La guerra in Ucraina sta per entrare in una nuova fase. Il presidente americano Joe Biden ha autorizzato l'invio di mine anti-uomo a Kyiv, ribaltando la sua stessa politica del giugno 2022 quando aveva promesso di limitarne l'uso a livello mondiale. La decisione, rivelata dal Washington Post, arriva in un momento cruciale del conflitto, mentre le forze russe avanzano nel settore orientale e l'amministrazione Biden, ormai agli sgoccioli del mandato, cerca di rafforzare le difese ucraine.
La svolta di Washington
La decisione rappresenta un cambio di rotta significativo nella politica americana sulle mine antiuomo, armi controverse che hanno sempre suscitato preoccupazioni per il loro potenziale impatto sui civili. Nel giugno 2022, come ricorda la Cnn, la Casa Bianca aveva ribaltato la politica dell'era Trump, annunciando che gli Stati Uniti si sarebbero allineati agli standard internazionali. Biden si era impegnato a "limitare l'uso delle mine antiuomo a livello mondiale" e aveva varato un piano ambizioso che prevedeva lo stop allo sviluppo di nuovi ordigni, il divieto di esportazione e la distruzione progressiva delle scorte americane. L'unica eccezione riguardava la penisola coreana, dove Washington mantiene un contingente militare e dove le mine sono considerate ancora necessarie per la difesa dal regime di Pyongyang.
Il presidente però si è rimangiato la parola e gli Stati Uniti hanno continuato a produrne sviluppando anche una tecnologia particolare volta a minimizzare i rischi per i civili. Secondo quanto riportato dalla Bbc che cita un funzionario del Dipartimento della Difesa americano che ha parlato in condizione di anonimato, gli Stati Uniti forniranno a Kyiv mine "non persistenti", dotate cioè di un meccanismo interno che ne limita la durata operativa. "Le mine rimarranno attive per un periodo di tempo limitato, da quattro ore a due settimane", ha specificato il funzionario. La tecnologia americana si differenzia da quella russa per un aspetto fondamentale: le mine statunitensi utilizzano un sistema di innesco elettrico alimentato a batteria. Una volta esaurita la carica, l'ordigno diventa inerte e non potrà più esplodere. Una caratteristica che, nelle intenzioni di Washington, dovrebbe minimizzare i rischi per la popolazione civile.
Il fronte orientale e la strategia russa
La situazione sul campo di battaglia ha spinto l'amministrazione Biden a questo passo. Secondo quanto riporta la Cnn, l'esercito russo sta facendo progressi lenti ma costanti nel settore orientale, nonostante le pesanti perdite. Come spiegato alla Bbc dall'analista Serhiy Kuzan del Centro ucraino per la sicurezza e la cooperazione, piccoli gruppi di soldati russi, "talvolta non più di tre o cinque uomini", si infiltrano a piedi o in moto alle spalle delle posizioni ucraine. Questi gruppi vengono inviati in continuazione, "ogni venti minuti per ore", costringendo i difensori a un costante stato di allerta. Le mine anti-uomo servirebbero proprio a proteggere questi varchi e queste aree vulnerabili dietro le linee principali, creando zone di interdizione che renderebbero più rischiose le infiltrazioni nemiche. La zona dei combattimenti si concentra nelle aree rurali del Donbas, caratterizzate da ampie zone boschive intervallate da terreni agricoli. Città come Chasiv Yar e Kurakhove sono sotto assedio.
La risposta di Mosca non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha accusato Washington di voler intensificare il conflitto, mentre il presidente Vladimir Putin ha approvato modifiche alla dottrina nucleare russa.
Le mine e il diritto internazionale
Ma gli Stati Uniti possono davvero inviare queste armi controverse? La questione è complessa dal punto di vista del diritto internazionale. Né Russia né Stati Uniti hanno mai aderito alla Convenzione di Ottawa, il trattato internazionale che dal 1999 vieta l'uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento di mine antiuomo. Nonostante l'assenza delle maggiori potenze militari mondiali – tra cui anche Cina e India – la convenzione è stata ratificata da 164 paesi, diventando uno dei più importanti accordi sul disarmo degli ultimi decenni.
Il caso ucraino evidenzia ora un paradosso diplomatico. Kyiv, che ha firmato e ratificato la Convenzione, si trova a dover utilizzare armi che si era impegnata a bandire. L'amministrazione Biden stessa aveva assunto una posizione netta sulla questione delle mine antiuomo. La guerra ha però modificato questi equilibri. Mosca ha disseminato il territorio di mine fin dai primi giorni dell'invasione. La densità dei campi minati russi ha fortemente condizionato le operazioni militari ucraine, in particolare durante la fallita controffensiva dell'estate scorsa. Questa tattica di guerra ha costretto gli Stati Uniti a rivedere la propria posizione. Il Pentagono avrebbe però ottenuto precise garanzie dall'Ucraina: gli ordigni verranno utilizzati esclusivamente nelle zone rurali del fronte orientale, lontano dai centri abitati, per proteggere le linee difensive ucraine dalle continue infiltrazioni russe.