofo seguace di Husserl.
Research Interests:
Pasolini è stato un intellettuale che ha sviluppato un proprio discorso artistico-filosofico attraverso l’utilizzo di innumerevoli modalità espressive – dalla pittura alla poesia, dal cinema al romanzo, dall’articolo giornalistico al... more
Pasolini è stato un intellettuale che ha sviluppato un proprio discorso artistico-filosofico attraverso l’utilizzo di innumerevoli modalità espressive – dalla pittura alla poesia, dal cinema al romanzo, dall’articolo giornalistico al breve saggio sulla linguistica – sempre alla ricerca di svelare, di impattare fisicamente con il reale, con una verità che è sempre espressione di una prospettiva corporea dalla quale non è possibile prescindere. Attraverso una lettura e un confronto delle opere e degli appunti teoretici degli anni Sessanta agli ultimi di vita, si è quindi cercato di sviluppare un’analisi dell’elaborazione del pensiero pasoliniano mostrandone le vitali ed evidenti connessioni con due correnti filosofico-psicologiche che raramente vengono citate nella letteratura secondaria: la fenomenologia di Merleau-Ponty, e, secondariamente, la psicologia analitica di Jung. Non è a caso che si è utilizzato l’aggettivo evidente riguardo alle influenze nell’opera pasoliniana di teorie che hanno in comune lo sviluppo di una dialettica corporeo-archetipica: è lo stesso Pasolini che mostra l’entità di tale attiva acquisizione. Centrale diviene Empirismo eretico dove si mostra da una parte l’originario nucleo carnale di quella verità assoluta e congiuntamente ambigua che emerge da un incessante dialogo con il corpo – da ricordare la polemica con Umberto Eco -, e dall’altra la frantumazione - non la sua dissociazione - del soggetto che incontra le proprie ancestrali dimensioni archetipiche nel momento in cui vengono svelate le collettive dinamiche inconsce.
Il lavoro presenta due capitoli, il primo sul film Medea, il secondo sulla raccolta Trasumanar e organizzar, preceduti da un prologo, che analizza la lirica Timor di me? dedicata a Maria Callas, e seguiti da delle Conclusioni che mostrano come anche in Petrolio ci sia l’allontanamento dalle teorie freudiane del soggetto per giungere a visioni dell’individuo che hanno molto in comune con Jung e Merleau-Ponty.