In the second half of the thirteenth century the papal court regularly took up residence in Orvieto, swelling the city population and transforming it. With the pope present, the city became the capital of Christendom. Rulers met there, kings and queens visited from afar, international petitions and pleas were heard and decided in its courts. Ritual and ceremony mattered, the tenuous balance of earthly power was often held within its walls. It was in this milieu, where the presence of the pope,Vicar of Christ and his companions breathed life, energy, money and power into the town, that the personalities and exceptional careers of two local prelates were formed. My paper follows the movements of bishop Francesco of Bagnoregio and cardinal Theoderic of Orvieto as they navigated their way through the administrative apparatus of the medieval Church. Their seals are considered crucial expressions of their identity both as members of the Church and followers of Christ, in the footsteps of the apostles. Analysis of bishop Francesco’s seals raises new questions regarding his identity as a member of the Monaldeschi family.The rediscovery of Theoderic’s seal as bishop elect of Palermo, published here for the first time, presents an exciting new iconographic version of the Calling of Saint Andrew. Within the Church, these prelates associated with men of similar legal and administrative formation, common experience as tax collectors, and these networks are visible in the shared patronage of artists like the Sienese goldsmith Guccio di Mannaia for their seals.

A cura di Laura Andreani e Agostino Paravicini Bagliani. Nei giorni 10-12 novembre 2016, l’Opera del Duomo di Orvieto in collaborazione con la SISMEL ha riunito studiosi di teologia e antropologia politica per approfondire il tema del rapporto tra Cristo e il potere, che è al centro della teologia politica medievale e moderna, almeno dagli studi di Ernst H. Kantorowicz sulle Laudes regiae in poi. Il convegno ha messo a confronto le modalità – concettuali, metaforiche, rituali, oltre che politiche e istituzionali – che hanno indotto le varie sovranità medievali a porsi in riferimento a Cristo, «Re dei re e Signore dei signori» (Ap 19, 16). Per comprendere le varie strategie fondate su questa complessa cristomimesi, partendo da studi che possono essere considerati come rappresentativi, un’attenzione particolare è stata rivolta alle sovranità universali (Bisanzio, Impero, Papato), ad alcune sovranità regali (Sicilia, Francia, Inghilterra, Napoli, Portogallo, Castiglia), alle corti ducali della Borgogna e di Casa Savoia, oltre che ad aspetti storico-artistici legati a vicende culturali e politiche della cattedrale orvietana. From the 10th to 12th November 2016, the Opera of the Duomo of Orvieto together with the SISMEL has gathered high-level scholars of theology and political anthropology to deepen the topics about the relationship between Christ and power, which is at the center of medieval and modern political theology, at least starting from the studies of Ernst H. Kantorowicz on Laudes regiae forwards. The meeting has compared the modes – conceptual, metaphorical, ritual, as well as political and institutional – that have induced the various medieval sovereignties to refer to Christ «King of the kings and Lord of lords» (Ap 19, 16). To undertake the various strategies based on this complex Christomimesis, starting with studies that can be considered representative, special attention has been given to universal sovereignties (Byzantium, Empire, Papacy), to some kingdoms (Sicily, France, England, Naples, Portugal, Castile), to the ducal courts of Burgundy and Savoy, as well as to historical-artistic aspects linked with cultural and political events of the Orvietan cathedral.

Raccolta di saggi sul concetto di katéchon con particolare riferimento a Il potere che frena di Massimo Cacciari.

Gli atti sono stati pubblicati con la collaborazione di: Ottavia Branchina, Sebastiano Italia, Ninna Martines.

L'intervento prende in esame la produzione critica di Carlo Muscetta sulla rivista «La Ruota» dal 1940 al 1941 e si occupa di evidenziare l'ambivalenza che percorre la sua attività critica sulla rivista, che è orientata alla contestazione delle politiche culturali fasciste, ma al contempo è influenzata dalla retorica ufficiale del regime.

Proprio in un’epoca di drastici cambiamenti come i secoli IV-VII, la figura del vescovo venne progressivamente ritagliandosi un ruolo di mediatore per eccellenza tra gli uomini, in un mondo in cui era ben nota la marcata polarizzazione esistente tra "potentes" e "pauperes" e dove la superbia dei primi spingeva a forme di egoismo sociale a più riprese messe sotto accusa da quei prelati maggiormente attenti alle istanze di giustizia sociale. I vescovi garantirono la coesione sociale della società altomedievale pur formando un gruppo alquanto eterogeneo e variegato sotto il profilo socio-culturale, irriducibile a categorizzazioni univoche, e furono protagonisti di quelle complesse operazioni intellettuali che sarebbero state alla base della maturazione del pensiero sociale cristiano in età medievale.