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Nell'articolo sono esposti i dati dello scavo di una parte del quartiere giardino della villa di Arianna è una riflessione sulla sua estensione verso l'interno.
Storia edilizia dell'Insula I-4 di Pompei e la casa del Citarista
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Urban trasformation at Pompeii, late 3rd and early 2nd c. B.C.
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I triclini di Murecine, uso ed interpretazione Dott. Prof. Salvatore Ciro Nappo Il complesso architettonico di Murecine, parzialmente indagato nel 1959, è stato scavato tra Ottobre 1999 e Settembre 2000. Esso si trova a circa 600 metri a... more
I triclini di Murecine, uso ed interpretazione
Dott. Prof. Salvatore Ciro Nappo

Il complesso architettonico di Murecine, parzialmente indagato nel 1959, è stato scavato tra Ottobre 1999 e Settembre 2000. Esso si trova a circa 600 metri a sud di Pompei ed era collegato alla città grazie alla strada che usciva da Porta Stabia. Il complesso architettonico si articola in due edifici ben distinti: ad est un elegante ed imponente hospitium caratterizzato da una porticus triplx su due livelli aperta sul tratto terminale del fiume Sarno, mentre ad ovest un poderoso complesso termale aveva la facciata principale rivolta ad ovest verso la foce del fiume ed il mare. L’edificio, nelle intenzioni del proprietario, doveva soddisfare le esigenze di soggiorno dei negotiatores che qui sbarcavano per trattare l’import e l’export tra il ricco entroterra ed il mediterraneo. L’edificio più antico era l’hospitium, costruito intorno alla metà del I secolo d.C. in opera reticolata con ammorsature in laterizio e tutti gli ambienti erano fastosamente affrescati in IV stile. Il piano inferiore, probabilmente, era interamente occupato da ampi triclinia, nell’attuale indagine è stato possibile esplorare completamente quelli del lato nord, mentre due del lato est furono parzialmente visti durante lo scavo del 1959. Gli ambienti sono  molto ampi (4,60 x 4,80 m) con capienti letti tricliniari in muratura ricoperti da finissimo cocciopesto verniciato di rosso e foderati di marmo; giochi d’acqua, alimentati da fistualae plumbee di diversa portata e regolate da rispettive chiavarde poste alle spalle della parete di fondo, rallegravano i commensali. L’ampia apertura verso il peristilio era chiusa da una transenna mobile a rombi che si muoveva su coppie di ruote di legno in gran parte recuperate ed avviate al complesso restauro. La decorazione pittorica è il risultato di un unico ed organico programma decorativo ove gerarchicamente il triclinio più importante è quello di mezzo e, di conseguenza, l’immagine centrale della parete di fondo (nord) rappresenta la chiave di lettura del tema narrativo di ogni singolo ambiente sia nella fascia mediana che nel fregio superiore. Il triclinio centrale mostra nella fascia mediana a fondo nero il mito di Elena e i Dioscuri rappresentati non già come persone fisiche ma come statue tra edicole architettoniche affiancati da geni alati. Invece nel registro superiore a fondo bianco, tra esili architetture ravvivate da ghirlande, corone, clipei e pinakes, al centro della parete di fondo è posto Mercurio sulle pareti laterali due figure di difficile interpretazione, una delle quali potrebbe essere Dioniso. Il triclinio occidentale e quello orientale presentano un identico sistema decorativo: la fascia mediana a fondo rosso è caratterizzata da un’architettura che rimanda ad una porticus triplex con timpano centrale spezzato sormontato da acroteri dorati, al centro la figura centrale volante, mentre ai lati le figure, fuori dal corpo principale dell’architettura, sono poste su piedistallo impreziosito da racemi dorati. Il triclinio occidentale ha come tema della fascia mediana Apollo e le Muse: sulla parete di fondo al centro si pone la divinità mentre suona la cetra con il peltro mentre  a destra è raffigurata Euterpe con le due tibiae geminae  ed a sinistra Clio musa della storia; al centro della parete orientale vola Talia protettrice della commedia mentre ai suoi lati sui piedistalli stanno Urania con la volta celeste e Melpomene con la maschera tragica e la clava; la parete occidentale è dominata al centro da Calliope con stilo e dittico, a destra Erato con un volumen tra le mani, manca purtroppo la figura di sinistra probabilmente andata persa durante lo scavo del 1959. La parte superiore a fondo bianco è anch’essa tripartita da architetture su più piani prospettici ravvivati da un unico tema mitologico narrativo: al centro della parete nord il re Pelia, in quella orientale Admeto che conduce aggiogati un cinghiale ed un leone pegno per ottenere in sposa Alcesti rappresentata seduta al centro della parete occidentale.
Il tema figurativo del triclinio orientale ruota intorno alla personificazione del fiume Sarno raffigurato appunto al centro della parete di fondo: la divinità fluviale con fluente barba bianca è distesa su di un lato e sembra appoggiarsi ad un’anfora dalla quale scorre acqua abbondante, ai lati, sempre su piedistallo, sono collocati un’ancella che versa profumi ed un arciere in nudità eroica; al centro della parete occidentale vola una vittoria alata con lancia, elmo e scudo attributi di Atena, ai lati un poeta con forti connotazioni realistiche ed una figura di difficile interpretazione in quanto lacunosa. Sulla parete opposta un’analoga vittoria alata porta in volo il tripode delfico mentre ai lati a sinistra è posizionata una menade con tirso e tamburello ed a destra un giovane nudo offerente con un piatto pieno di germogli fioriti. Il tema del fregio superiore rimanda a Venere posta al centro della parete di fondo mentre al centro di quelle laterali Bacco ed Arianna.
L’hospitium dovette subire molti danni dal terremoto del 62 d.C. e non è improbabile che dopo l’evento traumatico esso sia passato di mano pervenendo ad un nuovo proprietario che pensò di ampliare e migliorare la capacità ricettiva dell’edificio. Infatti fece costruire immediatamente ad occidente della porticus triplex uno spazioso impianto termale in opera laterizia con le fodere esterne in opera vittata che però non fu mai terminato a causa dell’eruzione del 79 d.C. I materiali di costruzione peculiari degli impianti termali quali tubuli, tegole mammate, lastre per suspensurae sono stati rinvenuti in grande quantità durante gli scavi. Questi erano stivati nei triclini e lungo gli ambulacri porticati, segno questo che anche l’intera decorazione doveva essere rinnovata. Il nuovo proprietario probabilmente era qualcuno della famiglia dei Sulpicii, menzionati nelle tabulae ceratae qui rinvenute, tesi avvalorata dalla presenza della scritta S U L su moltissime lastre di marmo stivate nella grande cucina posta nell’angolo nord-est del porticato destinate a foderare le terme in costruzione. Il complesso al momento dell’eruzione del 79 d.C. era occupato solo dagli  addetti ai lavori di costruzione e restauro, infatti non si è rinvenuto l’instrumentum domesticum se non quello occorrente appunto agli operai come impalcature lignee, cofani di legno, canestri, arnesi da lavoro. Recentemente lo svuotamento di un cesto ha restituito un corredo da tavola in argento formato da 20 pezzi finemente lavorati.
Ampiamente accertata la rifrequentazione e rioccupazione del sito subito dopo l’eruzione del 79 d.C. infatti, in parte degli ambienti termali, fu realizzato un nuovo pavimento con tegole di riutilizzo ordinatamente disposte. Questa fase fu interrotta da una ulteriore eruzione, forse quella del 472 d.C., come è stato possibile accertare grazie all’identificazione di uno strato di prodotti vulcanici abbastanza alto che copre il calpestio di tegole. Anche dopo questo evento il suolo fu rioccupato come mostra una nuova massicciata in pietre realizzata all’interno degli ambienti, anche se quest’ultima ci sembra abbastanza modesta e legata probabilmente a piccoli allevamenti domestici.
Il rinvenimento di quest’edificio insieme ad un altro complesso architettonico rinvenuto nello stesso anno 2000, poco più ad ovest, ha permesso di apportare nuovi contributi su aspetti della vita economica e sociale dell’area che fino a qualche anno fa era difficile ipotizzare, quali la differenziata e numerosa presenza di edifici nell’area a sud di Pompei ed intorno alla foce del Sarno, la vivacità economica dell’area anche dopo il terremoto del 62 d.C. e il non completo abbandono del territorio dopo l’eruzione del 79 d.C.
L’edificio B di Murecine, scavato nel 2000-2001, si trova sulla sponda settentrionale del fiume Sarno a circa 600 metri a sud della Porta Stabia di Pompei. L’edificio, con piano superiore, è il risultato di una complessa storia edilizia... more
L’edificio B di Murecine, scavato nel 2000-2001, si trova sulla sponda settentrionale del fiume Sarno a circa 600 metri a sud della Porta Stabia di Pompei. L’edificio, con piano superiore, è il risultato di una complessa storia edilizia iniziata al tempo del I stile. Esso risulta frazionato in tante piccole proprietà di grandezza e carattere differente che, grazie ai numerosi triclinia, appaiono destinate alla funzione di cauponae strettamente legate ai traffici ed ai  commerci che si svolgevano lungo il fiume. Tra i rinvenimenti più importanti vanno segnalati l’affresco con souvetaurilia e l’armilla con la scritta DOMINUS.ANCILLAE.SUAE.
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In questo lavoro si espongono i risultati dei saggi archeologici effettuati lungo i marciapiedi di Pompei.