Chiara di Assisi e le altre.
Chiara di Assisi era una donna del suo tempo, benché le sue idee racchiudessero in nuce gli
orientamenti sociali e religiosi del nostro secolo. Nell’epoca medievale era quasi un dovere per tutte
le donne passare sotto la lente critica degli uomini, la cui spiccata misoginia ne sosteneva la totale
esclusione dalla vita sociale e politica, che rientrava a pieno titolo tra i privilegi della classe
maschile – decisa a relegare la figura femminile a ruoli secondari e finalizzati alla procreazione.
L’amore di Chiara, il suo amore di sposa consacrato a Gesù, e la sua fedeltà, così trasparente e
verace nei confronti dell’amico Francesco, restituirono agli occhi del mondo l’immagine di una
donna fattasi modello di virtù e di saggezza per le oramai antiche e più oltre nuove generazioni.
Unitasi alle clarisse, le sue sorores minores, Chiara divenne presto seguace dei precetti francescani
poiché anch’ella sentiva ardere nel suo cuore il desiderio di realizzare una nuova riforma della
Chiesa, che giudicasse le donne per la loro opera di diffusione della parola divina all’interno di un
luogo dove poter condividere insieme agli altri fratelli non solo il momento di preghiera, ma la vita
stessa, in nome di una equa alleanza. Chiara di Assisi ebbe il coraggio di sfidare i canoni di una
cultura maschilista, dando vita alla Regola scritta di sua mano e confermando il suo impegno a
servire il Signore, da cui traeva la forza per affrontare qualsiasi intemperie, a cagione di rinnovati
dolori e nuove sfide – prima fra tutte, quella di fornire alle donne le “armi” dell’amore e della
ragione, entrambe indispensabili alla lotta contro le convenzioni che facevano delle stesse solo
merce di scambio. Chiara e le consorelle si misero a disposizione dei poveri in maniera
straordinaria, testimoniando il Vangelo con quella grazia che sembra appartenere solamente alle
donne (creature “magiche”, in grado di trasformare il mondo e suscitare nel contempo sentimenti di
umanità e di lirismo). Ciascuna religiosa respinse la consuetudine che ne prevedeva la reclusione in
monasteri lugubri, lontani dal mondo, accogliendo di contro quanti fossero alla ricerca di gesti e
parole di supporto. Chiara seppe costruire un dialogo eloquente con la Chiesa, scardinando le
antiche consuetudini papali e ottenendo l’approvazione del Pontefice. I consensi raggiunti nel corso
della sua missione rimandano all’ingenito senso di responsabilità ch’ella dimostrò di avere dinnanzi
alla vita, della quale seppe cogliere le tensioni, i chiaroscuri, e quei contrasti che ne rendono
tracciabili addirittura i profili meno intellegibili. Chiara non smise mai di coinvolgere le consorelle
nell’opera di evangelizzazione, poiché era certa ch’esse possedessero per natura i germi della fede e
della tenerezza, che nel quotidiano si traducono nella capacità di ascoltare e di comprendere il
prossimo, nell’interpretazione dolce della realtà – tuttora amara e incomprensibile. Il concetto di
donna, che procede oltre l’essere moglie e madre, racchiude l’esistenza di una donna ch’è anzitutto
artefice del suo destino, realizzabile nientemeno sotto gli archi e le volte di una Chiesa. Sia per
legge di Dio, che non ammette disparità, sia per amore. E adesso a volerlo, è anche Papa Francesco.
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