ALTRE NARRAZIONI
Sonia Barillari
PER UN’EPICA
DEGLI ANNI
SETTANTA
LA CHANSON DE ROLAND
SECONDO FRANK CASSENTI
ZAPRUDER 56
anni settanta del Novecento si sia potuto guardare al Medioevo per dar
voce ad alcune delle ragioni delle contestazioni che scuotevano
O¶(XURSDÊLQIDWWLXQPRPHQWRVWRULFRLQFXLODFRQÀLWWXDOLWjVLIDSL
DVSUDHVLGLVYHODLOFDUDWWHUHPLVWL¿FDWRULRFKHWUDVIRUPDLUDSSRUWL
interpersonali e produttivi in cose – merce e denaro – (Marx 1971, p.
940). Opposta alla distorsione capitalista dei rapporti tra le classi è
invece l’epica medievale, in cui la «concezione ideologica soggettiva»
degli autori, propria della loro classe e/o di quella dei committenti, si
estrinsecava comunque all’interno di una «dimensione ideologica
oggettiva» (Pasero 1990, pp. 83, 81-82). E di fatto le letterature
Frank Cassenti, La Chanson de Roland, locandina
Cattedrale di Angoulême, facciata occidentale, fregio della Chanson de Roland, particolare, 1118 ca
una stessa visione del mondo. Simili condizioni vennero meno quando
iniziarono a imporsi nuovi assetti tendenti a rimodulare non solo il
sistema di rapporti personali ma soprattutto l’immediata percezione
che di essi si poteva avere: nel momento in cui questi non appaiono
più riconoscibili per quel che sono, ossia frutto del processo di
produzione, ma sono «travestiti da rapporti sociali delle cose, dei
prodotti, del lavoro» (Marx 1971, p. 109), anche il senso di
appartenenza a una collettività muta radicalmente, adeguandosi a una
mutata gerarchizzazione degli elementi che convergono a delineare
XQDQXRYDORJLFDGHOSUR¿WWR 0DU[S 'LSDULSDVVRFRQ
l’accelerazione della circolazione monetaria, l’assunzione del denaro
come «regula et mensura rerum venalium» (Bloch 1989, pp. 223-235),
fra cui ovviamente il lavoro e coloro che lo compiono, fa sì che anche
le dinamiche identitarie si cristallizzino all’interno del nucleo famigliare
– più o meno esteso – e del ceto piuttosto che dispiegarsi a
FRPSUHQGHUHXQDSOXUDOLWjVWUDWL¿FDWD
$SDUWLUHGDTXHVWLSUHVXSSRVWLQRQGHVWDVWXSRUHFKHDOOD¿QHGHJOL
medievali restituiscono una rappresentazione che non consentiva che
fossero travisate le modalità relazionali proprie del paradigma
VRFLRHFRQRPLFRYLJHQWHFRPSUHVHOHJLXVWL¿FD]LRQLLQWHVHD
legittimare le più diverse sperequazioni e oppressioni.
ACCENTI NUOVI SU NOTE ANTICHE
Tali considerazioni ci aiutano a comprendere la scelta di Frank
Cassenti di trarre dall’epica antica francese, e dal poema assurto a
rappresentarne il “modello” per eccellenza, La chanson de Roland, il
nucleo centrale dell’omonimo ¿OPXQ¿OPFKHULHVFHDULEDOWDUHO¶RWWLFD
manichea della canzone (Segre 1971, v. 1015: «paien unt tort e
chrestïens unt dreit», i pagani hanno torto e i cristiani hanno ragione, e
TXHVWRGHYHEDVWDUHDJLXVWL¿FDUHLOPDVVDFUR SURLHWWDQGRODVXWUH
piani temporali, e tre orizzonti mentali, distinti: quello in cui si sono
svolti i fatti narrati all’interno dell’opera (l’agosto del 778); quello, più
indeterminato, del pellegrinaggio che fa da cornice alla sua
167
166
ALTRE NARRAZIONI
BRANCA, BRANCA, BRANCA
Il canto epico ha accompagnato la vita degli uomini per secoli, poi, sul
¿QLUHGHO0HGLRHYRDOPHQRLQJUDQSDUWHGHOO¶RFFLGHQWHHXURSHRVLq
IDWWRVHPSUHSLÀHELOH¿QRDWDFHUHSUHVVRFKpGHOWXWWR'LI¿FLOH
comprenderne i motivi: non certo per la mancanza di guerre, a cui
l’epica è in origine strutturalmente funzionale. Più plausibilmente
questo avvenne per la scomparsa del pubblico di riferimento. A
VHFRQGDGHLFDVLHUDXQSXEEOLFRRPRJHQHRVRWWRLOSUR¿ORHWQLFRR
politico o ideologico o religioso ma socialmente e culturalmente
indifferenziato: il messaggio dell’epica si rivolgeva al contadino come
al cavaliere, al mercante come all’artigiano, che condividevano tutti
KWWSVIUDQNFDVVHQWLWXPEOUFRPELR¿OPR
ZAPRUDER 56
BRANCA, BRANCA, BRANCA
168
GLI SCENARI DELL’EPICA
Ma Gano è veramente un traditore? Dante in merito mostra di non aver
dubbi e lo relega nella ghiaccia di Antenora (Inf. XXXII, 122),
collocando invece Orlando e il suo signore nel cielo di Marte, riservato
alle anime di chi ha combattuto per la fede (Par. XVIII, 43), in ossequio
all’interpretazione più scontata, se vogliamo tautologica e senz’altro
ideologicamente orientata, dell’episodio da cui prende avvio la
2 Eginardo, Historia Karoli, § 9: «consertoque … proelio [wascones] usque ad unum omnes
LQWHU¿FLXQWDFGLUHSWLVLPSHGLPHQWLVQRFWLVEHQH¿FLR«LQGLXHUVDGLVSHUJXQWXU>«@,QTXRSURHOLR
Eggihardus regiae mensae praepositus, Anshelmus comes palatii et Hruodlandus Brittannici limitis
SUDHIHFWXVFXPDOLLVFRQSOXULEXVLQWHU¿FLXQWXUª DWWDFFDWDEDWWDJOLD>L%DVFKL@OLXFFLVHUR¿QRDOO¶XOWLPR
uomo e, depredate le salmerie, col favore della notte si dispersero da ogni parte […] in quella
battaglia furono uccisi con molti altri l siniscalco Eggiardo, il conte palatino Anselmo e Orlando, conte
della Bretagna).
169
1
all’hybris di Roland, assetato di gloria e di battaglia, prende coscienza
di quanto quei valori si rivelassero fallaci, ingannevoli se riverberati su
un presente in cui violenza e sopraffazione erano la cifra dominante.
Coscienza che si fa piena al passo di Roncisvalle quando, appena
messo in scena lo sterminio della retroguardia franca da parte dei
saraceni, i pellegrini indifesi sono assaliti dai briganti. Anche i cavalieri
franchi erano stati attaccati da predoni baschi2, cristiani come loro, e il
ripetersi della storia lo persuade della necessità di ribaltare uno stato di
cose che si perpetuava immutato nei secoli. Ancora calato nella parte
di Roland, Klaus compie una scelta diametralmente opposta: non la
morte ricercata nell’ossequio agli ideali di una “guerra santa” ma una
vita che lo condurrà altrove, nelle Fiandre, accanto ai contadini in rivolta.
Tale temporalità reduplicata e sovrapposta è magistralmente
enfatizzata da Cassenti attraverso il raddoppiamento e la triplicazione
dei ruoli per fare emergere in maniera evidente, per contrasto (come
per Klaus / Roland) o più spesso per analogia, le contraddizioni insite
in un approccio acritico – o soltanto miope – nei confronti della storia e,
con essa, della letteratura che la tramanda, spesso distorcendola. Così
Jean-Pierre Kalfon impersona tanto Marsilio, sovrano della Spagna
musulmana, quanto Carlo, che quella terra vuole sottomettere al
SURSULRGRPLQLRHDOSURSULRFUHGRHLQ¿QH7XUROGRO¶DXWRUHGHOOD
canzone, oppure, più probabilmente, colui a cui si deve la sua prima
redazione scritta a noi giunta: tutti espressione del potere, del potere
politico i primi due, di un potere più subdolo, a esso organico, quello
della propaganda, il terzo. Tutti eguagliati dalla sostanziale
indistinzione che lo caratterizza, al di là e al di sopra di qualsiasi
fondamento giuridico o religioso, più o meno pretestuoso, a cui faccia
appello. Similmente, Serge Merlin interpreta, oltre a un alto dignitario
della corte di Marsilio, sia Gano sia Thierry, il cavaliere offertosi quale
“campione” dell’imperatore nel duello giudiziario che sancirà la
condanna del “traditore”.
ALTRE NARRAZIONI
ULHYRFD]LRQH ;,,VHFROR LQ¿QHVHSSXUHLQPDQLHUDVRORYLUWXDOH
quello dell’attualità, del pubblico a cui il regista intendeva rivolgersi.
8QSXEEOLFRDQFRUDPHPRUHGHLODFHUDQWLFRQÀLWWLGL,QGRFLQDH$OJHULD
HVHJQDWRGDLWXPXOWLGLSLD]]DGHOOD¿QHGHJOLDQQLVHVVDQWD8Q¿OP
dunque non solo “epico” per il soggetto e per la modalità di fruizione –
collettiva e non individuale, estesa a comprendere una platea quanto
più ampia possibile – ma anche e soprattutto per il suo cercare un
radicamento nella storia (autentica o “apocrifa” essa sia) volgendo lo
sguardo alla contemporaneità.
Procediamo però con ordine. Nato a Rabat nel 1945 da una famiglia
francogiudaica, Frank Cassenti compie i suoi studi prima in Algeria
e poi a Lille, dove si avvicina al movimento anarcocomunista1. La
frequentazione del regista Chris Marker – pseudonimo di Christian
Bouche-Villeneuve – e della sua cerchia lo guida verso una
concezione del cinema quale mezzo di lotta e sperimentazione. Una
militanza politica che si consolida durante la collaborazione con i Films
de la Commune, casa di produzione diretta da Pascal Aubier. È nel
1973 e con il cortometraggio L’agression che il pubblico si accorge di
OXL,O¿OPQDUUDODPRUWHGLXQODYRUDWRUHLPPLJUDWRGRSRXQDVHUUDWD
campagna stampa è interdetto dalle sale e distribuito solo nel circuito
di associazioni antirazziste e antifasciste. Nel 1976 è il turno di
/¶DI¿FKHURXJH, incentrato sul ruolo degli immigrati nella Resistenza
IUDQFHVHFLUFRVWDQ]DWRWDOPHQWHULPRVVDGDOODVWRULRJUD¿DQD]LRQDOH
1HO7IJOLDI¿GDLOFRPSLWRGLJLUDUHXQUHSRUWDJHVXOIHVWLYDO
mondiale della gioventù di Cuba nella speranza di ottenere una critica
“da sinistra” al regime cubano: il documentario, tutt’altro che critico,
¿QLVFHSHUHVVHUHVWUDOFLDWRGDOSDOLQVHVWRQD]LRQDOHHKDXQD
diffusione esclusivamente militante.
In quello stesso anno esce nelle sale la Chanson de Roland. Si tratta
GHOWHU]ROXQJRPHWUDJJLRGL&DVVHQWLHVLLQVHULVFHQHOODULÀHVVLRQH
sulla costruzione della memoria storica, come già in /¶DI¿FKHURXJH,
HVXOUL¿XWRGHOODQDUUD]LRQHGRPLQDQWHÊO¶XQLFDSHOOLFRODGHOODVXD
¿OPRJUD¿DDSRVDUHORVJXDUGRVXXQSDVVDWRFRVuORQWDQRFKHSURSULR
per questo, nelle intenzioni del regista, poteva essere in grado di
fornire chiavi di lettura alternative per comprendere il presente
(Desrues 1978, p. 15).
,O¿OPPHWWHLQVFHQDXQSDVVDWRGXSOLFHXQRTXHOORUHPRWRGHOOH
gesta oggetto delle performance di un gruppo di attori lungo il
cammino verso Santiago de Compostela; l’altro, quello della
quotidianità di questi ultimi. Il primo è un tempo in cui una paventata
minaccia “esterna”, i saraceni, poteva ancora far da velo alle
ineguaglianze, in nome di una pretesa esigenza di coesione
interclassista. Il secondo appartiene a una fase successiva, quando
quel velo era ormai in più parti strappato. È qui che l’attore Klaus (un
intenso Klaus Kinski), mentre presta per la prima volta corpo e voce
ZAPRUDER 56
regolamentazione della giustizia in precedenza condivise con
l’aristocrazia guerriera (Rapisarda 2013, p. 175).
C’è però qualcosa di più: Gano opera a favore della pace, quella pace
FKHSXUHLQHPLFLYROHYDQRTXHOODSDFHDFXLFRPHHJOLVWHVVRFRQ¿GD
a Marsilio, il solo Roland era ostacolo (Segre 1971, v. 391: «sei ki
l’ociet, tute pais puis avriumes», se qualcuno lo uccide poi avremo la
pace). Gano è per la pace in quanto appartiene – come del resto
Namo, pronto ad appoggiare con autorevolezza la sua posizione
(Segre 1971, v. 242: «ceste grant guerre ne deit munter a plus»,
questa gran guerra non deve più continuare) – all’alta nobiltà
ALTRE NARRAZIONI
BRANCA, BRANCA, BRANCA
Chanson. Se però analizziamo la vicenda con maggiore attenzione
un’altra verità inizia a prendere forma. Palesi difformità stilistiche e di
tono, nonché alcune contraddizioni interne sussistenti fra la prima
parte, culminante con la morte di Roland (Segre 1971, v. 2394), e la
seconda, in cui siamo chiamati ad assistere alla riscossa dell’esercito
IUDQFR¿QRDOFRQVHJXLPHQWRGLXQDYLWWRULDVWRULFDPHQWHLQYHURVLPLOH
inducono a supporre che il testo tramandato dal manoscritto Digby 23
della Bodleian Library di Oxford sia frutto di un rimaneggiamento inteso
a corredare il nucleo primigenio dell’opera, incentrata unicamente sulla
rotta di Roncisvalle (e sui suoi prodromi), di una diversa conclusione
(Segre 1996, pp. 10-11) che meglio si attagliasse a obiettivi diversi:
non più la conquista dell’incerta e periclitante terra di Spagna bensì un
Outremer capace di fornire un’ottima valvola di sfogo a una feudalità
che agognava nuovi territori in cui espandersi.
Due differenti scenari, e due differenti contesti storico-politici: il più
antico, incline a privilegiare le relazioni interpersonali, e “claniche”, in
un equilibrio dinamico policentrico che aveva il suo cardine nella
polarizzazione onore/disonore; il più recente, volto ad attuare una
progressiva centralizzazione delle prerogative giuridiche e militari nella
¿JXUDGHOVRYUDQR 5DSLVDUGDS 1HOO¶XQR*DQRQRQIDFKH
agire in accordo col principio, retaggio delle consuetudini germaniche,
secondo cui chi ha subito un’onta (Roland non possederebbe infatti né
JOLDWWULEXWLJHUDUFKLFLQpTXHOOLDQDJUD¿FLSHUSURSRUUHDOFRQVLJOLRGHL
baroni di mandarlo in qualità di messo presso la corte nemica,
missione che peraltro era già costata la vita a due precedenti inviati)
ha il diritto di vendicarsi. Nell’altro egli deve sottostare ai valori imposti
da un’organizzazione statuale determinata nell’avocare a sé forme di
detentrice di feudi, di terre che, per la loro prosperità, hanno bisogno di
chi le governi. Al contrario di Roland, esponente, sia pure di spicco,
degli juvenes, giovani cadetti non ancora accasati, sa di trarre dalla
guerra prestigio e bottino, un prestigio consolidato, oltre che dagli atti
di valore, anche dall’oculata distribuzione del bottino quale valido
strumento per acquisire consenso (Köhler 1968, pp. 11 e 42). E Gano
lo sa bene: «il l’aiment tant, ne li faldrunt nïent, / or e argent lur met
tant en present, / muls e destrers, palies e guarnement» (Segre 1971,
vv. 398-400: l’amano molto, e non gli verranno meno: / egli dà loro oro
ed argento in gran quantità, / muli e destrieri, drappi ed armature).
Tale tesi, che è poi la tesi “sociologica” di Erich Köhler, formulata nel
“caldo” 1968, è in fondo quella abbracciata da Klaus, e prima di lui,
giocoforza, da Cassenti, il quale la sintetizza nella frase (assente nella
Chanson il cui dettato è in genere seguito piuttosto alla lettera) fatta
pronunciare con sconforto a un cavaliere prima di affrontare lo scontro
decisivo: «qui subiremo il martirio, e in questo momento mi rendo conto
che non dovremo vivere più nessuna guerra». Diversamente da Klaus,
171
170
Frank Cassenti, La Chanson de Roland, Roland interpretato da Klaus Kinski
ZAPRUDER 56
BRANCA, BRANCA, BRANCA
che troverà nella lotta una possibilità di riscatto non solo individuale.
,O¿OPIXXQIDOOLPHQWRFRPPHUFLDOHVQREEDWRDQFKHGDOODFULWLFDFKH
lo giudicò troppo “didattico”, eppure l’esperimento di Frank Cassenti
qULXVFLWR,O¿OPXVDPHWRGLHWHPLGHOO¶HSLFDPHGLHYDOHHFRQLPH]]L
HOHLQWHQ]LRQLGHOODFLQHPDWRJUD¿DPLOLWDQWHGRQDDXQ¶RSHUDDQWLFD
un messaggio nuovo. Peccato che il pubblico che avrebbe potuto
comprenderne il linguaggio avesse da molto tempo abbandonato la sala.
BIBLIOGRAFIA
Bloch, R. H.
(1989) Étymologie et généalogie. Une
DQWURSRORJLHOLWWpUDLUHGX0R\HQ$JHIUDQoDLV
(traduit de l’anglais par B. Bonne et J.-Cl.
Bonne), Éditions du Seuil, Paris.
Desrues, H.
(1978) La Chanson de Roland: entretien avec
Frank Cassenti, «Image et son: revue de
cinéma», n. 328, pp. 15-19.
Duby, G.
(1964) Dans la France du Nord-Ouest au
XIIe siècle : les « jeunes » dans la société
aristocratiques. «Annales». n. 19/5, pp. 835-846.
Eginardo
(2014) Vita Karoli, a cura di P.Chiesa, SISMEL /
Ed. del Galluzzo, Firenze.
Kohler, E.
(1968) «Conseil des barons» und «jugements
des barons». Epische Fatalität und Feudalrecht in
altfranzösischen Rolandslied, Winter, Heidelberg.
172
Marx, K.
(1971) Il capitale, Editori Riuniti, Roma.
(1953) Grundrisse der Kritik der politischen
Ökonomie, Dietz, Berlin.
Pasero, N.
(1990) Metamorfosi di Dan Denier, Pratiche,
Parma.
Ramey, L.
(2009) «La geste que Turoldus declinet». History
and authorship in Frank Cassenti’s «Chanson
de Roland», in N. Haydock, E.L. Risden (ed.
by), Holliwood LQWKH+RO\/DQGHVVD\VRQ¿OP
depictions of the crusades and christian-muslim
clashes, Jefferson (North Carolina) McFarland,
pp. 147-160.
Rapisarda, S.
(2013) Would another Roland be possible?
Ganelon’s reasons©/¶LPPDJLQHULÀHVVDª16
n. 22, pp. 171-175.
Segre, C. (edizione critica a cura di)
(1971) La Chanson de Roland, Ricciardi, MilanoNapoli.
Segre, C.
(1996) Introduzione a La Canzone di Orlando,
Rizzoli, Milano, pp. 5-27 [I ed. 1985].
FILMOGRAFIA
La Chanson de Roland di Frank Cassenti
(Francia, 1978).
Tutti i link di questo articolo si intendono
consultati l’ultima volta il 30 giugno 2021.