La Russia ha lanciato per la prima volta un nuovo missile balistico sperimentale contro la città di Dnipro, in quella che appare come una chiara dimostrazione di forza e un messaggio diretto agli alleati occidentali dell'Ucraina. A differenza dei missili cruise usati finora, i missili balistici seguono una traiettoria che li porta fino al limite dell'atmosfera per poi ricadere sul bersaglio a velocità ipersoniche, rendendo quasi impossibile l'intercettazione.
In un intervento televisivo non programmato alla nazione, Vladimir Putin ha confermato personalmente il lancio del nuovo missile denominato "Oreshnik" (nocciola), definendolo "una risposta ai piani americani di produrre e schierare missili a corto e medio raggio". Il leader del Cremlino ha anche lanciato un avvertimento esplicito: "La Russia si riserva il diritto di usare armi contro obiettivi nei paesi che permettono l'uso dei loro armamenti contro target russi".
L'escalation arriva in risposta ai recenti attacchi ucraini sul territorio russo effettuati con missili occidentali Atacms americani e Storm Shadow britannici. Washington e Londra hanno infatti rimosso le restrizioni sul loro utilizzo oltre confine, permettendo a Kiev di colpire obiettivi in territorio russo.
Sia Mosca che Kyiv stanno accelerando le operazioni militari in vista del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, previsto per il 20 gennaio. Come riporta Reuters, "Trump ha detto che porrà fine alla guerra", senza specificare come, ed è stato critico nei confronti dei miliardi di dollari in aiuti forniti all'Ucraina sotto Biden. Entrambe le parti credono che il nuovo presidente spingerà per i colloqui di pace e stanno cercando di ottenere posizioni di forza prima di eventuali negoziati.
Un missile mai usato prima
Perché questo lancio è diverso dai precedenti? Il missile Oreshnik rappresenta un salto tecnologico significativo nell'arsenale russo. È il primo missile balistico di nuova generazione ad essere utilizzato in guerra dai tempi del V2 nazista, che fu il pioniere di queste armi sotto la direzione di Wernher von Braun negli anni '40.
L'arsenale balistico russo si divide in diverse categorie in base alla gittata. I missili a corto raggio (Srbm) come l'Iskander possono colpire fino a 1.000 chilometri di distanza e sono già stati ampiamente utilizzati in Ucraina. Quelli a medio raggio (Mrbm) arrivano fino a 3.500 chilometri, mentre gli intermedi (Irbm) come il nuovo Oreshnik hanno una gittata fino a 5.500 chilometri. Al vertice della piramide ci sono i missili intercontinentali (Icbm) come il Sarmat, capaci di colpire oltre i 5.500 chilometri e progettati specificamente per trasportare testate nucleari.
La particolarità dell'Oreshnik sta nel suo design: i tecnici russi hanno preso come base un missile intercontinentale (Icbm), il RS-26 Rubezh – progettato per colpire obiettivi oltre i 5.500 chilometri – e lo hanno modificato per creare un'arma con portata inferiore ma ugualmente sofisticata. Secondo fonti del Pentagono, "la Russia possiede probabilmente solo una manciata di questi missili sperimentali". Ma ciò che preoccupa gli esperti è la sua tecnologia Mirv (Multiple Independently Targetable Reentry Vehicle): invece di trasportare una singola testata, il missile può rilasciare più testate indipendenti, ognuna in grado di colpire un obiettivo diverso. È una tecnologia finora vista solo nei missili nucleari perché permette di superare le difese antimissile: anche se la difesa riesce a intercettare alcune testate, altre possono comunque raggiungere il bersaglio. In questo caso l'Oreshnik è stato utilizzato con una testata convenzionale, ma la sua architettura è tipica delle armi nucleari tattiche.
La dinamica dell'attacco
L'attacco è stato condotto alle prime ore del mattino. Il missile è stato lanciato dalla regione russa di Astrakhan, percorrendo circa 800 chilometri prima di colpire Dnipro, importante centro industriale ucraino dove ha sede la Yuzhmash, storica azienda di produzione missilistica dell'era sovietica. Secondo le autorità ucraine, il missile faceva parte di un gruppo di nove ordigni, sei dei quali sono stati intercettati. L'Oreshnik, tuttavia, è riuscito a superare le difese aeree.
Il lancio non è stato solo una dimostrazione di forza militare, ma anche un delicato test del sistema di comunicazione tra potenze nucleari. Mosca ha infatti notificato l'operazione a Washington attraverso il Nuclear risk reduction center, un canale diretto attivo 24 ore su 24 dai tempi della Guerra Fredda, ma con soli 30 minuti di anticipo. La delicatezza di queste comunicazioni è emersa durante una conferenza stampa del ministero degli Esteri russo, quando la portavoce Maria Zakharova è stata interrotta da una telefonata urgente che le ordinava di non commentare "il lancio del missile balistico". Il fatto che Mosca abbia scelto di dare il minimo preavviso previsto dai trattati è stato interpretato come un chiaro messaggio di ostilità, pur rimanendo nelle regole del gioco per evitare un'escalation incontrollata.
Questo tipo di missili rappresenta una reale minaccia per l'Europa?
Quanto è concreta la minaccia di Putin all'Europa? Secondo gli esperti militari citati da Reuters, l'Oreshnik ha una gittata teorica di 3.420 miglia (circa 5.500 chilometri): abbastanza per colpire qualsiasi capitale europea da dove è stato lanciato, ma non sufficiente per raggiungere gli Stati Uniti. Tuttavia, il numero estremamente limitato di questi missili in possesso di Mosca ne riduce al momento la minaccia pratica.
Il lancio preoccupa particolarmente la Nato, che ha già un sistema di difesa antimissile distribuito in Europa. La base americana di Redzikowo, nel nord della Polonia, è progettata per intercettare missili balistici a corto e medio raggio ed è parte di uno scudo difensivo più ampio dell'Alleanza Atlantica. La logica della deterrenza nucleare si basa sulla certezza che un attacco porterebbe a una rappresaglia devastante: se una parte sviluppa sistemi in grado di intercettare i missili dell'altra, questo equilibrio viene meno. È per questo che Mosca ha sempre reagito aggressivamente all'espansione dello scudo antimissile Nato.
Timothy Wright, dell'International Institute for Strategic Studies, citato dal Guardian, sottolinea come il nuovo missile russo potrebbe costringere la Nato a ripensare le proprie strategie difensive. "Lo sviluppo di questi nuovi missili", spiega l'esperto, potrebbe spingere i paesi dell'Alleanza non solo ad acquistare nuovi sistemi di difesa aerea, ma anche a sviluppare nuove capacità offensive per mantenere l'equilibrio strategico. Putin ha specificato che il lancio non era una risposta alla base in Polonia, ma agli attacchi ucraini in territorio russo con armi occidentali.