Il processo contro Paolo di Tarso, com’è noto, è descritto da Luca nei capitoli finali degli Atti degli Apostoli. L’assumere, pertanto, come oggetto primario di studio una fonte come gli Atti, dissimile e per certi versi distante da...
moreIl processo contro Paolo di Tarso, com’è noto, è descritto da Luca nei capitoli finali degli Atti degli Apostoli. L’assumere, pertanto, come oggetto primario di studio una fonte come gli Atti, dissimile e per certi versi distante da quelle con cui normalmente lo storico del diritto è abituato a confrontarsi, impone, più che in altri casi, una breve premessa tesa a chiarire preliminarmente gli intenti della ricerca e, coerentemente con questi, a giustificare la struttura e l’ordine che si è ritenuto opportuno seguire nella trattazione. L’eterogeneità degli obiettivi che l’autore degli Atti, ha inteso conseguire attraverso la propria opera, primo fra tutti quello apologetico, rende – difatti – il testo particolarmente insidioso per chi si propone di farne un uso differente rispetto a quello per cui l’opera stessa è nata. Tuttavia, è parso che, attraverso il costante confronto tra alcuni passi degli Atti da un lato e fonti letterarie e giuridiche dall’altro, coeve ma anche seriori, fosse possibile impiegare funzionalmente, come ‘documento processuale’, una fonte atecnica e per certi versi indubbiamente anomala. L’obiettivo che, in tal modo, ci si propone di perseguire è, quindi, l’interpretazione organica di alcune norme in tema di procedura criminale in provincia e a Roma, in parte già da tempo al centro di un acceso dibattito dottrinale, proprio attraverso l’ausilio della testimonianza neotestamentaria e, in particolare, dei capitoli dedicati all’arresto di Paolo a Gerusalemme e al processo che ne è seguito, celebratosi in parte a Cesarea, innanzi al procurator Iudaeae, e in parte a Roma. Se, infatti, è vero che l’universale notorietà della vicenda processuale dell’apostolo – tanto celebre da essere ricordata come «luminoso esempio» di giustizia processuale ancora in una sentenza pronunciata alla fine degli anni novanta dalla Corte di Cassazione penale italiana – ha generato una serie inesauribile di studi monografici ad essa specificamente dedicati, è altresì vero che solo in alcuni di questi, peraltro generalmente non redatti da cultori del diritto, è stato privilegiato l’esame degli aspetti giuridici e procedurali descritti nel resoconto lucano. Non a caso, invero, molti degli studi dedicati alla figura di Paolo e al suo processo si inseriscono nell’ampio complesso delle ricerche storicoantropologico-sociologiche sulle origini cristiane, quando non specificamente teologiche o di stretta esegesi biblica, in cui – com’è ovvio – i paradigmi interpretativi sono peculiari e, di conseguenza, il profilo propriamente tecnico-giuridico risulta, di fatto, secondario. D’altra parte, per quanto – al contrario – gli studi ove si predilige una lettura essenzialmente storico-giuridica del processo contro Paolo non siano affatto pochi, e siano anzi stati significativamente riproposti nell’alveo di recenti linee di ricerca dedicate al fondamento e ai limiti posti alla giurisdizione governatoriale, sovente in essi viene analizzato, isolandolo dalla narrazione, esclusivamente un singolo momento processuale, lasciando solo sullo sfondo il procedimento nella sua interezza e nella sua complessità. L’esigenza di offrire un quadro che fosse invece d’insieme, descritto in una trattazione strutturata, nella quale – soprattutto – l’analisi di profili strettamente legati a problemi inerenti al diritto e al processo penale provinciale fosse centrale, ha, pertanto, suggerito l’opportunità della ricerca.
In questa prospettiva, quindi, la lettura della documentazione lucana in chiave storico-giuridica verrà coniugata, in forma per quanto possibile sistematica, con una ricognizione complessiva delle conclusioni a cui è giunta la romanistica in tema di giurisdizione criminale provinciale, al fine di verificare – in rapporto alle singole problematiche trattate – la plausibilità delle soluzioni di volta in volta proposte in dottrina. Dalla prospettiva indubbiamente privilegiata che offre la descrizione del ‘caso concreto’ ricavabile dalla fonte neotestamentaria, si cercherà – pertanto – di ricostruire alcuni specifici istituti connessi alla prassi repressiva delineatasi in provincia, in rapporto sia all’evoluzione storica che li ha caratterizzati, sia alla peculiare realtà provinciale entro cui si collocano. A tal fine, quindi, appare essenziale procedere con organicità, ripercorrendo – salvo rare eccezioni – le tappe dell’apostolo, quando rilevanti in materia processuale, secondo l’ordine cronologico della fonte stessa. Del resto, come già notava Theodor Mommsen, e con lui Sherwin-White, il processo contro Paolo, così come descritto da Luca, deve considerarsi un resoconto esemplare dei processi celebrati in epoca imperiale innanzi al governatore provinciale, tale, pertanto, da meritare ancora oggi – in ragione della sua unicità – una rinnovata riconsiderazione.