FONDAZIONE NICCOLÒ CANUSSIO
SACERDOS
Figure del sacro nella società romana
Atti del convegno internazionale
Cividale del Friuli, 26-28 settembre 2012
a cura di
GIANPAOLO URSO
Edizioni ETS
www.edizioniets.com
Sacerdos. Figure del sacro nella società romana, Cividale del Friuli, 26-28 settembre 2012 / a
cura di Gianpaolo Urso. – Pisa : Edizioni ETS, 2014 – 368 p. : 24 cm. – (I convegni della
Fondazione Niccolò Canussio; 12)
In testa al front.: Fondazione Niccolò Canussio
ISBN 978-884673885-1
CDD 21 - 946
Roma – Religione – Sacerdoti – V sec. a.C. / IV sec. d.C. – Congressi – Cividale del
Friuli – 2012
I. Urso, Gianpaolo
II. Fondazione Niccolò Canussio
Fondazione Niccolò Canussio – via Niccolò Canussio, 4, 33043 Cividale del Friuli (UD)
via Bernardino Luini, 12, 20123 Milano – www.fondazionecanussio.org
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Distribuzione
PDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze]
SOMMARIO
Introduzione di Gino Bandelli
7
BERNHARD LINKE, Die Patrizier, die Priester und die Transformation der
Herrschaft. Die sakralen Würdenträger im Zeitalter der Ständekämpfe
13
JOSÉ J. CAEROLS, Ingerenze (e manipolazione) del collegio dei XVviri
sacris faciundis nel dibattito politico tardo-repubblicano
39
JOHN A. NORTH, The Pontiices in Politics
63
FEDERICO SANTANGELO, I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate
83
MARIA GRAZIA GRANINO CECERE, I salii: tra epigraia e topograia
105
DOMINIQUE BRIQUEL, Gli aruspici nell’imperium Romanum:
nuove prospettive per l’Etrusca disciplina
129
MICHAEL VON ALBRECHT, Augurat und Auspicium bei Cicero
151
LUCIANO CANFORA, La carriera “religiosa” di Cesare
167
JOHN SCHEID, I sacerdozi “arcaici” restaurati da Augusto.
L’esempio degli arvali
177
SANTIAGO MONTERO, I sodales Titii: tradizione e innovazione
191
ATTILIO MASTROCINQUE, I sacerdoti di Apollo e il culto imperiale
223
ZSUZSANNA VÁRHELYI, A Paradigm of Roman Priestly Groups? Reconsidering
Membership in the “Religious” Collegia of Early Imperial Italy
239
MARIA VITTORIA CERUTTI, Operatori rituali e culti di origine orientale
a Roma: aspetti di una prospettiva storico-religiosa
259
FRANÇOISE VAN HAEPEREN, Les prêtresses de Mater Magna dans
le monde romain occidental
299
FRANCISCO MARCO SIMÓN, Los druidas y Roma: representación y
realidad de un tema clásico
323
6
Sommario
WERNER ECK, Die Entwicklung des Bischofsamtes in den ersten drei
Jahrhunderten: Strukturelle Ähnlichkeiten oder Vorbilder bei
Priesterämtern der paganen Welt?
341
GIOVANNI FILORAMO, Continuità e fratture tra sacerdozi pagani
e sacerdozio cristiano
355
I SODALES TITII: TRADIZIONE E INNOVAZIONE
SANTIAGO MONTERO
1.
Nel processo di restaurazione della religione arcaica intrapreso da Augusto
igura il recupero – tra gli altri culti e sacerdozi1 – dei sodales Titii. Si trattava di una confraternita, presumibilmente piuttosto antica, le cui funzioni si
erano però assai indebolite negli ultimi secoli della repubblica2. L’interesse
di Augusto nei confronti della sodalitas fu grande: volle farvi parte sebbene
ricoprisse già le principali cariche sacerdotali, come ci ricorda il Monumentum
Ancyranum (1,46), che registra tutti i sacerdozi rivestiti da Augusto (pontifex
maximus, augur, quindecimvir sacris faciundis, septemvir epulonum, frater arvalis, sodalis Titius, fetialis fui). Quali furono – ci domandiamo – le ragioni di un
tal interesse per un’antica confraternita, le cui attività Augusto fu probabilmente costretto, se non a ripristinare, quantomeno a rinobilitare?
J. Scheid crede che questa sodalitas si inserisse – al pari dei fratres Arvales – in quell’atmosfera “monarchica” ricreata da Ottaviano: “Durante il suo
periodo ‘romuleo’, grosso modo intorno al 29 a.C., Augusto ha richiamato in
vita una serie di culti e sacerdozi arcaici, tra cui i fratelli arvali e i sodales Titii,
istituiti secondo la tradizione da Romolo. Ora, questi sono sacerdozi di cui
non si sente mai parlare sotto la repubblica”3.
Lo stesso Scheid, nel suo magistrale lavoro sui fratres Arvales, ha messo in
luce le trasformazioni che Augusto apporta a questa sodalitas per metterla al
servizio del nuovo principato4. Sembra logico pensare che, parimenti, siano
esistite ragioni particolari che abbiano spinto al recupero dei sodales Titii.
* Desidero ringraziare l’amico Alessio Quaglia (Università Complutense di Madrid) per le proicue
discussioni e i preziosi suggerimenti.
1
La riforma religiosa di Augusto e la restaurazione degli antichi sacerdozi sono stati oggetto di
controversia. Cfr. NOCK 1924-1925; GAGÉ 1931; LAMBRECHTS 1947; SCHEID 2005; ORLIN 2007.
2
Sulla sodalitas lo studio più completo è quello di WEINSTOCK 1937. Anche POUCET 1967 ha prestato attenzione a tale confraternita, così come, prima, DUMÉZIL 1948, 140-145. La sodalitas non è stata
oggetto di studi monograici, a giudicare dal lungo elenco bibliograico di LINDERSKI 1986, e nemmeno
è stata studiata attraverso il materiale epigraico. Due miei lavori hanno affrontato parzialmente il tema:
MONTERO 2002; MONTERO 2006.
3
SCHEID 1983, 90.
4
SCHEID 1975.
192
Santiago Montero
Conviene poi ricordare che l’origine del nome di questa sodalitas rimane
ancora avvolto nell’oscurità. Le fonti antiche e gli studiosi moderni hanno
interpretato il vocabolo titii5 in relazione a tre termini: il teonimo Titus6, il
praenomen del re Tito Tazio e il nome delle aves titiae.
È forse possibile individuare un ilo in grado di collegare i tre termini:
se il vincolo tra il teonimo e il nome dell’avis può facilmente leggersi, come
emergerà più chiaramente nelle pagine seguenti, attraverso la relazione genius-fallo-fecondità, allo stesso modo, per quanto concerne il prenome del re,
seguendo Prosdocimi7, “è legittimo domandarsi se al nome del sabino Titus
Tatius non competa lo stesso status, e cioè Titus corrisponda al sudpiceno (e
latino-falisco) tito- e sia il genius fondatore della sabinità a Roma”.
Tacito fa allusione a questa antica sodalitas in due delle sue opere. Negli
Annali fa riferimento all’istituzione da parte di Tiberio, nel 14 d.C., di un
nuovo sacerdozio, quello dei sodales Augustales, prendendo a modello i sodales
Titii creati dal re sabino: idem annus novas caerimonias accepit addito sodalium
Augustalium sacerdotio, ut quondam Titus Tatius retinendis Sabinorum sacris
sodales Titios instituerat (ann. 1,54). Nelle Storie, seguendo un’altra tradizione,
attribuisce la creazione del sacerdozio a Romolo, che lo avrebbe istituito in
onore di Tito Tazio: …facem Augustales subdidere, quod sacerdotium ut Romulus Tatio regi, ita Caesar Tiberius Iuliae genti sacravit (hist. 2,95). Quanto detto
in precedenza relativamente al genius contribuisce a rendere più chiara la dipendenza dei sodales Augustales, creati in onore di Augusto e del suo genius,
dai sodales Titii. I due testi sono quindi solo apparentemente contraddittori:
in realtà forniscono informazioni complementari8.
L’etimologia che fa derivare i sodales dal nome del re presenta alcune incongruenze che rendono manifesta la sua debolezza. Non smette poi di sorprendere il fatto che, come osserva A.L. Prosdocimi, i sodales Titii sarebbero
“gli unici sodales della tradizione per un umano”9. E poi – mi domando – perché Titii e non Tatii?
Le ipotesi degli antichi sono state raccolte da WEINSTOCK 1937, cui rimando.
Un dio alato Titus propone THULIN 1907, 277. COMBET-FARNOUX 1980, 143-146 respinge con forza
la proposta di questo dio falisco. Vd. HERTER 1927.
7
PROSDOCIMI 1989, 536. Si ricordino anche i numerosi doni votivi dal santuario dei Sassi caduti
(Falerii Veteres) con la menzione titoi mercui. Dalla necropoli di Celle è attestato, al genitivo, titi, grafito
sotto il piede di un calice d’impasto databile al VII sec. a.C. Vd. BIELLA 2009, 274.
8
SAGE 1991, 3410: “The reference to the establishment of the sodales Augustales in 14 at 1.54.1,
with its contradiction of the earlier explanation given at H. 2.95.1, appears to be a simple and uncritical
adoption of a version given by the immediate source”.
9
PROSDOCIMI 1989, 536. Nemmeno POUCET 1967, 391 lo crede: “Ne signiierait-elle pas que Tibère,
en installant les sodales Augustales, s’était oficiellement référé aux sodales Titii?”. Cfr., ciò nonostante,
l’opinione di RÜPKE 2005, 24 n. 37: “Möglicherweise wurden die Sodales Titii, die gelegentlich mit dem
Totenkult altrömischer Könige assoziiert wurden, als Vorgängerinstitution betrachtet”.
5
6
I sodales Titii: tradizione e innovazione
193
L’altra possibilità, già contemplata dagli antichi, è che il nome della sodalitas non possedesse una relazione con la persona del re Tazio bensì con un’avis.
La testimonianza più evidente in questo senso è quella di Varrone – di grande
importanza per la sua autorità in materia religiosa, nonché per la sua competenza in materia di diritto augurale10 – il quale mette in rapporto il nome di
Titius con quello di certi uccelli (ab avibus titiis) osservati in determinate consultazioni augurali: sodales Titii <ab avibus titiis> dicti, quas in auguriis certis
observare solent (Varr. ling. 5,15,85).
La lettura del passo di Varrone non è totalmente sicura a causa di una lacuna nel testo; la maggior parte degli editori, soprattutto a partire dall’edizione
di J. Collart, accettano la variante ab avibus Titiis (“les oiseaux de Titus”), che
però non è l’unica: ab avibus titiantibus propose A. Spengel nella sua edizione
del 1885, mentre J. Poucet crede che il problema potrebbe essere risolto in
modo soddisfacente se si accettasse la lettura a titis avibus: “dans cette perspective les sodales Titii tiendraient leur nom de leur habitude d’interroger des
titi lors de certaines consultations augurales”11. In ogni caso, l’idea che il nome
provenga dagli uccelli e non dal praenomen del monarca è chiara; la menzione
delle aves sembra quindi alludere a certe pratiche augurali, forse per conservare alcuni riti religiosi sabini. Ma di questi uccelli titii e delle loro proprietà
profetiche Varrone non dà ulteriori notizie. Tuttavia l’uso del presente (solent)
ci permette di contestualizzare cronologicamente l’attività dei Titii: observare
solent ancora nel 45 a.C., anno della composizione del libro V del De lingua
latina (cfr. Cic. Att. 13,12,3), e quindi prima delle riforme religiose di Augusto.
Quasi 50 anni fa Torelli aveva proposto, seppur con cautela, che uno dei
cippi dell’auguraculum di Bantia facesse riferimento alle aves titiae, sciogliendo la sigla TAAR come t(itia) a(ve) ar(cula)12.
Dalla deinizione di Varrone risulta chiaro che i sodales Titii avevano competenze augurali, cosa possibile dato che, come sappiamo, gli auguri non
detennero mai il monopolio o l’esclusività dell’arte augurale (si ricordino le
competenze augurali dei fratres Marcii oppure, almeno inizialmente, degli
stessi aruspici). P. Catalano, segnala: “Si deve invece ritenere che, usando quel
termine, Varrone abbia voluto indicare che quei segni osservati dai sodales
Titii avevano (diversamente dagli auspicia sacerdotali) eficacia non limitata al
10
Varrone, secondo le testimonianza di Macrobio (sat. 1,16,19) fu autore di Augurum libri. Vd.
anche Aug. civ. 6,3.
11
POUCET 1967, 393. BOËLS-JANSSEN 1993, 217 n. 80, riferendosi al dio Mutunus, crede che la sua
epiclesi Titinus, documentata da Festo (Paul. Fest. 143: Mutini Titini sacellum Romae fuit cui mulieres
velatae togis praetextatis solebant sacriicare), potrebbe essere messa in relazione con titus “nom désignant
la columbe, et qui, comme turtur, est employé sensu obsceno, pour penis”.
12
TORELLI 1969, 44 n. 106. Paul. Fest. 15: arcula dicebatur avis, quae in auspiciis vetabat aliquid ieri.
Sul tempio di Bantia vd. TORELLI 1966.
194
Santiago Montero
dies, oggetti ‘certi’. Resta ovvio, quasi implicitamente, che i sodales Titii potevano inoltre consultare auspicia circa il dies delle proprie attività (come tutti i
sacerdoti)”13. Catalano conclude affermando che “gli auguria dei sodales Titii
si afiancano, in certo modo, a quelli degli auguri”14 e che il rituale eseguito
dall’antica sodalitas si spiega come “residuo storico” della sovrapposizione delle stirpi. In effetti, il fatto che non si conservino riferimenti o allusioni a tale
sodalitas anteriori al I secolo a.C. non vuole dire che questa non sia coesistita
in armonia con gli auguri durante il periodo repubblicano.
Sulla scia di Catalano, uno degli autori che si è mostrato più favorevole
all’interpretazione dei sodales Titii come auguri è R.E.A. Palmer: “This archaic sodality, upon which the Caesars patterned the Augustales, should now
more convincingly be related to the Curia Titia since the Atiedian Brotherhood of Iguvium practiced augury”15. Più avanti continua ad ascrivere i sodales alla Curia Titia: “the sodality of the Curia Titia continued to perform
augural functions”16 e fa riferimento all’“augury of the sodales Titii”17. Crede
che i 27/30 argea romani fossero in origine “augural sites for the curias and,
furthermore, the sodales Titii and the fratres Marcii survived into historical
times as augural brotherhoods of the Curia Titia and Marcia”18. Si tratterebbe
quindi di un sacerdozio “curial”: “Their name comes from their curia and not
from a family which had once solely constituted the priestly order”19.
L’associazione dei sodales Titii con Tito Tazio, oltre ad essere tardiva come
crede Palmer20, può essere spiegata attraverso il forte vincolo che esisteva tra
il monarca sabino e l’auguratio: è indubbio che il nome del re Tito Tazio vada
unito a quello della scienza augurale, essendone uno dei suoi più solidi rappresentanti. La tradizione, come ricorda Catalano21, situava la regia del monarca sabino nel luogo su cui si sarebbe poi innalzato il tempio di Iuno Moneta
(Plut. Rom. 20), cioè vicino all’auguraculum capitolino.
Per quanto concerne la coesistenza di auguri e sodales Titii credo che
CATALANO 1960, 359-360. Sugli auspici del pater familias: Varr. rust. 3,3,5.
CATALANO 1960, 361 n. 15.
15
PALMER 1970, 93.
16
PALMER 1970, 95.
17
PALMER 1970, 136. Cfr. p. 150: “…augury which the Sodales Titii still practiced in the irst century”.
18
PALMER 1970, 202.
19
PALMER 1970, 274. In precedenza DUMÉZIL 1948, 141; 143-144 aveva sostenuto che le osservazioni
dei sodales Titii (a titiis avibus) avessero a che fare con la fecondità, aspetto caratteristico della terza
funzione.
20
PALMER 1970, 93 n. 1, basandosi sulla testimonianza di Macrobio (sat. 1,16,32: harum originem
quidam Romulo adsignant, quem communicato regno cum T. Tatio sacriiciis et sodalitatibus institutis…),
crede che “the attribution of the sodales to Tatius is at least as old as C. Sempronius (cos. 129)”. POUCET
1967, 395 pensa che essa risalga al regno di Tiberio. Palmer compara giustamente i sodales Titii con i
fratres Marcii (altra confraternita con competenze augurali).
21
CATALANO 1960, 360.
13
14
I sodales Titii: tradizione e innovazione
195
dobbiamo prendere in considerazione tanto il cursus honorum delle iscrizioni
quanto un passo di Lucano, nel quale si fa menzione dei sodales Titii (accanto
agli auguri) tra i sacerdoti romani che partecipano alla cerimonia lustratoria
(amburbium) raccomandata alla vigilia della battaglia di Farsalo (48 a.C., tre
anni prima della pubblicazione del De Lingua Latina di Varrone)22:
et doctus volucres augur servare sinistras
septemvirque epulis festus Titiique sodales
et Salius laeto portans ancilla collo
et tollens apicem generoso vertice lamen.
(Lucan. 1,601-604)
Osserviamo che i sodales Titii sono citati da Lucano riproducendo forse la
gerarchia sacerdotale della processione: dopo auguri ed epuloni, ma prima dei
salii e del lamen dialis, e pertanto in una posizione di prestigio, come compete alla loro antichità. Dato il carattere dell’amburbium, la loro presenza si
potrebbe spiegare – come quella degli auguri – in relazione con la presa degli
auspici nel pomerium, anche se, in questo caso, forse sotto l’autorità dei ponteici (posimerium pontiicale pomerium ubi pontiices auspicabantur: Fest. 248)23.
Non può negarsi, dunque, l’esistenza, nell’ambito del diritto augurale, di
due tradizioni che per gli antichi romani non erano in nessun modo contraddittorie o incompatibili. Una di origine sabina, che si cristallizza in epoca storica nell’attività divinatoria dei sodales Titii, ed un’altra, latina, che faceva risalire gli auspicia a Romolo, rex augur e – per Cicerone – fondatore del collegio24.
Una delle caratteristiche principali della confraternita – nonché una delle
motivazioni che spinsero Augusto a farne parte – è data, a mio parere, dal tipo
di uccello alla cui osservazione si dedicavano i Titii, con modalità e caratteri
peculiari che, come abbiamo visto, li differenziavano dagli auguri. Di nuovo
Catalano25 offre un’ipotesi: alle aves Titiae doveva appartenere la sanqualis
avis, uccello sotto la tutela del dio sabino Semo Sancus. Si tratta effettivamente
di un’ipotesi ingegnosa ma né Plinio (nat. 10,20) né Festo (317 Sanqualis), nelle
loro allusioni a tale avis, fanno menzione della sodalitas dei Titii; anzi, prima, il
naturalista latino aveva affermato che era “oggetto di gran controversia per gli
auguri romani (augures Romani magnae quaestioni habent)” e che, come l’ossifragum, non era stata vista a Roma dai tempi dell’augure Q. Muzio Scevola,
22
In relazione all’apparizione di numerosi prodigi, tra i quali igurano le dirae aves: dirasque diem
foedasse volucres accipimus (Lucan. 1,558-559).
23
BOUCHÉ-LECLERCQ 1882, 193 propone che i ponteici traessero gli auspici nel pomerio forse in
relazione all’amburbium. CATALANO 1960, 388: “Il valore di tale notizia è assai incerto”.
24
Div. 1,48,107.
25
CATALANO 1960, 360.
196
Santiago Montero
vale a dire dalla ine del II secolo a.C.
Gli autori moderni sono soliti dimenticare tre fonti – tutte tarde – che
in modo chiaro identiicano i titii con una specie ben precisa, il colombo
selvatico:
Titos scholasticos, quod sint vagi neque uno magistro contenti, et in libidinem proni,
sicut aves, quibus comparantur, nam titi columbae sunt agrestes.
(Schol. Pers. 1,20)
Palumbes columbae, quas vulgus tetas vocat. Et non dicuntur latine, sed multorum auctoritas latinum fecit: Cicero in elegia, quae < > talia masta inscribitur iam mare Tyrrhenum longe penitusque palumbes reliquit.
(Serv. ecl. 1,57)
Palumbes [eo quod sint farsae, a pabulo; quas vulgus titos vocant.
(Isid. orig. XII 7,62)
Lo scolio a Persio è di particolare importanza giacché la sua fonte è probabilmente Varrone, più volte citato (1, 72,2; 36,2; 69).
Ma, oltre a queste, potrebbe esserci a mio giudizio un’altra testimonianza
letteraria che vincola – sebbene velatamente – titii e colombi. Nella prima
Bucolica di Virgilio c’è un personaggio, ben conosciuto, che richiama la nostra
attenzione: Titiro. Il pastore Melibeo, vittima della conisca di terre, abbandona il paese conducendo davanti a sé le sue capre. Titiro, invece, ha potuto
conservare i propri beni grazie a Ottaviano, da lui stesso esaltato e divinizzato.
Tanto la prima Bucolica quanto la nona si riferiscono alla situazione dell’anno
41 a.C., data in cui i triumviri (Ottaviano, Marco Antonio e Lepido) suddivisero ed assegnarono terre ai veterani delle guerre civili. Mantova, città natale
del poeta, benché si fosse mantenuta leale al triumvirato, ebbe la stessa sorte
della vicina Cremona, che si era invece schierata contro i triumviri. Virgilio si
recò a Roma per ottenere un decreto di restituzione.
Lasciando da parte la sempre controversa identiicazione di Titiro26, quello
che ora ci interessa è il passaggio in cui Melibeo si rivolge a Titiro nei termini
seguenti:
hinc alta sub rupe canet frondator ad auras;
nec tamen interea raucae, tua cura, palumbes
nec gemere aëria cessabit turtur ab ulmo.
(Verg. ecl. 1,56-58)
26
Cfr. Serv. ecl. 1,1; HERMANN 1930. Sulla prima egloga: PRÉAUX 1960; DÉMAN 1961; SAINT-DENIS
1962. Cfr. inoltre FREDERICKSMEYER 1966.
I sodales Titii: tradizione e innovazione
197
I due uccelli sono facilmente identiicabili. “L’oiseau dont parle le poète
(le tortore) – scrive P. D’Hérouville – est certainement d’une espèce sauvage,
bien qu’on le puisse supposer apprivoisé par Tityre … Elle ira se percher dans
les arbres du voisinage, parfois même à quelque distance, mais le besoin de
nourriture et l’approche de la nuit la ramèneront vers son maître”27. Anche le
palumbes (forse forma italica per columba) costituiscono un’altra specie selvatica che l’uomo addomestica senza dificoltà ma, a differenza della columba,
nidiica negli alberi. Ricordiamo, inoltre, che Isidoro identiicava le palumbes
con i titii.
Il nome Tityre ha suscitato molti dubbi tra i ilologi: si è pensato che sia
greco, di origine dorica ed equivalente a sátyros, o di origine siciliana e avente
il signiicato di “capro”. Tuttavia, data la rarità del nome, mi chiedo se Virgilio non abbia voluto mettere questo termine in relazione con i Titii, essendo,
come si dice, un uomo attento a palumbes e turtures. L’espressione tua cura, le
“tue amate”, “che ti sono care”, equivalente all’espressione latina deliciae tuae,
esprime uno stretto vincolo tra il pastore e gli uccelli.
Uno degli autori che recentemente ha mostrato maggiore convinzione
nell’identiicazione dei titii con i colombi selvatici è, senza dubbio, A. Carandini. Nel suo lavoro propone che Modius sia stato guidato da un “colombo
selvatico o titius”, piuttosto che da un picus, e crede che i sodales Titii fossero
“connessi ai colombi selvatici”28.
Le modalità di osservazione e i motivi per cui la spectio di questo tipo di
uccelli era riservata ai sodales Titii non li conosciamo. Se per i secondi è solo
possibile avanzare qualche ipotesi, le prime sono forse riconducibili a qualche
loro particolare caratteristica come, per esempio, il modo di cantare. Plinio
dice che le palumbes cantano tutte in modo simile e che è possibile ascoltarle
per tre notti prima che concludano il canto con un lamento inale: cantus
omnibus similis atque idem trino conicitur versu praeterque in clausula gemitu,
hieme mutis, a vere vocalibus (nat. 10,106). Tale gemitus era stato osservato già
da Aristotele (historia animalium, 9,51,633a,6-9) e anche Virgilio vi fa allusione (ecl. 1,57). St. Weinstock, nel suo commento alla glossa Titiensis clangor id
est sonitus cum tumultu (Thes. Gloss. s.v.), non scarta la possibilità che possa
riferirsi al canto delle colombe: “Aber ebensogut kann man diesen clangor auf
die Tauben beziehen”29.
J. Poucet propone anche un’altra ipotesi: dal momento che le regole dei
caelestia auspicia erano eccessivamente complicate e le apparizioni degli uccelli nelle grandi città sempre più rare, i nostri sodales dovevano osservare
27
28
29
D´HÉROUVILLE 1928, 49. Cfr. SOLODOW 1986.
CARANDINI 1997, 149 e 207 n. 83 rispettivamente.
WEINSTOCK 1937, 1538.
198
Santiago Montero
piuttosto l’appetito delle colombe: “Nous inclinons donc vers l’idée d´un récours effectif des sodales Titii aux tripudia des titi, peut-être du temps de Varron, peut-être aussi à une époque antérieure”30. Tale ipotesi potrebbe essere
confermata, a mio giudizio, dal citato passo di Isidoro in cui si sottolinea che
le palumbes erano farsae.
Giungiamo così ad una prima conclusione: l’interesse di Augusto per la
sodalitas si inserisce in quello più generale mostrato per l’auguratio. Ottaviano
fu augure dall’anno 41-40 a.C.; durante la decade degli anni 30 il lituus igura
sui rovesci monetari e con quello si fa rappresentare nel Vicus Sandalarius; nel
29 celebra il cosiddetto augurium salutis.
Credo che la propensione di Augusto per questa sodalitas dipenda anche
dal vincolo particolare con i columbidi che si venne a creare in dai primordi
della sua carriera politica. Non si tratta di un aspetto banale o aneddotico,
come dimostra l’attenzione prestata dalla propaganda uficiale all’omen della
gallina alba, studiato da M.B. Flory31.
Ricordiamo quindi quanto accaduto a Munda nell’anno 45 a.C.: molte colombe avevano nidiicato su una palma (columbarum nidis), sebbene questo
genere di uccelli eviti accuratamente alberi con foglie dure e spesse. Tale prodigio fu uno dei fattori che maggiormente inluirono sulla decisione di Cesare
di nominare come erede Ottaviano:
apud Mundam Divus Iulius castris locum capiens cum silvam caederet, arborem palmae
repertam conservari ut omen victoriae iussit; ex ea continuo enata suboles adeo in paucis
diebus adolevit, ut non aequiperaret modo matricem, verum et obtegeret frequentareturque columbarum nidis, quamvis id avium genus duram et asperam frondem maxime
vitet. Illo et praecipue ostento motum Caesarem ferunt, ne quem alium sibi succedere
quam sororis nepotem vellet.
(Suet. Aug. 94,11)
L’episodio ha attirato l’attenzione di L. Canfora, che nella sua monograia
sul dittatore sottolinea “gli oscuri inizi”32 del futuro princeps e nota come la
storiograia tenda a “goniare” le gesta del giovane Ottaviano. Sostiene che,
in realtà, Ottaviano non era presente a Munda e che apparve “con ritardo”
al ianco di Cesare: arrivò sette mesi dopo la campagna cesariana, quando la
POUCET 1967, 394.
FLORY 1989, 343-356. Aggiungiamo, inoltre, MESSINEO 2001.
32
CANFORA 2000, 271. Velleio (2,59,3) e Cassio Dione (43,41) lasciano intendere che Ottaviano
addirittura prese parte allo scontro di Munda. Nicola Damasceno riporta invece che Augusto arrivò
a Munda quando la battaglia era già terminata. Il “miracolo” serve a stabilire la continuità tra Cesare
ed Ottaviano e può ricondursi a Livio, che scrive il libro 115 dopo Nicola Damasceno: cfr. SYME 1959;
BADIAN 1993. Sull’episodio, PEREA 2005.
30
31
I sodales Titii: tradizione e innovazione
199
guerra era ormai già terminata. Il prodigio stabilisce un ilo che lega Ottaviano a Cesare a partire dall’esperienza ispanica, con il chiaro intento di far
credere che Cesare lo avesse già scelto molto prima dell’adozione uficiale,
avvenuta il 13 settembre del 45.
La scelta delle colombe come protagoniste del prodigio, così come quella
della palma (simbolo di vittoria, longevità e, forse, successione)33, non è certo
casuale, dal momento che tradizionalmente le colombe presentano forti vincoli con il potere e la regalità, come ricorda Servio: columbae non nisi regibus
dant auguria quia numquam singulae volant, sicut rex numquam solus incedit
(Aen. 1,193). L’erudito latino vi insiste nuovamente in Aen. 6,198: nam ad reges
pertinet columbarum augurium, quia numquam solae sunt, sicut nec reges quidem. Gli auguria regibus data offerti dalle colombe sono quindi comparabili
ai fulmina regalia (Sen. nat. 2,49) e agli exta regalia (Fest. 289) della Etrusca
disciplina34.
Alla spiegazione offerta da Servio si potrebbe poi aggiungere una caratteristica delle colombe che contribuisce forse a spiegare il loro simbolismo
monarchico. Era un’idea diffusa nel mondo romano d’epoca augustea che le
colombe cercassero sempre luoghi alti: ce lo ricordano Varrone (rust. 3,71),
Orazio (carm. 1,2,9-10: summa … ulmo / nota quae sedes fuerat columbis) e Plinio, che allude all’abitudine romana di costruire torri sui tetti delle case (nat.
10,110: super tecta exaediicant turres).
E. Bertrand-Ecanvil, commentando il testo di Svetonio, non ha dubbi
nell’affermare: “Ce présage, qui fut attribué à Octave, est présenté comme
celui qui a determiné le choix par César de son petit-neveu pour héritier”35.
È evidente che la propaganda augustea – forse l’entourage stesso di Ottaviano
– elaborò questo episodio prima di Azio, probabilmente a partire da qualche
accadimento reale, giocando sull’idea che la colomba avrebbe annunciato il
suo prossimo arrivo al potere, alla monarchia.
Il prodigio di Munda, secondo il quale – come abbiamo visto – le colombe,
uccelli sacri alla gens Iulia, si posarono e nidiicarono sul miracoloso ramo di
palma (tra le altre somiglianze, in entrambi i testi gli alberi sono meravigliosamente scoperti ed abbattuti) dovette in qualche modo ispirare il celebre
episodio dell’Eneide di Virgilio, in cui Enea è guidato da due colombe verso
l’albero dal ramo d’oro:
33
Theophr. caus. pl. 5,6,1; Plut. quaest. conv. 8,4,1-5; Gell. 3,6,1. Sul valore simbolico da attribuire
alla palma si vedano anche le interessanti rilessioni di TORELLI 2000, 72 ss.
34
Gli auguria, cui fanno riferimento Varrone e Servio, sono concessi esclusivamente – teste Servio –
ai re: è forse possibile pensare che protagonista di siffatti auguria sia l’unico re di cui Roma conserva
memoria ancora in età varroniana, ossia il rex sacrorum?
35
BERTRAND-ECANVIL 1994, 500-501.
200
Santiago Montero
vix ea fatus erat geminae cum forte columbae
ipsa sub ora viri caelo venere volantes
et viridi sedere solo. Tum maximus heros
maternas agnovit avis laetusque precatur:
“Este duces, o, si qua via est, cursumque per auras
derigite in lucos ubi pinguem dives opacat.
Ramus humum. Tuque, o, dubiis ne deice rebus,
diva parens”. Sic effatus vestigia pressit
observans quae signa ferant, quo tendere pergant.
Pascentes illae tantum prodire volando
quantum acie possent oculi servare sequentum.
Inde ubi venere ad fauces grave olentis Averni,
tollunt se celeres liquidumque per aera lapsae
sedibus optatis gemina super arbore sidunt,
discolor unde auri per ramos aura refulsit.
(Verg. Aen. 6,190-204)
In Ovidio (met. 14,113-115) è infatti la Sibilla che segnala ad Enea il ramo
d’oro; Virgilio quindi inserisce intenzionalmente le colombe per indicare la
protezione di Venus Victrix sulla stirpe di Enea.
Il passo di Virgilio permette, inoltre, di riconoscere nelle colombe degli
uccelli augurali. Qui cercano cibo (columbae … pascentes), particolare che
sembra essere di buon augurio, come conferma per ben due volte Servio nel
suo commento ai versi virgiliani: QUO TENDERE PERGANT PASCENTES hinc iam
optimum signiicatur augurium, quod pascebant (ad loc.); alii dicunt “pascentes
volando” et referunt ad naturam columbarum, quae exilientes pascere consuerunt
(Aen. 6,198). Di fatto il poeta, eccellente conoscitore della disciplina augurale,
usa nel passo una gran quantità di tecnicismi: ipsa sub ora, vestigia pressit36,
observans, pascentes, quae signa fuerant… Ciò nonostante le colombe non igurarono mai nelle liste degli uccelli augurali romani, né tra le aves alites né tra le
oscines. La minuziosa descrizione virgiliana rispecchia forse le tecniche adottate dai sodales Titii e lo stesso Enea è rappresentato come un sodalis Titius.
Secondo una vecchia tradizione – che a mio giudizio contribuisce a spiegare il
passo virgiliano – le colombe facevano da guida agli uomini nelle grandi imprese. Quando i calcidesi fondarono in Italia Cuma, la lotta fu guidata o preceduta da una colomba (Vell. 1,4,1: alii columbae antecedentis volatu ferunt).
Stazio ricorda che lo stesso Apollo mostrò alla Sirena (Parthenope), dopo aver
viaggiato attraverso i mari, il suolo di Napoli mediante la colomba di Venere
(silv. 3,5,80: ipse Dionaea monstravit Apollo columba).
36
Servio (ad loc.) commenta: quia ad captanda auguria post preces inmobiles vel sedere, vel sistere
consueverant.
I sodales Titii: tradizione e innovazione
201
Avremmo così un tipo di uccello i cui presagi, favorevoli o sfavorevoli,
impetrativa o oblativa, erano vincolati alla regalità e al potere, e sembra che
questo vincolo si sia mantenuto anche durante l’impero. Cassio Dione, che
probabilmente fu testimone del fatto, narra che nei primi giorni del regno di
Macrino, mentre questi leggeva un discorso, una colomba si posò su un’immagine di Severo (nome che igurava anche nella sua titolatura imperiale) collocata nel senato:
ἐν γὰρ δὴ τῇ ἡμέρᾳ ἐκείνῃ ἐν ᾗ τὰ πρῶτα αὐτοῦ περὶ τῆς ἀρχῆς γράμματα ἡμῖν ἀνεγνώσθη, περιστερά τις ἐπὶ εἰκόνα Σεουήρου, οὗ τὸ ὄνομα αὐτὸς ἑαυτῷ ἐτέθειτο, ἐν τῷ συνεδρίῳ ἀνακειμένην ἐπέπτατο· καὶ μετὰ τοῦτο, ὅτε τὰ περὶ τοῦ υἱέος ἔπεμψεν, οὔτε ὑπὸ τῶν
ὑπάτων οὔθ᾽ ὑπὸ τῶν στρατηγῶν συνήλθομεν (οὐ γὰρ ἔτυχον παρόντες) ἀλ᾽ ὑπὸ τῶν
δημάρχων, ὅπερ ἐν τῷ χρόνῳ τρόπον τινὰ ἤδη κατελέλυτο.
(Cass. Dio 79[78],37,5)
La Vita di Diadumeniano cita, tra gli omina imperii, un colombo reale che
depositò un’aquila nella sua culla mentre dormiva (SHA Diad. 4,6: eadem die
qua hic natus est aquilam ei constat sensim palumbum regium parvulum attulisse et posuisse in cunis dormienti ac recessisse sine noxa). Quello che annuncia
il potere ad Alessandro Severo il giorno della sua nascita è tanto l’uovo di
colomba con cui fu omaggiato quanto il colore purpureo dello stesso (SHA
Alex. 13,1: tum praeterea quod ovum purpurei coloris eadem die natum qua ille
natus est palumbinum anicula quaedam matri eius obtulit).
È interessante anche il vincolo della colomba con l’alloro, simbolo del trionfo e della vittoria militare. Plinio (nat. 8,41,101) dice che le colombe si puriicano ogni anno con foglie di alloro: palumbes … lauri folio annuum fastidium
purgant. Eliano riporta una tradizione secondo la quale “le colombe torraiole
staccano con il becco rametti d’alloro per evitare di essere ammaliate, e dopo
li depositano nei nidi a salvaguardia dei piccoli” (HA 1,35). L’associazione tra
la colomba e l’alloro va inevitabilmente vincolata alla igura di Venus Victrix.
Due anni dopo il prodigio di Munda i piccioni o le colombe messaggere
(columbae tabellariae) giocarono un importante ruolo nell’assedio di Modena (Mutina), ed anche in questa occasione in favore della causa del giovane
Ottaviano37.
37
Frontin. strat. 3,13,8: idem columbis, quas inclusas ante tenebris et fame affecerat, epistulas saeta
ad collum religabat easque a propinquo, in quantum poterat, moenibus loco emittebat. Illae lucis cibique
avidae altissima aediiciorum petentes excipiebantur a Bruto, qui eo modo de omnibus rebus certior iebat,
utique postquam disposito quibusdam locis cibo columbas illuc devolare instituerat. Cfr. Plin. nat. 10,110;
MONTERO 2006, 68-70.
202
Santiago Montero
2.
Un altro elemento che dovette pesare nel favore accordato da Augusto a
questo uccello è, senza dubbio, e come si desume dal già citato passo virgiliano, la sua condizione di uccello di Venere. Abbiamo visto come, vedendo le
due colombe, Enea “riconosca le aves di sua madre”. Di nuovo Servio (Aen.
6,190) fa un puntuale commento dei versi: bene autem a columbis Aeneae datur augurium, et Veneris ilio et regi. Come quello di Enea, anche il presagio
di Ottaviano del 45 non solo annuncia la regalità ma gli ricorda anche la sua
discendenza da Venere. Virgilio fa forse un gioco di parole, quando al v. 191
parla di venere volantes? E Virgilio non è l’unico. In Ovidio, Anio, re di Delo
e sacerdote di Apollo, comunica ad Anchise la metamorfosi di due delle sue
iglie in colombe, “nelle aves della tua sposa” (come se Venere, essendo la
madre di suo iglio Enea, fosse la moglie di Anchise): summa mali nota est:
pennas sumpsere tuaeque / coniugis in volucris, niveas abiere columbas (met.
13,673-674).
Un’interessante variante della leggenda ce la trasmette Servio, secondo il
quale una delle iglie di Anio, sedotta da Enea, diede alla luce un iglio: alii
dicunt huius Anii iliam occulte ab Aenea stupratam edidisse ilium (Serv. Aen.
3,80). Si tratta della stessa donna che, nella versione di Dionigi (1,59,3), viene
scelta da Enea come “profetessa e saggia”.
Venere – è superluo ricordarlo – è una delle principali divinità al servizio
del principato augusteo. Il suo fondatore la sfruttò presentandola come divina
antenata degli Iulii e protettrice della sua famiglia. Nei rovesci dei denari coniati nell’ambito della propaganda contro Bruto e i cesaricidi prima, e contro
Marco Antonio poi, essa è ripetutamente rappresentata38.
Almeno dal IV secolo a.C. la colomba appare come simbolo di AfroditeVenere. Come ci ricorda O. Keller, “war nämlich das hervorragende Attribut
und heilige Tier der Istar-Astarte-Atargatis-Derketo-Aphrodite, der Grossen
Göttin des weiblichen Prinzips, der animalischen Fruchtbarkeit und der
Geburt”39. Nei principali santuari di Afrodite si allevavano colombe: a Pafo,
sull’isola di Cipro (i poeti latini si riferiscono alla colomba come avis paia: cfr.
ps. Nemes. auc. 22), a Citera (Ov. met. 15,386: Cythereïadasque columbas) ed a
Erice, in Sicilia40. Durante il principato di Augusto, come osserva G. LloydMorgan41, “we see Venus completely equated with Aphrodite as the presiding
38
Su Augusto e Venere: PERA 1976; SPEIDEL 1984; PÖTSCHER 1978, 379-380. Sulla dea nell’Eneide:
WLOSOK 1967.
39
KELLER 1963, 122.
40
KIENAST 1965; ZUCCA 1989. Cfr. anche in Asia Minore: ROBERT 1971. Plutarco (De Isid. et Osir.
71) ci ricorda: “E credono [i Greci] che la colomba è l’animale sacro ad Afrodite”.
41
LLOYD-MORGAN 1986, 180.
I sodales Titii: tradizione e innovazione
203
deity of romantic and sexual love”. Per questa ragione le colombe sono esaltate
dalla propaganda augustea, per esempio nelle elegie di Properzio, come le
aves di Venere42. Questo stretto vincolo tra la colomba e la dea, sul quale tanto
insiste la letteratura augustea, spiegherebbe la creazione di nuovi temi, come
quello del carro di Venere trainato da colombe. In un magniico lavoro A.
Ruiz de Elvira43 notò come sia stato Ovidio il primo, e per di più in un’opera
giovanile come gli Amori, a fare riferimento al tiro delle colombe di Venere44.
3.
Sappiamo che l’oracolo di Zeus a Dodona, in declino dal I secolo a.C., ricevette una spinta uficiale da parte di Augusto, che si impegnò, dopo il 31, nel
restauro del teatro e del bouleuterion45. Non è questa la sede appropriata per
soffermarci sulle procedure divinatorie e sul sacerdozio femminile di questo
oracolo di Zeus. Ricordiamo però brevemente due delle sue caratteristiche.
Innanzitutto l’esistenza – sebbene discussa – di una pratica divinatoria basata
sull’osservazione del volo delle colombe (peleiai), che trova conferma negli
scoli alle Trachinie (v. 172), in Lucano (6,427: dabantur ibi responsa in quercubus per aves) e in Pausania (7,21,2). Un frammento di Eustazio ci informa
che, secondo Strabone, le “colombe profetiche” di Dodona venivano osservate
come nella presa degli auspici (Strab. 7, fr. 1b). Anche la poesia augustea vi
fa allusione: Virgilio, nelle Bucoliche (9,13), riferendosi alle “colombe caonie”
(benché non alla mantica) ed anche Properzio (1,9,5-6: non me Chaoniae vincant in amore columbae / dicere). Servio menziona le colombe di Dodona e
il loro ruolo profetico: nam in Epiro dicitur nemus fuisse in quo responsa dabant columbae … Peliades et columbae et vaticinatrices vocantur (ecl. 9,13). Gli
42
Et Veneris dominae volucres, mea turba, columbae / tingunt Gorgoneo punica rostra lacu (Prop.
3,3,31-32); sed cape torquatae, Venus o regina, columbae / ob meritum ante tuos guttura secta focos (4,5,6566).
43
RUIZ DE ELVIRA 1994, 106. Servio spiegherà la relazione delle colombe con Venere ricordando la
fertilità dell’animale (Aen. 6,193: Veneri consecratas propter fetum frequentem et coitum). Cfr. anche Fulg.
myth. 2,71: in huius etiam tutelam columbas ponunt, illa videlicet causa, quod huius generis aves sint in coitu
fervidae; Isid. orig. 12,7,61: antiqui Venerias (scil. columbas) nuncupabant ab eo, quod nidos frequenter et
osculo amorem concipiant.
44
Necte comam myrto, maternas iunge columbas; / qui deceat, currum vitricus ipse dabit; / inque
dato curru, populu clamitante triumphum, / stabis et adiunctas arte movebis aves (am. 1,2,23-26); gaudet
gratesque agit illa parenti / perque leves auras iunctis invecta columbis / litus adit Laurens… (met. 14,596598); Iunonis volucrem, quae cauda sidera portat, / armigerumque Iovis Cythereïdasque columbas / et genus
omne avium mediis e partibus ovi… (15,385-387).
45
Cfr. BODSON 1975, 111 n. 145; PARKE 1967. Sul santuario di Zeus a Dodona: R ACHET 1962; NICOL
1958; DELCOR 1976. Sull’analogia tra Dodona e il Marte di Tiora Matiene, cfr. Dion. Hal. 1,14,5.
204
Santiago Montero
studiosi moderni – per esempio Parke46 – sono inclini a credere che l’oracolo
si producesse attraverso l’osservazione delle colombe, e arrivano a identiicarle
con la Columba palumbus47.
L’altro aspetto che voglio sottolineare è che le Peliadi – le colombe – erano
sacerdotesse di Afrodite (un’Afrodite dodonea è documentata in Clem. Rom.
homil. 4,16; 5,13) e come tali erano conosciute in epoca romana: Servio (Aen.
3,466), per esempio, rifacendosi probabilmente a Varrone, dice che il santuario era dedicato Iovi et Veneri.
A questi due elementi – la colomba e la dea – se ne aggiunge un altro che
potrebbe contribuire a spiegare la devozione di Augusto per il santuario: la
tradizione troiana. Secondo Dionigi d’Alicarnasso, Enea, dopo aver raggiunto
la costa dell’Epiro, si diresse a Dodona per consultare l’oracolo, dove trovò
Eleno e un gruppo di troiani. Qui ricevette – bisogna supporre, benché non ci
venga detto, attraverso l’osservazione delle colombe sacre – risposta favorevole per la fondazione della città, che ricambiò con offerte48.
In ogni caso, la restaurazione dell’antica sodalitas dei Titii attuata da Augusto sembra aver avuto successo a giudicare dalle attestazioni epigraiche d’epoca imperiale. Dall’esame delle 21 iscrizioni che menzionano questi sodales,
e che abbiamo raccolto nella nostra appendice prosopograica, si evincono le
seguenti conclusioni.
a) Le iscrizioni si datano dall’età giulio-claudia al principato di Alessandro
Severo. Né i testi, né le iscrizioni rivelano il numero esatto dei membri del
collegio. Sapendo tuttavia che per la legge romana tria sunt collegia, credo
che non siano stati più di tre i sacerdoti che simultaneamente esercitavano
l’incarico, anche e soprattutto tenendo in considerazione che la ricca epigraia senatoriale ci ha trasmesso solo pochi nomi.
b) A partire da Augusto probabilmente tutti gli imperatori entrarono a far
parte della sodalitas, e molti rivestirono il sacerdozio anche prima della presa del potere: Claudio, già augure e sodalis Augustalis supra numerum (subito dopo il 14 d.C.), divenne poco dopo sodalis Titius; Galba rivestì le cariche
sacerdotali di quindecemviro, di sodalis Titius e sodalis Augustalis prima del
consolato, dopo i successi militari degli anni 40; Vespasiano accede all’augurato e alla sodalitas dei Titii dopo gli ornamenta triumphalia del 44.
46
PARKE 1967, 34 ss.: “The dove and the origins of Dodona”. Cfr. KERN 1905, 1262, dove allude al
ruolo profetico delle colombe a Dodona.
47
PARKE 1967, 43.
48
Servio (Aen. 3,256) attribuisce a Varrone una versione analoga nella quale l’oracolo di Dodona
emette una profezia sulle mense. L’episodio è modiicato nell’Eneide (3,245), dove l’oracolo non è situato
a Dodona ma viene pronunciato dall’arpia Celeno.
I sodales Titii: tradizione e innovazione
205
Vale la pena ricordare anche il caso di Nero Iulius Caesar (6-31 d.C.): inizia la carriera ottenendo nel 21, su esplicita richiesta di Tiberio (Tac. ann.
3,29,1), una serie di privilegi, tipici per i membri della domus Augusta, che
gli permisero di raggiungere la questura nel 26. Gli furono inoltre concessi
diversi sacerdozi senatorii. Tuttavia Tiberio, anche dopo la morte nel 23 di
suo iglio Druso, non lo designò mai chiaramente come suo successore e
cominciò presto ad averlo in sospetto, sia per le mene e gli intrighi via via
crescenti del potente prefetto del pretorio Seiano, nemico della famiglia di
Germanico, sia per gli stessi errori comportamentali del giovane (Tac. ann.
4, 59,3 - 60; 4,67,3-4). Nel 29 Tiberio, ormai isolatosi a Capri, lo fece inine
condannare dal senato come hostis insieme alla madre e poco dopo al fratello Druso, con accuse considerate pretestuose (Tac. ann. 5,3-5; Suet. Cal.
7). Nerone fu mandato in esilio a Ponza, dove venne poi fatto morire poco
prima dell’ottobre del 31 (Suet. Tib. 54; cfr. 61; Cass. Dio 58,8,4). Ma nel 37
Caligola, appena giunto al potere, volle, fra i primi atti di governo, il recupero della memoria dei suoi parenti (madre e fratelli), ritrovando personalmente i resti del fratello Nerone a Ponza e facendoli solennemente traslare
nel Mausoleo d’Augusto (Suet. Cal. 15,1; Cass. Dio 59,3,5).
c) Il ruolo di sodalis risulta appannaggio delle più alte cariche dell’amministrazione: suscita attenzione il fatto che solo tre sodales Titii (n° 9, 11, 16 della
nostra raccolta) non abbiano raggiunto il rango di consul o consul suffectus.
Nella maggior parte dei casi la cooptazione avviene poco prima del consolato, e solo in alcuni casi (11, 14) prima o dopo la questura. E non sorprende
di certo che, oltre ad imperatori, membri della famiglia imperiale e senatori
consolari, facessero parte della sodalitas le più importanti igure della Roma
imperiale, come M. Valerius Messalla (2), P. Cornelius Dolabella (3), Salustius
Crispus Passienus (6), celebre oratore menzionato da Tacito (Ann. 6,20,1). M.
Antonius Antius Lupus (14), dopo essere stato assassinato per ordine di Caracalla, è onorato con un epitaio dedicatogli dalla moglie, dalla iglia e da
alcuni amici, nel quale si desidera recuperare la sua memoria e si ricorda che
fu oppresso con la forza (cuius memoria per vim oppressi). La Historia Augusta
(Comm. 7) lo colloca al primo posto all’interno di una lunga lista nella quale
igurano varie vittime di rango consolare. Dall’inluente gens dei Volusii Saturnini (l’unica ad avere avuto l’onore di fornire alla sodalitas due membri: 5
e 10)49 provengono due clarissimi. Licinius Ruinus50, giurista e discepolo di
Iulius Paulus (20) fu l’autore di alcune Regulae sotto Caracalla o Eliogabalo
(Dig. 40,13,4). L’iscrizione IGR IV 1215 lo ricorda come clarissimus consularis e amicus Caesaris. Fergus Millar crede che sia potuto arrivare ad essere a
49
50
Su questa famiglia e la sua genealogia, cfr. ECK 1982.
MILLAR 1999.
206
Santiago Montero
libellis negli anni ’20 facendo parte, più tardi, della commissione dei vigintiviri predisposta dal senato nel 238 per far fronte all’invasione dell’Italia da
parte delle forze dell’imperatore Massimino. Un altro è Clodio Aurelio Saturnino, vir clarissimus e comes Augusti dell’imperatore Alessandro Severo.
In conclusione, questa sodalitas si presenta come un sacerdozio strettamente
vincolato alla classe senatoria, malgrado vada notata l’arbitrarietà con cui
talvolta si esercita all’interno del cursus honorum dei clarissimi (anche dopo
il tribunato militare). Il sacerdozio presenta un forte carattere onoriico e
sembra essere riservato alle persone di più stretta iducia dell’imperatore.
d) All’esercizio della nostra sodalitas si accompagna sovente l’appartenenza
ad altre sodalitates o collegia sacerdotali: particolarmente stretto è il legame
con i sodales Augustales (n° 4, 5, 6, 7, 8, 10) e con due sacerdozi di carattere
“divinatorio”, l’augurato (5, 7, 14) e il quindecemvirato (2, 8)51. A partire
dalla dinastia lavia si osserva invece una tendenza opposta (11, 12, 13, 15,
16, 17, 18, 19, 20).
e) Molti di coloro che appartengono alla sodalitas sembrano avere uno speciale attaccamento ai vecchi valori religiosi romani: per esempio i sodales
Titii che dedicano un’iscrizione in onore di Tito nell’81 (CIL VI 934 =
ILS 252), in cui l’imperatore è ricordato, forse in riferimento all’incendio
del Campidoglio, come conservator caerimoniarum publicarum e restitutor
aedium sacrarum:
Imp(eratori) T(ito) Caesari] / [divi Vespaniani f(ilio)] / Vespasiano Augusto / pontiici maxim[o] / tribunic(ia) potestat[e VIIII] / imp(eratori) XVII p(atri) p(atriae) /
co(n)s(uli) VIII desig(nato) VIIII censori / conservatori caerimoniarum / publicarum
et / restitutori aedium sacrarum / sodales Titi
(CIL VI 934 = 3243 = AE 1980, 1)
Di Caius Vettius Sabinianus (nº 16) conosciamo una dedica a Mars Gradivus
(CIL III 1619 = 7854); C. Iulius Geminus, legatus Augusti verso il 145 o il
150, rivolge invece una dedica ai dii Conservatori (CIL III 3419)52.
In conclusione, Augusto restaura la sodalitas dei Titii e, in maniera non dissimile da quanto fatto con altri sacerdozi (in particolare con quello dei fratres
51
SCHEID 1978, 639 ha osservato che 4 dei 6 sodales Titii conosciuti hanno accumulato i due onori
di sodales Augustales e di sodales Titii.
52
RÜPKE 2005, 22 sottolinea: “Diese [Sodales Titii] zwar schon republikanische, aber erst seit
Augustus wieder prosopographisch greifbare Priesterschaft taucht im ersten Jahrhundert vor und nach
Christus typischerweise in Kombination mit weiteren Priesterschaften auf. Ab dem zweiten Jahrhundert
stellt sie aber eine Sodalität dar, die auch Konsulare ohne zweite Priesterschaft nennen. Eine Zwölfahl
von Mitgliedern ist vorstellbar”.
I sodales Titii: tradizione e innovazione
207
arvales), si serve della stessa per raggiungere gli obiettivi politici e religiosi
del nuovo principato: il controllo dell’auguratio, la personale esaltazione come
monarca o princeps e la proclamazione di Venere come antenata della nuova
dinastia.
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I sodales Titii: tradizione e innovazione
211
Appendice prosopograica
1.
IMP. CAESAR DIVI F. AUGUSTUS
[Tri]umv[i]rum rei pu[blicae c]on[s]ti[tuendae fui per continuos an]nos [decem]. [P]rinceps s[enatus usque ad e]um d[iem, quo scrip]seram [haec per annos] quadra[ginta fui.
Pon]tifex [maximus, augur, XVvir]um [sac]ris fac[iundis, VIIvirum ep]ulon[um, frater
arvalis, sodalis Titius,] fetialis fui. (RG 7)
2.
M. VALERIUS MESSALLA
Fratello maggiore del quindecemviro s.f. Potius (Rüpke 3412) e iglio del
longevo augure omonimo (Rüpke 3417). Quindecemviro s.f. e uno dei primi
membri dei sodales Titii dell’impero. Consul suff. nell’anno 32 a.C. (PIR V 94;
RE Valerius 255; Rüpke 3409).
CIL VI 41060. Roma
[M(arcus) Va]lerius M(arci) [f(ilius) Messalla co(n)s(ul)] / [XVv]ir sacr[is faciundis] /
[sodalis] Titi I[IIvir a(uro) a(rgento) a(ere) f(lando) f(eriundo)
3.
P. CORNELIUS DOLABELLA
Epulone e sodalis Titius, assunse il consolato (10 d.C.) e, dopo la sua lunga
permanenza come governatore nell’Illyricum, il proconsolato d’Africa nel 24
d.C. (Tac. ann. 4,66; PIR C 1348; RE Cornelius 143; Rüpke 1325; F. Hurlet, Les
collègues du prince sous Auguste et Tibère: de la légalité républicaine à la légitimité dynastique, Roma 1997, 272-273).
CIL III 1741 = ILS 938 = AE 2008, 1035. Cavtat / Epidaurum (Dalmatia)
P(ublio) Corne[lio] / Dolabell[ae co(n)s(uli)] / VIIviro epuloni / sodali Titiensi /
leg(ato) pro pr(aetore) divi Augusti / et Ti(beri) Caesaris Augusti / civitatis superioris /
provinciae {H}Illyrici
BCTH-1961/1962, 31 = AE 1961, 107 = AE 1964, 226. Al-Khums / Lebdah / Labdah
/ Lepcis Magna (Africa Proconsularis)
Victoriae / Au[gu]stae / P(ublius) Cornelius / Dolabella co(n)s(ul) / VIIvir
ep[ul(onum)] so/da[li]s [Ti]t[iens(is)] pro/co(n)s(ul) occiso T[acfa]/rinate po[suit]
212
4.
Santiago Montero
NERO IULIUS CAESAR
Figlio primogenito di Vipsania Agrippina e di Germanico (Cass. Dio
57,18,11), fratello dell’imperatore Caligola, morto nel 31, sebbene l’iscrizione,
postuma, sia del 37 o di poco posteriore. Ponteice, poi sodalis Augustalis. Verso il 23 fu nominato sodalis Titius, arvale e feziale. Questore nel 26 (Tac. ann.
3,29,1). Le cariche magistratuali e sacerdotali rivestite da questo membro della
famiglia imperiale sono conosciute grazie a due iscrizioni.
CIL VI 913 = ILS 182. Roma
Neroni Caesari / Germanici Caesaris f(ilio) / Ti(beri) Caesaris Augusti n(epoti) / divi
Augusti pron(epoti) / lamini Augustali / sodali Augustali / sodali Titio fratri Arvali
/ fetiali quaestori / ex s(enatus) c(onsulto)
Inedita. G. Camodeca, La documentazione epigraica e i templi dell’acropoli di Cuma
romana, in C. Rescigno, Cuma, il Tempio di Giove e la terrazza superiore dell’acropoli:
contributi e documenti, Venosa 2012, 103-118. Cuma
[Ner]oni Caesari / [G]ermanici Caesaris f(ilio) / [Ti.] Caesaris Augusti n(epoti), divi
Augusti pr(o)n(epoti), / [[[C(ai) Caesaris Aug(usti) Germanici f]r(atri)]], / lamini
Aug(ustali), [s]odali Aug(ustali) sodali / Titio, fratri Arvali, q(uaestori), / publice
5.
L. VOLUSIUS SATURNINUS
Senatore romano agli inizi dell’impero, menzionato da Tacito (ann. 13,30),
morto a 93 anni. Fu augur, consul suffectus (3 d.C.), proconsole d’Asia (9-10),
sodalis Augustalis e sodalis Titius, forse nei primi anni 30, legatus Augusti pro
praetore in Illyricum (14-15) e in Dalmatia (34-50). Prefetto di Roma ino alla
morte. Figlio di Lucius Volusius Saturninus, consul suffectus nel 12 a.C., era
sposato con una Cornelia. Due suoi igli furono Lucius Volusius Saturninus,
ponteice, e Quintus Volusius Saturninus, console nel 56 d.C. Insieme ai igli
costruì un columbarium sulla Via Appia. Dalla reputazione immacolata, accumulò legalmente una grande fortuna. Dopo la morte il senato fece erigere in
suo onore un sepolcro, pagato da Nerone, e varie statue, che furono collocate
in templi, teatri e altri ediici pubblici di Roma. Tra queste, una statua bronzea
nel Foro di Augusto, due di marmo nel tempio del Divo Augusto, una nel tempio del Divo Giulio e altre sul Palatino e nella porticus del tempio di Apollo;
un’altra lo vedeva rappresentato come augure, un’altra ancora come cavaliere,
e in una inine, collocata nelle immediate vicinanze del teatro di Pompeo, era
seduto sulla sella curulis (S. Panciera, in I Volusii Saturnini, Bari 1982, 83-87;
W. Eck, “Hermes” 100, 1972, 463-475; “Hermes” 101, 1973, 128; J. Reynolds,
“JRS” 61, 1971, 142-144, ig. 14; A.M. Sgubini Moretti (ed.), Fastosa rusticatio.
La villa dei Volusii a Lucus Feroniae, Roma 1998, 42-43, ig. 55).
I sodales Titii: tradizione e innovazione
213
AE 1982, 268. Lucus Feroniae
[L(ucio) Volusio L(uci) f(ilio) Q(uinti) n(epoti) Sa]turnino co(n)s(ul) / [augur sodalis Augustal]is sodalis Titi proc[o(n)s(ul) Asiae] / [legatus divi Augusti et Ti(beri)
Caesa]ris Aug(usti) pro praetore in [provinciis] / [--- et Dalmatia pra]efectus urbis
fuit [annos XVI? in quo] / 5 [honore cum nonagesimum tertium] annum agens
dec[essisset senatus] / [auctore Caesare Aug(usto) Germa]nico funere publico [eum
efferri] / [censuit vadimoniis exse]q[ui]arum [ei]us causa dilatis item statuas ei / [ponend]as tr[ium]fales(!) in foro Augusti aeneam in templo novo div[i Au]gussti(!) /
[m]armoreas [du]as consulares unam in templo Divi Iuli alteram [i]n / 10 [P]alatio
intra tripylum tertiam in aria(!) Apolinis(!) in conspectum(!) curiae / auguralem in
regia equestrem proxime rostra sella curuli residentem at(!) / theatrum Pompeianum
in porticu Lentulorum
CIL III 2974 = ILS 923a. Nin / Aenona (Dalmatia)
L(ucio) Volusio [L(uci) f(ilio) Saturnino] / co(n)s(uli) aug(uri) so[dali Augustali] /
sodali Titio [leg(ato) pr(o) pr(aetore) divi Aug(usti)] / leg(ato) pro pr(aetore) Ti(beri)
[Caesaris Augusti] / [
CIL III 2975 = ILS 923. Nin / Aenona (Dalmatia)
L(ucio) Volusio [L(uci) f(ilio)] / Saturni[no] / co(n)s(uli) aug(uri) [sodali] / August(ali)
s[odali] / Titio [3] / leg(ato) divi Aug[usti leg(ato)] / Ti(beri) C[aesaris] / [divi Aug]usti f(ilio) / [pa]trono
6.
C. SALLUSTIUS CRISPUS PASSIENUS
Rivestì tre cariche sacerdotali: fu epulone, sodalis Augustalis e sodalis Titius, sotto il regno di Caligola. Due volte console: nel 27 e nel 44 (cfr. Tac. ann.
6,20,1; Rüpke 2966; PIR P 146; RE Passienus 2)
IK-17-1, 3025 = AE 1924, 72. Ephesus (Asia)
[C(aio) Sallustio Crispo Passieno] / Equi[tius(?) 3 proco(n)s(uli) co(n)s(uli) pr(aetori)]
/ q(uaestori) Ti(beri) Ca[esaris Augusti VII]/viro [epulo]nu[m sodali] / Au[gu]s[t]ali
soda[li] Titio / [qui i]n statario ne[g]otiantur / patr[ono] / [3]TE / [3]ORI
IK-17-1, 3026 = AE 1924. Ephesus (Asia)
C(aio) Sal[lustio Cris]po / Passi[eno Equitius(?) 3 pr]o[co(n)s(uli)] / co(n)s(uli)
des(ignato) [II pr(aetori)] / q(uaestori) Ti(beri) Caes[a]ris Au[g(usti)] / [VIIviro
epul(onum) sodal]i August[a]li sodal[i Titio] / [3]corn[
214
7.
Santiago Montero
TI. CLAUDIUS NERO GERMANICUS
L’imperatore Claudio fu augure prima della morte di Augusto, quindi sodalis Augustalis supra numerum e sodalis Titius, un po’ più tardi (tra il 37 e il 41)
ma prima di rivestire il consolato (PIR 2 C 942; RE Claudius 256; Rüpke 1217).
CIL III 381 = IK-53, 15. Kemally / Alexandreia Troas (Asia)
[Ti(berio) C]laudio Drusi / [Ger]manici il(io) Neroni / Germanico / [aug]ur(i) sodali
Augusta[li] / sodal(i) Titio co(n)s(uli) / [C(aius) N]orbanus C(ai) f(ilius) An[i(ensi)] /
[Qu]ad[r]atus prim(us) pil(us) / [trib(unus)] milit(um) praef(ectus) castr(orum) / augur IIvir / [tes]tamento poni / iussit
CIL V 24 = InscrIt-10-1, 37 = ILS 198. Pula / Pola (Venetia / Histra)
[Ti(berio) C]laudio / [Dru]si German(ici) f(ilio) / [Ner]oni Germanico / [augu]ri
sodali Aug(ustali) / [sod]ali Titio co(n)s(uli)
8.
SER. SULPICIUS GALBA
Quindecemviro s.f., sodalis Titius e sodalis Augustalis prima del consolato,
dopo i successi militari degli anni 40.
Ob res et tunc in Africa et olim in Germania gestas ornamenta triumphalia accepit et
sacerdotium triplex, inter quindecimviros sodalesque Titios item Augustales cooptatus.
(Suet. Galb. 8,1)
9.
TERENTIUS HISPO
Prima metà del I secolo d.C. (M. Le Glay, in J.-M. Pailler, ed., Mélanges
Michel Labrousse, Toulouse 1986, 137-149, foto; G. Alföldy, Epigraia e ordine
senatorio, II, Roma 1982, 353, nº 2; Rüpke 3229, che non ritiene certa l’appartenenza alla sodalitas).
AE 1982, 403 = R.F. Rossi, “Sibrium” 11 (1971-1972), 153-161 = AE 1986, 259. Mediolanum
[--- Teren]tius P(ubli) f(ilius) Hisp[o] / [legatus Ti(beri) C]aesaris Aug[usti] / [sodalis
Titi]us Xvir st(litibus) iud(icandis) / [q(uaestor) pr(o) pr(aetore)] provinc(iae) Sicil[iae]
/ [Dianam N]emorensem / [posuit et portic]us faciendas [curavit] /
10. Q. VOLUSIUS SATURNINUS
Figlio dell’augure, sodalis Augustalis e sodalis Titius, L. Volusius L.f. Q.
n. Saturninus, padre dell’omonimo augur. Console nel 56 e, forse negli stessi
anni, succedendo al padre, sodalis Augustalis e sodalis Titius. Tra il 60 e il 63,
arvale (PIR V 664; RE Suppl. IX, 1863; Rüpke 3574).
I sodales Titii: tradizione e innovazione
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AE 1972, 174 = AE 1982, 268. Lucus Feroniae (Etruria)
[L(ucio) Volusio L(uci) f(ilio) Q(uinti) n(epoti) Sa]turnino co(n)s(uli) / [augur sodalis Augustal]is sodalis Titi proc[o(n)s(ul) Asiae] / [legatus divi Augusti et Ti(beri)
Caesa]ris Aug(usti) pro praetore in [provinciis] / [3 et Dalmatia pra]efectus urbis fuit [annos XVI? in quo] / [honore cum nonagesimum tertium] annum agens
dec[essisset senatus] / [auctore Caesare Augusto German]ico funere publico [eum
efferri] / [censuit vadimoniis exsequi]arum [ei]us causa dilatis item statuas ei / [ponend]as tr[ium]fales(!) in foro Augusti aeneam in templo novo div[i Au]gus{s}ti /
[m]armoreas [du]as consulares unam in templo divi Iuli alteram [i]n / [P]alatio intra
tripylum tertiam in aria(!) Apol(l)inis in conspectum(!) curiae / auguralem in regia
equestrem proxime rostra sella curuli residentem at(!) / theatrum Pompeianum in
porticu Lentulorum
AE 1972, 175. Lucus Feroniae (Etruria)
Q(uinto) Volusio L(uci) f(ilio) [L(uci) n(epoti)] / [S]aturnino co(n)[s(uli)] / [s]odali
Augustal[i sodali] / [T]itio fratri [A]rval[i legato] / Caesaris at census accipiendos /
provinciae Belgicae
11. SEX. APPIUS SEVERUS
Sodalis Titius cooptato prima della questura sotto il principato di Vespasiano (PIR A 953; RE Appius 17; Rüpke 685).
CIL VI 1348 = ILS 1003. Roma
[Sex(to) Appio] Sex(ti) ilio Volt(inia) / Severo / [IIIIvir]o viarum curandarum / [tribun]o milit(um) leg(ionis) III Gallicae / [sodal]i Titio quaestori / [T(iti) Ves]p(asiani)
Caesaris Augusti ili(i) / [p]atri piissimo / [Appia Sex(ti)] il(ia) Severa Ceioni Commodi
12. T. IUNIUS MONTANUS
Senatore romano originario di Alexandria Troas, della tribù Aniensis.
Questore in Bitinia e Ponto, tribuno della plebe, sodalis Titius. Proconsole di
Sicilia. Consul suffectus nell’anno 81. È ricordato da Giovenale (4,137-144) per
aver partecipato a un convivium con l’imperatore Nerone.
IK-53, 37 = AE 1973, 500. Turkmenli / Alexandreia Troas (Asia)
T(ito) Iunio C(ai) f(ilio) An[i(ensi)] / Montano / IIIvir(o) a(ere) a(rgento) a(uro) f(lando)
f(eriundo) tri[b(uno)] / mil(itum) leg(ionis) V Mac(edonicae) q(uaestori) / Ponti
et Bithyniae / tr(ibuno) pl(ebis) pr(aetori) sodali Titio / proco(n)s(uli) provinc(iae)
Sicilia[e] / co(n)s(uli) / patrono coloniae / d(ecreto) d(ecurionum)
216
Santiago Montero
13. Q. POMPONIUS RUFUS MARCELLUS
Sodalis Titius verso il 113. Consul suffectus nel 121. Proconsole d’Asia nel
136. Con altri due Pomponii Marcelli, il padre e il fratello (Rüpke 2787), dedicò nel 113 due iscrizioni nel Capitolium di Thubursicu in onore di Minerva
e di Giunone Regina (PIR P 751; RE Pomponius 58/70; Suppl. XIV, 274, 442;
Rüpke 2788).
ILAlg 1, 1231 = “Epigraphica” 2008, nº 234 = AE 1906, 4 = AE 1906, 5 = AE 1909,
238. Khamissa / Thubursicu Numidarum (Africa Proconsularis)
Minervae [Aug(ustae) sacrum] / [Imp(eratore)] Nerva Traiano [Caesare Aug(usto)
Germ(anico) Dac(ico) Optimo] / [p]ontif(ice) max(imo) trib(unicia) pote[stat(e) XVII
imp(eratore) VI co(n)s(ule) VI p(atre) p(atriae)] / C(aius) Pom[poniu]s [3 f(ilius)]
Rufus Aciliu[s 3 Coelius Sparsus pont(ifex)] / [sodalis Flavialis pro]co(n)s(ul) cum
Q(uinto) P[om]pon[io Marcello f(ilio) leg(ato) pro pr(aetore)] / [co(n)s(ule) design(ato)
sodale Titi]o et [C(aio) Pompon]io P[3]IV[3 f(ilio) leg(ato) pro pr(aetore) dedic(avit)] /
[d(ecreto) d(ecurionum)] p(ecunia) p(ublica)
ILAlg-1, 1230 = “Epigraphica” 2008, nº 234 = AE 1909, 239. Khamissa / Thubursicu
Numidarum (Africa Proconsularis)
[Iunoni Regi]nae [sacrum] / [pro salute Imp(eratoris) Nerv]ae T[raiani Ca]esaris Au[g(usti) Germ(anici) Dac(ici) Optimi] / [pontif(icis) max(imi) trib(unicia)
potestat(e)] XVII imp(eratoris) [VI co(n)s(ulis) VI p(atris) p(atriae)] / [C(aius) Pomponius 3 Rufus Acilius 3]V[3]us Coelius Sparsus pon[t(ifex) sodalis Flavialis proco(n)s(ul)] / [cum Q(uinto) Pomponio Marcello f(ilio) leg(ato)] pro [pr(aetore) co(n)s(ule) d]esig/(nato) sodal[e] Titio et C(aio) Pompo[nio 3 f(ilio) leg(ato) pro pr(aetore)
dedic(avit)] / d(ecreto) d(ecurionum) p(ecunia) p(ublica)
14. M. ANTONIUS ANTIUS LUPUS
Sodalis Titius dopo il tribunato militare, augure dopo la questura e prima
della pretura, la più alta magistratura rivestita. Sarà assassinato da Commodo:
SHA Comm. 7,5 (PIR A 812; RE Antonius 37; CLE 0449 (vv. 16-18) (8); F.
Grosso, La lotta politica ai tempi di Commodo, Torino 1964, 358-359 e n. 4 (vv.
1-13); A. Daguet-Gagey, Les ‘opera publica’ à Rome (180-305 ap. J.-C.), Paris
1997, 400 n° 3).
CIL VI 1343 = CLE 449 = IG-14, 1398 = IGUR-3, 1156 = ILS 1127 = AE 1999, 169 =
AE 2003, 6. Roma
D(is) M(anibus) / M(arci) Antonii Antii Lupi pr(aetoris) / patricii auguris quaest(oris)
sodal(is) Titii trib(uni) / mil(itum) leg(ionis) II Adiutr(icis) Piae Fidel(is) Xvir(i) stl(itibus)
iud(icandis) praef(ecti) fer(iarum) / Lat(inarum) cuius memoria per vim oppressi in /
integrum secundum amplissimi ordinis / consultum restituta est sepulchrum ab eo
I sodales Titii: tradizione e innovazione
217
coeptum / Claudiae Regillae uxori et Antiae Marcellinae il(iae) / pietatis suae erga
eum testiicandae gratia et / nominis eius in perpetuum celebrandi perfecerunt atines
/ M(arcus) Valerius Bradua Mauricus pontif(ex) et Antonia Vitellia / amici / Q(uintus)
Fabius Honoratus T(itus) Annaeus Placidus accomodata gerunt [3] / praetextas stamina serum [3] / aediicata Tholis [3]
15. C. IULIUS GEMINUS CAPELLIANUS
Originario di Cirta, probabilmente cooptato come sodalis Titius prima di
ricoprire l’incarico di governatore della Pannonia e prima della nomina a consul suffectus (161 o 162). Dedica un’iscrizione ai Di conservatores (PIR I 339 =
RE Iulius 260; Suppl. XII, 611 = Rüpke 2038).
CIL III 3419 = TitAq 1, 43. Budapest / Aquincum (Pannonia Inferior)
Dis Conserva/toribus / [C(aius) Iulius] Gem[in]us / Capellianus / leg(atus) Aug(usti)
pr(o) pr(aetore) / sod(alis) Titius
16. C. VETTIUS SABINIANUS IULIUS HOSPES
Di origine equestre, fece il suo ingresso in senato sotto Antonino Pio. Si
distinse nelle campagne contro i Germani e prese parte alla repressione della
rivolta di Avidio Cassio, grazie alla quale fu nominato da Marco Aurelio consul suffectus verso il 176. C. Vettius Sabinianus Iulius Hospes, fu curator aedium sacrarum e legatus imperiale in Dalmazia. Dal 179 al 182 rivestì l’incarico
di governatore imperiale delle Tre Dacie, sottomettendo le tribù di frontiera.
Successivamente fu legatus imperiale nella Pannonia Superior (ILS 3655) e,
verso il 191, governatore d’Africa. Non conosciamo la data della sua cooptazione come sodalis Titius, l’unico incarico sacerdotale che probabilmente
ricoprì: forse poco dopo la questura, negli anni inali del principato di Antonino (Cass. Dio 72,3,3; A. Merlin, C. Vettius Sabianus, proconsul d’Afrique,
“Comptes-rendus des séances de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres” 63, 1919, 355-372; Rüpke 3474).
ILAfr 281 = IDRE-02, 427 = AE 1920, 45 = AE 1939, 81. Kasba, Henchir el / Thuburbo Maius (Africa Proconsularis)
C(aio) Vettio C(ai) il(io) Volt(inia) Sabi/niano Iulio Hospiti co(n)s(uli) sodali / Titio
leg(ato) Aug(usti) pr(o) pr(aetore) provinciar(um) III Dacia/rum et Delmatiae curatori aedium sacrar(um) / item r(ei) p(ublicae) Puteolanorum praeposito vexillatio/nibus
ex Illyrico missis ab Imp(eratore) divo M(arco) An[to]/nino ad tutelam urbis donis
donato a[b] / eodem Imp(eratore) ob expeditionem Germ(anicam) et Sarm(aticam) /
corona murali vallari itemq(ue) aurea hastis / puris duab(us) vexillis totidem leg(ato)
218
Santiago Montero
Aug(usti) pr(o) pr(aetore) / Pannoniae inferioris praef(ecto) aerari(i) Satur/ni leg(ato)
leg(ionis) XIIII Gem(inae) cum iurisdicatu Panno/niae superioris leg(ato) Aug(usti)
rationibus pu/tandis trium Galliarum leg(ato) leg(ionis) III Ita/li(c)ae Concordis iuridico per tractus / Etruriae Aemiliae Liguriae leg(ato) / Aug(usti) ad ordinandos status
insularum / Cycladum legato provinciae Asiae / praetori trib(uno) pleb(is) quaestori
trans/lato in amplissimum ordinem ab Imp(eratore) / divo T(ito) Antonino trib(uno)
mil(itum) leg(ionis) I Itali(c)ae / praef(ecto) cohortis II Commagenorum / col(onia)
Aurelia [[[Commoda]]] Thuburbo / [M]aius patrono d(ecreto) d(ecurionum)
p(ecunia) p(ublica)
17. P. IULIUS GEMINIUS MARCIANUS
Agli ordini di Antonino Pio fu protagonista di una prestigiosissima carriera militare al comando di legioni e provincie. Nel 161, allo scoppio della
guerra partica, conduce le vessillazioni, probabilmente dalla Pannonia Superior alla Cappadocia. Tra il 162 e il 165 governò la provincia d’Arabia. Nel 165
fu nominato console, ed esercitò la magistratura o alla ine dello stesso anno o
nel corso dell’anno seguente. Il cursus di Geminius è completato dal proconsolato nella provincia d’Asia tra il 185 e il 190. Geminus divenne sodalis Titius
probabilmente quando rivestì il consolato (PIR I 340; Rüpke 2037).
CIL VIII 7050 = CIG 5366 = ILS 1102 = ILAlg-2-1, 634. Constantine / Cirta (Numidia)
[P(ublio) I]ulio P(ubli) il(io) Quir(ina) / [Ge]minio Marciano / [co(n)s(uli)] sodali
Titio proco(n)s(uli) provin/[cia]e Macedoniae leg(ato) Augg(ustorum) pro pr(aetore)
/ [pr]ovinciae Arabiae leg(ato) Augg(ustorum) su/[per] vexillationes in Cappa/[do]cia leg(ato) Aug(usti) leg(ionis) X Geminae / [leg(ato)] pro pr(aetore) provinc(iae)
Africae / [pr]aetori trib(uno) pleb(is) quaestori / [tr]ibuno laticlavio leg(ionis) X /
[Fr]etensis et leg(ionis) IIII Scy/[th]icae IIIviro kapitali / [op]timo constantissimo /
[1 D]urmius Felix primi/[pi]laris leg(ionis) III Cyren<a=E>icae / [st]rator in Arabica
maioris / [te]mporis legationis eius / [h]on(oris) causa d(ecurionum) d(ecreto)
18. C. MEMMIUS FIDUS IULIUS ALBIUS
Vir clarissimus. Patronus di Bulla Regia. Sodalis Titius dopo il proconsolato
nel Noricum e prima del consolato del 191-192 (PIR M 462; RE Mummius 25;
Rüpke 2428).
CIL VIII 12442 = ILS 1110 = Legio-II-Ital-X, 00011 = AE 1889, 92 = AE 1889, 116.
El Mden / Mden / Elmden / Vina (Africa Proconsularis)
C(aio) Memmio C(ai) f(ilio) Quir(ina) / Fido Iulio Albio cons(uli) sodali / Titio
leg(ato) Aug(usti) pro pr(aetore) prov(inciae) Noricae(!) cur(atori) / viae Flam(iniae)
I sodales Titii: tradizione e innovazione
219
praef(ecto) Minic(iae) proco(n)s(uli) provin(ciae) / Baetic(ae) leg(ato) Aug(usti)
leg(ionis) VII Claudiae iuridico per / Italiam reg(ionis) Transpadanae praetori
leg(ato) / pr(o) pr(aetore) prov(inciae) Afric(ae) aedil(i) Ceriali q(uaestori) prov(inciae)
/ Asiae trib(uno) laticl(avio) leg(ionis) II Augustae / C(aius) Annius Iulius Secundus
[[3]] / [[6]] / amico rarissimo ob eximiam eius er/ga se benevolentiam sua pec(unia)
posuer(unt) et ded(erunt) / d(ecreto) d(ecurionum)
CIL VIII 25527 = ILPBardo 246 = ILTun 1244 = AE 1907, 12. Hammam Derradji /
Bulla Regia (Africa Proconsularis)
C(aio) M[emmio C(ai) f(ilio) Quir(ina) Fido Iulio Albio c(larissimo) v(iro) co(n)s(uli)
sodali Titio cor]/rec[tori] [Italiae(?) leg(ato) Aug(usti) pro pr(aetore) prov(inciae) 3]ris
[leg(ato) Aug(usti) pro] / pr(aetore) p[rov(inciae) Noricae cur(atori) viae Flam(iniae)
praef(ecto) Minic(iae) pro]co(n)s(uli) pr[ov(inciae)] / B(a)eti[cae leg(ato) Aug(usti)
leg(ionis) VII Claudiae iuridico per Italiam regioni]s Tra[nspad(anae)] / prae[tori
leg(ato) pr(o) pr(aetore) prov(inciae) Africae aed(ili) Cer(iali) quaest(ori) provinc(iae)]
/ Asiae [trib(uno) laticl(avio) leg(ionis) II Augustae seviro equitum Romanor(um)] /
dec[emviro stlitibus iudicandis
19. T. CLODIUS AURELIUS SATURNINUS
Vir clarissimus. Consul suffectus verso il 233, governatore della Germania
Inferior e comes Augusti di Alessandro Severo durante la spedizione contro
i Parti del 231-233, dopo la quale è stata dedicata l’iscrizione onoriica. Non
conosciamo la data della cooptazione come sodalis Titius (PIR A 1425; RE
Aurelianus 5; Rüpke 1255).
IK-13, 657 = AE 1972, 598 = AE 1975, 792 = IEph 657. Ephesus (Asia)
T(ito) Clodio T(iti) f(ilio) Quir(ina) Aurelio [Sat]urnino c(larissimo) v(iro) / sodali Titio co(n)s(uli) / comiti expeditionis Orientalis / domini n(ostri) Seve[ri] [[Alexandri]]
Pii / [Feli]cis Augusti elec[cto a d]om[i]no
20. M. CN. LICINIUS RUFINUS
Carriera equestre e quindi senatoriale (pretore e propretore nel Noricum).
Appartenne al circolo dei Vigintiviri di Pupieno e Balbino. Fu console sotto
Alessandro Severo (negli anni ’20). Cooptato come sodalis Titius probabilmente nella seconda parte degli anni ’20, pertanto collega di T. Clodius Aurelius Saturninus (PIR L 236; RE Licinius 150/1; Rüpke 2253; P. Herrmann, Die
Karriere eines prominenten Juristen aus Thyateira, “Tyche” 12, 1997, 111-121).
220
Santiago Montero
IGR IV 1215 = AE 1997, 1425 = SEG 47 1656. Thyatira (Lydia)
5
10
15
Ἀγαθῆι τύχηι.
Μ. Γναῖον Λικίν. Ῥουφεῖνον,
ἱππικόν, σύνβουλον Σεβ., πράξα[ν]τα τὰς Ἑληνικὰς ἐπι[σ]τολάς, ἐπὶ
παιδείας Σεβ., ἐπὶ τῶν καθόλου λόγων, ἐπὶ τῶν ἀποκριμάτων, στρατηγòν Ῥωμαίων, ἡγεμόνα ἐπαρχείας Νορικοῦ, ἱερέα σακερδωτίου Τίτου Τατίου,
ἐν τῶι συνβουλίωι τῶν εἴκοσιν [ἀν]δρῶν, ἐπιλεχθέντα φίλον τοῦ Σεβ.,
πρεσβεύσαντα πολάκις πρὸς τοὺς
αὐτοκράτορας καὶ πάντα τὰ δίκαια
τῆι πατρίδι κατορθώσαντα, τὸν
λαμπρότατον ὑπατικόν, διά τε
ἀφθονίαν τροφῶν καὶ ἔργων πολλῶν καὶ μεγάλων κατασκευὰς κοινῇ τε καὶ κατὰ ἕνα εὐεργέτην,
οἱ κηπουροί.
21. ANONYMUS 1
CIL VI 32436a. Rüpke 98
s]odal(is) T[---: :
22. ANONYMUS 2
Sodalis Titius dopo la questura; esperienza militare al comando di due legioni: I-III (Rüpke 99).
CIL XIV 3518 = InscrIt-4-1, 24. Castel Madama (Lazio)
]tricis leg(ato) leg(ionis) XI Claud(iae) sodal(i) Titi[o 3] / [3 Xviro stl(itibus) iudicandi]s quaest(ori) urb(ano) qui vix(it) annis X[3] / [3]iani C PO[
23. ANONYMUS 3
Patronus di Terracina. Edile curule, questore (Rüpke 269).
AE 2001, 750. Terracina / Tarracina (Lazio)
aed(ili)] cur(uli) qua[e(stori)] / [Xvir(o) stli]tib(us) iudic(andis) / [sodali] Titio / [Tarrac]inenses / [patr]ono
I sodales Titii: tradizione e innovazione
24. ANONYMUS 4
TitAq-1, 465 = AE 2008, 1138. Budapest / Aquincum (Pannonia Inferior)
so]dal(is?) Titi[us(?)]
221