Le punture delle zanzare sono state usate per somministrare un vaccino contro la malaria

Al momento è stato testato su un numero limitato di persone e ha mostrato un’efficacia dell’89% nel prevenire la malattia. Dovrà essere ulteriormente validato attraverso studi clinici più ampi
Zanzare le loro punture sono state usate per somministrare un vaccino contro la malaria
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Le zanzare non godono esattamente della simpatia del genere umano: le loro punture, oltre a causare prurito e in alcuni casi reazioni allergiche, possono trasmettere una serie di malattie. Dalla dengue alla chikungunya, dalla febbre Oropouche alla malaria. Un gruppo di ricercatori e ricercatrici ha però pensato di volgere a nostro favore l’appetito delle zanzare per il sangue umano, progettando un vaccino contro la malaria somministrabile proprio attraverso le loro punture. Al momento è stato testato attraverso uno studio di piccole dimensioni, che ha coinvolto un totale di 20 persone, mostrando un’efficacia dell’89%. I risultati sono stati pubblicati su The New England Journal of Medicine.

Ingegnerizzare i parassiti

Ad oggi esistono due vaccini contro la malaria, approvati rispettivamente nel 2021 e nel 2023 dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). Pur essendo due strumenti importanti per la lotta a questa malattia, la loro efficacia è limitata nel tempo, motivo per cui sono necessari più richiami. Per questo la ricerca sta andando avanti per trovare nuove alternative contro una malattia che nel 2022 ha causato 600mila vittime soprattutto nei paesi del continente africano.

A questo scopo gli autori del nuovo studio hanno pensato di modificare la capacità del parassita che causa la malaria (il Plasmodium falciparum) - e che viene trasmesso attraverso la puntura di zanzare infette - di replicarsi all’interno del corpo umano. In particolare, hanno creato due nuovi tipi di P. falciparum geneticamente modificati: uno (chiamato Ga1) che smette di svilupparsi 24 ore dopo essere entrato nel corpo umano, e un altro (Ga2) il cui sviluppo si ferma invece sei giorni dopo l’infezione, una fase cruciale per la progressione della malattia.

I risultati dello studio e i prossimi passi

A questo punto i ricercatori hanno valutato la sicurezza dell’infezione con il parassita Ga2 esponendo un gruppo di partecipanti alle punture di un numero crescente (da 15 a 50) di zanzare infettate con questa forma modificata di P. falciparum. Ga1 era invece già stato utilizzato in studi precedenti.

Dopodiché gli autori hanno diviso in due un altro gruppo di partecipanti (adulti sani che non avevano mai contratto la malaria in precedenza): un sottogruppo è stato esposto alle punture di 50 zanzare infettate con Ga1, mentre l’altro alle punture dello stesso numero di zanzare infettate però con Ga2. Entrambi sono stati esposti a un totale di tre cicli di immunizzazione effettuati a intervalli di 28 giorni. Infine, dopo tre settimane dall’ultimo ciclo, tutti i partecipanti sono stati esposti alle punture di zanzare portatrici di P. falciparum non modificato, e quindi in grado di causare la malaria.

Otto dei nove partecipanti immunizzati con Ga2 non hanno sviluppato la malaria, mentre solo uno degli otto immunizzati con Ga1 è risultato protetto. In altre parole, la versione Ga2 di P. falciparum avrebbe mostrato un’efficacia dell’89% nel prevenire la malaria, mentre Ga1 avrebbe mostrato un’efficacia molto più bassa, pari al 13%. Nel corso dello studio non si sarebbero verificati gravi effetti collaterali, solo prurito a causa delle punture di zanzare e in alcuni casi dolori muscolari e mal di testa. Questi risultati dovranno però essere confermati da ulteriori ricerche e il candidato vaccino dovrà essere testato attraverso studi clinici più ampi.