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Kandake: differenze tra le versioni

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Con gli scavi di [[George Reisner]] nei cimiteri reali di El Kurru e [[Nuri]], il materiale archeologico divenne disponibile per studiare la regalità kushita. Inoltre alcune tombe reali di donne kushite furono trovate nel cimitero di Meroe e in Egitto ad [[Abido (Egitto)|Abido]]<ref>{{Cita|Leahy 1994}}</ref>. A El Kurru sei piramidi appartengono a donne reali della [[XXV dinastia egizia]] e una piramide alla regina Qalhata del periodo [[Napata]].<ref>{{Cita web|url=https://qsap.org.qa/en/the-royal-cemetery-of-kurru|titolo=The Royal Cemetery of Kurru|sito=qsap.org.qa|dataaccesso=2020-10-28}}</ref> A Nuri le tombe delle donne reali si trovano sull'altopiano occidentale con ulteriori informazioni disponibili sul sito, che collegano i ruoli che le regine madri svolsero in successione e la loro importanza durante la dinastia kushita.<ref name=":1">{{Cita web|url=https://www.ancient.eu/The_Candaces_of_Meroe/|titolo=The Candaces of Meroe|sito=Ancient History Encyclopedia|dataaccesso=2020-10-28}}</ref>
Con gli scavi di [[George Reisner]] nei cimiteri reali di El Kurru e [[Nuri]], il materiale archeologico divenne disponibile per studiare la regalità kushita. Inoltre alcune tombe reali di donne kushite furono trovate nel cimitero di Meroe e in Egitto ad [[Abido (Egitto)|Abido]]<ref>{{Cita|Leahy 1994}}</ref>. A El Kurru sei piramidi appartengono a donne reali della [[XXV dinastia egizia]] e una piramide alla regina Qalhata del periodo [[Napata]].<ref>{{Cita web|url=https://qsap.org.qa/en/the-royal-cemetery-of-kurru|titolo=The Royal Cemetery of Kurru|sito=qsap.org.qa|dataaccesso=2020-10-28}}</ref> A Nuri le tombe delle donne reali si trovano sull'altopiano occidentale con ulteriori informazioni disponibili sul sito, che collegano i ruoli che le regine madri svolsero in successione e la loro importanza durante la dinastia kushita.<ref name=":1">{{Cita web|url=https://www.ancient.eu/The_Candaces_of_Meroe/|titolo=The Candaces of Meroe|sito=Ancient History Encyclopedia|dataaccesso=2020-10-28}}</ref>


L'evento più importante a cui partecipavano le donne kushite era la cerimonia di incoronazione.<ref name=":1">{{Cita web|url=https://www.ancient.eu/The_Candaces_of_Meroe/|sito=Ancient History Encyclopedia|dataaccesso=2020-10-28}}<cite class="citation web cs1" data-ve-ignore="true">[https://www.ancient.eu/The_Candaces_of_Meroe/ "The Candaces of Meroe"]. ''Ancient History Encyclopedia''<span class="reference-accessdate">. Retrieved <span class="nowrap">2020-10-28</span></span>.</cite></ref> Le lunette delle stele di [[Tanutamani|Tanawetamani]], Harsiyotef e [[Nastasen]] forniscono tutte prove iconografiche e testuali dell'intronizzazione di questi re,<ref name=":0">{{Cita web|url=https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/mariette1872bd2/0008/image|sito=digi.ub.uni-heidelberg.de|dataaccesso=2020-10-28}}<cite class="citation web cs1" data-ve-ignore="true">[https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/mariette1872bd2/0008/image "Mariette, Auguste; Maspero, Gaston &#x5B;Editor&#x5D;: Monuments divers recueillis en Egypte et en Nubie (Tables) (Paris, 1872)"]. ''digi.ub.uni-heidelberg.de''<span class="reference-accessdate">. Retrieved <span class="nowrap">2020-10-28</span></span>.</cite></ref><ref>{{Cita web|url=https://artsandculture.google.com/asset/stele-of-king-nastasen-artist-unknown/_gEVYu_2tmyThQ|titolo=Stele of King Nastasen|sito=Google Arts & Culture|lingua=en|dataaccesso=2020-10-28}}</ref><ref>{{Cita testo|url=https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Stele_Harsiotef_Budge.jpg|titolo=Stele of Harsiotef}}</ref> mostrando il monarca accompagnato da un membro femminile della sua famiglia, madre e moglie. La madre del re svolgeva un ruolo essenziale nella legittimazione di suo figlio in quanto re: le prove testuali delle stele dell'incoronazione di Taharqa rappresentano prove iscritte che lasciano ipotizzare che la regina madre fosse presente all'incoronazione di suo figlio. Durante la XXV dinastia kushita fu istituita la carica della [[Divina Sposa di Amon]], la quale fungeva da contatto principale con il dio kushita Amon, svolgendo quindi un ruolo decisivo nell'ascesa al trono del re.
L'evento più importante a cui partecipavano le donne kushite era la cerimonia di incoronazione.<ref name=":1" /> Le lunette delle stele di [[Tanutamani|Tanawetamani]], Harsiyotef e [[Nastasen]] forniscono tutte prove iconografiche e testuali dell'intronizzazione di questi re,<ref name=":0" /><ref>{{Cita testo|url=https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Stele_Harsiotef_Budge.jpg|titolo=Stele of Harsiotef}}</ref> mostrando il monarca accompagnato da un membro femminile della sua famiglia, madre e moglie. La madre del re svolgeva un ruolo essenziale nella legittimazione di suo figlio in quanto re: le prove testuali delle stele dell'incoronazione di Taharqa rappresentano prove iscritte che lasciano ipotizzare che la regina madre fosse presente all'incoronazione di suo figlio. Durante la XXV dinastia kushita fu istituita la carica della [[Divina Sposa di Amon]], la quale fungeva da contatto principale con il dio kushita Amon, svolgendo quindi un ruolo decisivo nell'ascesa al trono del re.


In Etiopia si trovano prove al di fuori della Nubia che mostrano ulteriori riferimenti al concetto di regalità kushite. L'Etiopia ha una lunga storia dinastica affermata di oltre tre millenni, risalente da prima del 1000 a.C. fino al 1973, anno del rovesciamento dell'ultimo imperatore [[Hailé Selassié|Haile Selassie]]. La cronaca ufficiale della successione dinastica della monarchia etiope discendente da [[Menelik I]] include sei regine regnanti denominate kandake: La prima è Nicauta (730-681 a.C.), con cinque successive regine del lignaggio che comprendono una discendenza matrilineare al trono.<ref name="Fluehr-Lobban1998">{{Cita pubblicazione|autore=Fluehr-Lobban|nome=Carolyn|data=August 20, 1998|titolo=Nubian Queens in the Nile Valley and Afro-Asiatic Cultural History|rivista=Ninth International Conference for Nubian Studies|editore=Museum of Fine Arts, Boston U.S.A|accesso=2018-06-07|url=http://africanhistory.yolasite.com/resources/Nubian%20Queens.pdf}}</ref> Ventuno regine sono registrate come uniche reggenti nel regno d'Etiopia fino al IX secolo d.C. La conquista di Meroe da parte di [[Ezanà di Axum]] potrebbe aver fornito il falso storico per la rivendicazione dinastica etiope delle kandake nubiane e dei loro re. Ad esempio nel ''[[Gloria dei Re|Kebra Nagast]],'' la [[regina di Saba]] Makeda è anche riconosciuta come kandake o regina madre.<ref>{{Cita libro|autore=Budge|nome=E.A. Wallis|titolo=The Queen of Sheba and Her Only Son Menyelek|url=http://www.yorku.ca/inpar/kebra_budge.pdf|anno=2000|editore=Ethiopian Series|città=Cambridge Ontario}}</ref>
In Etiopia si trovano prove al di fuori della Nubia che mostrano ulteriori riferimenti al concetto di regalità kushite. L'Etiopia ha una lunga storia dinastica affermata di oltre tre millenni, risalente da prima del 1000 a.C. fino al 1973, anno del rovesciamento dell'ultimo imperatore [[Hailé Selassié]]. La cronaca ufficiale della successione dinastica della monarchia etiope discendente da [[Menelik I]] include sei regine regnanti denominate kandake: La prima è Nicauta (730-681 a.C.), con cinque successive regine del lignaggio che comprendono una discendenza matrilineare al trono.<ref name="Fluehr-Lobban1998">{{Cita pubblicazione|autore=Fluehr-Lobban|nome=Carolyn|data=August 20, 1998|titolo=Nubian Queens in the Nile Valley and Afro-Asiatic Cultural History|rivista=Ninth International Conference for Nubian Studies|editore=Museum of Fine Arts, Boston U.S.A|accesso=2018-06-07|url=http://africanhistory.yolasite.com/resources/Nubian%20Queens.pdf}}</ref> Ventuno regine sono registrate come uniche reggenti nel regno d'Etiopia fino al IX secolo d.C. La conquista di Meroe da parte di [[Ezanà di Axum]] potrebbe aver fornito il falso storico per la rivendicazione dinastica etiope delle kandake nubiane e dei loro re. Ad esempio nel ''[[Gloria dei Re|Kebra Nagast]],'' la [[regina di Saba]] Makeda è anche riconosciuta come kandake o regina madre.<ref>{{Cita libro|autore=Budge|nome=E.A. Wallis|titolo=The Queen of Sheba and Her Only Son Menyelek|url=http://www.yorku.ca/inpar/kebra_budge.pdf|anno=2000|editore=Ethiopian Series|città=Cambridge Ontario}}</ref>


== Fonti greco-romane ==
== Fonti greco-romane ==
Secondo [[Plinio il Vecchio]] la regina degli [[Etiopia (mitologia greca)|Etiopi]] portava il titolo di ''Candace'', e tale popolo aveva conquistato l'antica [[Siria]] e il [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]].<ref name="Turner480482">{{Cita libro|autore=Turner|nome=Sharon|titolo=The Sacred History of the World, as Displayed in the Creation and Subsequent Events to the Deluge: Attempted to be Philosophically Considered, in a Series of Letters to a Son|url=https://www.google.com/books?id=hpc5AAAAcAAJ|data=1834|editore=Longman|pp=480–482|volume=Vol. 2}}</ref>
Secondo [[Plinio il Vecchio]] la regina degli [[Etiopia (mitologia greca)|Etiopi]] portava il titolo di ''Candace'', e tale popolo aveva conquistato l'antica [[Siria]] e il [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]].<ref name="Turner480482">{{Cita libro|autore=Turner|nome=Sharon|titolo=The Sacred History of the World, as Displayed in the Creation and Subsequent Events to the Deluge: Attempted to be Philosophically Considered, in a Series of Letters to a Son|url=https://www.google.com/books?id=hpc5AAAAcAAJ|data=1834|editore=Longman|pp=480–482|volume=Vol. 2}}</ref>


Nel 25 a.C. la candace kushita [[Amanirenas]], come riportato da [[Strabone]], attaccò la città di Syene, l'odierna [[Assuan]], in territorio dell'[[Impero romano|Impero Romano]]. L'imperatore [[Augusto]] quindi distrusse la città di [[Napata]] per rappresaglia.<ref name="Fluehr-Lobban1998">{{Cita pubblicazione|autore=Fluehr-Lobban|nome=Carolyn|data=August 20, 1998|titolo=Nubian Queens in the Nile Valley and Afro-Asiatic Cultural History|rivista=Ninth International Conference for Nubian Studies|editore=Museum of Fine Arts, Boston U.S.A|accesso=2018-06-07|url=http://africanhistory.yolasite.com/resources/Nubian%20Queens.pdf}}<cite class="citation journal cs1" data-ve-ignore="true" id="CITEREFFluehr-Lobban1998">Fluehr-Lobban, Carolyn (August 20, 1998). [http://africanhistory.yolasite.com/resources/Nubian%20Queens.pdf "Nubian Queens in the Nile Valley and Afro-Asiatic Cultural History"] <span class="cs1-format">(PDF)</span>. ''Ninth International Conference for Nubian Studies''. Museum of Fine Arts, Boston U.S.A<span class="reference-accessdate">. Retrieved <span class="nowrap">2018-06-07</span></span>.</cite></ref><ref name="Budge1911">{{Cita libro|autore=Budge|nome=Sir Ernest Alfred Wallis|wkautore=E. A. Wallis Budge|titolo=Cook's handbook for Egypt and the Egyptian Sûdân|url=https://archive.org/stream/cookshandbookfo00budg#page/736/mode/2up|anno=1911|editore=T. Cook & Son|p=737}}</ref>
Nel 25 a.C. la candace kushita [[Amanirenas]], come riportato da [[Strabone]], attaccò la città di Syene, l'odierna [[Assuan]], in territorio dell'[[Impero romano|Impero Romano]]. L'imperatore [[Augusto]] quindi distrusse la città di [[Napata]] per rappresaglia.<ref name="Fluehr-Lobban1998" /><ref name="Budge1911">{{Cita libro|autore=Budge|nome=Sir Ernest Alfred Wallis|wkautore=E. A. Wallis Budge|titolo=Cook's handbook for Egypt and the Egyptian Sûdân|url=https://archive.org/stream/cookshandbookfo00budg#page/736/mode/2up|anno=1911|editore=T. Cook & Son|p=737}}</ref>


[[Cassio Dione]] scrisse che l'esercito di Kandake avanzò fino all'isola di [[Elefantina]] in Egitto, ma fu sconfitto da [[Publio Petronio (prefetto d'Egitto)|Petronio]], il quale conquistò la loro capitale Napata e altre città.<ref>[https://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=urn:cts:greekLit:tlg0385.tlg001.perseus-grc1:54.5.4 Dio Cassius, Histories, §54.5.4]</ref>
[[Cassio Dione]] scrisse che l'esercito di Kandake avanzò fino all'isola di [[Elefantina]] in Egitto, ma fu sconfitto da [[Publio Petronio (prefetto d'Egitto)|Petronio]], il quale conquistò la loro capitale Napata e altre città.<ref>[https://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=urn:cts:greekLit:tlg0385.tlg001.perseus-grc1:54.5.4 Dio Cassius, Histories, §54.5.4]</ref>
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== La leggenda alessandrina ==
== La leggenda alessandrina ==
[[File:Amanishakheto_Jewellery_03.jpg|miniatura| Gioielli della kandake Amanishakheto, dalla sua tomba]]
[[File:Amanishakheto_Jewellery_03.jpg|miniatura| Gioielli della kandake Amanishakheto, dalla sua tomba]]
Una leggenda nel ''[[Romanzo di Alessandro]]'' sostiene che il condottiero macedone avesse combattuto contro Candace di [[Meroe|Meroë]],<ref name="Jones1997">{{Cita libro|autore=Jones|nome=David E.|titolo=Women Warriors: A History|url=https://books.google.com/books?id=3rDuAAAAMAAJ|anno=1997|editore=Brassey|p=82|ISBN=978-1-57488-106-6}}</ref> tuttavia Alessandro non attaccò mai la Nubia e tentò mai di spostarsi più a sud dell'oasi di [[Siwa (oasi)|Siwa]].<ref name="Goldenberg2009">{{Cita libro|autore=Goldenberg|nome=David M.|titolo=The Curse of Ham: Race and Slavery in Early Judaism, Christianity, and Islam|url=https://books.google.com/books?id=1MS9AiZ74MoC&pg=PA64|anno=2009|editore=Princeton University Press|p=64|ISBN=978-1-4008-2854-8}}</ref><ref name="MorganMorgan1994">{{Cita libro|autore=Morgan|nome=John Robert|autore2=Morgan|nome2=J. R.|nome3=Richard|autore3=Stoneman|titolo=Greek Fiction: The Greek Novel in Context|url=https://books.google.com/books?id=KXrgTCotMx0C&pg=PA117|anno=1994|editore=Psychology Press|pp=117–118|ISBN=978-0-415-08507-6}}</ref> Nonostante tale leggenda sia comunemente citata, non sembra esserci alcun riferimento storico ad un simile evento.<ref name="MorganMorgan1994">{{Cita libro|autore=Morgan|nome=John Robert|autore2=Morgan|nome2=J. R.|nome3=Richard|autore3=Stoneman|titolo=Greek Fiction: The Greek Novel in Context|url=https://books.google.com/books?id=KXrgTCotMx0C&pg=PA117|anno=1994|editore=Psychology Press|pp=117–118|ISBN=978-0-415-08507-6}}<cite class="citation book cs1" data-ve-ignore="true" id="CITEREFMorganMorganStoneman1994">Morgan, John Robert; Morgan, J. R.; Stoneman, Richard (1994). [https://books.google.com/books?id=KXrgTCotMx0C&pg=PA117 ''Greek Fiction: The Greek Novel in Context'']. Psychology Press. pp.&nbsp;117–118. [[ISBN]]&nbsp;[[Speciale: BookSources / 978-0-415-08507-6|<bdi>978-0-415-08507-6</bdi>]].</cite></ref> Lo storico [[Giovanni Malalas]] avrebbe inoltre unito il materiale del ''Romanzo'' con altri scritti, affermando che i due si fossero sposati e che Kandake fosse una regina indiana.<ref>[https://topostext.org/work/792#8.194 Malalas, Chronography, §8.194-195]</ref><ref>{{Cita libro|autore=Nawotka|nome=Krzysztof|autore2=Wojciechowska|nome2=Agnieszka|titolo=The Alexander Romance: History and Literature|url=https://books.google.com/books?id=xOi9DwAAQBAJ&q=Malalas+candace&pg=PA226|data=October 2018|editore=Barkhuis|p=226|ISBN=978-9492444714}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Moore|nome=Kenneth Royce|titolo=Brill's Companion to the Reception of Alexander the Great|url=https://books.google.com/books?id=ZJJyDwAAQBAJ&q=Malalas+candace&pg=PA464|data=June 2018|editore=BRILL|p=464|ISBN=978-9004285071}}</ref>
Una leggenda nel ''[[Romanzo di Alessandro]]'' sostiene che il condottiero macedone avesse combattuto contro Candace di [[Meroe|Meroë]],<ref name="Jones1997">{{Cita libro|autore=Jones|nome=David E.|titolo=Women Warriors: A History|url=https://books.google.com/books?id=3rDuAAAAMAAJ|anno=1997|editore=Brassey|p=82|ISBN=978-1-57488-106-6}}</ref> tuttavia Alessandro non attaccò mai la Nubia e tentò mai di spostarsi più a sud dell'oasi di [[Siwa (oasi)|Siwa]].<ref name="Goldenberg2009">{{Cita libro|autore=Goldenberg|nome=David M.|titolo=The Curse of Ham: Race and Slavery in Early Judaism, Christianity, and Islam|url=https://books.google.com/books?id=1MS9AiZ74MoC&pg=PA64|anno=2009|editore=Princeton University Press|p=64|ISBN=978-1-4008-2854-8}}</ref><ref name="MorganMorgan1994">{{Cita libro|autore=Morgan|nome=John Robert|autore2=Morgan|nome2=J. R.|nome3=Richard|autore3=Stoneman|titolo=Greek Fiction: The Greek Novel in Context|url=https://books.google.com/books?id=KXrgTCotMx0C&pg=PA117|anno=1994|editore=Psychology Press|pp=117–118|ISBN=978-0-415-08507-6}}</ref> Nonostante tale leggenda sia comunemente citata, non sembra esserci alcun riferimento storico ad un simile evento.<ref name="MorganMorgan1994" /> Lo storico [[Giovanni Malalas]] avrebbe inoltre unito il materiale del ''Romanzo'' con altri scritti, affermando che i due si fossero sposati e che Kandake fosse una regina indiana.<ref>[https://topostext.org/work/792#8.194 Malalas, Chronography, §8.194-195]</ref><ref>{{Cita libro|autore=Nawotka|nome=Krzysztof|autore2=Wojciechowska|nome2=Agnieszka|titolo=The Alexander Romance: History and Literature|url=https://books.google.com/books?id=xOi9DwAAQBAJ&q=Malalas+candace&pg=PA226|data=October 2018|editore=Barkhuis|p=226|ISBN=978-9492444714}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Moore|nome=Kenneth Royce|titolo=Brill's Companion to the Reception of Alexander the Great|url=https://books.google.com/books?id=ZJJyDwAAQBAJ&q=Malalas+candace&pg=PA464|data=June 2018|editore=BRILL|p=464|ISBN=978-9004285071}}</ref>
== Kandake di Kush ==
== Kandake di Kush ==
[[File:Amanitore_pyramid.jpg|miniatura| Piramide di Amanitore nell'odierno Sudan]]
[[File:Amanitore_pyramid.jpg|miniatura| Piramide di Amanitore nell'odierno Sudan]]

Versione delle 17:31, 15 mar 2021

Rilievo raffigurante la kandake Amanitore

Kandake, kadake o kentake (meroitico: 𐦲𐦷𐦲𐦡 kdke, 𐦲𐦴𐦲𐦡 ktke), spesso latinizzato come Candace (Κανδάκη, Kandakē) era il termine meroitico per la sorella del re di Kush che, a causa della successione matrilineare, avrebbe dato alla luce l'erede successivo, rendendola una regina madre. Aveva la sua corte, probabilmente agiva come proprietario terriero[1] e ricopriva un importante ruolo secolare come reggente.[2] Fonti greche e romane contemporanee ne fanno erroneamente riferimento come l'omonimo nome, derivato dal modo in cui la parola è usata nel Nuovo Testamento.[3][4][5]

Fonti archeologiche

Le kandake di Meroe furono descritte per la prima volta attraverso il racconto del geografo greco Strabone del 23 a.C. nella sua enciclopedia Geographica.Vi furono almeno dieci regine meroitiche regnanti tra il 260 a.C. e il 320 d.C. e almeno sei tra il 60 a.C. e l'80 d.C.[6] La rappresentazione iconografica delle regine meroitiche le raffigura come donne spesso sole e in prima linea nelle loro stele e sculture e mostrate in abiti femminili regali. Le prime raffigurazioni delle regine kushite in genere non hanno elementi egiziani che rendono il loro aspetto drasticamente diverso dai loro uomini kushite e dalle controparti egiziane. Come si vede nella Stele del sogno di Tanutamani, vi era avvolto un grande scialle attorno al corpo con un mantello decorato in aggiunta indossato sopra al primo.[7] Tale abbigliamento era anche portato dalla madre di Taharqa durante la sua cerimonia di incoronazione.

Con gli scavi di George Reisner nei cimiteri reali di El Kurru e Nuri, il materiale archeologico divenne disponibile per studiare la regalità kushita. Inoltre alcune tombe reali di donne kushite furono trovate nel cimitero di Meroe e in Egitto ad Abido[8]. A El Kurru sei piramidi appartengono a donne reali della XXV dinastia egizia e una piramide alla regina Qalhata del periodo Napata.[9] A Nuri le tombe delle donne reali si trovano sull'altopiano occidentale con ulteriori informazioni disponibili sul sito, che collegano i ruoli che le regine madri svolsero in successione e la loro importanza durante la dinastia kushita.[10]

L'evento più importante a cui partecipavano le donne kushite era la cerimonia di incoronazione.[10] Le lunette delle stele di Tanawetamani, Harsiyotef e Nastasen forniscono tutte prove iconografiche e testuali dell'intronizzazione di questi re,[7][11] mostrando il monarca accompagnato da un membro femminile della sua famiglia, madre e moglie. La madre del re svolgeva un ruolo essenziale nella legittimazione di suo figlio in quanto re: le prove testuali delle stele dell'incoronazione di Taharqa rappresentano prove iscritte che lasciano ipotizzare che la regina madre fosse presente all'incoronazione di suo figlio. Durante la XXV dinastia kushita fu istituita la carica della Divina Sposa di Amon, la quale fungeva da contatto principale con il dio kushita Amon, svolgendo quindi un ruolo decisivo nell'ascesa al trono del re.

In Etiopia si trovano prove al di fuori della Nubia che mostrano ulteriori riferimenti al concetto di regalità kushite. L'Etiopia ha una lunga storia dinastica affermata di oltre tre millenni, risalente da prima del 1000 a.C. fino al 1973, anno del rovesciamento dell'ultimo imperatore Hailé Selassié. La cronaca ufficiale della successione dinastica della monarchia etiope discendente da Menelik I include sei regine regnanti denominate kandake: La prima è Nicauta (730-681 a.C.), con cinque successive regine del lignaggio che comprendono una discendenza matrilineare al trono.[12] Ventuno regine sono registrate come uniche reggenti nel regno d'Etiopia fino al IX secolo d.C. La conquista di Meroe da parte di Ezanà di Axum potrebbe aver fornito il falso storico per la rivendicazione dinastica etiope delle kandake nubiane e dei loro re. Ad esempio nel Kebra Nagast, la regina di Saba Makeda è anche riconosciuta come kandake o regina madre.[13]

Fonti greco-romane

Secondo Plinio il Vecchio la regina degli Etiopi portava il titolo di Candace, e tale popolo aveva conquistato l'antica Siria e il Mediterraneo.[14]

Nel 25 a.C. la candace kushita Amanirenas, come riportato da Strabone, attaccò la città di Syene, l'odierna Assuan, in territorio dell'Impero Romano. L'imperatore Augusto quindi distrusse la città di Napata per rappresaglia.[12][15]

Cassio Dione scrisse che l'esercito di Kandake avanzò fino all'isola di Elefantina in Egitto, ma fu sconfitto da Petronio, il quale conquistò la loro capitale Napata e altre città.[16]

Quattro regine africane erano conosciute nel mondo greco-romano come candace: Amanishakheto, Amanirenas, Nawidemak e Malegereabar.[17]

Riferimenti nella Bibbia

Il battesimo dell'eunuco della regina Candace (1625-30 circa, attribuito a Hendrick van Balen e a Jan Bruegel il Giovane)

Nel Nuovo Testamento si fa riferimento ad un funzionario del tesoro della regina di Etiopia Candace il quale, di ritorno da un viaggio a Gerusalemme, incontrò l'evangelista Filippo:

« Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: «Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. »   ( Atti 8:26-27, su laparola.net.)

La leggenda alessandrina

Gioielli della kandake Amanishakheto, dalla sua tomba

Una leggenda nel Romanzo di Alessandro sostiene che il condottiero macedone avesse combattuto contro Candace di Meroë,[18] tuttavia Alessandro non attaccò mai la Nubia e tentò mai di spostarsi più a sud dell'oasi di Siwa.[19][20] Nonostante tale leggenda sia comunemente citata, non sembra esserci alcun riferimento storico ad un simile evento.[20] Lo storico Giovanni Malalas avrebbe inoltre unito il materiale del Romanzo con altri scritti, affermando che i due si fossero sposati e che Kandake fosse una regina indiana.[21][22][23]

Kandake di Kush

Piramide di Amanitore nell'odierno Sudan

Bibliografia

Note

  1. ^ Die Frau im antiken Sudan (PDF), su archiv.ub.uni-heidelberg.de, 1999.
  2. ^ Dan'el Khan, The Queen Mother in the Kingdom of Kush: Status, Power and Cultic Role, in Teshura le-Zafrira: Studies in the Bible, the History of Israel, and the Ancient Near East Presented to Zafrira Ben-Barak of the University of Haifa, 2012, pp. 67–68.
  3. ^ Richard A. Jr. Lobban, Historical Dictionary of Ancient and Medieval Nubia, Lanham, MD, Scarecrow Press, 2003, ISBN 978-0-8108-6578-5.
  4. ^ Miriam Ma'at-ka-re Monges, Kush, in Molefi Kete Asante, Ama Mazama (a cura di), Encyclopedia of Black Studies, Sage, 2005, p. 302, ISBN 978-0-7619-2762-4.
  5. ^ John Fage, A History of Africa, Routledge, 23 October 2013, p. 115, ISBN 978-1317797272.
  6. ^ W.Y. Adams, Big Mama at Meroe: Fact and Fancy in the Candace Tradition, in Conference of the Sudan Studies Association, Boston, 1994.
  7. ^ a b Monuments divers recueillis en Egypte et en Nubie, su digi.ub.uni-heidelberg.de. URL consultato il 28 ottobre 2020.
  8. ^ Leahy 1994
  9. ^ The Royal Cemetery of Kurru, su qsap.org.qa. URL consultato il 28 ottobre 2020.
  10. ^ a b c The Candaces of Meroe, su Ancient History Encyclopedia. URL consultato il 28 ottobre 2020.
  11. ^ Stele of Harsiotef (JPG).
  12. ^ a b Carolyn Fluehr-Lobban, Nubian Queens in the Nile Valley and Afro-Asiatic Cultural History (PDF), in Ninth International Conference for Nubian Studies, Museum of Fine Arts, Boston U.S.A, August 20, 1998. URL consultato il 7 giugno 2018.
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