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Partecipazione politica ed effcienza pubblica

In questo lavoro ci si µe proposti di investigare se una maggiore parteci- pazione politica da parte degli elettori potesse in qualche modo garantire loro una maggiore e±cienza pubblica, inibendo il comportamento oppor- tunistico della classe politica. Si µe assunto, dunque, che lo scopo dei politici, quando si apprestino a riformare il sistema di welfare, rimane quello di massimizzare la propria utilitµa personale, manifestando disponi- bilitµa a passare ad un sistema competitivo solo quando il vantaggio di aver aumentato la qualitµa dei servizi pubblici controbilancia il costo di aver au- mentato le imposte per poter garantire questi miglioramenti. Viceversa il costo della participazione politica µe identicabile soprattutto con un problema di informazione, controllare l'operato pubblico ha dei costi ele- vati. L'idea sviluppata in questa sede per abbattere i costi di monitoring degli elettori µe quella di creare un meccanismo che consenta ai cittadini di discriminare tra c...

XII Riunione scientifica POLITICA FISCALE, FLESSIBILITÀ DEI MERCATI E CRESCITA Pavia, Collegio Ghislieri 6 - 7 ottobre 2000 PARTECIPAZIONE POLITICA ED EFFICIENZA PUBBLICA Pasquale Catanoso Università degli Studi di Catanzaro Carla Scaglioni Università degli Studi di Salerno Società italiana di economia pubblica Dipartimento di economia pubblica e territoriale – Università di Pavia Partecipazione politica ed e±cienza pubblica Pasquale Catanoso Universitµa degli Studi di Catanzaro Carla Scaglioni Universitµa degli Studi di Salerno¤ September 8, 2000 Abstract In questo lavoro ci si µ e proposti di investigare se una maggiore partecipazione politica da parte degli elettori potesse in qualche modo garantire loro una maggiore e±cienza pubblica, inibendo il comportamento opportunistico della classe politica. Si µe assunto, dunque, che lo scopo dei politici, quando si apprestino a riformare il sistema di welfare, rimane quello di massimizzare la propria utilitµ a personale, manifestando disponibilitµ a a passare ad un sistema competitivo solo quando il vantaggio di aver aumentato la qualitµ a dei servizi pubblici controbilancia il costo di aver aumentato le imposte per poter garantire questi miglioramenti. Viceversa il costo della participazione politica µ e identi¯cabile soprattutto con un problema di informazione, controllare l'operato pubblico ha dei costi elevati. L'idea sviluppata in questa sede per abbattere i costi di monitoring degli elettori µ e quella di creare un meccanismo che consenta ai cittadini di discriminare tra classi politiche e±cienti ed ine±cienti. A tal ¯ne ricorriamo ad uno schema che si basa sul modello di privatizzazione alla quasi-market e prevede che il livello della qualitµ a dei beni e servizi pubblici o®erti dipenda dallo sforzo dei managers pubblici, a cui i politici delegano la produzione pubblica e i cui salari, in presenza di competizione, sono agganciati alla produttivitµ a dell'ente quasi-pubblico. La conclusione cui si giunge µ e che, in un modello di questo tipo, dove si suppongono elettori ultrarazionali in grado di discriminare tra classi politiche e±cienti ed inne±cienti, una maggiore partecipazione politica comporterebbe un aumento dell'e±cienza pubblica. ¤ Pur sottolineando l'esclusiva responsabilitµ a dei due autori, si ringraziano in particolare Vincenzo Costa, Assunta Draicchio, Emma Galli e Fernanda Mazzotta per i vari commenti e osservazioni di cui la presente versione del lavoro ha bene¯ciato. Sono graditi commenti e suggerimenti al seguente indirizzo di posta elettronica: cscaglioni@hotmail.com 1 1 Introduzione Uno dei problemi piµ u frequenti, cui vanno incontro i governi quando decidono di riformare parte del sistema sociale, riguarda la scelta di nuove strutture per l'erogazione dei servizi pubblici. Il punto principale, di tale processo, µe rappresentato da come il comportamento opportunistico1 della classe politica in°uenza le modalitµa attraverso cui vengono disegnate le nuove strutture dei servizi sociali riformati, avendo il potere di decidere quando e come riformare, se introdurre il sistema competitivo nell'o®erta o se delegare i diritti di controllo ai managers. Obiettivo del presente lavoro µe valutare una tra le riforme proposte per una piµu e±ciente produzione di beni e servizi pubblici: la cosiddetta privatizzazione a la quasi-market, assegnando perµo anche ai cittadini un ruolo attivo nel processo ¶ appena descritto. Il modello, qui proposto, prevede due schemi di tipo principale-agente, uno che lega cittadini e politici l'altro che lega politici e managers pubblici, caratterizzati dall'introduzione di un ruolo di controllo che cittadini supposti ultrarazionali possono esercitare attraverso una maggiore partecipazione politica, valutando la classe politica scelta, discriminando in base alla qualitµa di servizi e beni pubblici, garantiti, che dipende dallo sforzo dei managers pubblici, a cui i politici delegano la produzione pubblica. Introducendo l'elemento competitivo l'impegno dei managers diventa maggiore, dato il legame della loro retribuzione alla produttivitµa dell'ente quasi-pubblico, provocando un innalzamento della base imponibile e aumentando quindi anche il costo-opportunitµa politico, dal momento che le maggiori imposte rendono meno accativante l'immagine dei politici piµ u e±cienti. E' possibile chiudere questo complesso meccanismo di vincoli ed incentivi, proprio grazie all'introduzione dell'ipotesi di ultrarazionalitµa degli elettori, che premiano le politiche e±cienti, nonostante l'aumento dell'imposizione ¯scale. La conclusione cui si giunge µe che, in un modello di questo tipo, una maggiore partecipazione politica comporterebbe un aumento dell'e±cienza pubblica. Il lavoro µe strutturato come segue: nel secondo paragrafo vengono presentate le premesse teoriche, le caratteristiche di una riforma ¶ a la quasi-market e una breve rassegna della letteratura sul ruolo dell'elettorato nelle teorie politiche. Seguono poi, nel terzo paragrafo, le ipotesi speci¯che del modello proposto. Le conclusioni riportano i risultati principali dell'analisi condotta. 2 Le premesse teoriche 1 L'ipotesi di base di questo tipo di analisi µ e che anche i policy-makers tendano, come tutti gli individui, a massimizzare la propria funzione di utilitµ a, funzione di utilitµ a che in questo caso coincide con il raggiungimento del massimo consenso politico. 2 2.1 Le privatizzazioni di tipo quasi-market Una delle forme possibili di privatizzazione µe rappresentata dall'ipotesi di quasi-market. Essa si caratterizza per due elementi principali (Catanoso, 1999): 1. non µe possibile contrattare sul prodotto ¯nale, cioµe µe impossibile quanti¯care l'esatto valore dei servizi o®erti; 2. i consumatori ¯nali, la classe politica e gli enti erogatori del servizio valutano in modo non necessariamente omogeneo la qualitµa dei servizi pubblici attraverso il bene¯cio ricevuto. In questo modo, si de¯nisce un sistema di mercato con una domanda e un'o®erta per l'erogazione e la produzione di beni e servizi pubblici. A tal ¯ne sono istituiti degli enti deputati alla produzione pubblica che si devono contendere gli stanziamenti messi a disposizione dalle autoritµa locali. Tali stanziamenti provengono dai tributi, ¯nalizzati alla copertura delle spese per i servizi erogati ed imposti in base alle necessitµa dei governi locali. (L'esperienza µe soprattutto britannica). L'aumento del benessere sociale deriva, appunto, dalla possibilitµa per le autoritµa locali di scegliere l'ente piµu e±ciente. L'introduzione del sistema quasi{market nasce, quindi, per correggere le ine±cienze del settore pubblico, incidendo sulla forma del fornitore del servizio e sulle modalitµa della raccolta dei fondi e di ¯nanziamento. Inoltre, garantisce la possibilitµa di trasferire i diritti di controllo dai politici ai managers (facendo cosµi aumentare l'e±cienza), lasciando la proprietµa delle imprese al governo. In particolare, nel modello in questa sede considerato (Catanoso, 1999) si ipotizzano due enti erogatori E 1 e E 2 : in ciascuno per semplicitµa c'µe un solo manager. Esiste un vincolo che riguarda la capacitµa produttiva, cioµe ciascuno dei due enti puµo produrre una sola unitµa per volta del bene o del servizio pubblico. La domanda dei servizi puµo essere pari a due unitµa con probabilitµa p e pari a uno con probabilitµa (1-p). La competizione viene introdotta ponendo la probabilitµa che la domanda per una unitµa di servizi sia pari a (1-p): in questo caso E 1 e E 2 devono, infatti, concorrere per assicurarsi la domanda. Viceversa se la domanda µe pari a 2 unitµa ciascuno riuscirµa ad o®rire e vendere la propria unitµa di servizio prodotto. Il valore dei servizi o®erti ai cittadini µe µi uguale a µ¹ con probabilitµa ¸ e a µ 2 con probabilitµa (1-¸). I managers possono decidere di sforzarsi oppure oziare. Il manager \scansafatiche" µe denotato imponendo l'ozio pari a Oi e quello \lavoratore" con uno sforzo pari a ei. La probabilitµa di ottenere un servizio di livello alto dipende dal grado di impegno dei managers. Il costo dell'ozio µe pari a zero se il manager non viene mai scoperto: c(Oi)=0, mentre i costi dello sforzo sono maggiori di zero c(ei )>0.3 Il costo del trasferimento delle 2 E' da considerarsi come un µsottosegnato 3 L'ipotesi sempli¯catrice del modello risiede nel porre pari a zero la probabilitµ a del manager \ scansafatiche" di essere individuato e quindi di essere licenziato. 3 imposte µe rappresentato da c(T): maggiore µe il costo del servizio, maggiori sono i pro¯tti dei politici. Questo perµo implica un aumento della base imponibile. Il valore totale del servizio erogabile µe de¯nito come la somma dei valori delle o®erte di ciascuno dei due enti: µ i ´ µ1 + µ2 Il valore della produzione ottenibile µe associato ai livelli di sforzo dei managers. Un basso livello dei servizi µe dato da © ª ¹ £ ´ 2 µ¸(O i ) + µ [(1 ¡ ¸(Oi )] ; mentre quello alto © ª ¹ ´ 2 µ¸(e ¹ i) + µ [(1 ¡ ¸(ei )] ; £ Sono ammesse le possibilitµa che, nonostante lo sforzo dei managers, si raggiunga un livello di servizi basso o viceversa il manager, pur non sforzandosi, riesce casualmente a raggiungere un livello di servizi alto. Se i politici possiedono i diritti di controllo riescono ad estrarre l'intera rendita derivante dall'erogazione di un servizio di livello alto viceversa, se hanno scelto di delegare tali diritti agli stessi managers, ne ottengono solo una parte. Nel primo caso la rendita, R, µe R(µ1 + µ2 ) mentre nel secondo ¯ p R(µ 1 + µ2 ) dove ¯ p µe la frazione di R attribuita ai politici. Introducendo la competizione nell'o®erta, di fatto, viene creata una struttura intermedia, un'agenzia che impedisce ai politici di contrattare direttamente con i managers o di licenziarli. Se Up rappresenta l'utilitµa del politico, il gioco competitivo puµo essere rappresentato da: Up = R(µ1 + µ2 ) ¡ c(T ) quando sono i politici a poter controllare; Up = ¯p R(µ1 + µ 2 ) ¡ c(T ) quando, invece, sono gli stessi managers ad avere tale diritto e dove Up rappresenta appunto la funzione di utilitµa del politico, R(µ1 +µ2 ) la rendita derivante dal servizio erogato, mentre c(T) il costo dei trasferimenti, provenienti dall'aumento della base imponibile. L'utilitµa del manager, invece, µe pari a 4 Um = V (µi) + wi ¡ c(Oi ) se non compie alcuno sforzo e possiede i diritti di controllo, Um = V (µi) + wi ¡ c(ei) se si sforza e puµo controllare. E' invece pari a Um = °m V (µi ) + w i ¡ c(O i) se i diritti di controllo sono attribuiti al politico e non compie sforzo Um = °m V (µi ) + w i ¡ c(e i) se, invece, pur non possedendo i diritti, si impegna. Chiaramente Um [V(µ i)]>Um [°m V(µi )], cioµe l'utilitµa in assenza di controllo µe inferiore rispetto a quella che si avrebbe se il manager avesse tali diritti: infatti, nel caso che non possieda i diritti di controllo, ottiene solo un vantaggio parziale pari a °m , in analogia con quanto visto in precedenza per il politico. 2.2 Una breve rassegna del ruolo dell'elettorato nelle teorie politiche L'attenzione riscontrata in letteratura sugli stimoli che in°uenzano il comportamento degli elettori deriva da una precisa valutazione della condotta dei politici: si assume che i partiti politici adottino un comportamento opportunistico, cioµe mirino alla rielezione. Diventa, dunque, rilevante capire come vengono percepite dagli elettori le scelte politiche compiute dalla rappresentanza politica: se siano piµ u o meno consapevoli di tale atteggiamento opportunistico dei partiti politici, quindi se l'elettore µe razionale o meno quando sceglie tra l'una o l'altra formazione politica. In letteratura, il comportamento degli elettori viene generalmente ricondotto a due teorie principali: quella del voto di appartenenza (Campbell, Converse, Miller e Stokes, 1960; La Palombara e Sprea¯co, 1963; Pizzorno, 1993) e quella del voto razionale (Downs, 1957; Odershook, 1986; Kramer, 1971; Fiorina 1978; Suzuki, 1991; Alesina, Londregan e Rosenthal, 1993; Kirchgassner, 1985) 4 . Ne consegue che l'elettore puµo essere considerato: 1) Identi¯cato: se forma le proprie azioni con riferimento al gruppo o partito a cui appartiene. 2) Razionale: se formula le sue aspettative su costi e bene¯ci futuri in modo adattivo, considerando quanto µe avvenuto in passato (backward looking). 3)Ultrarazionale: 4 La prima appartiene alla sfera della scienza della politica e considera l'elettore un homo sociologicus, che agisce in base a sentimenti di appartenenza ad un dato gruppo di riferimento, ad una sub-cultura. La seconda, invece, µ e tipica della concezione dell'arena politica come mercato e considera l'elettore un homo economicus, che agisce in base al calcolo economico, in base cioµ e ad una analisi del tipo costi-bene¯ci. Gli elettori formulano le proprie scelte in base al giudizio che si formano sulle condizioni economiche proprie e generali 5 se, conoscendo perfettamente i processi decisionali del sistema economico, forma le proprie aspettative in mo do razionale, cioµe in modo prospettico (forward looking). Entrambe le teorie mostrano alcuni limiti. La critica principale, mossa a quella dell'identi¯cazione µe di risultare incapace di dar conto del frequente mutamento delle preferenze espresse dagli elettori5 . Invece, il limite della teoria razionale µe stato ravvisato nell'incapacitµa da parte dell'elettore razionale di reperire le informazioni di cui necessita per poter e®ettuare le proprie valutazioni.6 La realtµa evidenzia un comportamento che apparentemente non conferma le ipotesi della teoria razionale. Di fatto, ad una prima osservazione gli elettori non sembrano mostrare scelte basate su un tipo di analisi costi-bene¯ci. Una parte della teoria giusti¯ca questo atteggiamento introducendo due ipotesi: la miopia elettorale e la memoria evanescente. Questi sono i due limiti cui va incontro l'elettore razionale quando formula le proprie aspettative. Nel caso della miopia si presume che l'elettore abbia un orizzonte temporale limitato e quindi che non riesca a valutare gli e®etti futuri di una determinata politica economica. Gli elettori diventerebbero manipolabili proprio perch¶e riescono a percepire solo gli e®etti positivi immediati della politica posta in essere, senza perµo riuscire a valutarne gli aspetti negativi futuri. Nel caso della memoria evanescente, invece, l'elettore non prende in considerazione ciµo che µe accaduto in passato: formula la propria scelta elettorale valutando solo la situazione presente. Di avviso contrario µe, invece, quella parte della letteratura che considera l'elettore come ultrarazionale. In questo caso, l'atteggiamento \incoerente" osservabile sarebbe da ravvisarsi nella mancanza da parte di quest'ultimo di una corretta informazione (Rogo® e Sibert, 1988). L'ipotesi di base µe che gli elettori, se perfettamente informati siano in grado di formare delle aspettative razionali, il ciclo elettorale, quindi, non puµo piµu darsi perch¶e il politico che cerca di manovrare a proprio vantaggio verrebbe inesorabilmente punito.7 La manipolabilitµa si realizza dunque perch¶e l'elettore sorpreso o male informato tende a comportarsi comunque in modo incoerente rispetto ad una scelta basata sul calcolo razionale. Una sintesi plausibile del rapporto tra politiche e®etti e consenso elettorale 5 Sottoponendo la teoria a veri¯ca empirica, si µ e riscontrata in tre paesi diversi una forte instabilitµ a dell'elettorato. In Inghilterra tra il 1969 e il 1980 i due terzi dei votanti hanno cambiato la propria preferenza elettorale (Himmelweit, 1984); in Francia una forte instabilitµ a si µ e registrata tra il 1981 e il 1984 (Grunmberg, 1985); in Italia le elezioni del 1994 sembrano rivelare una vera e propria rottura con le vecchie identitµ a (Santagata, 1995). 6 \L'elettore razionale µ e sovente poco e male informato. Poco perch¶ e l'informazione costa e gli impieghi alternativi del proprio reddito sono quasi per tutti piµ u allettanti; male perch¶e, come confermano le ricerche empiriche, la distanza tra intenzione e percezione soggettiva di un messaggio µ e enorme. Se si aggiungono le di±coltµ a connesse alla valutazione di scelte che producono i loro e®etti, positivi e negativi, nel futuro, si deve ammettere che la pratica razionale si di®onde a passi lenti" (Santagata, 1995, p.29). 7 \ La teoria svuota di senso qualsiasi politica monetaria o di spesa pubblica e lascia spazio alle sole politiche che sfruttano un'asimmetria di informazioni a sfavore dell'elettorato" (Santagata, 1995, p.35). 6 sembra averla fornita Santagata (1995, p.99). Secondo questo autore, infatti, \i partiti politici agiscono in senso ideologico e lavorano per attuare le politiche che realizzano i punti essenziali del loro programma. Ma per realizzare le loro proposte devono vincere le elezioni. Il vincolo della rielezione e la ricerca del massimo consenso induce a comportamenti opportunisti e razionali nella fase pre-elettorale, soprattutto rispetto all'impiego di strumenti ¯scali e monetari di controllo dell'economia. Gli elettori sono ben informati su questioni di cui hanno diretta esperienza come le politiche redistributive particolaristiche, ma appaiono manipolabili rispetto a politiche di portata generale o a contesti di informazione asimmetrica" . Ne consegue che, nei modelli politici, il ruolo svolto dall'elettorato attivo si riduce a stabilire se l'elettorato sia a®etto o meno da illusione ¯scale. L'idea, che si intende sviluppare in questa sede e che sarµa approfondita nel paragrafo seguente, µe viceversa relativa alla possibilitµa di de¯nire, sul piano teorico, dei meccanismi, che consentano ai cittadini di discriminare tra classi politiche e±cienti e ine±cienti 3 Il modello In questo lavoro si adattano alle caratteristiche peculiari del mercato politico, alcune delle analisi condotte nel mercato del lavoro dai cosiddetti modelli di jobsearch, che utilizzano l'approccio tipico dell'asimmetria informativa. Si de¯nisce, cosµi, un modello triangolare con due schemi di tipo principaleagente. Il primo lega i cittadini alla classe politica e il secondo quest'ultima ai managers pubblici che sono chiamati a produrre i beni e servizi pubblici desiderati e dove un ruolo cruciale ha il potere di monitoraggio che ciascun attore del modello puµo esercitare sull'altro: i cittadini controllano i politici e i politici controllano i managers. Nel modello il mercato politico, come quello del lavoro descritto nei modelli di search, µe caratterizzato da informazione imperfetta. Le informazioni che mancano agli elettori8 sono relative al comportamento che assumeranno i politici rispetto alle decisioni di spesa. La classe politica, in un sistema democratico, dovrebbe essere scelta in base alla capacitµa di assicurare l'e±cienza dei beni e servizi pubblici che o®re, per la cui produzione le spese sono previste, e alla qualitµa delle leggi che promulga. Al momento delle elezioni gli elettori non sanno che tipo di comportamento assumeranno i politici, se assicureranno o meno una gestione e±ciente. Il costo dell'informazione in questo caso µe molto alto perch¶e: 1. gli elettori non hanno facilitµa di comprensione dei meccanismi decisionali dell'allocazione delle risorse disponibili. 2. gli elettori non sanno se i candidati hanno le competenze speci¯che per poter garantire l'e±cienza attesa. 8 Che quindi possono essere considerati ultrarazionali secondo la de¯nizione data in precedenza. 7 3. gli elettori non sanno se i politici adotteranno una condotta opportunistica Tutto ciµo fa alzare notevolmente i costi della partecipazione politica. Vi µe una forte in°uenza sull'incertezza di queste variabili. La presenza di grandezze non note in modo preciso, (come nel mercato del lavoro), ma rappresentate da variabili casuali, determina la necessitµa di assumere informazioni accurate per conoscere le distribuzioni stocastiche di dette grandezze e ciµo naturalmente ne aumenta i costi. Si µe dunque pensato di de¯nire un meccanismo di ricerca in base al quale i cittadini possano discriminare tra classi politiche piµu o meno e±cienti, in modo da ovviare ai problemi di asimmetria informativa visti in precedenza, analogamente a quanto avviene nel mercato del lavoro, dove i datori e lavoratori sono chiamati a decidere se accettare o ri¯utare le proposte che gli vengono fatte, sulla base di un'optimal stopping rule. Per il mercato politico si µe ritenuto di adottare un criterio sequenziale, ossia basato su un livello di e±cienza attesa oggettivo plausibile9 . E' sembrato, infatti, verosimile pensare che l'elettore possa avere in mente un certo livello di e±cienza dei servizi pubblici che i politici dovrebbero garantire. La produttivitµa marginale puµo essere misurata in termini di e±cienza della P.A. e di capacitµa di legiferare. Formalmente: Z µn ei (µ± ¡ µe )F (µ)dµ = c µe dove µ± µe l'e±cienza o®erta, mentre µ e µe quella attesa; F(µ) rappresenta la distribuzione media di probabilitµa nota sulla base della propria utilitµa rispetto a quanto ogni elettore ricava dall'utenza di determinati beni e servizi; c, in¯ne, µe il valore che consente di veri¯care se l'e±cienza o®erta µe in grado di soddisfare le aspettative dei cittadini. Di fatto, questo rappresenta il vincolo di razionalitµa degli elettori ed anche il loro meccanismo di monitoraggio. Infatti, la regola decisionale si ottiene confrontando µ ± e µe : se µ± > µ e allora i cittadini sono disposti a rieleggere la classe politica che ha promosso le riforme piµu e±cienti, anche se questo rappresenta un costo in termini di maggiore pressione ¯scale; viceversa se µ± 6 µe gli elettori eserciteranno la loro partecipazione politica, non concedendo il proprio consenso elettorale alla classe politica ine±ciente. In questo modo, si µe voluto individuare un criterio obiettivo, che orienti il comportamento degli elettori. Gli elettori sono portati a confrontare continuamente il livello di e±cienza o®erta con un valore di riserva che hanno in mente. Il punto µe che la produttivitµa e®ettiva rispetto a quella attesa, risulta essere sempre inferiore provocando nel tempo lo scoraggiamento degli elettori, perchµe non si sentono rappresentati, determinando la diminuzione della partecipazione politica e un aumento della libertµa decisionale politica, le cui conseguenze principali sono un indebolimento del nesso voto/consenso e il venir meno del principio 9 Dal momento che per beni e servizi pubblici esistono curve di pseudo-domanda e che si pone il problema, quindi, dell'aggregazione delle curve di utilitµ a. 8 regolatore del mercato politico 10 . Di qui la necessitµa di de¯nire un valore di µ e, oggettivo plausibile e il ricorso al modello di quasi-market. Di fatto, si propone di far coicidere l'utilitµa attesa con il valore totale del servizio erogabile, de¯nito come la somma dei valori delle o®erte di ciascuno degli enti, disegnati come nell'ipotesi di quasi-market: µe ´ µ i Per semplicitµa , anche in questo caso si considerano solo due enti e ciascun ente puµo fornire un dato livello di e±cienza µ1 e µ2 . Come nel modello di base, il consumatore-utente puµo aver bisogno di due unitµa del servizio con probabilitµa p, o di una unitµa con probabilitµa (1 { p). Se assumiamo un vincolo alla capacitµa produttiva, di fatto consideriamo certa la probabilitµa p, ossia che il compratore abbia bisogno di due unitµa prodotte e che quindi sia assente la competizione tra gli enti. Ciascuno puµo vendere il proprio prodotto e ottenere un pro¯tto pari a 12 µ i. Negli altri casi, cioµe quando sono i compratori a volere solo una unitµa di prodotto, evento con probabilitµa pari a (1 { p), ci si trova in uno scenario competitivo. Se ci fosse perfetta informazione l'acquirente potrebbe scegliere il servizio di ¹ Nell'ipotesi piµ valore maggiore cioµe pari a µ. u semplice che non ci sia di®erenza di qualitµa , cioµe µ¹ = µ, gli enti che competono fra loro avranno pro¯tto nullo e tutto il surplus andrµa all'acquirente. Se, viceversa, si assume un'ipotesi piµ u realistica in cui appunto ci sono due o®erenti e soprattutto di®erenziazione nel livello dei servizi, quindi con µ¹ 6= µ, ceteris paribus, l'ente che produce il livello alto vince la competizione, l'acquirente ottiene il surplus dell'ente che perde, mentre ¹ µ. Formalmente possiamo il vincitore quello proveniente dalla di®erenza µde¯nire µi come: Z¹µ Ze¹ Y P P µi = max f (L i; Lj ) = (ei; eJ ) = µ = P Zµ¹ Ze¹ µ e ¹ e ¹ © £ ¡ ¢¤ ª p ¸(ei ; e Ji ) µ¹ + (1 ¡ p)¸(ei; ej ) [1 ¡ ¸ (ei ; e j )] (µ¹ ¡ µ) dµde La produzione aggregata e quindi il livello di e±cienza ad esso associata µe funzione della o®erta di lavoro, dei due managers (Li ; Lj ) e dello sforzo che essi compiono (ei ; eJ ). Si assume che i managers siano identici tra loro, cioµe che ei = e J e che ciascuno di loro presti una unitµa di lavoro e®ettivo, se non µe uno \scansafatiche", in caso contrario il suo contributo µe nullo, per cui 06 e 6 1. Gli enti, che erogano i beni e servizi pubblici, concorrono o®rendo salari a±nchµe Q0 lavoratori non eludano il proprio impegno lavorativo: ossia (ei; eJ ) ¸ e, dove e rappresenta il valore, per ciascun manager proveniente dalla disutilitµa 10 Questo si osserva nella diminuzione dell'a²uenza alle urne, dalla brevitµ a dei governi, dalla mancanza di autodeterminazione degli elettori. 9 di compiere lo sforzo massimo, espresso nelle stesse unitµa del salario reale, dal momento che c(1) = e: Il problema µe quindi far si che il manager compia uno sforzo tale da assicurare al proprio ente la vittoria. Come nel modello di base, occorre, dunque, agganciare il salario del manager alla produttivitµa dell'ente. Ciµo si ottiene, in primo luogo, trasferendo i diritti di controllo al manager, il quale puµo decidere sul proprio salario e puµo essere considerato come creditore di ultima istanza, ma soprattutto occorre rimuovere l'ipotesi sempli¯catrice che la probabilitµa di essere scoperti ad oziare sia pari a zero. Si passa dunque ad una dimensione dinamica del problema. Il programma di ottimizzazione diventa ora: Z1 Zµ¹ Z¹e · ¡ rt¯[u (µje)] ¸ e + e ¡rt[w(1¡ T ) ] ¡ e ¡rt[c(e)] Vt (µ tjet ) = M ax dtdµde ¹ ] ¡est[u(e)] + e sdt[u( w) + e¡snt[wm ] 0 µ e ¹ Questa equazione rappresenta il valore massimo di e±cienza attesa (scontata al tempo t) che ciascun elettore ottiene dalla sequenza ottimale della produzione condizionata al livello di sforzo compiuto dai managers. L'e±cienza ottimale dipende, quindi, dal comportamento del manager, condizionamente al programma di ottimizzazione della classe politica. E' noto dal paragrafo precedente che il vincolo di razionalitµa dei politici µe rappresentato dalla rielezione; quindi daranno vita a riforme e±cienti, solo quando il vantaggio di aver aumentato la qualitµa dei servizi pubblici controbilancia il costo di aver aumentato le imposte per poter garantire questi miglioramenti11 . In sostanza, il costo-opportunitµa politico µe dato proprio dall'aumento dell'aliquota ¯scale che rende meno accattivante l'immagine del politico che promuove le riforme e±cienti, ma piµu costose e, di fatto, rappresenta il vincolo che lega elettorato attivo e passivo. Formalmente, analogamente a quanto accade nel modello di base: Up = M ax 8 < : ¯p Zµ¹ Z ¹e µ e ¹ [R P µ i (e i; ej ) ¡ P T (wjei; ej )] dµde 9 = ; dove Up rappresenta appunto la funzione di utilitµa del politico, ¯ p R(µi) la rendita derivante dal servizio erogato tenendo conto che la proprietµa dei diritti di controllo µe delegata ai managers, mentre c(T) il costo dei trasferimenti µe pari P in questo caso a T (wjei ; e j ), proveniente dall'aumento della base imponibile. Tale vincolo µe rappresentato nell'equazione precedente da e ¡rt¯ [u(µj e)], la rendita dei politici, coincidente con quella dei managers visto che deriva dalla stessa produzione dei beni e servizi, e e¡rt[w(1¡T )] , il costo derivante dall'aumento dell'aliquota ¯scale per i managers. 11 Nel mercato politico i costi della ricerca di maggiore e±cienza si possono scaricare tramite contrattazione e accettazione della pressione ¯scale implicita ed esplicita per coprire la spesa che viene trasformata in beni e servizi pubblici. 10 Si µe ipotizzato che il manager possa decidere il livello di sforzo che vuole impiegare. Se decide di oziare, allora incorre in una determinata possibilitµa di essere scoperto e rimosso pari a ¡est[u(e )], dove s rappresenta l'hazard rate di essere scoperto al tempo t e quindi di reimmettersi nel mercato del lavoro ¹ politico con una probabilitµa pari e sdt[u (w)] , ossia la probabilitµa di essere scoperto e di diventare disoccupato, moltiplicata per il sussidio di disoccupazione, posto pari w. ¹ Ciascuno dei due enti, infatti, trova ottimale allontanare i managers \scansafatiche", perchµe se si limitassero solo ad ammonimenti o ad abbassamenti dei salari, il vincolo non risulterebbe abbastanza stringente e perderebbero la competizione per i fondi pubblici12 . In questo caso, il costo di essere scoperto e rimosso µe decisamente maggiore che nel caso di un mercato del lavoro tradizionale. Questo a causa della normative piµu severe in materia, ma soprattutto per la natura stessa del tipo di produzione di beni e servizi trattati13 . Di conseguenza, il mercato del lavoro si retringe ad impieghi sempre nella pubblica amministrazione14 , subordinatamente al veri¯carsi di altri eventi, primo fra tutti l'appartenenza a determinate cordate politiche o la vicinanza a determinati gruppi di pressione. Tale possibilitµa µe espressa in e¡ snt[w m ], ossia la probabilitµa di esssere scoperto s, moltiplicata per la probabilitµa di trovare un altro lavoro, che garantisca un salario pari a w m , cioµe il salario che ciascun manager otterebbe da impieghi alternativi che, date le considerazioni fatte in precedenza in merito alla di±coltµa di un rimpiego del manager stesso, si puµo considerare pari a w 15 . Il costo di compiere lo sforzo, invece, µe pari a ¡e¡rt [c(e) ]. Il programma di ottimizzazione comporta quindi un confronto tra l'utilitµa di essere uno \scansafatiche" e quella di impegnarsi. Risolvendo l'equazione precedente, si ottiene: r¯Us = (1 ¡ s)w + s(1 ¡ U d )wm + sUd w¹ ossia ¯U s l'utilitµa del manager scansafatiche µe uguale a (1 ¡ s)w, la probabilitµa di non essere scoperto e di continuare a percepire il salario w, piµu s(1 ¡ U d )wm la probabilitµa di essere scoperto s, per la probabilitµa di trovare un altro lavoro n de¯nita come (1 ¡ Ud ), in cui U d indica il tasso di disoccupazione, tutto moltiplicato per w m , piµu, in¯ne, la probabilitµa di essere scoperto s e di diventare disoccupato Ud 16 moltiplicata per il sussidio di disoccupazione w. ¹ Viceversa, l'utilitµa del manager lavoratore µe pari a 12 Infatti, nonostante il diritto di controllo sia delegato ai managers, µ e sempre possibile che pur non impegnandosi essi riescano ad ottenere una produzione e±ciente e quindi ad aggiudicarsi i ¯nanziamenti. 13 E' piµ u facile che un manager privato sia chiamato a dirigere una struttura pubblica che il contrario. 14 Si assiste cosµi al cosiddetto fenomeno del reciclaggio. 15 In questo caso, il manager non potrebbe piµ u decidere del proprio salario e i diritti di controllo tornerebbero ai politici. 16 Se n = (1 ¡ U ), allora (1 ¡ n)=U . d d 11 r¯UL = w(1 ¡ T ) ¡ e cioµe, al salario percepito w meno l'aliquota ¯scale wT , derivante dalla produzione e±ciente e la disutilitµa dello sforzo compiuto. Per vincolare il manager a non oziare µe necessario che l'utilitµa derivante dal non essere scansafatiche superi l'utilitµa che otterebbe comportandosi da \scansafatiche", si deve dunque avere w(1 ¡ T ) ¡ e > (1 ¡ s)w + s(1 ¡ Ud )wm + sUd w¹ da cui sempli¯cando, si ottiene w(1 ¡ T ¡ 1 + s ¡ s + sUd ) > e + sUd w¹ ossia risolvendo per il salario minimo compatibile, a±nche' i managers non ozino: w> e + sUd w ¹ sUd ¡ T Tale disuguaglianza suggerisce alcune considerazioni: e 1. se c'µe perfetto controllo sUd = 1, allora w > 1¡T , in questo caso se lo sforzo µe massimo, cioµe e = 1, allora sarµa anche uguale all'aliquota ¯scale wT = 1; 2. se il controllo µe nullo sUd = 0, allora w > ¡ Te ; 3. se ci si trova, invece, in una situazione intermedia, l'ipotesi piµu realistica, in cui sUd assume un valore intermedio allora occorrerµa ipotizzare aliquote ¯scali che non eludano il vincolo precedente e non disincentivino i managers a comportarsi in modo e±ciente. L'equilibrio di mercato si ottiene considerando l'utilitµa attesa del manager disoccupato, che analogamente ai casi precedenti puµo essere scritta come: r¯Ud = w¹ + n(UL ¡ Ud ) Risolvendo per Ud e sostituendo UL con l'equazione trovata in precedenza so ottiene un valore di Ud che se sostituito nella condizione di non elusione ci consente di ottenere una seconda disuguaglianza w> e (n + s) [s ¡ T (n + s)] 12 In questo modo si de¯nisce il salario di equilibrio, che indica come esso dipenda dalla probabilitµa di essere scoperti e rimanere disoccupati, dallo sforzo e dall'aliquota ¯scale. Tale salario permette agli elettori di determinare, dati i parametri noti a costi decisamente inferiori, rispetto a quelli iniziali, il valore massimo di e±cienza attesa, derivante dalla sequenza ottimale della produzione condizionata al livello di sforzo compiuto dai managers 17 . Ne consegue che sono in grado di determinare un µ e associato a ciascun salario di e±cienza, date le capacitµa di controllo presenti nel sistema e il livello di pressione ¯scale. 4 Conclusioni In questo lavoro ci µe proposti di investigare se una maggiore partecipazione politica da parte degli elettori potesse in qualche modo garantirgli una maggiore e±cienza pubblica, inibendo il comportamento opportunistico della classe politica. si µe assunto, dunque, che lo scopo dei politici, quando si apprestino a riformare il sistema di welfare, rimane quello di massimizzare la propria utilitµa personale, manifestando disponibilitµa a passare ad un sistema competitivo solo quando il vantaggio di aver aumentato la qualitµa dei servizi pubblici controbilancia il costo di aver aumentato le imposte per poter garantire questi miglioramenti. Viceversa il costo della participazione politica µe identi¯cabile soprattutto con un problema di informazione, controllare l'operato pubblico ha dei costi elevati. L'idea sviluppata in questa sede per abbattere tali costi µe quello di creare un meccanismo che consenta ai cittadini di discriminare tra classi politiche e±cienti ed ine±cienti. Si µe giunti alla conclusione che una valida soluzione proviene dalle riforme alla quasi-market, che creano un sistema competitivo tale da consentire di identi¯care un salario di e±cienza, dipendente da parametri decisamente piµu accessibili in termini di informazione, di quanto non consenta un sistema di produzione pubblica tradizionale. Ne consegue che se si suppongono elettori ultrarazionali in grado di discriminare tra classi politiche e±cienti ed inne±cienti, una maggiore partecipazione politica comporterebbe un aumento dell'e±cienza pubblica. References [1] ADES, A. (1995) Economic Development with Endogenous Political Partecipation. 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