Books by Francesca Antonacci
FrancoAngeli, 2019
Il cerchio magico è l’espressione utilizzata da Huizinga, in Homo ludens per indicare lo spazio ... more Il cerchio magico è l’espressione utilizzata da Huizinga, in Homo ludens per indicare lo spazio del gioco e del giocare. Nel testo la cornice del gioco, dell’infanzia e della poetica divengono metafore per comprendere l’educazione, nel suo duplice statuto di dimensione simbolica e materiale, come spazio di elaborazione dell’esperienza nel quale la realtà viene rappresentata per poter essere compresa. Nel testo si valorizzano i diversi processi di rappresentazione così intesa che vedono nella speranza di Freire, Bloch e Durand, una funzione conoscitiva e trasformativa dell’esistente, una funzione in breve educativa.
FrancoAngeli, 2015
L'incontro fecondo tra educazione e teatro assume forme che ne amplificano le rispettive potenzia... more L'incontro fecondo tra educazione e teatro assume forme che ne amplificano le rispettive potenzialità: quando il teatro entra nello spazio educativo può esprimersi come strumento formativo o didattico, ma anche come moda lità espressiva specifica e come linguaggio trasversale, o ancora come oggetto di studio e di approfondimento culturale, come metafora dell'apprendimento o come dispositivo esperienziale. Il volume attraversa la relazione tra le forme del teatro e quelle dell'educare grazie al contributo di molteplici sguardi disciplinari, dalla pedagogia alla didattica, dalla sociologia alle scienze dell'organizzazione, dall’arte alle poetiche del teatro.

FrancoAngeli, 2016
Cosa vuol dire infanzia? Una domanda centrale per chi si occupa di educazione. L'idea di una infa... more Cosa vuol dire infanzia? Una domanda centrale per chi si occupa di educazione. L'idea di una infanzia archetipica e simbolica ha radici antichissime nelle religioni, nei miti e nell'arte. Abbiamo raccolto un sapere dalle immagini dell'infanzia nutrendoci con opere d'arte, che non si accontentano di rappresentazioni moralistiche, edulcorate o ideologiche, ma che rispondono al richiamo di una qualità infante presente in tutto il corso della vita. I saggi lavorano con tali immagini viventi, con le rappresentazioni del bambino che contengono un potenziale trasformativo, necessario per modificare la propria postura nei contesti educativi e preparare un diverso domani. Se hanno ragione coloro che pongono nell'infanzia la stagione più prossima all'essere, ogni figura educativa dovrebbe ripensare in profondità i propri obiettivi, per orientare pensiero e azione e garantire all'infanzia un intreccio di ambivalenti possibilità, per custodirne ma anche condividerne, ogni giorno, il mistero.

Pensa Multimedia, 2017
Ripensare la scuola a partire dalla sue strutture fondamentali è un impegno pedagogico urgente, p... more Ripensare la scuola a partire dalla sue strutture fondamentali è un impegno pedagogico urgente, per sostenere la domanda di cambiamento che emerge in ogni contesto (economico, politico, culturale, sociale, educativo, istituzionale). Facendo riferimento agli autori che hanno contribuito a sviluppare una idea di scuola innovativa rispetto al modello considerato classico della scuola trasmissiva, gerarchica, organizzata per saperi disciplinari e per gruppi di età omogenea (Montessori, 1950; Dewey, 1951; Neill, 1979; Massa, 2000; Freinet, 2002; Morin, 2001; Mottana, 2009; Fielding & Moss 2014), e facendo riferimento a modelli di didattica fortemente orientati alle attività espressive, esplorative, immaginative e attive (Agazzi, 1950; Lodi, 1970; Ciari, 1972; Malaguzzi, 1995; Robinson, 2001; Rossi Cassottana, 2004; Zavalloni, 2008; Salen, 2008, 2011; Smith, 2012; Gray, 2013; Lorenzoni, 2014), le autrici propongono alcuni concreti cambiamenti strutturali del sistema scolastico (organizzazione del sapere, delle classi, della valutazione, della lezione, dei luoghi della scuola), proponendo una didattica immersiva, corporea, outdoor, partecipativa. La proposta sarà supportata e presentata facendo riferimento a esperienze ed esempi maturati nei contesti educativi e scolastici. Tra queste, verranno approfondite la metodologia esplorativa nelle dimensioni progettuali del contesto (in e outdoor), dei materiali non strutturati e il ruolo della documentazione (Guerra 2013, 2015). Inoltre l’approccio immaginativo, che si nutre del contatto con le immagini provenienti dal mondo artistico e l’approccio ludico, che integra le diverse dimensioni dell’apprendere (cognitivo, affettivo, corporeo, mnemonico) (Antonacci 2012a, 2012b; 2016).

FrancoAngeli, 2017
Il titolo del libro nasce come omaggio al celebre romanzo di Flannery O'Connor, autrice sorprende... more Il titolo del libro nasce come omaggio al celebre romanzo di Flannery O'Connor, autrice sorprendentemente spregiudicata nel mostrare le contraddizioni e i paradossi di una formazione combattuta tra istanze iniziatiche e scolastiche. Intende esplorare, con un approccio pluridisciplinare, filologico ed ermeneutico, i linguaggi simbolici, educativi e performativi delle relazioni tra sacro e violenza. Affronta tale rapporto grazie a fonti che mostrano concretamente la storicità dei legami tra pratiche e istanze di valore fondate sul binomio cielo e guerra, con le sue valenze sacrificali. Fa al tempo stesso dialogare diversi sguardi (filosofico, pedagogico, antropologico, critico), per mettere al centro la relazione formativa quando si propone di legare aspirazioni celesti e istinti aggressivi. Il volume esplora inoltre le figure sociali e pedagogiche (maestro, profeta, guru, sacerdote, guerriero, samurai) e le istituzioni formative dove sacro e violenza sono al centro del progetto di trasformazione dell'uomo, mostrando le tensioni e le interazioni negli ambiti religiosi e marziali.

FrancoAngeli
In ogni contesto della contemporaneità emerge un'esigenza di cambiamento della scuola nelle sue s... more In ogni contesto della contemporaneità emerge un'esigenza di cambiamento della scuola nelle sue strutture fondamentali: lo chiedono i sistemi economico, politico, culturale, sociale, educativo, istituzionale. Il libro testimonia alcune esperienze di educazione e formazione all'interno del mondo scolastico, fina-lizzate a ripensare l'assetto consueto della didattica grazie a pratiche che va-lorizzano uno stile esplorativo e immaginativo, relazioni comunitarie, conte-sti complessi, materiali "intelligenti" e la pluralità dei linguaggi. Il volume invita a pensare la scuola come un luogo di inclusione e di tra-sformazione della società nel quale sperimentare la passione per insegnare e apprendere grazie a una cultura sensibile al mondo dell'avventura, del gioco, dell'educazione tra dentro e fuori la scuola. Francesca Antonacci è professoressa associata e insegna Pedagogia del gioco e Teorie e metodologie della formazione permanente presso il Diparti-mento di Scienze Umane per la Formazione "Riccardo Massa" dell'Univer-sità di Milano-Bicocca. Si occupa di immaginazione, arti performative e gio-co, e di modelli di innovazione scolastica. Tra le ultime pubblicazioni per FrancoAngeli Il cielo e i violenti (con M. Della Misericordia, 2017), Intrecci d'infanzia (con E. Rossoni, 2016), La guerra dei bambini (con M. Della Mi-sericordia, 2013), Puer Ludens (2012). Monica Guerra è ricercatrice e insegna Organizzazione e coordinamento dei servizi educativi e di Mediazione didattica e strategie di gruppo presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione "Riccardo Massa" del-l'Università di Milano-Bicocca. Si occupa in particolare di modelli di inno-vazione scolastica e di esperienze educative in e outdoor. Tra le sue pubbli-cazioni Materie intelligenti (Junior, 2017), Fuori (a cura di, FrancoAngeli, 2015), Progettare esperienze e relazioni (Junior, 2013).
FrancoAngeli, 2018
In ogni contesto della contemporaneità emerge un’esigenza di cambiamento della scuola nelle sue s... more In ogni contesto della contemporaneità emerge un’esigenza di cambiamento della scuola nelle sue strutture fondamentali: lo chiedono i sistemi economico, politico, culturale, sociale, educativo, istituzionale. Il libro testimonia alcune esperienze di educazione e formazione all'interno del mondo scolastico, finalizzate a ripensare l’assetto consueto della didattica grazie a pratiche che valorizzano uno stile esplorativo e immaginativo, relazioni comunitarie, contesti complessi, materiali “intelligenti” e la pluralità dei linguaggi.
Il volume invita a pensare la scuola come un luogo di inclusione e di trasformazione della società nel quale sperimentare la passione per insegnare e apprendere grazie a una cultura sensibile al mondo dell'avventura, del gioco, dell’educazione tra dentro e fuori la scuola.

Play has often been snubbed as a serious research topic. The combination of its supposed uselessn... more Play has often been snubbed as a serious research topic. The combination of its supposed uselessness and its association with the world of childhood has led to a general lack of reflection about play on the part of high culture.
Nevertheless, play experience is symbolic, polysemic, ambivalent, laden with affect and a potential generator of contradictory and transformative knowledge (Huizinga, 1980; Fink, 1987, 1992; Suits, 1978). Due to its rich variety of expression and multiple meanings, it eludes the rigorous conceptualizations and reductionism favoured by contemporary mainstream educational science, which views play mainly as a teaching aid or as an opportunity for socialization, culturalization, transmission of contents or as a means of furthering linguistic, cognitive or affective development.
When we speak about the relationship between playing and childhood, we have to go beyond the real and concrete child, and also go beyond a univocal kind of game - as symbolic play. Although we expose ourselves to the risk of considering playing an important but limited activity, that has to be abandoned in favour of growing up, to evolve activity in more useful ways. But play is linked to the world of childhood in a deeper way, where childhood is understood as an archetypical dimension (Hillman 1988, 1999; Bachelard 1960), as an age which is not only biological, but represents the most imaginative season of life, mainly characterized by wonder and excitement about the world. Childhood is the season in which reality is not analysed, categorized or divided into disciplines, but is seen as a wonderful and fantastic playroom, viewed with passion and understood at a deep symbolic level. In this sense artists, poets, visionaries, dreamers such as players and gamers, nurture a symbolic childhood gaze, open to understanding Play as a fundamental experience for the development of human capabilities. In the chapter I will argue how this is possible, supported by philosophers, anthropologists, educators.

FrancoAngeli
Persiste nei discorsi educativi un'ostinazione asfittica sulla mente, e quando il corpo entra nel... more Persiste nei discorsi educativi un'ostinazione asfittica sulla mente, e quando il corpo entra nella scena dell'educare è spesso plastificato o mummificato in pratiche disciplinate, oppure descritto come luogo di solidificazione di pratiche e di esperienze mediate dal paradigma senso-emozionale, come se l'incisività corporea dell'apprendimento provenisse da una fase secondaria, di decantazione progressiva del sapere. Si può avvertire allora come una nostalgia del corpo e della sua intensità dalla quale è sgorgato un appello all'avventura distruttiva e voluttuosa, all'esperienza bruciante e irreversibile di esposizione, di scontro, di amore, di trasmutazione.
Questo volume raccoglie i primi frutti di una ricerca nata nel gruppo di Pedagogia immaginale di Mottana e si propone di nominare un intreccio proficuo tra la dimensione corporea e quella immaginale: si tratta di esplorare una conoscenza corporea che voglia ispirarsi al mondo delle immagini per educare e educarsi. Il corpo si è lasciato cantare prendendo forma dalle pratiche ed esperienze profondamente trasformatrici: dalle arti performative (danza, teatro, circo), dalle discipline di perfezionamento orientali, dal gioco. Ancora il corpo è stato colto mentre si lasciava sedurre da quel modo esigente e ostinato che hanno gli artisti di produrre espressioni inedite e sorprendenti della sua sostanza simbolica. Spesso le sue immagini si devono cercare dove appare più assente e nascosto, umiliato e ferito, in questo modo, per via negativa, ne abbiamo cercato altre tracce, sensibili e sottili, nelle esperienze di disagio e ferita. Abbiamo infine proposto nuove forme espressive per sperimentare una educazione corporea con una forte caratura immaginale. In questa direzione il volume si pone - facendo eco alla provocazione di Nietzsche - come ultimatum a una pedagogia dal “culo di pietra”.
FrancoAngeli
Il libro analizza, con un approccio interdisciplinare una singolare testimonianza risalente al 14... more Il libro analizza, con un approccio interdisciplinare una singolare testimonianza risalente al 1499. A Bormio, un gioco di guerra fra bambini, svoltosi entro una rica cornice rituale, degenerò in una rissa fra adulti.Per lo storico è stata l'occasione di riconsiderare le pratiche di mobilitazione militare collettiva, il comportamento aggressivo e il conflitto cerimoniale nel tardo medioevo. Alla pedagogista ha offerto l'opportunità per riflettere sui labili confini dell'esperienza ludica e per provocare la propria tradizione disciplinare a proposito della violenza, oggi negata nei diversi contesti educativi e per questo a rischio di riemergere pervertita nella vita del bambino.

FrancoAngeli
Il gioco è un'esperienza vitale di immediata riconoscibilità, e al tempo stesso sfugge alle preci... more Il gioco è un'esperienza vitale di immediata riconoscibilità, e al tempo stesso sfugge alle precise e rigorose definizioni concettuali, proprio in ragione della ricchezza, poliedricità e ambivalenza delle sue espressioni e significati.
Il testo esplora la dimensione del gioco partendo dall'individuazione di poli antinomici che lo descrivono come coagulo di contraddizioni: serietà/divertimento, cooperazione/competizione, regola/libertà, finzione/realtà, norma/trasgressione.
Se i saperi disciplinari - pedagogia, psicologia, antropologia, sociologia - riducono il gioco a un mezzo per lo sviluppo di competenze è necessario denunciarne e controbilanciarne la riduzione a mero strumento, per accettarlo come esperienza vitale dotata di piena autonomia. Invece di essere un espediente per sviluppare abilità cognitive, affettive, relazionali, o una modalità di apprendimento, acculturazione, socializzazione, o un artificio per osservare e analizzare comportamenti da prevenire o curare, il gioco può dispiegarsi come “simbolo del mondo”, esperienza autentica e modello cosmogonico per il pensiero e l'esperienza. Il gioco ha un'anima che lusinga e blandisce il giocatore e che si mostra con immagini e simboli di cui si serve per farci giocare.
Intrecciando il pensiero di autori dai diversi ambiti culturali che hanno approfondito la riflessione sul gioco - Huizinga, Caillois, Fink, Turner - con i maestri dell'immaginario simbolico – Durand, Bachelard, Hillman –, nel solco della pedagogia immaginale di Mottana, affiorano qualità ardenti ed eversive come frecce da una faretra. Questo antimanuale si rivolge a educatori, insegnanti, mentori e adulti che sentono pulsare la propria anima ludens.
Papers by Francesca Antonacci

Il gioco è un'esperienza vitale di immediata riconoscibilità, e al tempo stesso sfugge al... more Il gioco è un'esperienza vitale di immediata riconoscibilità, e al tempo stesso sfugge alle precise e rigorose definizioni concettuali, proprio in ragione della ricchezza, poliedricità e ambivalenza delle sue espressioni e significati. Il testo esplora la dimensione del gioco partendo dall'individuazione di poli antinomici che lo descrivono come coagulo di contraddizioni: serietà/divertimento, cooperazione/competizione, regola/libertà, finzione/realtà, norma/trasgressione. Se i saperi disciplinari - pedagogia, psicologia, antropologia, sociologia - riducono il gioco a un mezzo per lo sviluppo di competenze è necessario denunciarne e controbilanciarne la riduzione a mero strumento, per accettarlo come esperienza vitale dotata di piena autonomia. Invece di essere un espediente per sviluppare abilità cognitive, affettive, relazionali, o una modalità di apprendimento, acculturazione, socializzazione, o un artificio per osservare e analizzare comportamenti da prevenire o curare, il gioco può dispiegarsi come “simbolo del mondo”, esperienza autentica e modello cosmogonico per il pensiero e l'esperienza. Il gioco ha un'anima che lusinga e blandisce il giocatore e che si mostra con immagini e simboli di cui si serve per farci giocare. Intrecciando il pensiero di autori dai diversi ambiti culturali che hanno approfondito la riflessione sul gioco - Huizinga, Caillois, Fink, Turner - con i maestri dell'immaginario simbolico – Durand, Bachelard, Hillman –, nel solco della pedagogia immaginale di Mottana, affiorano qualità ardenti ed eversive come frecce da una faretra. Questo antimanuale si rivolge a educatori, insegnanti, mentori e adulti che sentono pulsare la propria anima ludens.
Giocare è la modalità per sperimentare l’ambivalenza tra lo stare alle regole e superarle, ma nel... more Giocare è la modalità per sperimentare l’ambivalenza tra lo stare alle regole e superarle, ma nel contemporaneo il gioco dei bambini è disciplinato da un compatto dispositivo adulto che ne limita le possibilità. Nella misura in cui il gioco libero viene sostituito da attività compensative, alienate, che generano dipendenza, si osserva un’analoga trasformazione del lavoro per gli adulti: la prestazione e la dilatazione del lavoro si estendono a ogni sfera dell’esperienza e in ogni età della vita, dalla scuola all’azienda, limitando la libertà degli individui. Questa analisi aiuta a leggere nella tensione tra norma e trasgressione un fertile snodo di analisi pedagogica.

Human being is not the only one who produces images. These belong directly from substance, from t... more Human being is not the only one who produces images. These belong directly from substance, from this sensitive world, that is beating and full of life and energy. Archetypal images are deeply interconnected and they are related within a reciprocal transitive and reversible relationship, between poetic imagination and material imagination. This relationship uses poetic language as a connector, but it is hard to recognize it and use it properly. The poet is able to see and welcome images made by substance and to reply them with other images. The memory of the childhood age is the key because every poet can remind his belonging to the world, as settled in the beginning. In this way poet is like a puer who is playing with words and images. Imaginal education is inspired by Bachelard's thought and teach us how to learn from poetic language, to strength the infant sight in order to renew and feed the relationship between the human being and the world
Il contributo analizza le pratiche di produzione, distribuzione e consumo di audiovisivi inerenti... more Il contributo analizza le pratiche di produzione, distribuzione e consumo di audiovisivi inerenti al videogioco come fenomeno culturale, artistico ed economico che ha importanti ricadute in ambito educativo. La relazione tra singolo, comunità e "sciame", la motivazione e l'ingaggio tra apprendimento e socializzazione, la relazione tra attività produttiva e dispersiva, e infine il ruolo della tecnologia digitale come fattore spettacolarizzante o liberante. Ne emerge una lettura critica della spettacolarizzazione dei videogiochi, uno dei più interessanti e controversi fenomeni emergenti tra i millennials.
Antonacci, F; Borghesi, A; Brivio, A; Della Misericordia M; Gandolfi, E; Ghilardi, M; Guerra, M; ... more Antonacci, F; Borghesi, A; Brivio, A; Della Misericordia M; Gandolfi, E; Ghilardi, M; Guerra, M; Mancino, E; Riva, MG; Saccoman, A; Seveso, G
Il dono: le sue ambivalenze ei suoi paradossi, 2008
... licenza di distribuzione utilizzata9. Questi diversi modelli di comunità concorrono comunque ... more ... licenza di distribuzione utilizzata9. Questi diversi modelli di comunità concorrono comunque a formare un universo analogo di produzione. Esiste infatti una Free Software Foundation, ... nelle loro case, uffici, studi, passano il tempo in attività di hacking, cioè cercando di forzare al ...

L'articolo si accosta al gioco come a un'esperienza complessa, per comprenderne i legami ... more L'articolo si accosta al gioco come a un'esperienza complessa, per comprenderne i legami con il fenomeno azzardo, grazie ad alcune immagini, emblemi di forze che vengono indagate con strumenti di tipo ermeneutico. Tale lettura vuole contribuire a diffondere una problematizzazione pedagogica dell'azzardo, un tema che ha importanti ripercussioni sulle fasce più fragili della popolazione e che oggi è quasi esclusivamente appannaggio di psicologi, sociologi ed economisti. In tale direzione si propone, nei contesti sensibili del gioco patologico, la possibilità di avviare percorsi educativi che, grazie a un contatto con l'operatività artistica, concorrano a trasformare l'immaginario del gioco, non semplicemente contrapponendolo a una vita fatta di doveri e lavoro, ma mostrando come possa rappresentare una reale alternativa alla letteralità dell'esperienza, alla fissità delle dinamiche e delle relazioni, generando piacere e benessere. È possibile insegnare a giocar...

Over the past decade, scientific research has attempted to understand the success and the spread ... more Over the past decade, scientific research has attempted to understand the success and the spread of communities that have been created and developed thanks to Internet technology. Education studies have also analysed the importance of these communities in spreading and sharing knowledge and educational culture has looked to these organizational forms for inspiration. At the same time, the link between these experiences and the development of pedagogical models emerging from cognitive sciences, systemic theory and the new forms of constructivism, which have generated a fruitful theory/practice circle, has been reinforced. The aim of this paper is to analyse the particular type of organizational, communicative and productive context of Open Communities: Free Software Communities, to understand how they work, their efficacy and to show their close link with dynamics and relations of an educational, formative and didactic type. Learning communities can still learn strategies of communic...

Dropout rates are becoming an educational emergency and schools are increasingly having to deal w... more Dropout rates are becoming an educational emergency and schools are increasingly having to deal with it. NEETS – young people who are “Not in Education, Employment or Training” – have now become a widespread phenomenon representing a sense of alienation and suffering typical of teenagers’ life nowadays. Schools, universities and sector-specific associations are still able to provide services and research or training projects in order to reduce the dropout risk within the educational framework. This paper presents some projects carried out in the last few years, focusing on expressive and performing arts workshops – a type of language which is able to fascinate and engage young people who are going through a difficult period in life. Art speaks a language which is natural to teenagers and enables them to express themselves and help each other by sharing their sense of fragility. They can work together in a protected environment where they are fully monitored and can interact with local communities in dedicated spaces. By using meditation and contemplation techniques in a playful way they can share experiences without being obsessed by the need to produce or consume at all costs. Hopefully this will help them rediscover the pleasure of making plans and acting in the world without anxiety and pressure from the outside.
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Books by Francesca Antonacci
Il volume invita a pensare la scuola come un luogo di inclusione e di trasformazione della società nel quale sperimentare la passione per insegnare e apprendere grazie a una cultura sensibile al mondo dell'avventura, del gioco, dell’educazione tra dentro e fuori la scuola.
Nevertheless, play experience is symbolic, polysemic, ambivalent, laden with affect and a potential generator of contradictory and transformative knowledge (Huizinga, 1980; Fink, 1987, 1992; Suits, 1978). Due to its rich variety of expression and multiple meanings, it eludes the rigorous conceptualizations and reductionism favoured by contemporary mainstream educational science, which views play mainly as a teaching aid or as an opportunity for socialization, culturalization, transmission of contents or as a means of furthering linguistic, cognitive or affective development.
When we speak about the relationship between playing and childhood, we have to go beyond the real and concrete child, and also go beyond a univocal kind of game - as symbolic play. Although we expose ourselves to the risk of considering playing an important but limited activity, that has to be abandoned in favour of growing up, to evolve activity in more useful ways. But play is linked to the world of childhood in a deeper way, where childhood is understood as an archetypical dimension (Hillman 1988, 1999; Bachelard 1960), as an age which is not only biological, but represents the most imaginative season of life, mainly characterized by wonder and excitement about the world. Childhood is the season in which reality is not analysed, categorized or divided into disciplines, but is seen as a wonderful and fantastic playroom, viewed with passion and understood at a deep symbolic level. In this sense artists, poets, visionaries, dreamers such as players and gamers, nurture a symbolic childhood gaze, open to understanding Play as a fundamental experience for the development of human capabilities. In the chapter I will argue how this is possible, supported by philosophers, anthropologists, educators.
Questo volume raccoglie i primi frutti di una ricerca nata nel gruppo di Pedagogia immaginale di Mottana e si propone di nominare un intreccio proficuo tra la dimensione corporea e quella immaginale: si tratta di esplorare una conoscenza corporea che voglia ispirarsi al mondo delle immagini per educare e educarsi. Il corpo si è lasciato cantare prendendo forma dalle pratiche ed esperienze profondamente trasformatrici: dalle arti performative (danza, teatro, circo), dalle discipline di perfezionamento orientali, dal gioco. Ancora il corpo è stato colto mentre si lasciava sedurre da quel modo esigente e ostinato che hanno gli artisti di produrre espressioni inedite e sorprendenti della sua sostanza simbolica. Spesso le sue immagini si devono cercare dove appare più assente e nascosto, umiliato e ferito, in questo modo, per via negativa, ne abbiamo cercato altre tracce, sensibili e sottili, nelle esperienze di disagio e ferita. Abbiamo infine proposto nuove forme espressive per sperimentare una educazione corporea con una forte caratura immaginale. In questa direzione il volume si pone - facendo eco alla provocazione di Nietzsche - come ultimatum a una pedagogia dal “culo di pietra”.
Il testo esplora la dimensione del gioco partendo dall'individuazione di poli antinomici che lo descrivono come coagulo di contraddizioni: serietà/divertimento, cooperazione/competizione, regola/libertà, finzione/realtà, norma/trasgressione.
Se i saperi disciplinari - pedagogia, psicologia, antropologia, sociologia - riducono il gioco a un mezzo per lo sviluppo di competenze è necessario denunciarne e controbilanciarne la riduzione a mero strumento, per accettarlo come esperienza vitale dotata di piena autonomia. Invece di essere un espediente per sviluppare abilità cognitive, affettive, relazionali, o una modalità di apprendimento, acculturazione, socializzazione, o un artificio per osservare e analizzare comportamenti da prevenire o curare, il gioco può dispiegarsi come “simbolo del mondo”, esperienza autentica e modello cosmogonico per il pensiero e l'esperienza. Il gioco ha un'anima che lusinga e blandisce il giocatore e che si mostra con immagini e simboli di cui si serve per farci giocare.
Intrecciando il pensiero di autori dai diversi ambiti culturali che hanno approfondito la riflessione sul gioco - Huizinga, Caillois, Fink, Turner - con i maestri dell'immaginario simbolico – Durand, Bachelard, Hillman –, nel solco della pedagogia immaginale di Mottana, affiorano qualità ardenti ed eversive come frecce da una faretra. Questo antimanuale si rivolge a educatori, insegnanti, mentori e adulti che sentono pulsare la propria anima ludens.
Papers by Francesca Antonacci
Il volume invita a pensare la scuola come un luogo di inclusione e di trasformazione della società nel quale sperimentare la passione per insegnare e apprendere grazie a una cultura sensibile al mondo dell'avventura, del gioco, dell’educazione tra dentro e fuori la scuola.
Nevertheless, play experience is symbolic, polysemic, ambivalent, laden with affect and a potential generator of contradictory and transformative knowledge (Huizinga, 1980; Fink, 1987, 1992; Suits, 1978). Due to its rich variety of expression and multiple meanings, it eludes the rigorous conceptualizations and reductionism favoured by contemporary mainstream educational science, which views play mainly as a teaching aid or as an opportunity for socialization, culturalization, transmission of contents or as a means of furthering linguistic, cognitive or affective development.
When we speak about the relationship between playing and childhood, we have to go beyond the real and concrete child, and also go beyond a univocal kind of game - as symbolic play. Although we expose ourselves to the risk of considering playing an important but limited activity, that has to be abandoned in favour of growing up, to evolve activity in more useful ways. But play is linked to the world of childhood in a deeper way, where childhood is understood as an archetypical dimension (Hillman 1988, 1999; Bachelard 1960), as an age which is not only biological, but represents the most imaginative season of life, mainly characterized by wonder and excitement about the world. Childhood is the season in which reality is not analysed, categorized or divided into disciplines, but is seen as a wonderful and fantastic playroom, viewed with passion and understood at a deep symbolic level. In this sense artists, poets, visionaries, dreamers such as players and gamers, nurture a symbolic childhood gaze, open to understanding Play as a fundamental experience for the development of human capabilities. In the chapter I will argue how this is possible, supported by philosophers, anthropologists, educators.
Questo volume raccoglie i primi frutti di una ricerca nata nel gruppo di Pedagogia immaginale di Mottana e si propone di nominare un intreccio proficuo tra la dimensione corporea e quella immaginale: si tratta di esplorare una conoscenza corporea che voglia ispirarsi al mondo delle immagini per educare e educarsi. Il corpo si è lasciato cantare prendendo forma dalle pratiche ed esperienze profondamente trasformatrici: dalle arti performative (danza, teatro, circo), dalle discipline di perfezionamento orientali, dal gioco. Ancora il corpo è stato colto mentre si lasciava sedurre da quel modo esigente e ostinato che hanno gli artisti di produrre espressioni inedite e sorprendenti della sua sostanza simbolica. Spesso le sue immagini si devono cercare dove appare più assente e nascosto, umiliato e ferito, in questo modo, per via negativa, ne abbiamo cercato altre tracce, sensibili e sottili, nelle esperienze di disagio e ferita. Abbiamo infine proposto nuove forme espressive per sperimentare una educazione corporea con una forte caratura immaginale. In questa direzione il volume si pone - facendo eco alla provocazione di Nietzsche - come ultimatum a una pedagogia dal “culo di pietra”.
Il testo esplora la dimensione del gioco partendo dall'individuazione di poli antinomici che lo descrivono come coagulo di contraddizioni: serietà/divertimento, cooperazione/competizione, regola/libertà, finzione/realtà, norma/trasgressione.
Se i saperi disciplinari - pedagogia, psicologia, antropologia, sociologia - riducono il gioco a un mezzo per lo sviluppo di competenze è necessario denunciarne e controbilanciarne la riduzione a mero strumento, per accettarlo come esperienza vitale dotata di piena autonomia. Invece di essere un espediente per sviluppare abilità cognitive, affettive, relazionali, o una modalità di apprendimento, acculturazione, socializzazione, o un artificio per osservare e analizzare comportamenti da prevenire o curare, il gioco può dispiegarsi come “simbolo del mondo”, esperienza autentica e modello cosmogonico per il pensiero e l'esperienza. Il gioco ha un'anima che lusinga e blandisce il giocatore e che si mostra con immagini e simboli di cui si serve per farci giocare.
Intrecciando il pensiero di autori dai diversi ambiti culturali che hanno approfondito la riflessione sul gioco - Huizinga, Caillois, Fink, Turner - con i maestri dell'immaginario simbolico – Durand, Bachelard, Hillman –, nel solco della pedagogia immaginale di Mottana, affiorano qualità ardenti ed eversive come frecce da una faretra. Questo antimanuale si rivolge a educatori, insegnanti, mentori e adulti che sentono pulsare la propria anima ludens.