Corinthian relief bowls della Sardegna (1981)

Quaderni. Rivista di Archeologia 29, ISSN 2284-0834, 2018

Tavole cucite dall’Isola di San Francesco del Deserto (Venezia), 2010

1 Caniato 1995, p. 443. 2 Ibidem. 3 Nell'inverno del 2004 ha preso avvio la campagna di pro-spezioni, eseguite dalla ditta Laguna Sub con la direzione di Massimo Capulli, che ha portato alla individuazione della più parte delle strutture. 4 Tutti gli interventi si sono svolti sotto la direzione scienti-fica del dott. Luigi Fozzati della Soprintendenza per i Beni Ar-cheologici del Veneto-NAUSICAA e con la direzione tecnica del dott. Marco D'Agostino del Consorzio Venezia Nuova. 5 La bonifica parziale dei depositi archeologici individuati lungo il periplo dell'isola si era resa necessaria al fine di rea-lizzare un canale di servizio finalizzato al transito dei mezzi impiegati dal Consorzio Venezia Nuova, concessionario del Magistrato alle Acque, per il restauro delle sponde. Le com-plesse operazioni sono state eseguite dalla ditta Idra s.n.c., con la direzione operativa degli archeologi dello Studio An-dreia. 6 L'esistenza di una strada di collegamento con S. Erasmo è testimoniata da varie fonti e di grande interesse è la mappa del 1552 di Domenico Gallo (A.S.V., S.E.A., serie Lidi, 3) in cui si legge con chiarezza un ponte e quindi un cammina-mento che partendo dal versante sud orientale dell'isola si di-rige verso Sant'Erasmo. Il suddetto collegamento era qui indicato in mappa come "strada de S(an) Francesco". L'isola di S. Francesco del Deserto è ubicata al-l'interno della laguna Nord di Venezia, in posi-zione mediana tra l'isola di Burano e l'antico litorale di S. Erasmo. Ripercorrendo la sua storia attraverso le più an-tiche fonti documentarie risulta di estremo inte-resse l'atto di donazione datato al 1233, rilasciato da Jacopo Michiel ai frati Minori Osservanti da un passo del quale («totam meam insulam posita inter Burianum de Mare et Litus, que quondam fuit due vinee, supra quam ecclesia beati Francisci est edifi-cata») 1 , possiamo dedurre esistenza di una chiesa dedicata a S. Francesco il quale, stando alla Leg-genda Maggiore di S. Bonaventura aveva soggior-nato in loco «…ambulas cum quodam fratre per paludes Venetiarum…» rientrando dal viaggio in Terrasanta 2. Una serie di massicci interventi edili dovettero interessare l'isola nei secoli successivi fino a quando, in ottemperanza all'editto napo-leonico, anche il monastero di San Francesco del Deserto venne soppresso e l'intero complesso con-fiscato dal demanio militare ed adibito a polve-riera. Con l'arrivo degli Austriaci, nel 1815, gli immobili furono dati in concessione al Genio che li occupò fino al 12 febbraio 1857 quando l'im-peratore Francesco Giuseppe riconsegnò l'isola ai frati minori riformati. In anni più recenti 3 , nell'ambito del progetto del Magistrato alle Acque per la difesa ed il recu-pero morfologico dell'isola, su indicazioni della competente Soprintendenza 4 , è stata avviata una prima prospezione subacquea ed in seguito la par-ziale bonifica di alcuni dei depositi archeologici in-dividuati 5. Le ricerche condotte avevano difatti portato all'individuazione di ben dieci strutture sommer-se ascrivibili a due diversi momenti della storia dell'isola; una prima fase altomedievale in cui si realizzarono nel settore nord-orientale barriere di difesa dai venti di bora ed una seconda fase, di epoca rinascimentale, in cui si intraprese la realiz-zazione di un marginamento ligneo e di un argi-ne-strada di collegamento con l'isola di Sant'Era-smo 6. In una di queste strutture, e precisamente nella struttura denominata "Beta", sono state indivi-duate due tavole originariamente appartenenti ad un'imbarcazione del cosiddetto tipo "cucito" 7. La prima tavola misura ca. 3 mt di lunghezza e pre-senta una sezione variabile che va da cm 14x2,2 a 8x2,2. La seconda è lunga 313 cm, con sezione compresa fra 25x2,2 cm e 18,4x2,2 cm (fig. 1). Su entrambi gli elementi sono ben visibili le tracce del passaggio delle ordinate e delle coppie di ca-vicchi che servivano al loro assemblaggio sul fa-sciame (fig. 2), a distanze che variano dai 52 ai 64 cm. Il sistema sembrerebbe quello di tipo classico degli assemblaggi a legature longitudinali (fig. 3) d'epoca romana 8 ; tuttavia dato che, come è noto, tali legature perdurano fino ad epoca basso me-dievale, sarebbe difficile arrivare, in assenza di ana-lisi archeometriche, ad una datazione stringente.

Archeologia urbana a Cagliari. Scavi in via Caprera 8 (2014-2015), 2019

Download the full book at: http://ojs.unica.it/index.php/layers/article/view/3656/3277 Riassunto: Lo scavo d’emergenza di Via Caprera ha reso un frammento di ceramica corinzia a rilievo; una classe costituita da coppe/pissidi decorate a matrice prodotte a Corinto tra la metà del II e il III secolo d.C.

Atti dell’XI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Cagliari 2016, pp. 307-316

2018

The Corinthian clay figurines from the Greek sanctuary of Francavilla di Sicilia (me) · In 1979, during archaeological investigations in Francavilla di Sicilia, today a little town in the district of Messina, were found the remains of a sanctuary, active from the second quarter of the 6th c. to the beginning of the 4th c. B.C. Between the votive materials stands out a group of corinthian female figurines compost of 24 specimens, of the beginning of the 5th c. B.C. This group is divided in 5 diπerent types: one of seated female figurines and four of standing female figurines. In this article will be presented all the features that define each type through a detailed catalog and we will try to identify the imported corinthian specimens and the locale laborations, created on the basis of the imported models. At the end we will try to clarify the relations between the specimens from Francavilla di Sicilia and similar contests, in Greece and especially in Sicily, defining the role of these typologies within a wider circulation of corinthian materials in the sicilian area.