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Lezione 4 - 03-03 (1547)

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Distinzione fra:

- parole contenuto → significato lessicale (fornito dalla radice; la troviamo nel


dizionario) es: gatt-
- parole funzione → significato grammaticale (ci danno informazioni sulla funzione
grammaticale); es: articoli, congiunzioni, alcune preposizioni; alcuni avverbi e ausiliari
1 verbi ausiliari fungono da parole funzionale perché servono per la flessione → in
questo caso perdono il proprio significato lessicale
2 le preposizioni come "a "e "da"non hanno una sola funzione e nel dizionario è
presente una lunga voce che le elenca
le preposizioni come "sopra" e "sotto", che non sono prepositioni primarie hanno un
significato più lessicale;

I significati grammaticali possono essere espressi per diverse vie. Ad esempio:

- morfologico (ragazzo/a)
- lessicale (padre/madre)
- modalità (Mario mangia./Mario mangia?)
- passivo (omette l’espressione dell’agente anche per ragioni pragmatiche).

È opportuno distinguere tra categoria semantica da un lato (concetto di passivo, numero,


genere) e la sua realizzazione formale (la struttura sintattica passiva, il morfema di genere e
il morfema di numero).

LE CATEGORIE GRAMMATICALI ASSOLUTE DEL NOME (p.30)

Numero e genere su associano solitamente a nomi e simili, anche ad oggetti concreti,


astratti.

- il numero: può essere espresso attraverso morfemi grammaticali (ragazz-o/-i) oppure


con operazioni sulla testa lessicale come la ripetizione della testa (bubu “libro” in
indonesiano ma bubu bubu diventa “libri”); con distinzioni di tipo semantico (ad
esempio famiglia e gruppo sono parole morfologicamente singolari ma
semanticamente plurali). Dal punto di visa semantico distinguiamo: nomi numerabili
(libro), nomi massa (sabbia) e nomi collettivi (famiglia) o nei quantificatori (lasso di
tempo, pizzico di sale ecc)
- il genere: si può distinguere tra
1) genere naturale
2) genere grammaticale che costituisce una categoria linguistica (espresso
comunemente con mezzi morfologici, ma anche con mezzzi lessicali nel caso
si opposizioni motivate sul genere naturale es: tigre maschio/tigre femmina)

a volte sono comunicati entrambi (ragazze: femminile e plurale) a volte solo grammaticale
(come nel caso degli oggetti) quindi i due generi possono anche coincidere

LE CATEGORIE GRAMMATICALI ASSOCIATE AL VERBO


- tempo: fa riferimento alla distinzione cronologica tra passato, presente e futuro; le
lingue hanno comunemente sistemi temporali, i tempi verbali, che consentono di
collocare gli eventi descritti in un determinato momento temporale rispetto al tempo
dell’ enunciazione. Questi sistemi temporali sono diversi da lingua a lingua (ci sono
lingue con più tipi di futuro, a seconda della prossiità temporale al tempo
dell’enuncizione o dell’intenzionalità del parlante ecc. in italiano usiamo l’indicativo
presente come “ domani vado a teatro” per esprimere un futuro molto prossimo
invece in inglese usiamo l’ausiliare will per esprimere un futuro con un certo grado di
intenzionalità). Il significato temporale a volte è espresso lessicalmente attraverso
avverbi (in italiano l’espressione come “domani sera” svolge questo ruolo)
- aspetto: il modo in cui un evento è presentato in relazione allo svolgersi dell’evento
stesso; può essere espressa attraverso la morfologia (distinzione fra tempi perfettivi
“cantai” e imperfettivi “cantavo”), attraverso la sintassi (usi completi del verbo che
esprimono un evento delimitato “Giulia canta una canzone” e usi assoluti del verbo
che esprimono un evento non delimitato “Giulia canta”), attraverso il lessico
(differenza tra “dormire” e “addormentarsi”)
- diatesi: cambia il punto di vista dell’azione, perciò, se il partecipante all’evento è
codificato come soggetto, la diatesi è attiva, se il soggetto invece esprime il
partecipante che subisce o sperimenta l’evento, la diatesi è passiva. Questa
distinzione, in italiano, è espressa dalla costruzione passiva. In italiano, però, ci sono
anche verbi dal significato passivo come “ricevere” o “subire” e una vasta gamma di
verbi che dal punto di vista della diatesi possono essere considerati “medi”, ovvero,
intermedi tra passivi e attivi. Questo peché il loro soggetto è allo stesso tempo luogo
di insorgenza e di esperienza dell’evento che il verbo descrive [pentirsi,
commuoversi, arrabbiarsi].

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