Da che parte possiamo entrare nello spazio urbano di una città? Da qualunque parte vogliamo. Poss... more Da che parte possiamo entrare nello spazio urbano di una città? Da qualunque parte vogliamo. Possiamo accedere dalle porte principali, dagli accordi autostradali, dalle stazioni ferroviarie, dalle navette che troviamo a disposizione all'uscita di un aeroporto, da alcune vie secondarie o semplicemente scendendo a una fermata dell'autobus, così come, in modo un po' più furtivo e nascosto, tramite la rete fognaria o attraverso il circuito che seguono i rifiuti dal nostro appartamento fino alla discarica. Possiamo seguire il flusso di persone, di merci o di informazioni che si muovono, si ri-producono e si elaborano in un agglomerato urbano o anche individuare la rete elettrica, quella idrica e quella delle telecomunicazioni che vanno ad alimentare ininterrottamente le nostre città e intenderle come vie d'ingresso e di uscita. Entrare significa superare una soglia che delimita e definisce qualcosa, determinandone l'inizio e la fine: dovremmo in un certo senso chiederci dove inizia e dove finisce una città e quindi, in ultima istanza, trovare una risposta al nostro interrogarci su che cosa sia una città. Ma non è questa la nostra chiave di ingresso. Oggi più che mai, nell'epoca delle grandi metropoli, chiedersi dove possa iniziare una città da 37 milioni di abitanti come Tokyo o da 21 milioni come Città del Messico non fa che amplificare l'incapacità di una domanda come questa di descrivere la realtà: non è solo una questione di grandezze, ma il fatto è che si ha a che fare con una soglia che è sempre nel suo emergere, nel suo divenire. Vi è una sorta di divenire-città delle cose, come tra la vespa e l'orchidea, in una continua de-territorializzazione e ri-territorializzazione, de-codificazione e ri-codificazione dello spazio urbano che non risponde alla logica dell'è ma alla logica a cerniera dell'e…e…e… del sillogismo disgiuntivo: abbiamo molto più probabilmente a che fare con un rizoma.
Comunemente Eraclito è associato all'immagine del fiume e della realtà in divenire, per cui la su... more Comunemente Eraclito è associato all'immagine del fiume e della realtà in divenire, per cui la sua opera viene scolasticamente sintetizzata con la formula «panta rei». In questo saggio si cerca di mostrare, attraverso l'analisi dei frammenti di Eraclito in cui ricorre quest'immagine, in particolare nel frammento B91 DK, come in realtà essa non appartenga direttamente all'opera eraclitea ma ad una tradizione di matrice platonico-aristotelica. Come spesso accade in filosofia, non è abbastanza fermarsi alla considerazione di ciò che è stato veramente detto da un autore e di ciò che invece non deve essergli attribuito, ma bisogna andare oltre e vedere l'ambito che egli volente o nolente ha dischiuso al pensiero occidentale, per cui, all'analisi dei frammenti, seguirà una trattazione sul pro-blema del cambiamento e dell'identità diacronica degli oggetti, di come esso sia stato affrontato dalle diverse ontologie contemporanee, cercando di mostrare come il problema prima che ontologico sia cognitivo e linguistico. Parole Chiave: Eraclito – Cambiamento – Identità Diacronica – Linguaggio – Ontologie INTRODUZIONE Ha sempre affascinato molto l'immagine dell'essere umano immerso nel flusso del divenire, immerso in una realtà dove le cose che sono cambiano continuamente tanto da rendere impossibile, come, secondo l'opinione comune, diceva Eraclito, immergersi due volte nello stesso fiume o addirittura, secondo gli eraclitei, anche una sola volta. Tema di questo saggio sarà un'analisi approfondita del frammento B91 DK di Eraclito e del problema che esso introduce nell'analisi filosofica, ovvero la questione di come sia possibile conciliare l'esistenza continuativa nel tempo di un oggetto con il suo costante cambiamento, cercando di definire se la risposta a questo problema vada cercata nel mondo rappresentato o nei nostri strumenti di rappresentazione. Inizieremo la trattazione analizzando il frammento B91 DK e le testimonianze platonico-aristo-teliche, e cercheremo quindi di cogliere la sua genesi, la sua relazione con il resto dell'opera eraclitea e la sua importanza nelle indagini di Platone e di Aristotele riguardo al rapporto tra il soggetto e la realtà in divenire e lo strumento utilizzato per rappresentarla ovvero il linguaggio, sul quale verrà operata una piccola riflessione per mostrare il mutamento della concezione del linguaggio nelle varie fasi del pensiero greco. Seguirà a questo punto un'analisi del problema che il frammento e le testi-monianze platoniche e aristoteliche aprono sul rapporto tra identità diacronica e cambiamento. Per farlo prenderemo in considerazione un caso problematico di identità nel tempo conosciuto come il paradosso della nave di Teseo nelle sue due distinte versioni e andremo a vedere come esso viene affrontato da tre teorie ontologiche contemporanee conosciute come tridimensionalismo, quadridi-mensionalismo e sequenzialismo e da una teoria semantica definita come teoria supervalutazionale, cioè passeremo da un piano cognitivo e semantico introdotto da Platone e da Aristotele ad un piano ontologico introdotto dalla filosofia analitica contemporanea per poi, sotto la spinta delle stesse on-tologie, tornare ad un piano cognitivo e semantico in cui collocheremo definitivamente il problema e lo risolveremo, in seguito anche ad un approfondita analisi del linguaggio, dell'indeterminatezza che lo caratterizza e del suo modus operandi.
Da che parte possiamo entrare nello spazio urbano di una città? Da qualunque parte vogliamo. Poss... more Da che parte possiamo entrare nello spazio urbano di una città? Da qualunque parte vogliamo. Possiamo accedere dalle porte principali, dagli accordi autostradali, dalle stazioni ferroviarie, dalle navette che troviamo a disposizione all'uscita di un aeroporto, da alcune vie secondarie o semplicemente scendendo a una fermata dell'autobus, così come, in modo un po' più furtivo e nascosto, tramite la rete fognaria o attraverso il circuito che seguono i rifiuti dal nostro appartamento fino alla discarica. Possiamo seguire il flusso di persone, di merci o di informazioni che si muovono, si ri-producono e si elaborano in un agglomerato urbano o anche individuare la rete elettrica, quella idrica e quella delle telecomunicazioni che vanno ad alimentare ininterrottamente le nostre città e intenderle come vie d'ingresso e di uscita. Entrare significa superare una soglia che delimita e definisce qualcosa, determinandone l'inizio e la fine: dovremmo in un certo senso chiederci dove inizia e dove finisce una città e quindi, in ultima istanza, trovare una risposta al nostro interrogarci su che cosa sia una città. Ma non è questa la nostra chiave di ingresso. Oggi più che mai, nell'epoca delle grandi metropoli, chiedersi dove possa iniziare una città da 37 milioni di abitanti come Tokyo o da 21 milioni come Città del Messico non fa che amplificare l'incapacità di una domanda come questa di descrivere la realtà: non è solo una questione di grandezze, ma il fatto è che si ha a che fare con una soglia che è sempre nel suo emergere, nel suo divenire. Vi è una sorta di divenire-città delle cose, come tra la vespa e l'orchidea, in una continua de-territorializzazione e ri-territorializzazione, de-codificazione e ri-codificazione dello spazio urbano che non risponde alla logica dell'è ma alla logica a cerniera dell'e…e…e… del sillogismo disgiuntivo: abbiamo molto più probabilmente a che fare con un rizoma.
Comunemente Eraclito è associato all'immagine del fiume e della realtà in divenire, per cui la su... more Comunemente Eraclito è associato all'immagine del fiume e della realtà in divenire, per cui la sua opera viene scolasticamente sintetizzata con la formula «panta rei». In questo saggio si cerca di mostrare, attraverso l'analisi dei frammenti di Eraclito in cui ricorre quest'immagine, in particolare nel frammento B91 DK, come in realtà essa non appartenga direttamente all'opera eraclitea ma ad una tradizione di matrice platonico-aristotelica. Come spesso accade in filosofia, non è abbastanza fermarsi alla considerazione di ciò che è stato veramente detto da un autore e di ciò che invece non deve essergli attribuito, ma bisogna andare oltre e vedere l'ambito che egli volente o nolente ha dischiuso al pensiero occidentale, per cui, all'analisi dei frammenti, seguirà una trattazione sul pro-blema del cambiamento e dell'identità diacronica degli oggetti, di come esso sia stato affrontato dalle diverse ontologie contemporanee, cercando di mostrare come il problema prima che ontologico sia cognitivo e linguistico. Parole Chiave: Eraclito – Cambiamento – Identità Diacronica – Linguaggio – Ontologie INTRODUZIONE Ha sempre affascinato molto l'immagine dell'essere umano immerso nel flusso del divenire, immerso in una realtà dove le cose che sono cambiano continuamente tanto da rendere impossibile, come, secondo l'opinione comune, diceva Eraclito, immergersi due volte nello stesso fiume o addirittura, secondo gli eraclitei, anche una sola volta. Tema di questo saggio sarà un'analisi approfondita del frammento B91 DK di Eraclito e del problema che esso introduce nell'analisi filosofica, ovvero la questione di come sia possibile conciliare l'esistenza continuativa nel tempo di un oggetto con il suo costante cambiamento, cercando di definire se la risposta a questo problema vada cercata nel mondo rappresentato o nei nostri strumenti di rappresentazione. Inizieremo la trattazione analizzando il frammento B91 DK e le testimonianze platonico-aristo-teliche, e cercheremo quindi di cogliere la sua genesi, la sua relazione con il resto dell'opera eraclitea e la sua importanza nelle indagini di Platone e di Aristotele riguardo al rapporto tra il soggetto e la realtà in divenire e lo strumento utilizzato per rappresentarla ovvero il linguaggio, sul quale verrà operata una piccola riflessione per mostrare il mutamento della concezione del linguaggio nelle varie fasi del pensiero greco. Seguirà a questo punto un'analisi del problema che il frammento e le testi-monianze platoniche e aristoteliche aprono sul rapporto tra identità diacronica e cambiamento. Per farlo prenderemo in considerazione un caso problematico di identità nel tempo conosciuto come il paradosso della nave di Teseo nelle sue due distinte versioni e andremo a vedere come esso viene affrontato da tre teorie ontologiche contemporanee conosciute come tridimensionalismo, quadridi-mensionalismo e sequenzialismo e da una teoria semantica definita come teoria supervalutazionale, cioè passeremo da un piano cognitivo e semantico introdotto da Platone e da Aristotele ad un piano ontologico introdotto dalla filosofia analitica contemporanea per poi, sotto la spinta delle stesse on-tologie, tornare ad un piano cognitivo e semantico in cui collocheremo definitivamente il problema e lo risolveremo, in seguito anche ad un approfondita analisi del linguaggio, dell'indeterminatezza che lo caratterizza e del suo modus operandi.
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