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STUDI IN ONORE DI STEFANO VASSALLO Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Palermo Sezione per i Beni Archeologici STUDI IN ONORE DI STEFANO VASSALLO a cur a di Mon i ca Chi ov ar o e R i cca r do Sa pi a Regione Siciliana Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Palermo 2020 ! Soprintendenza!per!i!Beni!Culturali!e!Ambientali!di!Palermo! Unità!Operativa!4!:!Sezione!per!i!Beni!Archeologici! Via!G.!Garibaldi!n.!41!:!90133!Palermo sopripa.uo4@regione.sicilia.it!! ! progetto!grafico!e!impaginazione! Riccardo!Sapia! ! ! ! Il!volume!degli!“Studi!in!onore!di!Stefano!Vassallo”!è!un!insieme!di!saggi,!per!lo!più!archeologici,!raccolti!e!dedicati!all’ex!Direttore! della!Sezione!Archeologica!della!Soprintendenza!di!Palermo,!Stefano!Vassallo,!e!intendono!implementare!la!già!cospicua!raccolta!di! articoli! scientifici! già! pubblicati.! 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In!copertina:!Montagna!dei!Cavalli,!la!cavea!del!teatro!vista!dall’alto.!Sullo!sfondo,!Prizzi! 4 Indice 6 Premesse I – Il territorio siciliano 12 Il tema della punizione divina in un’epigrafe del museo archeologico di Palermo Antonietta Brugnone 18 Di un haruspex lilibetano Rossana De Simone 21 Tubuli e laterizi cavi nell’architettura storica Giovanni Fatta 30 Un incendio nel Tempio R di Selinunte in età tardo arcaica Clemente Marconi 35 Agrigento arcaica, nuovi dati dalle recenti ricerche nell'area centrale Maria Concetta Parello, Michele Scalici, Claudia Cappuccino 45 Modellini di capanna/sacello nella Sicilia occidentale Francesca Spatafora II – Il territorio di Palermo 55 La conservazione del grano a lungo temine nella Sicilia medievale: il granaio della Gurfa di Alia tra esigenze militari e commercio d’oltremare Lucia Arcifa 64 Alcuni esempi di insediamento e frequentazione nel Palermitano nell'Età del Bronzo Giuseppina Battaglia 77 Recenti scavi e ricerche a Terravecchia di Cuti Aurelio Burgio, Antonio Di Maggio 86 Restituzioni e consegne di beni archeologici alla Soprintendenza per i Beni Culturali di Palermo Rosa Maria Cucco 90 L’insediamento medievale di Terravecchia di Caltavuturo: la storia della ricerca archeologica e la documentazione numismatica Rosa Maria Cucco – Alfonso Mammato 99 Una tabella defixionis da Solunto Laura Di Leonardo 105 La paleobiologia degli esemplari di S. Maria di Campogrosso ad Altavilla Milicia – Palermo Rosaria Di Salvo 110 Stefano Vassallo: un uomo e non solo un archeologo Roberto Graditi 114 A proposito del Ginnasio di Solunto Caterina Greco 120 Terravecchia di Caltavuturo: indagini archeologiche 2017-2019 Filippo Iannì 127 Urbanistica e infrastrutture di Kephaloidion (Cefalù). Una prima messa a punto Amedeo Tullio III – La città di Himera 134 Prime osservazioni sulla produzione di anfore greco-occidentali in alcune città della Sicilia: il contributo degli scavi di Himera Babette Bechtold 143 Anfore panatenaiche dalle necropoli di Himera Monica Chiovaro 150 Le incinerazioni a Himera. Una nota di approfondimento Matteo Valentino 157 Sepolture bisome dalle necropoli della colonia greca di Himera: interpretazione e analisi demografica Serena Viva, Norma Lonoce, Pier Francesco Fabbri III – La città di Palermo 166 Palermo, Piazza Indipendenza: pozzi per l’approvvigionamento idrico, indizi per la topografia della città medievale Carla Aleo Nero 173 Frammenti di ceramica a lustro policromo (Iraq, IX-X secolo) da un saggio in Piazza Magione a Palermo. Dati archeologici e archeometrici Alessandra Bagnera, Claudio Capelli, Roberto Cabella 181 L'Uscibene, attività di tutela e restauri della Soprintendenza Lina Bellanca 191 Testimonianze di età islamica nella Palermo medievale: brevi annotazioni Valeria Brunazzi 196 Per una storia dell’archeologia medievale nella città di Palermo e nella sua provincia (19722019) Franco D’Angelo 204 Testimonianze di antiche pavimentazioni a Palazzo Ajutamicristo Maria Reginella 209 Note topografiche preliminari sulle attività di sorveglianza archeologica durante gli scavi urbani della Open Fiber a Palermo (2017-2020) Laura Riolo 213 Le torri d’acqua, urbane e rurali del palermitano Pietro Todaro 219 Nuove testimonianze archeologiche lungo la fascia costiera di Palermo: il pozzo dell'Arsenale e i Bastioni a mare Paola Vaccarello, Giuseppina Battaglia IV - Dediche 229 A Stefano Vassallo Lucina Gandolfo 230 Un signore archeologo Giovanni Mannino 231 Didascalie DI UN HARUSPEX LILIBETANO ROSSANA DE SIMONE1 A fragment of a painted funerary aedicula found in Lilybaeum (Marsala) (N.I. 24363) has a short epigraph painted in Latin characters, already known for some time. An iconographic rereading of the monument and a hypothesis of textual integration of the inscription is presented here. Keywords: Lilybaeum. Haruspex. Latin Epigraphy. Funerary painted Aediculae. Su un frammento di edicola funeraria conservato a Marsala presso il Museo archeologico Baglio Anselmi (N.I. 24363), rinvenuto nel 1974 nel corso delle indagini archeologiche condotte nella necropoli di via del Fante in proprietà Rallo, si individuano le ultime quattro lettere di una iscrizione mutila dipinta in caratteri latini apicati: si legge agevolmente ]SPEX, cui segue a destra un segno di difficile interpretazione, non necessariamente da intendere quale tratto divisorio (fig. 1)2. La frammentarietà del reperto, verisimilmente da ascrivere al gruppo delle edicole funerarie dipinte note come “edicole Salinas” rinvenute in un luogo mai identificato della vasta area cimiteriale lilibetana3, non consente di stabilire l’originario inquadramento architettonico della stele, anche se sembra verosimile possa essere pertinente alla parte inferiore di Fig. 1 Stele funeraria con iscrizione latina da Lilibeo. Museo Archeologico uno stipite laterale. Il reperto è Regionale “Baglio Anselmi”, Marsala stato datato al I sec. a.C.4 L’immagine raffigurata sembrerebbe inquadrarsi nell’ambito dell’usuale scena del banchetto funebre, riproposta con poche varianti nel repertorio iconografico funerario lilibetano, disposta sulla parete di fondo dell’edicola, in cui compare il defunto sdraiato, in una rappresentazione eroizzata evocata anche nelle iscrizioni dipinte: è stata riconosciuta una evidente ricezione di schemi iconografici tardo-ellenistici, ben noti anche nella Sicilia orientale, cui si accompagna la presenza di simboli aniconici propri del repertorio figurativo di tradizione punica quali il “segno di Tanit” e il crescente lunare, riportati sul frontone o sulle colonnette delle edicole5. Nel frammento superstite, decorato con un ramo d’olivo dipinto in rosso e in verde, motivo che trova confronti anche su altre stele del medesimo gruppo (N.I. 1069 e 1070)6, si riconosce la figura parzialmente conservata di un giovane servitore e in alto la parte inferiore del piede di una kline: i servitori, un fanciullo e un’ancella, costituiscono figure accessorie generalmente posizionate in corrispondenza di una delle pareti !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1 rossanadesimone@libero.it FAMÀ 1984, pp. 82-84, tavv. 45-46. VENTO 2000, pp. 82-84, tavv. 45-46. PORTALE 2010, p. 68, nota 2. Da ultimi VENTO 2000, PORTALE 2010, PORTALE 2012 con ampia bibliografia precedente. Si aggiungano una stele frammentaria dalla Collezione Struppa oggi conservata presso il Museo Civico ubicato all’interno del Complesso Monumentale San Pietro a Marsala (DE SIMONE 2008, pp. 62-63, fig. 3) e un esemplare proveniente da un recupero fortuito all’interno di una discarica abusiva dietro il Macello comunale (BECHTOLD 1999, pp. 5051, fig. 43). 4 GIGLIO 1997, p. 81, fig. 38. 5 PORTALE 2012, passim. Interessante tale ricezione anche in ambiente punico nordafricano, come ad esempio su una stele da Sicca Veneria per la quale cfr. D’ANDREA 2012. 6 VENTO 2000, p. 82. 2 3 interne e solo occasionalmente in basso nella scena principale, a destra della trapeza7. Accanto al fanciullo, che tiene in mano un attingitoio, sempre vestito di corta tunica, è generalmente collocata un’anfora vinaria. Le lettere sono redatte in grafia accurata in vernice rossastra. Inusuale appare la posizione dell'iscrizione oggetto di queste note al di sotto della kline, ove si confrontino i brevi testi presenti sulle edicole funerarie del medesimo gruppo, disposti invece in posizione centrale o al disopra della scena figurata, in una ordinatio che rivela l’apposizione del testo scritto solo a seguito della completa definizione dell’apparato decorativo del monumento. Il breve testo qui indagato difficilmente potrà essere interpretato altro dal termine [haru]spex, di cui si registrano nel repertorio epigrafico latino diverse varianti; per completare l’elenco delle possibili integrazioni si ricordino i rari avispex (CIL XI 5824 ), avium inspex (CIL II 5078=ILS 4960) cui si aggiungano auspex ed extispex, quest’ultimo non attestato in epigrafia8. In Sicilia il termine è noto dall’epigrafe CIL X, 7355 rinvenuta a Termini Imerese e ivi conservata presso il Museo Civico9. I caratteri superstiti sembrano occupare la parte finale della riga di una iscrizione della quale non siamo in grado di ipotizzare l’originaria disposizione: non può infatti essere esclusa la possibilità che il testo originario prevedesse una seconda riga, più breve, redatta nel settore del campo epigrafico andato perduto. Sulla base del confronto con i testi presenti sulle altre edicole funerarie haru]spex dovrebbe seguire l’indicazione del nome del defunto e rientrerebbe pienamente nella formula onomastica ove interpretato quale cognomen, ipotesi pur plausibile nonostante la rarità delle attestazioni10. Il segno collocato al termine della riga non sembra da interpretare quale tratto divisorio, come sopra già accennato, non solo poiché in genere i tratti separatori risultano redatti in dimensioni minori o uguali a quelle delle lettere ma anche in considerazione della disposizione segni alfabetici: si nota infatti come il redattore sia stato costretto a ridurre lo spazio tra E e X, con ogni evidenza obbligato dalla presenza del tratto già dipinto in precedenza. Il segno è costituito da un apice superiore obliquo a destra che sormonta un semicerchio volto a destra e non è improbabile possa trattarsi di uno dei numerosi oggetti adoperati come riempitivi nella scena più volte riproposta, per quanto non trovi confronti puntuali: specchi, manubri, kalathoi, ventagli e festoni. Il repertorio epigrafico restituito dalle stele funerarie lilibetane, come è noto, è redatto prevalentemente in greco e i dati onomastici rivelano antroponimi maschili e femminili greci, latini e semitici11: si registra la presenza di una iscrizione in caratteri latini ma in lingua greca, di difficile lettura e interpretazione a causa del pessimo stato di conservazione12 e ancora un testo latino su una edicola conservata a Mozia presso il Museo Whitaker13. La presenza di iscrizioni latine, in realtà su reperti pur non perfettamente inquadrabili nel gruppo ristretto delle edicole Salinas, suggerirebbe una collocazione cronologica tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. Nell’ambito del ricco repertorio epigrafico lilibetano l’uso del greco e del latino nell’epigrafia funeraria è un dato ormai acquisito, come pure l’evidente esiguità numerica delle iscrizioni puniche, fondamentalmente connesse a contesti votivi14. Ove si accetti l’ipotesi interpretativa qui proposta, potremmo dunque considerare il breve testo attestazione a Lilibeo dell’antica carica sacerdotale romana: non siamo in grado di comprendere se si tratti di un haruspex publicus o di un haruspex ordinatus. Rare si rivelano le attestazioni di funzioni sacerdotali pubbliche nell’intera isola15, cui fa riscontro una serie di informazioni desunte da fonti letterarie latine: ben note risultano ad esempio le notizie fornite da Cicerone che menziona la presenza di aruspici nel gruppo dei comites di Verre16 ed è celebre il passo delle Verrine, certamente non scevro di elementi retorici, in cui veniva irrisa la superstitio Siculorum: “Quae sunt omnia permagna, verum illud maximum: tanta religione obstricta tota provincia est, tanta superstitio ex istius facto mentis omnium Siculorum occupavit ut quaecumque accidant publice privatimque incommoda propter eam causam sceleris istius evenire videantur”17. Forse tra i Siculi potevano essere compresi anche gli abitanti di quella Sicilia occidentale che l’Arpinate aveva avuto modo di conoscere bene durante gli anni trascorsi nell’isola, senza contare il fatto che in particolare Lilibeo si distingueva per un’antica tradizione di culti oracolari18. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 7 VENTO 2000, pp. 89, 94. Cfr. PERUZZI 1969: arispex (CIL 06, 32439); haruspexs (AE 1971, 0072) harispe[x] (AE 1947,0063), AE 1992, 0393. RIZZO 1993, p. 61, nr. 17. BIVONA 1994, pp. 137-138, nr. 21. HAACK 2006, p. 129. 10 KAJANTO 1965, p. 318. Si aggiungano CIL V 6591; CIL I 1029; BRUSIN 1992, n. 1273. 11 Da ultimo PORTALE 2010. 12 La stele è conservata a Palermo presso il Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas” (N.I. 37252). VENTO 2000, pp. 106-108, tavv. LXXIV-LXXVII con bibliografia precedente. FIORETTI 2012, p. 412, nota 11. 13 VENTO 2000, pp. 76-78, tavv. 37-39 (N.I. 756). 14 DE SIMONE 2013, pp. 18-19 con bibliografia di riferimento. 15 PRAG 2008, p. 75, note 52-54 con bibliografia di riferimento. 16 CICERO, In Verrem, II, p. 27. 17 CICERO, In Verrem II, pp. 51, 113. 18 Da ultimo MISTRETTA 2014. 8 9 dei BIBLIOGRAFIA BECHTOLD B. 1999, La necropoli di Lilybaeum, Palermo-Trapani. BIVONA L. 1994, Iscrizioni latine lapidarie del Museo Civico di Termini Imerese (Suppl. a Kokalos 9), Roma. BRUSIN J.B. 1992, Inscriptiones Aquileiae II, Udine. D’ANDREA B. 2012, Una stele votiva inedita da Le Kef/Sicca Veneria, in Semitica et Classica V, pp. 119-138. DE SIMONE R. 2008, La Collezione Struppa, in CARUSO E., SPANÒ GIAMMELLARO A. (a cura di), Lilibeo e il suo territorio. Contributi del Centro Internazionale di Studi Fenici, Punici e Romani per l’archeologia marsalese, Palermo, pp. 5963. DE SIMONE R. 2013, Minima epigraphica punica, Palermo. FAMÀ M.L, 1984, in Lilibeo. 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