Per gestire il paradosso tra commozione e repressione, Mare Nostrum ha creato un paesaggio che
de... more Per gestire il paradosso tra commozione e repressione, Mare Nostrum ha creato un paesaggio che definisce e legittima la geografia morale del mondo, dove la distribuzione asimmetrica di umanità tra “loro” e “noi” riproduce la relazione gerarchica tra l’“Africano” e l’“Europeo”, che si rapporta ad esso nella sua duplice veste di donatore e agente di controllo. Con il colonialismo ieri, attraverso la gestione delle migrazioni oggi. Eppure, ieri come oggi, i migranti continueranno a partire e a morire, perché - come scrive Rosa Montero - “la storia ha dimostrato che non c’è muro capace di contenere i sogni”.
La
mobilità
“vecchia”,
fondata
sull’uso
esclusivo
dell’auto
privata,
sta
gravando
ormai
insopport... more La mobilità “vecchia”, fondata sull’uso esclusivo dell’auto privata, sta gravando ormai insopportabilmente sulla qualità della vita delle nostre città, sull’occupazione di suolo pubblico delle strade, sull’inquinamento dell’aria e sull’incidentalità. In un quadro di tentativi di cambiamento dell’attuale modello di mobilità, la bicicletta è il mezzo strategicamente più efficiente, ma per sua natura non può soddisfare da sola tutte le esigenze di mobilità degli utenti.
Crisi umanitarie e media. Come comunicare la solidarietà internazionale Dalla Shoah alla guerra i... more Crisi umanitarie e media. Come comunicare la solidarietà internazionale Dalla Shoah alla guerra in Vietnam, dalla carestia in Biafra al terremoto di Haiti, foto e video ci hanno reso testimoni della sofferenza umana e delle condizioni in cui versano gli altri lontani da noi. I media hanno ampliato il nostro spazio di azione quotidiano, la consapevolezza di vivere in un mondo diseguale e l'urgenza morale di agire. La mediatizzazione della sofferenza messa in atto dalle organizzazioni umanitarie ha contribuito alla creazione di una coscienza dei diritti umani, favorendo al contempo la crescita della cosiddetta 'industria umanitaria', alimentata dagli attori della solidarietà internazionale. Se la filosofia morale del diciottesimo secolo situava al cuore della modernità un soggetto morale intrinsecamente benevolo, oggi possiamo sostenere che la soggettività umanitaria non si incentra sulla naturale inclinazione a prendersi cura degli altri, quanto sulla struttura comunicativa che rende disponibile questo discorso morale. Il volano che ha permesso lo sviluppo della solidarietà cosmopolita è rintracciabile nello spettacolo del dolore a distanza, poiché attiva la possibilità (latente e universale) di preoccuparsi per gli altri, orientandola verso un'azione nei loro confronti. Ciò significa che l'identificazione empatica non preesiste alla rappresentazione della sofferenza, bensì si sviluppa alla luce di questa, che viene performata affinché chiunque possa assistervi nel ruolo di potenziale benefattore. Come le tragedie dell'antica Grecia informavano ed educavano il pubblico della polis, così oggi la teatralità della comunicazione umanitaria ripropone una pedagogia morale che stimola la nostra riflessione critica e capacità deliberativa. Più che un ideale, infatti, l'umanitarismo può essere inteso come una specifica articolazione storica della solidarietà cosmopolita, che agisce direttamente nel sud del mondo attraverso organizzazioni specializzate-Nazioni Unite, organizzazioni non governative (ONG), etc.-cercando legittimità in occidente tramite una struttura comunicativa che diffonde discorsi morali di cura e responsabilità. Così almeno è stato per oltre un secolo, dalla nascita della Croce Rossa sino all'attuale 'crisi dei migranti' che ci ha costretto a prendere coscienza degli aspetti controversi dell'umanitarismo, svelando le ambivalenze e le contraddizioni di un ambito dove si intrecciano in maniera inestricabile benevolenza e imperialismo, pietà e paura, solidarietà e bio-politica, show business e nuda vita. Inevitabili corollari di più ampi paradossi sistemici propri dell'umanitarismo: da una parte, il fatto che la disuguaglianza globale, che l'umanitarismo cerca di alleviare, è in realtà la sua vera condizione di possibilità e al contempo la sua condizione inumana; e dall'altro, il fatto che l'asimmetria visuale e discorsiva propria del rapporto tra media e organizzazioni umanitarie sia conseguenza dell'asimmetria di potere tra il comfort degli spettatori nei loro salotti e la vulnerabilità di chi soffre sugli schermi. Se fino a ieri la comunicazione umanitaria poteva essere riduttivamente intesa come uno strumento paternalistico, per non dire colonialista, nei confronti del sud del mondo, dapprima l'uso strumentale di locuzioni come 'intervento umanitario', responsibility to protect (R2P), 'esportazione della democrazia', e poi la gestione militare-umanitaria della 'crisi dei migranti' (sulla scia di Mare Nostrum) hanno evidenziato la complessità del rapporto tra crisi umanitarie e media. Nel momento in cui si è ridotta la distanza tra le vittime e gli spettatori/benefattori la paura ha prevalso sulla compassione, alimentando retoriche discorsive atte a legittimare guerre o giustificare la chiusura delle frontiere. Per rispondere alle sfide del nostre tempo (il click-attivismo sedentario, l'apatia politica, l'ironia dello spettatore narciso, sino al neo-razzismo giustificato dall'allarme securitario), la
Se fino a ieri si dava per assodato che lo scopo della scienza era fornire
risposte certe alle do... more Se fino a ieri si dava per assodato che lo scopo della scienza era fornire risposte certe alle domande sul mondo e lenire così l’angoscia prodotta dallo “spaesamento moderno”, oggi accade di guardare alla scienza in maniera diversa, per non dire scettica. Disaffezione, sfiducia, se non addirittura ostilità, sembrano essere i tratti di una crescente distanza tra scienziati e pubblico. Quali le cause? Da un lato, si rimprovera alla scienza di aver “liquidato i valori” dietro le mere procedure tecniche e la segmentazione disciplinare della responsabilità; dall’altro, si dubita delle sue affermazioni in quanto provenienti da un luogo di riproduzione dei rapporti politici-economici-religiosi, tipici del contesto socio-culturale in cui la stessa viene prodotta.
La rappresentazione della sofferenza e l'immaginario moderno. "L'inferno dei viventi non è qualco... more La rappresentazione della sofferenza e l'immaginario moderno. "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà: se ce n'è uno è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e farlo durare e dargli spazio".
Esiste un profondo legame tra la cooperazione internazionale, il turismo e la comunicazione. E no... more Esiste un profondo legame tra la cooperazione internazionale, il turismo e la comunicazione. E non solo perché in questi ultimi anni il “problema di comunicare” se stessi e i propri progetti si è posto con urgenza (vuoi per la riduzione dei finanziamenti pubblici, vuoi per l’aumentata concorrenza), ma soprattutto perché sia la cooperazione che il turismo sono una forma di comunicazione: con gli altri e con se stessi. Obiettivo di questo saggio è dunque riflettere sui modi in cui si struttura la produzione e la circolazione dell’immaginario collettivo, alla luce della comunicazione adottata dagli attori del movimento umanitario. Ossia, analizzare i rischi e le potenzialità insite in quell’insieme di miti, di simboli, di rappresentazioni dell’altrove e dell’altro che caratterizzano la comunicazione di quanti si adoperano per lo sviluppo
Il mercato etico, il consumo produttivo, i beni pubblici che diventano privati, il dono che produ... more Il mercato etico, il consumo produttivo, i beni pubblici che diventano privati, il dono che produce profitti, la guerra umanitaria, il benessere che genera malessere, la crescita che chiama in causa la decrescita: sono solo alcuni dei "fenomeni emergenti" che oggi determinano la contraddizione e sfidano le tradizionali spiegazioni che la teoria sociologica ci ha offerto. Pur senza dichiarare guerra ai mulini a vento, il volume affronta la natura paradossale di un'etica che si rivela necessaria e problematica, proponendosi di andare contro l'opinione comune, esplicitando che i paradossi e le contraddizioni sono dappertutto. Dalla tragedia greca al cristianesimo romano, dall'avvento della modernità all'attuale società del rischio, questo percorso a metà tra storia delle idee e teoria della società focalizza i processi secondo cui vengono "giustificati" alcuni valori e negati altri, accettate alcune pratiche e condannate altre: che si tratti della maniera di percepire il corpo o la morte, di relazionarsi con il sacro o con la scienza, di credere o meno nell'universalità dei diritti umani. Mai prescindendo dal contesto storico sociale nel quale la riflessione sull'etica si è dipanata, l'autore presenta una riflessione sulla necessità di rinvenire un sostegno alla convivenza sociale, che salvaguardi al contempo la libertà e la responsabilità dell'essere umano.
Riflessioni sulla società usa e getta. Perché abbiamo un rifiuto del rifiuto? Come ci relazioniam... more Riflessioni sulla società usa e getta. Perché abbiamo un rifiuto del rifiuto? Come ci relazioniamo ai nostri scarti? Quale l'impatto della produzione e del consumo e quali le potenzialità di quel che noi consideriamo rifiuto?
Ricerca empirica sul rapporto tra vulnerabilità urbana e mense a Bologna. Come i poveri che sono ... more Ricerca empirica sul rapporto tra vulnerabilità urbana e mense a Bologna. Come i poveri che sono costretti ad andare a mensa si rapportano al cibo? Quali sono i significati simbolici e sociali di questo rituale? Come si organizza il welfare locale?
Il mestiere del cooperante per lo sviluppo e nel campo umanitario. Quali le logiche tra volontari... more Il mestiere del cooperante per lo sviluppo e nel campo umanitario. Quali le logiche tra volontariato e organizzazioni non governative o umanitarie?
How do we explain the contradiction between the expressions of anger and grief of the European le... more How do we explain the contradiction between the expressions of anger and grief of the European leaders and the immigration policies pursued by European nations? What is the role of media in framing these events as “tragedies” and, in so doing, legitimizing the gap between the rhetoric and practices of European leaders? How do media produce and disseminate images of migrants, and to what ends? How is the viewer's experience shaped and aestheticized? To answer these questions, we need to explore how the 'spectacle of the border' performed in the Mediterranean is intimately intertwined with the ways contemporary mediated representations construct, deconstruct and reconstruct the nation as a symbolic category of belonging as well as ourselves as cosmopolitan citizens.
La crescita del turismo responsabile in Italia, nell’ultimo decennio, si è rivelata alquanto cost... more La crescita del turismo responsabile in Italia, nell’ultimo decennio, si è rivelata alquanto costante: segno di un consolidamento più generale dei nuovi orientamenti del consumo turistico, più attento all’impatto ambientale e sociale, oltre che economico, generato attraverso il viaggio o la vacanza. Probabilmente anche grazie all’attenzione che i media hanno dedicato a questo tipo di turismo ed al buon lavoro di informazione, sensibilizzazione e promozione svolto dall’Associazione Italiana di Turismo Responsabile (AITR) , oggi l’opinione pubblica italiana, ma possiamo ormai dire europea, non si presenta impreparata o scettica nei confronti di questo modo di viaggiare che molti definiscono ancora semplicemente “alternativo”. Muovendo da una breve introduzione sul turismo responsabile come nuova frontiera delle Ong nella cooperazione allo sviluppo e nella lotta alla povertà, evidenzierò il legame tra la cooperazione internazionale, il turismo responsabile e la comunicazione. Per esplorare i modi in cui si struttura il rapporto fra la comunicazione adottata dagli attori del mondo della solidarietà internazionale e la produzione dell’immaginario collettivo analizzerò i rischi e le potenzialità insite in quell’insieme di rappresentazioni dell’altrove e dell’altro che caratterizzano la comunicazione di quanti si adoperano per lo sviluppo. Dove sviluppo resta ancora un concetto dai contorni estremamente sfumati, il cui mito si colloca al centro dell’immaginario occidentale . Un immaginario che vede al suo interno una bizzarra compresenza di paradigmi legati a questo mito.
Il tentativo di questo saggio andrà dunque nella direzione di una problematizzazione dell’etica a... more Il tentativo di questo saggio andrà dunque nella direzione di una problematizzazione dell’etica attraverso gli strumenti della sociologia, al fine di verificare la possibilità per l’etica di configurarsi non tanto come un insieme di principi e norme che regolano la condotta umana (aspetto prescrittivo), quanto come una nuova categoria ermeneutica utile ad interpretare i diversi fenomeni del sociale (aspetto descrittivo). Percorso, tra l’altro, supportato dalla tradizione di pensiero che si rifà ad Aristotele, il quale, invece di tentare una costruzione dell’etica su principi immobili e razionali – come fu per Platone, ha mantenuto un puntuale confronto con il costume, le tradizioni esistenti e le istituzioni politiche. Piuttosto che tentare di edificare la riflessione etica sulle fondamenta di una società astratta e formale, di una struttura societaria pura e universale, conviene calarla in contesti specifici, in questa o quella società, in questo o quel luogo, in un determinato tempo storico, dove vigono particolari pratiche, costumi e rituali. I nuovi punti di riferimento, e più in generale il tessuto valoriale che è alla base dei nostri comportamenti, si creano dove la vita sociale è più diffusa, più intensa. E’ dunque proprio da un riconoscimento di quello che è in gioco nelle aree esperienziali centrali delle nostre società che occorre partire per ridefinire l’attuale rapporto tra etica e società dei consumi.
Se ai tempi di Feuerbach l’uomo era ciò che mangiava, ai tempi di Bauman siamo quello che consumi... more Se ai tempi di Feuerbach l’uomo era ciò che mangiava, ai tempi di Bauman siamo quello che consumiamo. Ovvero, ciò che acquistiamo, usiamo e buttiamo via. Il consumo è divenuto l’elemento trainante e unificante che permea di sé luoghi e culture, socialità e bisogni individuali. Sotto la sua pressione la libertà individuale viene anteposta alla felicità pubblica, la città diventa una merce, la politica viene asservita all’economia. Il consumo viene qui analizzato non solo nella sua dimensione materiale, per cui è spesso e sovente condannato, ma, attraverso l’analisi della sua dimensione simbolica e intersoggettiva, verrà ad esso riconosciuto un ruolo fondamentale nel più generale processo intersoggettivo di costruzione della realtà sociale. Ciò non toglie che il consumo rimane, in primis, funzionale alla produzione che, almeno in parte dirige e sostiene. Motivo per cui lo adotteremo come lente per un’osservazione delle interdipendenze planetarie a livello sociale, culturale, politico ed economico.
Per indagare i comportamenti e le pratiche di consumo alimentare di chi
vive “ai margini”, questo... more Per indagare i comportamenti e le pratiche di consumo alimentare di chi vive “ai margini”, questo capitolo si focalizza sulle tre mense selezionate - Mensa dell’Antoniano, Mensa della Caritas e Servizio di distribuzione di pasti caldi all’interno di un Centro diurno comunale sito in via del Porto - e sulle regole del gioco da seguire al loro interno per il reperimento del cibo. I tre luoghi individuati non sono gli unici nella città di Bologna che assicurano un pasto caldo a coloro che attraversano un momento di difficoltà, ma sono quelli più conosciuti e che al contempo vedono quotidianamente una maggiore presenza di fruitori. Una scelta che ci ha permesso di intercettare una pluralità di situazioni di vita accomunate quasi esclusivamente dall’esigenza di soddisfare un bisogno alimentare. Dopo una breve descrizione delle tre strutture nelle quali si inseriscono le tre mense selezionate - la loro storia, la filosofia a cui si ispirano e la strutturazione interna - l’analisi si concentra sulle modalità di accesso e di fruizione dei pasti, nonché sul vissuto di questi luoghi da parte di chi li frequenta: come si presentano ai loro occhi, chi li accoglie, che tipo di arredamento e atmosfera caratterizzano lo spazio dedicato alla consumazione del pasto, che tipo di cibo viene loro offerto e in che modo, quali tipi di dinamiche relazionali si sviluppano.
Nelle ore a ridosso del terremoto in Abruzzo l’attenzione dei media è
stata molto alta. Anche se ... more Nelle ore a ridosso del terremoto in Abruzzo l’attenzione dei media è stata molto alta. Anche se non sempre per raccontare le persone, a meno che non fossero vittime sofferenti tra le macerie, soccorritori con il simbolo della Croce Rossa o della Protezione Civile, politici pronti a dichiarazioni dai toni altisonanti. Terminata l’emergenza le luci dei media si spengono, proprio nel momento, invece, più importante. Perché dopo ogni tragedia c’è una vita da recuperare, un quotidiano da reinventare, una memoria da condividere. Prendendo le mosse dalla teoria comunicazionale elaborata da Castells (2009, p. 531), secondo cui «il potere è esercitato prevalentemente con la costruzione di significato nella mente umana tramite processi di comunicazione attivati nelle reti multimediali globali/locali della comunicazione di massa», questo saggio mira ad analizzare i processi di costruzione simbolica attivati all’interno delle reti mediali che hanno riportato le notizie relative al terremoto che ha colpito L’Aquila nell’aprile 2009
Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei
confronti di viaggi e vacanze come con... more Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni che la caratterizzano. Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni che la caratterizzano. Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni che la caratterizzano. Se è vero che il turismo si rivela strategico per quei Paesi che mantengono un primato indiscusso per numero di arrivi di turisti internazionali, che ruolo svolge per i cosiddetti Paesi in via di sviluppo? Qual è l’impatto di questo settore nei territori dove la maggior parte della popolazione vive in condizione di estrema povertà? In quanto industria di rilievo a livello globale, può il turismo contribuire alla crescita e al benessere dei Paesi più poveri? Qual è la portata politica di questo fenomeno? Si consideri che nei campi saharawi vivono, da quasi 40 anni, 200.000 profughi che sono condannati al totale isolamento politico e mediatico. Pertanto, per diffondere la causa a livello internazionale, il governo saharawi in esilio ha sempre favorito l’afflusso di stranieri nei campi profughi attraverso viaggi di conoscenza, campi di volontariato, visite di solidarietà, persino grandi eventi. La ricerca-azione su cui si basa il saggio è stata realizzata nel periodo ottobre 2011 - aprile 2012, e ha previsto una formazione rivolta a 10 rifugiati saharawi sul management turistico e sulla progettazione partecipata, la creazione di un itinerario turistico nei campi, e il processo di redazione di un codice etico
Muovendo da una riconsiderazione dei confini che hanno storicamente
distinto il turista dal viagg... more Muovendo da una riconsiderazione dei confini che hanno storicamente distinto il turista dal viaggiatore, come il consumatore dal produttore, e dal cittadino, il saggio si propone di esplorare le pratiche di produzione culturale creativa che riguardano il rapporto tra turismo e territorio. Nel quadro delle politiche per lo sviluppo locale sostenibile, il saggio si propone di esplorare il contributo che il format festival può fornire per la promozione del turismo responsabile: un turismo volto a riconoscere la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto a essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. In linea con il concetto di «consumo produttivo» elaborato dai Cultural Studies, l’esplosione del “fenomeno festival”, che nell’ultimo decennio in Italia ha svelato le potenzialità della produzione culturale per lo sviluppo turistico, sarà focalizzata come pratica di prosumerismo capace di promuovere il territorio in maniera creativa. Il contesto esperienziale creato dal «consumo produttivo» di eventi culturali, a cui il format festival corrisponde, trasforma e rivitalizza lo spazio urbano, facendolo diventare una rete di luoghi e comportamenti significativi, creando un legame narrativo tra persone e territori così forte da modificare radicalmente il modo di fare turismo, fino al punto da mutarne il significato profondo. Nello specifico, sarà preso come caso di studio IT.A.Cà_migranti e viaggiatori: Festival del turismo responsabile, che si svolge a Bologna e dintorni dal 2009, per evidenziare come una produzione culturale dal basso, che nasce dal fermento spontaneo e dalla capacità di mettere in rete la creatività diffusa di chi vive e rende vivo il territorio, possa costituire uno strumento privilegiato per accrescere il capitale sociale, culturale ed economico del distretto bolognese.
Per gestire il paradosso tra commozione e repressione, Mare Nostrum ha creato un paesaggio che
de... more Per gestire il paradosso tra commozione e repressione, Mare Nostrum ha creato un paesaggio che definisce e legittima la geografia morale del mondo, dove la distribuzione asimmetrica di umanità tra “loro” e “noi” riproduce la relazione gerarchica tra l’“Africano” e l’“Europeo”, che si rapporta ad esso nella sua duplice veste di donatore e agente di controllo. Con il colonialismo ieri, attraverso la gestione delle migrazioni oggi. Eppure, ieri come oggi, i migranti continueranno a partire e a morire, perché - come scrive Rosa Montero - “la storia ha dimostrato che non c’è muro capace di contenere i sogni”.
La
mobilità
“vecchia”,
fondata
sull’uso
esclusivo
dell’auto
privata,
sta
gravando
ormai
insopport... more La mobilità “vecchia”, fondata sull’uso esclusivo dell’auto privata, sta gravando ormai insopportabilmente sulla qualità della vita delle nostre città, sull’occupazione di suolo pubblico delle strade, sull’inquinamento dell’aria e sull’incidentalità. In un quadro di tentativi di cambiamento dell’attuale modello di mobilità, la bicicletta è il mezzo strategicamente più efficiente, ma per sua natura non può soddisfare da sola tutte le esigenze di mobilità degli utenti.
Crisi umanitarie e media. Come comunicare la solidarietà internazionale Dalla Shoah alla guerra i... more Crisi umanitarie e media. Come comunicare la solidarietà internazionale Dalla Shoah alla guerra in Vietnam, dalla carestia in Biafra al terremoto di Haiti, foto e video ci hanno reso testimoni della sofferenza umana e delle condizioni in cui versano gli altri lontani da noi. I media hanno ampliato il nostro spazio di azione quotidiano, la consapevolezza di vivere in un mondo diseguale e l'urgenza morale di agire. La mediatizzazione della sofferenza messa in atto dalle organizzazioni umanitarie ha contribuito alla creazione di una coscienza dei diritti umani, favorendo al contempo la crescita della cosiddetta 'industria umanitaria', alimentata dagli attori della solidarietà internazionale. Se la filosofia morale del diciottesimo secolo situava al cuore della modernità un soggetto morale intrinsecamente benevolo, oggi possiamo sostenere che la soggettività umanitaria non si incentra sulla naturale inclinazione a prendersi cura degli altri, quanto sulla struttura comunicativa che rende disponibile questo discorso morale. Il volano che ha permesso lo sviluppo della solidarietà cosmopolita è rintracciabile nello spettacolo del dolore a distanza, poiché attiva la possibilità (latente e universale) di preoccuparsi per gli altri, orientandola verso un'azione nei loro confronti. Ciò significa che l'identificazione empatica non preesiste alla rappresentazione della sofferenza, bensì si sviluppa alla luce di questa, che viene performata affinché chiunque possa assistervi nel ruolo di potenziale benefattore. Come le tragedie dell'antica Grecia informavano ed educavano il pubblico della polis, così oggi la teatralità della comunicazione umanitaria ripropone una pedagogia morale che stimola la nostra riflessione critica e capacità deliberativa. Più che un ideale, infatti, l'umanitarismo può essere inteso come una specifica articolazione storica della solidarietà cosmopolita, che agisce direttamente nel sud del mondo attraverso organizzazioni specializzate-Nazioni Unite, organizzazioni non governative (ONG), etc.-cercando legittimità in occidente tramite una struttura comunicativa che diffonde discorsi morali di cura e responsabilità. Così almeno è stato per oltre un secolo, dalla nascita della Croce Rossa sino all'attuale 'crisi dei migranti' che ci ha costretto a prendere coscienza degli aspetti controversi dell'umanitarismo, svelando le ambivalenze e le contraddizioni di un ambito dove si intrecciano in maniera inestricabile benevolenza e imperialismo, pietà e paura, solidarietà e bio-politica, show business e nuda vita. Inevitabili corollari di più ampi paradossi sistemici propri dell'umanitarismo: da una parte, il fatto che la disuguaglianza globale, che l'umanitarismo cerca di alleviare, è in realtà la sua vera condizione di possibilità e al contempo la sua condizione inumana; e dall'altro, il fatto che l'asimmetria visuale e discorsiva propria del rapporto tra media e organizzazioni umanitarie sia conseguenza dell'asimmetria di potere tra il comfort degli spettatori nei loro salotti e la vulnerabilità di chi soffre sugli schermi. Se fino a ieri la comunicazione umanitaria poteva essere riduttivamente intesa come uno strumento paternalistico, per non dire colonialista, nei confronti del sud del mondo, dapprima l'uso strumentale di locuzioni come 'intervento umanitario', responsibility to protect (R2P), 'esportazione della democrazia', e poi la gestione militare-umanitaria della 'crisi dei migranti' (sulla scia di Mare Nostrum) hanno evidenziato la complessità del rapporto tra crisi umanitarie e media. Nel momento in cui si è ridotta la distanza tra le vittime e gli spettatori/benefattori la paura ha prevalso sulla compassione, alimentando retoriche discorsive atte a legittimare guerre o giustificare la chiusura delle frontiere. Per rispondere alle sfide del nostre tempo (il click-attivismo sedentario, l'apatia politica, l'ironia dello spettatore narciso, sino al neo-razzismo giustificato dall'allarme securitario), la
Se fino a ieri si dava per assodato che lo scopo della scienza era fornire
risposte certe alle do... more Se fino a ieri si dava per assodato che lo scopo della scienza era fornire risposte certe alle domande sul mondo e lenire così l’angoscia prodotta dallo “spaesamento moderno”, oggi accade di guardare alla scienza in maniera diversa, per non dire scettica. Disaffezione, sfiducia, se non addirittura ostilità, sembrano essere i tratti di una crescente distanza tra scienziati e pubblico. Quali le cause? Da un lato, si rimprovera alla scienza di aver “liquidato i valori” dietro le mere procedure tecniche e la segmentazione disciplinare della responsabilità; dall’altro, si dubita delle sue affermazioni in quanto provenienti da un luogo di riproduzione dei rapporti politici-economici-religiosi, tipici del contesto socio-culturale in cui la stessa viene prodotta.
La rappresentazione della sofferenza e l'immaginario moderno. "L'inferno dei viventi non è qualco... more La rappresentazione della sofferenza e l'immaginario moderno. "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà: se ce n'è uno è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e farlo durare e dargli spazio".
Esiste un profondo legame tra la cooperazione internazionale, il turismo e la comunicazione. E no... more Esiste un profondo legame tra la cooperazione internazionale, il turismo e la comunicazione. E non solo perché in questi ultimi anni il “problema di comunicare” se stessi e i propri progetti si è posto con urgenza (vuoi per la riduzione dei finanziamenti pubblici, vuoi per l’aumentata concorrenza), ma soprattutto perché sia la cooperazione che il turismo sono una forma di comunicazione: con gli altri e con se stessi. Obiettivo di questo saggio è dunque riflettere sui modi in cui si struttura la produzione e la circolazione dell’immaginario collettivo, alla luce della comunicazione adottata dagli attori del movimento umanitario. Ossia, analizzare i rischi e le potenzialità insite in quell’insieme di miti, di simboli, di rappresentazioni dell’altrove e dell’altro che caratterizzano la comunicazione di quanti si adoperano per lo sviluppo
Il mercato etico, il consumo produttivo, i beni pubblici che diventano privati, il dono che produ... more Il mercato etico, il consumo produttivo, i beni pubblici che diventano privati, il dono che produce profitti, la guerra umanitaria, il benessere che genera malessere, la crescita che chiama in causa la decrescita: sono solo alcuni dei "fenomeni emergenti" che oggi determinano la contraddizione e sfidano le tradizionali spiegazioni che la teoria sociologica ci ha offerto. Pur senza dichiarare guerra ai mulini a vento, il volume affronta la natura paradossale di un'etica che si rivela necessaria e problematica, proponendosi di andare contro l'opinione comune, esplicitando che i paradossi e le contraddizioni sono dappertutto. Dalla tragedia greca al cristianesimo romano, dall'avvento della modernità all'attuale società del rischio, questo percorso a metà tra storia delle idee e teoria della società focalizza i processi secondo cui vengono "giustificati" alcuni valori e negati altri, accettate alcune pratiche e condannate altre: che si tratti della maniera di percepire il corpo o la morte, di relazionarsi con il sacro o con la scienza, di credere o meno nell'universalità dei diritti umani. Mai prescindendo dal contesto storico sociale nel quale la riflessione sull'etica si è dipanata, l'autore presenta una riflessione sulla necessità di rinvenire un sostegno alla convivenza sociale, che salvaguardi al contempo la libertà e la responsabilità dell'essere umano.
Riflessioni sulla società usa e getta. Perché abbiamo un rifiuto del rifiuto? Come ci relazioniam... more Riflessioni sulla società usa e getta. Perché abbiamo un rifiuto del rifiuto? Come ci relazioniamo ai nostri scarti? Quale l'impatto della produzione e del consumo e quali le potenzialità di quel che noi consideriamo rifiuto?
Ricerca empirica sul rapporto tra vulnerabilità urbana e mense a Bologna. Come i poveri che sono ... more Ricerca empirica sul rapporto tra vulnerabilità urbana e mense a Bologna. Come i poveri che sono costretti ad andare a mensa si rapportano al cibo? Quali sono i significati simbolici e sociali di questo rituale? Come si organizza il welfare locale?
Il mestiere del cooperante per lo sviluppo e nel campo umanitario. Quali le logiche tra volontari... more Il mestiere del cooperante per lo sviluppo e nel campo umanitario. Quali le logiche tra volontariato e organizzazioni non governative o umanitarie?
How do we explain the contradiction between the expressions of anger and grief of the European le... more How do we explain the contradiction between the expressions of anger and grief of the European leaders and the immigration policies pursued by European nations? What is the role of media in framing these events as “tragedies” and, in so doing, legitimizing the gap between the rhetoric and practices of European leaders? How do media produce and disseminate images of migrants, and to what ends? How is the viewer's experience shaped and aestheticized? To answer these questions, we need to explore how the 'spectacle of the border' performed in the Mediterranean is intimately intertwined with the ways contemporary mediated representations construct, deconstruct and reconstruct the nation as a symbolic category of belonging as well as ourselves as cosmopolitan citizens.
La crescita del turismo responsabile in Italia, nell’ultimo decennio, si è rivelata alquanto cost... more La crescita del turismo responsabile in Italia, nell’ultimo decennio, si è rivelata alquanto costante: segno di un consolidamento più generale dei nuovi orientamenti del consumo turistico, più attento all’impatto ambientale e sociale, oltre che economico, generato attraverso il viaggio o la vacanza. Probabilmente anche grazie all’attenzione che i media hanno dedicato a questo tipo di turismo ed al buon lavoro di informazione, sensibilizzazione e promozione svolto dall’Associazione Italiana di Turismo Responsabile (AITR) , oggi l’opinione pubblica italiana, ma possiamo ormai dire europea, non si presenta impreparata o scettica nei confronti di questo modo di viaggiare che molti definiscono ancora semplicemente “alternativo”. Muovendo da una breve introduzione sul turismo responsabile come nuova frontiera delle Ong nella cooperazione allo sviluppo e nella lotta alla povertà, evidenzierò il legame tra la cooperazione internazionale, il turismo responsabile e la comunicazione. Per esplorare i modi in cui si struttura il rapporto fra la comunicazione adottata dagli attori del mondo della solidarietà internazionale e la produzione dell’immaginario collettivo analizzerò i rischi e le potenzialità insite in quell’insieme di rappresentazioni dell’altrove e dell’altro che caratterizzano la comunicazione di quanti si adoperano per lo sviluppo. Dove sviluppo resta ancora un concetto dai contorni estremamente sfumati, il cui mito si colloca al centro dell’immaginario occidentale . Un immaginario che vede al suo interno una bizzarra compresenza di paradigmi legati a questo mito.
Il tentativo di questo saggio andrà dunque nella direzione di una problematizzazione dell’etica a... more Il tentativo di questo saggio andrà dunque nella direzione di una problematizzazione dell’etica attraverso gli strumenti della sociologia, al fine di verificare la possibilità per l’etica di configurarsi non tanto come un insieme di principi e norme che regolano la condotta umana (aspetto prescrittivo), quanto come una nuova categoria ermeneutica utile ad interpretare i diversi fenomeni del sociale (aspetto descrittivo). Percorso, tra l’altro, supportato dalla tradizione di pensiero che si rifà ad Aristotele, il quale, invece di tentare una costruzione dell’etica su principi immobili e razionali – come fu per Platone, ha mantenuto un puntuale confronto con il costume, le tradizioni esistenti e le istituzioni politiche. Piuttosto che tentare di edificare la riflessione etica sulle fondamenta di una società astratta e formale, di una struttura societaria pura e universale, conviene calarla in contesti specifici, in questa o quella società, in questo o quel luogo, in un determinato tempo storico, dove vigono particolari pratiche, costumi e rituali. I nuovi punti di riferimento, e più in generale il tessuto valoriale che è alla base dei nostri comportamenti, si creano dove la vita sociale è più diffusa, più intensa. E’ dunque proprio da un riconoscimento di quello che è in gioco nelle aree esperienziali centrali delle nostre società che occorre partire per ridefinire l’attuale rapporto tra etica e società dei consumi.
Se ai tempi di Feuerbach l’uomo era ciò che mangiava, ai tempi di Bauman siamo quello che consumi... more Se ai tempi di Feuerbach l’uomo era ciò che mangiava, ai tempi di Bauman siamo quello che consumiamo. Ovvero, ciò che acquistiamo, usiamo e buttiamo via. Il consumo è divenuto l’elemento trainante e unificante che permea di sé luoghi e culture, socialità e bisogni individuali. Sotto la sua pressione la libertà individuale viene anteposta alla felicità pubblica, la città diventa una merce, la politica viene asservita all’economia. Il consumo viene qui analizzato non solo nella sua dimensione materiale, per cui è spesso e sovente condannato, ma, attraverso l’analisi della sua dimensione simbolica e intersoggettiva, verrà ad esso riconosciuto un ruolo fondamentale nel più generale processo intersoggettivo di costruzione della realtà sociale. Ciò non toglie che il consumo rimane, in primis, funzionale alla produzione che, almeno in parte dirige e sostiene. Motivo per cui lo adotteremo come lente per un’osservazione delle interdipendenze planetarie a livello sociale, culturale, politico ed economico.
Per indagare i comportamenti e le pratiche di consumo alimentare di chi
vive “ai margini”, questo... more Per indagare i comportamenti e le pratiche di consumo alimentare di chi vive “ai margini”, questo capitolo si focalizza sulle tre mense selezionate - Mensa dell’Antoniano, Mensa della Caritas e Servizio di distribuzione di pasti caldi all’interno di un Centro diurno comunale sito in via del Porto - e sulle regole del gioco da seguire al loro interno per il reperimento del cibo. I tre luoghi individuati non sono gli unici nella città di Bologna che assicurano un pasto caldo a coloro che attraversano un momento di difficoltà, ma sono quelli più conosciuti e che al contempo vedono quotidianamente una maggiore presenza di fruitori. Una scelta che ci ha permesso di intercettare una pluralità di situazioni di vita accomunate quasi esclusivamente dall’esigenza di soddisfare un bisogno alimentare. Dopo una breve descrizione delle tre strutture nelle quali si inseriscono le tre mense selezionate - la loro storia, la filosofia a cui si ispirano e la strutturazione interna - l’analisi si concentra sulle modalità di accesso e di fruizione dei pasti, nonché sul vissuto di questi luoghi da parte di chi li frequenta: come si presentano ai loro occhi, chi li accoglie, che tipo di arredamento e atmosfera caratterizzano lo spazio dedicato alla consumazione del pasto, che tipo di cibo viene loro offerto e in che modo, quali tipi di dinamiche relazionali si sviluppano.
Nelle ore a ridosso del terremoto in Abruzzo l’attenzione dei media è
stata molto alta. Anche se ... more Nelle ore a ridosso del terremoto in Abruzzo l’attenzione dei media è stata molto alta. Anche se non sempre per raccontare le persone, a meno che non fossero vittime sofferenti tra le macerie, soccorritori con il simbolo della Croce Rossa o della Protezione Civile, politici pronti a dichiarazioni dai toni altisonanti. Terminata l’emergenza le luci dei media si spengono, proprio nel momento, invece, più importante. Perché dopo ogni tragedia c’è una vita da recuperare, un quotidiano da reinventare, una memoria da condividere. Prendendo le mosse dalla teoria comunicazionale elaborata da Castells (2009, p. 531), secondo cui «il potere è esercitato prevalentemente con la costruzione di significato nella mente umana tramite processi di comunicazione attivati nelle reti multimediali globali/locali della comunicazione di massa», questo saggio mira ad analizzare i processi di costruzione simbolica attivati all’interno delle reti mediali che hanno riportato le notizie relative al terremoto che ha colpito L’Aquila nell’aprile 2009
Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei
confronti di viaggi e vacanze come con... more Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni che la caratterizzano. Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni che la caratterizzano. Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni che la caratterizzano. Se è vero che il turismo si rivela strategico per quei Paesi che mantengono un primato indiscusso per numero di arrivi di turisti internazionali, che ruolo svolge per i cosiddetti Paesi in via di sviluppo? Qual è l’impatto di questo settore nei territori dove la maggior parte della popolazione vive in condizione di estrema povertà? In quanto industria di rilievo a livello globale, può il turismo contribuire alla crescita e al benessere dei Paesi più poveri? Qual è la portata politica di questo fenomeno? Si consideri che nei campi saharawi vivono, da quasi 40 anni, 200.000 profughi che sono condannati al totale isolamento politico e mediatico. Pertanto, per diffondere la causa a livello internazionale, il governo saharawi in esilio ha sempre favorito l’afflusso di stranieri nei campi profughi attraverso viaggi di conoscenza, campi di volontariato, visite di solidarietà, persino grandi eventi. La ricerca-azione su cui si basa il saggio è stata realizzata nel periodo ottobre 2011 - aprile 2012, e ha previsto una formazione rivolta a 10 rifugiati saharawi sul management turistico e sulla progettazione partecipata, la creazione di un itinerario turistico nei campi, e il processo di redazione di un codice etico
Muovendo da una riconsiderazione dei confini che hanno storicamente
distinto il turista dal viagg... more Muovendo da una riconsiderazione dei confini che hanno storicamente distinto il turista dal viaggiatore, come il consumatore dal produttore, e dal cittadino, il saggio si propone di esplorare le pratiche di produzione culturale creativa che riguardano il rapporto tra turismo e territorio. Nel quadro delle politiche per lo sviluppo locale sostenibile, il saggio si propone di esplorare il contributo che il format festival può fornire per la promozione del turismo responsabile: un turismo volto a riconoscere la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto a essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. In linea con il concetto di «consumo produttivo» elaborato dai Cultural Studies, l’esplosione del “fenomeno festival”, che nell’ultimo decennio in Italia ha svelato le potenzialità della produzione culturale per lo sviluppo turistico, sarà focalizzata come pratica di prosumerismo capace di promuovere il territorio in maniera creativa. Il contesto esperienziale creato dal «consumo produttivo» di eventi culturali, a cui il format festival corrisponde, trasforma e rivitalizza lo spazio urbano, facendolo diventare una rete di luoghi e comportamenti significativi, creando un legame narrativo tra persone e territori così forte da modificare radicalmente il modo di fare turismo, fino al punto da mutarne il significato profondo. Nello specifico, sarà preso come caso di studio IT.A.Cà_migranti e viaggiatori: Festival del turismo responsabile, che si svolge a Bologna e dintorni dal 2009, per evidenziare come una produzione culturale dal basso, che nasce dal fermento spontaneo e dalla capacità di mettere in rete la creatività diffusa di chi vive e rende vivo il territorio, possa costituire uno strumento privilegiato per accrescere il capitale sociale, culturale ed economico del distretto bolognese.
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definisce e legittima la geografia morale del mondo, dove la distribuzione asimmetrica di umanità
tra “loro” e “noi” riproduce la relazione gerarchica tra l’“Africano” e l’“Europeo”, che si rapporta
ad esso nella sua duplice veste di donatore e agente di controllo. Con il colonialismo ieri, attraverso
la gestione delle migrazioni oggi.
Eppure, ieri come oggi, i migranti continueranno a partire e a morire, perché - come scrive Rosa
Montero - “la storia ha dimostrato che non c’è muro capace di contenere i sogni”.
mobilità
“vecchia”,
fondata
sull’uso
esclusivo
dell’auto
privata,
sta
gravando
ormai
insopportabilmente
sulla
qualità
della
vita
delle
nostre
città,
sull’occupazione
di
suolo
pubblico
delle
strade,
sull’inquinamento
dell’aria
e
sull’incidentalità.
In
un
quadro
di
tentativi
di
cambiamento
dell’attuale
modello
di
mobilità,
la
bicicletta
è
il
mezzo
strategicamente
più
efficiente,
ma
per
sua
natura
non
può
soddisfare
da
sola
tutte
le
esigenze
di
mobilità
degli
utenti.
risposte certe alle domande sul mondo e lenire così l’angoscia prodotta dallo “spaesamento
moderno”, oggi accade di guardare alla scienza in maniera diversa, per non dire scettica.
Disaffezione, sfiducia, se non addirittura ostilità, sembrano essere i tratti di una crescente distanza
tra scienziati e pubblico. Quali le cause? Da un lato, si rimprovera alla scienza di aver “liquidato i
valori” dietro le mere procedure tecniche e la segmentazione disciplinare della responsabilità;
dall’altro, si dubita delle sue affermazioni in quanto provenienti da un luogo di riproduzione dei
rapporti politici-economici-religiosi, tipici del contesto socio-culturale in cui la stessa viene
prodotta.
solo perché in questi ultimi anni il “problema di comunicare” se stessi e i propri progetti si è posto
con urgenza (vuoi per la riduzione dei finanziamenti pubblici, vuoi per l’aumentata concorrenza),
ma soprattutto perché sia la cooperazione che il turismo sono una forma di comunicazione: con gli
altri e con se stessi.
Obiettivo di questo saggio è dunque riflettere sui modi in cui si struttura la produzione e la
circolazione dell’immaginario collettivo, alla luce della comunicazione adottata dagli attori del
movimento umanitario. Ossia, analizzare i rischi e le potenzialità insite in quell’insieme di miti, di
simboli, di rappresentazioni dell’altrove e dell’altro che caratterizzano la comunicazione di quanti
si adoperano per lo sviluppo
To answer these questions, we need to explore how the 'spectacle of the border' performed in the Mediterranean is intimately intertwined with the ways contemporary mediated representations construct, deconstruct and reconstruct the nation as a symbolic category of belonging as well as ourselves as cosmopolitan citizens.
Piuttosto che tentare di edificare la riflessione etica sulle fondamenta di una società astratta e formale, di una struttura societaria pura e universale, conviene calarla in contesti specifici, in questa o quella società, in questo o quel luogo, in un determinato tempo storico, dove vigono particolari pratiche, costumi e rituali. I nuovi punti di riferimento, e più in generale il tessuto valoriale che è alla base dei nostri comportamenti, si creano dove la vita sociale è più diffusa, più intensa. E’ dunque proprio da un riconoscimento di quello che è in gioco nelle aree esperienziali centrali delle nostre società che occorre partire per ridefinire l’attuale rapporto tra etica e società dei consumi.
Il consumo viene qui analizzato non solo nella sua dimensione materiale, per cui è spesso e sovente condannato, ma, attraverso l’analisi della sua dimensione simbolica e intersoggettiva, verrà ad esso riconosciuto un ruolo fondamentale nel più generale processo intersoggettivo di costruzione della realtà sociale. Ciò non toglie che il consumo rimane, in primis, funzionale alla produzione che, almeno in parte dirige e sostiene. Motivo per cui lo adotteremo come lente per un’osservazione delle interdipendenze planetarie a livello sociale, culturale, politico ed economico.
vive “ai margini”, questo capitolo si focalizza sulle tre mense selezionate -
Mensa dell’Antoniano, Mensa della Caritas e Servizio di distribuzione di
pasti caldi all’interno di un Centro diurno comunale sito in via del Porto - e
sulle regole del gioco da seguire al loro interno per il reperimento del cibo.
I tre luoghi
individuati non sono gli unici nella città di Bologna che assicurano un pasto
caldo a coloro che attraversano un momento di difficoltà, ma sono quelli
più conosciuti e che al contempo vedono quotidianamente una maggiore
presenza di fruitori. Una scelta che ci ha permesso di intercettare una
pluralità di situazioni di vita accomunate quasi esclusivamente
dall’esigenza di soddisfare un bisogno alimentare.
Dopo una breve descrizione delle tre strutture nelle quali si inseriscono
le tre mense selezionate - la loro storia, la filosofia a cui si ispirano e la
strutturazione interna - l’analisi si concentra sulle modalità di accesso e di
fruizione dei pasti, nonché sul vissuto di questi luoghi da parte di chi li
frequenta: come si presentano ai loro occhi, chi li accoglie, che tipo di
arredamento e atmosfera caratterizzano lo spazio dedicato alla
consumazione del pasto, che tipo di cibo viene loro offerto e in che modo,
quali tipi di dinamiche relazionali si sviluppano.
stata molto alta. Anche se non sempre per raccontare le persone, a meno
che non fossero vittime sofferenti tra le macerie, soccorritori con il simbolo
della Croce Rossa o della Protezione Civile, politici pronti a dichiarazioni
dai toni altisonanti. Terminata l’emergenza le luci dei media si spengono,
proprio nel momento, invece, più importante. Perché dopo ogni tragedia c’è
una vita da recuperare, un quotidiano da reinventare, una memoria da condividere. Prendendo le mosse dalla teoria comunicazionale elaborata da Castells
(2009, p. 531), secondo cui «il potere è esercitato prevalentemente con la
costruzione di significato nella mente umana tramite processi di comunicazione
attivati nelle reti multimediali globali/locali della comunicazione di
massa», questo saggio mira ad analizzare i processi di costruzione simbolica
attivati all’interno delle reti mediali che hanno riportato le notizie relative
al terremoto che ha colpito L’Aquila nell’aprile 2009
confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del
turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e
culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per
comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni
che la caratterizzano. Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei
confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del
turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e
culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per
comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni
che la caratterizzano. Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei
confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del
turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e
culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per
comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni
che la caratterizzano. Se è vero che il turismo si rivela strategico per quei Paesi
che mantengono un primato indiscusso per numero di arrivi di
turisti internazionali, che ruolo svolge per i cosiddetti Paesi in
via di sviluppo? Qual è l’impatto di questo settore nei territori dove
la maggior parte della popolazione vive in condizione di estrema
povertà? In quanto industria di rilievo a livello globale, può il
turismo contribuire alla crescita e al benessere dei Paesi più
poveri? Qual è la portata politica di questo fenomeno?
Si consideri che nei campi saharawi vivono, da
quasi 40 anni, 200.000 profughi che sono condannati al totale
isolamento politico e mediatico. Pertanto, per diffondere la causa
a livello internazionale, il governo saharawi in esilio ha sempre favorito l’afflusso di stranieri nei campi profughi attraverso viaggi di conoscenza, campi di volontariato, visite di solidarietà, persino grandi eventi.
La ricerca-azione su cui si basa il saggio è stata realizzata nel
periodo ottobre 2011 - aprile 2012, e ha previsto una formazione
rivolta a 10 rifugiati saharawi sul management turistico e sulla
progettazione partecipata, la creazione di un itinerario turistico
nei campi, e il processo di redazione di un codice etico
distinto il turista dal viaggiatore, come il consumatore dal produttore, e dal
cittadino, il saggio si propone di esplorare le pratiche di produzione culturale
creativa che riguardano il rapporto tra turismo e territorio.
Nel quadro delle politiche per lo sviluppo locale sostenibile, il saggio si
propone di esplorare il contributo che il format festival può fornire per la
promozione del turismo responsabile: un turismo volto a riconoscere la
centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto a essere protagonista
nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio
territorio. In linea con il concetto di «consumo
produttivo» elaborato dai Cultural Studies, l’esplosione del “fenomeno
festival”, che nell’ultimo decennio in Italia ha svelato le potenzialità della
produzione culturale per lo sviluppo turistico, sarà focalizzata come pratica
di prosumerismo capace di promuovere il territorio in maniera creativa. Il
contesto esperienziale creato dal «consumo produttivo» di eventi culturali,
a cui il format festival corrisponde, trasforma e rivitalizza lo spazio urbano,
facendolo diventare una rete di luoghi e comportamenti significativi, creando
un legame narrativo tra persone e territori così forte da modificare radicalmente
il modo di fare turismo, fino al punto da mutarne il significato
profondo. Nello specifico, sarà preso come caso di studio IT.A.Cà_migranti
e viaggiatori: Festival del turismo responsabile, che si svolge a Bologna e
dintorni dal 2009, per evidenziare come una produzione culturale dal basso,
che nasce dal fermento spontaneo e dalla capacità di mettere in rete la creatività
diffusa di chi vive e rende vivo il territorio, possa costituire uno strumento
privilegiato per accrescere il capitale sociale, culturale ed economico
del distretto bolognese.
definisce e legittima la geografia morale del mondo, dove la distribuzione asimmetrica di umanità
tra “loro” e “noi” riproduce la relazione gerarchica tra l’“Africano” e l’“Europeo”, che si rapporta
ad esso nella sua duplice veste di donatore e agente di controllo. Con il colonialismo ieri, attraverso
la gestione delle migrazioni oggi.
Eppure, ieri come oggi, i migranti continueranno a partire e a morire, perché - come scrive Rosa
Montero - “la storia ha dimostrato che non c’è muro capace di contenere i sogni”.
mobilità
“vecchia”,
fondata
sull’uso
esclusivo
dell’auto
privata,
sta
gravando
ormai
insopportabilmente
sulla
qualità
della
vita
delle
nostre
città,
sull’occupazione
di
suolo
pubblico
delle
strade,
sull’inquinamento
dell’aria
e
sull’incidentalità.
In
un
quadro
di
tentativi
di
cambiamento
dell’attuale
modello
di
mobilità,
la
bicicletta
è
il
mezzo
strategicamente
più
efficiente,
ma
per
sua
natura
non
può
soddisfare
da
sola
tutte
le
esigenze
di
mobilità
degli
utenti.
risposte certe alle domande sul mondo e lenire così l’angoscia prodotta dallo “spaesamento
moderno”, oggi accade di guardare alla scienza in maniera diversa, per non dire scettica.
Disaffezione, sfiducia, se non addirittura ostilità, sembrano essere i tratti di una crescente distanza
tra scienziati e pubblico. Quali le cause? Da un lato, si rimprovera alla scienza di aver “liquidato i
valori” dietro le mere procedure tecniche e la segmentazione disciplinare della responsabilità;
dall’altro, si dubita delle sue affermazioni in quanto provenienti da un luogo di riproduzione dei
rapporti politici-economici-religiosi, tipici del contesto socio-culturale in cui la stessa viene
prodotta.
solo perché in questi ultimi anni il “problema di comunicare” se stessi e i propri progetti si è posto
con urgenza (vuoi per la riduzione dei finanziamenti pubblici, vuoi per l’aumentata concorrenza),
ma soprattutto perché sia la cooperazione che il turismo sono una forma di comunicazione: con gli
altri e con se stessi.
Obiettivo di questo saggio è dunque riflettere sui modi in cui si struttura la produzione e la
circolazione dell’immaginario collettivo, alla luce della comunicazione adottata dagli attori del
movimento umanitario. Ossia, analizzare i rischi e le potenzialità insite in quell’insieme di miti, di
simboli, di rappresentazioni dell’altrove e dell’altro che caratterizzano la comunicazione di quanti
si adoperano per lo sviluppo
To answer these questions, we need to explore how the 'spectacle of the border' performed in the Mediterranean is intimately intertwined with the ways contemporary mediated representations construct, deconstruct and reconstruct the nation as a symbolic category of belonging as well as ourselves as cosmopolitan citizens.
Piuttosto che tentare di edificare la riflessione etica sulle fondamenta di una società astratta e formale, di una struttura societaria pura e universale, conviene calarla in contesti specifici, in questa o quella società, in questo o quel luogo, in un determinato tempo storico, dove vigono particolari pratiche, costumi e rituali. I nuovi punti di riferimento, e più in generale il tessuto valoriale che è alla base dei nostri comportamenti, si creano dove la vita sociale è più diffusa, più intensa. E’ dunque proprio da un riconoscimento di quello che è in gioco nelle aree esperienziali centrali delle nostre società che occorre partire per ridefinire l’attuale rapporto tra etica e società dei consumi.
Il consumo viene qui analizzato non solo nella sua dimensione materiale, per cui è spesso e sovente condannato, ma, attraverso l’analisi della sua dimensione simbolica e intersoggettiva, verrà ad esso riconosciuto un ruolo fondamentale nel più generale processo intersoggettivo di costruzione della realtà sociale. Ciò non toglie che il consumo rimane, in primis, funzionale alla produzione che, almeno in parte dirige e sostiene. Motivo per cui lo adotteremo come lente per un’osservazione delle interdipendenze planetarie a livello sociale, culturale, politico ed economico.
vive “ai margini”, questo capitolo si focalizza sulle tre mense selezionate -
Mensa dell’Antoniano, Mensa della Caritas e Servizio di distribuzione di
pasti caldi all’interno di un Centro diurno comunale sito in via del Porto - e
sulle regole del gioco da seguire al loro interno per il reperimento del cibo.
I tre luoghi
individuati non sono gli unici nella città di Bologna che assicurano un pasto
caldo a coloro che attraversano un momento di difficoltà, ma sono quelli
più conosciuti e che al contempo vedono quotidianamente una maggiore
presenza di fruitori. Una scelta che ci ha permesso di intercettare una
pluralità di situazioni di vita accomunate quasi esclusivamente
dall’esigenza di soddisfare un bisogno alimentare.
Dopo una breve descrizione delle tre strutture nelle quali si inseriscono
le tre mense selezionate - la loro storia, la filosofia a cui si ispirano e la
strutturazione interna - l’analisi si concentra sulle modalità di accesso e di
fruizione dei pasti, nonché sul vissuto di questi luoghi da parte di chi li
frequenta: come si presentano ai loro occhi, chi li accoglie, che tipo di
arredamento e atmosfera caratterizzano lo spazio dedicato alla
consumazione del pasto, che tipo di cibo viene loro offerto e in che modo,
quali tipi di dinamiche relazionali si sviluppano.
stata molto alta. Anche se non sempre per raccontare le persone, a meno
che non fossero vittime sofferenti tra le macerie, soccorritori con il simbolo
della Croce Rossa o della Protezione Civile, politici pronti a dichiarazioni
dai toni altisonanti. Terminata l’emergenza le luci dei media si spengono,
proprio nel momento, invece, più importante. Perché dopo ogni tragedia c’è
una vita da recuperare, un quotidiano da reinventare, una memoria da condividere. Prendendo le mosse dalla teoria comunicazionale elaborata da Castells
(2009, p. 531), secondo cui «il potere è esercitato prevalentemente con la
costruzione di significato nella mente umana tramite processi di comunicazione
attivati nelle reti multimediali globali/locali della comunicazione di
massa», questo saggio mira ad analizzare i processi di costruzione simbolica
attivati all’interno delle reti mediali che hanno riportato le notizie relative
al terremoto che ha colpito L’Aquila nell’aprile 2009
confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del
turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e
culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per
comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni
che la caratterizzano. Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei
confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del
turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e
culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per
comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni
che la caratterizzano. Nonostante l’accusa di banalità che spesso viene mossa nei
confronti di viaggi e vacanze come consumi di massa, lo studio del
turismo - per la sua combinazione di sociale, economico, politico e
culturale - resta una delle porte d’ingresso privilegiate per
comprendere la società contemporanea e le molteplici questioni
che la caratterizzano. Se è vero che il turismo si rivela strategico per quei Paesi
che mantengono un primato indiscusso per numero di arrivi di
turisti internazionali, che ruolo svolge per i cosiddetti Paesi in
via di sviluppo? Qual è l’impatto di questo settore nei territori dove
la maggior parte della popolazione vive in condizione di estrema
povertà? In quanto industria di rilievo a livello globale, può il
turismo contribuire alla crescita e al benessere dei Paesi più
poveri? Qual è la portata politica di questo fenomeno?
Si consideri che nei campi saharawi vivono, da
quasi 40 anni, 200.000 profughi che sono condannati al totale
isolamento politico e mediatico. Pertanto, per diffondere la causa
a livello internazionale, il governo saharawi in esilio ha sempre favorito l’afflusso di stranieri nei campi profughi attraverso viaggi di conoscenza, campi di volontariato, visite di solidarietà, persino grandi eventi.
La ricerca-azione su cui si basa il saggio è stata realizzata nel
periodo ottobre 2011 - aprile 2012, e ha previsto una formazione
rivolta a 10 rifugiati saharawi sul management turistico e sulla
progettazione partecipata, la creazione di un itinerario turistico
nei campi, e il processo di redazione di un codice etico
distinto il turista dal viaggiatore, come il consumatore dal produttore, e dal
cittadino, il saggio si propone di esplorare le pratiche di produzione culturale
creativa che riguardano il rapporto tra turismo e territorio.
Nel quadro delle politiche per lo sviluppo locale sostenibile, il saggio si
propone di esplorare il contributo che il format festival può fornire per la
promozione del turismo responsabile: un turismo volto a riconoscere la
centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto a essere protagonista
nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio
territorio. In linea con il concetto di «consumo
produttivo» elaborato dai Cultural Studies, l’esplosione del “fenomeno
festival”, che nell’ultimo decennio in Italia ha svelato le potenzialità della
produzione culturale per lo sviluppo turistico, sarà focalizzata come pratica
di prosumerismo capace di promuovere il territorio in maniera creativa. Il
contesto esperienziale creato dal «consumo produttivo» di eventi culturali,
a cui il format festival corrisponde, trasforma e rivitalizza lo spazio urbano,
facendolo diventare una rete di luoghi e comportamenti significativi, creando
un legame narrativo tra persone e territori così forte da modificare radicalmente
il modo di fare turismo, fino al punto da mutarne il significato
profondo. Nello specifico, sarà preso come caso di studio IT.A.Cà_migranti
e viaggiatori: Festival del turismo responsabile, che si svolge a Bologna e
dintorni dal 2009, per evidenziare come una produzione culturale dal basso,
che nasce dal fermento spontaneo e dalla capacità di mettere in rete la creatività
diffusa di chi vive e rende vivo il territorio, possa costituire uno strumento
privilegiato per accrescere il capitale sociale, culturale ed economico
del distretto bolognese.