Jessica Basso
Born in Milan in 1988.
Videographer and freelance photographer, she approaches visual art and sound art. After various work experiences she decides to cultivate an artistic career, she graduated in 2014 in New Technologies of Art at Academy of Fine Art of Brera in Milan, with a thesis entitled "When art becomes silence.” In 2012 she begins a walk in Art Therapy, especially in Dance Therapy as video documentarist. In her videos “she investigates sensibly, researching details that reveal the soul and sound of those who dance” (body and sounds, october 2014), arriving later as assistant art director on several live performances. Her alive passion makes achieving in 2015 a scholarship for Master Sound Art- Sound design for art and entertainment in the creative industries of Ard&Nt Institute of Milan, allowing her to work with professionists like Bill Fontana, Nicolas Misdariis (IRCAM), Christophe Kihm, Pinuccio Sciola and others. Since 2015 she studies and works with Musictherapy. In addition to other achievements, she works on personal video and photography projects. Her approach to art is based on observation and listening, tools to sensitize us and find ourselves in others.
Videographer and freelance photographer, she approaches visual art and sound art. After various work experiences she decides to cultivate an artistic career, she graduated in 2014 in New Technologies of Art at Academy of Fine Art of Brera in Milan, with a thesis entitled "When art becomes silence.” In 2012 she begins a walk in Art Therapy, especially in Dance Therapy as video documentarist. In her videos “she investigates sensibly, researching details that reveal the soul and sound of those who dance” (body and sounds, october 2014), arriving later as assistant art director on several live performances. Her alive passion makes achieving in 2015 a scholarship for Master Sound Art- Sound design for art and entertainment in the creative industries of Ard&Nt Institute of Milan, allowing her to work with professionists like Bill Fontana, Nicolas Misdariis (IRCAM), Christophe Kihm, Pinuccio Sciola and others. Since 2015 she studies and works with Musictherapy. In addition to other achievements, she works on personal video and photography projects. Her approach to art is based on observation and listening, tools to sensitize us and find ourselves in others.
less
InterestsView All (6)
Uploads
Papers by Jessica Basso
La sua indeterminatezza rende il rumore una forma di silenzio. Silenzio è lo stato precedente al suono e silenzio è la mancanza d’informazione definita nella caotica somma vibratoria del rumore. Questo gli affida una connotazione con il rumore nell’assenza di comuncazione.
Una distinzione fondamentale sul silenzio si ha quando si parla di tacere e silére. La differenza che caratterizza sileo e taceo sta nell’opposizione tra la coscienza del silenzio come realtà in atto o che si crea (sileo) e la constatazione del silenzio, cioè assenza di qualcosa (taceo).
L’esperienza contemplativa insegna la disciplina del silenzio come esclusione di ogni essere rumoroso e di ogni parola inutile che ne violerebbe la sacralità. Vivendo questa esperienza, si recupera il vero significato della parola che mira a condividere il bisogno di Verità attraverso la comunicazione. L’artista crea un universo molto più vicino alla Verità, realtà che solitamente viene invece attribuita ad un’esperienza inesistente senza attività mentale.
Alcuni limiti fisiologici possono imporre silenzio. In questi casi, la sua concezione si trasforma, diventando parte di una convivenza forzata. Marìa Fux lavora su una diversa percezione sonora, lasciandola esistere anche in assenza di udito. Attraverso il ritmo fa penetrare il suono nel Corpo, lasciandolo viaggiare con naturalezza. Una persona sorda riesce in questo modo ad ascoltare e danzare ciò che, apparentemente, dei limiti corporei non potrebbero far percepire.
John Cage dedica una consistente parte della sua opera al silenzio. Egli sostiene che, in qualsiasi condizione ambientale, il suono sarà comunque presente. Pone il silenzio come cambiamento della propria mente. Una sorta di ascolto passivo, un’accettazione del suono che già esiste, senza bisogno di essere creato. La più grande manifestazione di questo pensiero lo troviamo in 4’33”. Una meditazione sonora spontanea che porta la coscienza del sentire in primo piano, seguendo la direzione della propria attenzione.
Todd Hido celebra il silenzio nei suoi scatti, posandolo nelle mani di chi osserva. Con le sue pellicole porta con sé quell’istante che diventa narrazione. Una foto è una storia da ascoltare fin quando la sensazione lo richiede. Hido fotografa il silenzio e lo lascia libero di raccontarsi, di esprimersi e prendere diverse forme dettate da chi guarda. La desolazione dei suoi spazi fa penetrare nella sensazione sonora di quel momento, che ne diventa contemporaneamente protagonista e narratore.
Odani Motohiko elabora sculture complesse che lasciano molto spazio ad un’interpretazione emozionale. Crea un limbo tra il visibile e l’invisibile. Un’arte del pensiero che passa attraverso la fisicità di materiali leggeri. La sua scultura sta in bilico tra silenzio e rumore. Lascia cadere nel sogno per poi riportarlo nella materia. Motohiko lavora sul tema delle sensazioni fisiche e di stati psicologici. Fa passare l’arte attraverso il Corpo creando opposti di bellezza, risvegliando stati d’animo che stanno al confine tra spirituale e corporeo.
Kim Ki-Duk corona l’arte del silenzio nei suoi film. Diventa elemento narrativo di estrema importanza che caratterizza personaggi, umore e tempo filmico. Ogni scelta ruota attorno anche ad una scelta sonora. La cura dell’impatto uditivo dà forma agli ambienti e alla narrazione, creando una sinfonia invisibile che si amalgama allo spettatore anche a pellicola conclusa, lasciando in un ovattamento post filmico in cui tutto è parte di una bolla silenziosa.
Con l’arte, il silenzio si espande e fluisce nella materia divenendo base comunicativa. Avvolge forme invisibili, come l’aria o l’acqua, che compongono anche i nostri Corpi. L’accoglienza del suono nel Corpo diventa canale essenziale per accompagnare la percezione ad essere totale comunicazione con il tutto. Native Silence si pone come lettura di un universo corporeo che danza lo spazio in completo silenzio, portandolo in uno stato di connessione con elementi naturali. Attraverso un ascolto mneomonico, due Corpi si manifestano su un tappeto d’acqua, privi di schemi mentali. La danza diventa disegno di puro ascolto.
La sua indeterminatezza rende il rumore una forma di silenzio. Silenzio è lo stato precedente al suono e silenzio è la mancanza d’informazione definita nella caotica somma vibratoria del rumore. Questo gli affida una connotazione con il rumore nell’assenza di comuncazione.
Una distinzione fondamentale sul silenzio si ha quando si parla di tacere e silére. La differenza che caratterizza sileo e taceo sta nell’opposizione tra la coscienza del silenzio come realtà in atto o che si crea (sileo) e la constatazione del silenzio, cioè assenza di qualcosa (taceo).
L’esperienza contemplativa insegna la disciplina del silenzio come esclusione di ogni essere rumoroso e di ogni parola inutile che ne violerebbe la sacralità. Vivendo questa esperienza, si recupera il vero significato della parola che mira a condividere il bisogno di Verità attraverso la comunicazione. L’artista crea un universo molto più vicino alla Verità, realtà che solitamente viene invece attribuita ad un’esperienza inesistente senza attività mentale.
Alcuni limiti fisiologici possono imporre silenzio. In questi casi, la sua concezione si trasforma, diventando parte di una convivenza forzata. Marìa Fux lavora su una diversa percezione sonora, lasciandola esistere anche in assenza di udito. Attraverso il ritmo fa penetrare il suono nel Corpo, lasciandolo viaggiare con naturalezza. Una persona sorda riesce in questo modo ad ascoltare e danzare ciò che, apparentemente, dei limiti corporei non potrebbero far percepire.
John Cage dedica una consistente parte della sua opera al silenzio. Egli sostiene che, in qualsiasi condizione ambientale, il suono sarà comunque presente. Pone il silenzio come cambiamento della propria mente. Una sorta di ascolto passivo, un’accettazione del suono che già esiste, senza bisogno di essere creato. La più grande manifestazione di questo pensiero lo troviamo in 4’33”. Una meditazione sonora spontanea che porta la coscienza del sentire in primo piano, seguendo la direzione della propria attenzione.
Todd Hido celebra il silenzio nei suoi scatti, posandolo nelle mani di chi osserva. Con le sue pellicole porta con sé quell’istante che diventa narrazione. Una foto è una storia da ascoltare fin quando la sensazione lo richiede. Hido fotografa il silenzio e lo lascia libero di raccontarsi, di esprimersi e prendere diverse forme dettate da chi guarda. La desolazione dei suoi spazi fa penetrare nella sensazione sonora di quel momento, che ne diventa contemporaneamente protagonista e narratore.
Odani Motohiko elabora sculture complesse che lasciano molto spazio ad un’interpretazione emozionale. Crea un limbo tra il visibile e l’invisibile. Un’arte del pensiero che passa attraverso la fisicità di materiali leggeri. La sua scultura sta in bilico tra silenzio e rumore. Lascia cadere nel sogno per poi riportarlo nella materia. Motohiko lavora sul tema delle sensazioni fisiche e di stati psicologici. Fa passare l’arte attraverso il Corpo creando opposti di bellezza, risvegliando stati d’animo che stanno al confine tra spirituale e corporeo.
Kim Ki-Duk corona l’arte del silenzio nei suoi film. Diventa elemento narrativo di estrema importanza che caratterizza personaggi, umore e tempo filmico. Ogni scelta ruota attorno anche ad una scelta sonora. La cura dell’impatto uditivo dà forma agli ambienti e alla narrazione, creando una sinfonia invisibile che si amalgama allo spettatore anche a pellicola conclusa, lasciando in un ovattamento post filmico in cui tutto è parte di una bolla silenziosa.
Con l’arte, il silenzio si espande e fluisce nella materia divenendo base comunicativa. Avvolge forme invisibili, come l’aria o l’acqua, che compongono anche i nostri Corpi. L’accoglienza del suono nel Corpo diventa canale essenziale per accompagnare la percezione ad essere totale comunicazione con il tutto. Native Silence si pone come lettura di un universo corporeo che danza lo spazio in completo silenzio, portandolo in uno stato di connessione con elementi naturali. Attraverso un ascolto mneomonico, due Corpi si manifestano su un tappeto d’acqua, privi di schemi mentali. La danza diventa disegno di puro ascolto.