Metaphysics">
[go: up one dir, main page]

Il 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
4 visualizzazioni12 pagine

NIETZSCHE

Scarica in formato pdf o txt
Scarica in formato pdf o txt
Scarica in formato pdf o txt
Sei sulla pagina 1/ 12

NIETZSCHE Vita

Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque nel 1844 in un piccolo paese della Sassonia da un
pastore protestante e, nonostante all’inizio fu orientato verso studi teologici, alla fine
si interessò alla filologia classica, pur conservando grande interesse per la musica e la
poesia.

Quindi, nonostante sembrasse destinato ad una carriera di successo, due eventi che si
succedono in poco tempo finiscono per cambiargli la vita:
- infatti, legge per la prima volta “Il mondo come rappresentazione e volontà” di
Schopenhauer e ne rimane affascinato;
- poi incontra il musicista Richard Wagner, il quale riusciva a muovere gli animi
attraverso la sua musica

E proprio grazie a questi incontri, gli interessi di Nietzsche finiscono per allontanarsi
dai canoni del mondo accademico per aprirsi, invece, alle suggestioni di carattere
filosofico, tanto che nel 1872 quando scrive il suo primo libro,“La nascita della
tragedia dallo spirito della musica”, riceve molte critiche in ambiente filologico ma
viene difeso da Wagner.
Tuttavia l’amicizia tra Nietzsche e Wagner inizia ad entrare in crisi soprattutto sul
piano intellettuale, poiché Nietzsche vede in Wagner “un cedimento nostalgico al
cristianesimo e ad uno spirito di rassegnazione e rinuncia”.
Allo stesso tempo, pur accogliendo la visione dell’esistenza come lotta perenne messa
in luce da Schopenhauer, Nietzsche non ne condivideva il radicale pessimismo né la
fuga ascetica attraverso la logica delle religioni orientali, preferendo l’ideale di
accettazione incondizionata della vita, pur nei suoi aspetti di tragicità.

Tutto ciò portò Nietzsche a pubblicare la prima parte di “Umano troppo umano”
(1878), che segna il distacco definitivo da Wagner e Schopenhauer.

In seguito, nonostante la sua salute si stava indebolendo, pubblicò nel 1882 “La gaia
scienza” , opera all’interno della quale si affacciano le tesi fondamentali del pensiero
nietzscheano, fra cui:

- l’annuncio della morte di Dio come simbolo della fine di tutte le antiche
certezze religiose e metafisiche
I tratti generali del pensiero di Nietzsche

In primo luogo, il pensiero di Nietzsche è caratterizzato da una critica radicale della


civiltà e della filosofia dell’Occidente, che si traduce in una distruzione
programmatica delle certezze del passato.
Tuttavia, quest’opera di demolizione polemica del passato non si risolve in un
semplice rifiuto delle teorie e dei comportamenti tradizionali, cioè con un
atteggiamento pessimistico, ma con un invito ad essere coraggiosi e temerari nel
ricercare nuovi e più vitali valori.

Infatti, nonostante dapprima Nietzsche vuole svelare la falsità dell’idea che il mondo e
la vita umana siano l’espressione di un ordine razionale così da travolgere anche l’io, -
cioè quel punto fermo su cui i grandi pensatori moderni da Cartesio in poi avevano
ritenuto di poter edificare un sapere inconfutabile - poi finisce per delineare un nuovo
tipo di umanità propositiva tratteggiato nell’ideale del superuomo.

La scrittura poliedrica

NOTA: A questa originalità di contenuti si accompagna anche la ricerca di nuove


modalità di comunicazione filosofica. Infatti, se negli scritti giovanili è ancora legato a
forme accademiche, a partire da “Umano troppo umano” Nietzsche opta per la
struttura dell’aforisma, cioè l’illuminazione istantanea che permette di cogliere le cose
al volo e di eliminare la pretesa che la sua parola sia verità ultima.
Infine, in “Così parlò Zarathustra” si ispira ai versi dei Vangeli, seguendo così un
modello in prosa profetico, ricco di simboli e allegorie (allegoria dell’eterno ritorno)
LE FASI DEL PENSIERO DI NIETZSCHE E LE OPERE

Il pensiero e le opere di Nietzsche vengono convenzionalmente associate a 3 fasi


transitorie - definite dagli studiosi come le “3 metamorfosi” - in quanto il suo pensiero
in divenire riunisce in se stesso rottura e continuità.

I FASE

La celebrazione della vita e dello spirito tragico

Nella prima fase del suo pensiero, definita “la metafisica dell’arte” o la “fase del
cammello”, il giovane Nietzsche è ancora convinto che sia possibile giungere,
attraverso l’arte, a disvelare la verità ultima del reale.
Nietzsche avvia le proprie riflessioni giovanili all’interno de “La nascita della
tragedia dallo spirito della musica”, dove si rivela in contrasto con la filologia
contemporanea riguardo all’immagine della Grecia Antica.
Infatti mentre l’Ellade era rappresentata dagli accademici nell’ottica di uno spirito
socratico-platonico (cioè antitragico) dove regna l’apollineo, Nietzsche (invece)
sottolinea con insistenza il carattere dionisiaco originario della sensibilità greca,
portata dunque a scorgere il dramma della vita e della morte.
In particolare, in quest’opera Nietzsche individua all’origine dell’arte greca (in
particolare della tragedia) la presenza simultanea di due impulsi, l’ apollineo" e il
dionisiaco.

Mentre il dionisiaco è quell’atteggiamento incline al caos, all'ebbrezza dell’energia
vitale inarrestabile che governa il mondo e che esprime tutta la sua creatività
attraverso la musica e la poesia lirica;
l’apollineo, invece, risulta una conseguenza della visione dionisiaca dell’esistenza,
ovvero la tendenza a trasmutare e ordinare il caos (cioè il dolore e l’assurdo) in forme
limpide e armoniche che possano rendere accettabile la vita, come la scultura greca
classica e la poesia epica omerica.

Difatti, nonostante nell’età della “tragedia attica” (di Sofocle e Eschilo) l’impulso
apollineo e quello dionisiaco raggiunsero un perfetto equilibrio, con la tragedia di
Euripide e l’insegnamento razionalistico e ottimistico di Socrate, l’apollineo finì per
trionfare sul dionisiaco fin quasi a soffocarlo.
In realtà, la decadenza dello spirito tragico finisce per coincidere con la “decadenza
della civiltà occidentale nel suo complesso”, rappresentabile simbolicamente proprio
dall’opposizione tra spirito dionisiaco e apollineo (ovvero l’uomo tragico portato a
dire “sì” alla vita in tutti gli aspetti, e l’uomo teoretico, portato ad sublimare il caos
nella forma per rendere accettabile la vita)

Per quanto detto, il giovane Nietzsche ritiene che soltanto l’arte (in particolare la
tragedia e la musica) abbia una “natura metafisica”, ossia possa comprendere ed
esprimere veramente il mondo e la vita.
E tutto ciò sfocia nell’ideale di rigenerazione wagneriano attraverso la cultura tragica
dell’arte e della musica, di cui Nietzsche scorge in Wagner la figura incaricata di
risvegliare l’uomo dal processo di decadenza causato dal progressivo imporsi dello
spirito antitragico.

La concezione della storia


Prima di rovesciare l’ottimismo e la razionalità socratica a partire da “Umano, troppo
umano”, Nietzsche rivolge una critica alla cultura contemporanea, e in particolare a
quella tedesca riguardo alla tendenza a ridurre l’essere umano al risultato di un
processo necessario, dialettico e razionale.

Infatti, secondo Nietzsche l’eccesso di storia e dell’idolatria del fatto indebolisce la


creatività dell’essere umano e fornisce all’uomo un concetto errato di umanità: ovvero
l’idea che l’uomo si è creato attraverso la storia.

Per questo motivo, per Nietzsche nella vita è indispensabile l’oblio (*fase
dell’oltreuomo/fanciullo), poiché allo stesso tempo occorre:
- una certa dose di incoscienza per essere felici
- liberarsi del passato per poter agire efficacemente nel presente
II FASE (Umano, troppo umano; Aurora; Gaia scienza)

Mentre nella fase del cammello Nietzsche è convinto che l’arte sia portatrice di valori
assoluti, nella “fase illuministica” o “fase del leone”, introdotta attraverso l’opera
“Umano, troppo umano”, Nietzsche finisce per ripudiare i suoi maestri: infatti
contesta sia le formule metafisiche di Schopenhauer, sia le tendenze artistiche di
Wagner, riconoscendovi il riflesso della decadenza culturale moderna.
(In particolare Wager finisce per essere additato come un decadente che ammala tutto
ciò che tocca)

Pertanto, durante questa fase Nietzsche abbandona gradualmente la metafisica


dell’arte come via preferenziale per accedere alla verità in favore della scienza, che è
utile proprio a demistificare le “superstizioni millenarie” della metafisica, dell’arte,
della religione e della morale che l’umanità si è data.
Infatti, Nietzsche è convinto che gli uomini, al fine di sopportare l’irrazionalità che
caratterizza il mondo e la vita, nel corso dei secoli abbiano costruito una serie di
presunte certezze che, con uno sguardo più profondo, rivelano tutta la loro natura
illusoria.

Il metodo genealogico
E così per smascherarle Nietzsche si serve del “metodo genealogico”, ossia della
ricostruzione storica dell’origine dei valori, delle tradizioni e della cultura che
permette:

- in primo luogo di dimostrare (elevando il “sospetto” a regola d’indagine) come


quei valori ritenuti eterni e assoluti siano il frutto relativo e contingente di uno
sviluppo storico determinato;
- in secondo luogo di rivelare che sotto la presunta assolutezza di quei valori vi
sono motivazioni e interessi umani

NOTA: Per questo motivo per Nietzsche, per esempio, la morale dei signori nasce da
un sentimento di potenza, pienezza e valori vitali, mentre la morale degli schiavi
incarnata dai cristiani nasce dal risentimento nutrito dai deboli nei confronti dei forti,
che sfocia poi nei valori anti-vitali del disinteresse, abnegazione e sacrificio di sé in
favore di Dio.
In aggiunta, in “Umano, troppo umano” Nietzsche parla del metodo genealogico come
di “una chimica delle idee e dei sentimenti”.

Con questa espressione il filosofo tedesco allude:

- (da una parte) alla capacità del metodo genealogico di dimostrare che le
idee/sentimenti, che la cultura ci ha abituato a riconoscere, sono composti da
cose più vili, come gli interessi materiali degli uomini;
- (dall’altra parte) alla capacità del metodo di mostrare come un atteggiamento
scaturisca dialetticamente dal suo opposto (es. la verità dalla menzogna,
l’altruismo dall’egoismo)

E la filosofia illuministica e genealogica di Nietzsche si concretizza nella “figura del


viandante”, ovvero il filosofo che grazie all’atteggiamento critico della scienza (una
“gaia scienza”*) riesce a liberarsi delle catene del passato e, poiché privo di certezze
precostituite, è in grado di affrontare il progressivo disvelamento delle stratificazioni
delle origini umane in quanto nella vita nessuna tappa è definitiva, bensì transitoria.
Pertanto, mentre la filosofia vedeva nell’uomo una tendenza alla generosità e al
sacrificio finendo per interpretarli come valori originari e assoluti dell’umanità,
Nietzsche ritiene che l’uomo non è un’eterna veritas ma è in continuo divenire.

La morte di Dio e il tramonto delle certezze metafisiche


E fra le tenebre e gli errori dell’umanità (dai quali la filosofia illuministica e
genealogica deve liberarci), Nietzsche colloca soprattutto la morale e la metafisica.

Mentre la sua prospettiva morale sarà sviluppata soprattutto negli ultimi scritti, la
critica alla metafisica trova la sua espressione più compiuta nella “Gaia scienza”
(1882), opera nella quale si ha l’annuncio della “morte di Dio”, cioè il venir meno di
tutte le verità religiose e metafisiche millenarie formulate dagli uomini per riuscire a
sopravvivere.
La metafisica della menzogna
Nietzsche, infatti, è convinto che gli uomini, per poter sopravvivere di fronte ad una
realtà contraddittoria, disarmonica e non-provvidenziale, hanno dovuto convincere se
stessi che il mondo è qualcosa di logico, benefico e provvidenziale.
E da questa esigenza sono nate le metafisiche e le religioni, che sono protese a mettere
in evidenza il presunto ordine del cosmo che in realtà ha come unica regola il caso, e
che non risulta affatto costruito secondo le categorie della ragione.

NOTA: Qui si può intuire la rottura di Nietzsche con il maestro Schopenhauer, in


quanto per Nietzsche non c’è un’assenza di ragione alle origini, ma si parte sempre da
giudizi che si fondano spesso sull’immaginazione e pochi strumenti.

Infatti, per Nietzsche all'origine dell’idea di Dio c’è la paura dell’uomo di fronte
all’essere. Dio, pertanto, rappresenta una fuga dalla vita, una rivolta contro questo
mondo, uno strumento che permette all’uomo di non togliersi dalla responsabilità del
dover pensare.
Allo stesso tempo però, Nietzsche è convinto del fatto che la stessa ragione che ha
reso folle l’uomo (fino a credere di essere la miglior creatura sulla Terra) può riportare
l’uomo ad essere tale cancellando le superstizioni e le menzogne millenarie.

L’annuncio della morte di Dio


Dunque, la coscienza di vivere in un mondo sdivinizzato è così radicata in Nietzsche
tanto da portarlo a drammatizzare l’idea della morte di Dio in uno dei passi più
significativi della Gaia scienza, dove l’uomo folle (cioè il “filosofo-profeta”) annuncia
la morte di Dio alla chiara luce del mattino.

E all’interno di questi passi, collocati nell’epoca del positivismo e del nichilismo dove
in Dio non crede sostanzialmente più nessuno, Nietzsche ritiene che l’atteggiamento
ironico degli uomini riguardo alla notizia della morte di Dio dimostri la loro
incomprensione del vero significato di quest’ultima.

Il positivismo, per esempio, credeva di poter sostituire Dio attraverso la scienza ma, in
realtà, ciò avvalora la tesi che l’uomo scientifico che si approccia alla morte di Dio
non è altro che un metafisico inconsapevole che ha la stessa pretesa di dire una verità
ultima come aveva fatto precedentemente l’uomo artistico.
Infatti, non può esistere un solo modello valido per interpretare la realtà perché non
esistono fatti oggettivi e indiscutibili, ma soltanto interpretazione circostanziate di
cose o fatti. E quindi, ciò significa che il mondo non ha un unico senso, bensì
innumerevoli sensi che corrispondono ad altrettante interpretazioni formulate da
prospettive diverse.(“prospettivismo nietzschiano”)

III FASE

La fase del fanciullo


Con l’opera intitolata “Così parlò Zarathustra” si apre invece la terza fase del
pensiero di Nietzsche, detta “fase del fanciullo o dell’oltreuomo”, che sulle ceneri
lasciate dalla filosofia illuministica (cioè la consapevolezza che non esiste alcun
mondo vero al di là di quello caotico, irrazionale e tragico in cui viviamo) costruisce
la consapevolezza che il “mondo apparente” è l’unico esistente, aprendo così la strada
all’avvento del superuomo.

Dalla morte di Dio al superuomo

Nonostante Nietzsche ritenga che la morte di Dio possa provocare un grande trauma
negli uomini in quanto l’ideale ascetico religioso era stato il senso più grande che
l’umanità si era potuta dare fino ad allora.

In realtà, secondo Nietzsche la morte di Dio costituisce un trauma manifestano nel


senso di vertigine e smarrimento soltanto in relazione ad un uomo che non è ancora
"superuomo", ma che in virtù di ciò può diventare tale.

Infatti, per Nietzsche soltanto chi ha il coraggio:
- di guardare in faccia la realtà con una sorta di ironia romantica
- (e) di prendere atto del crollo degli assoluti

è ormai maturo per varcare l’abisso che divide l’uomo dal superuomo, il quale
necessita proprio della morte di Dio e la vertigine da essa provocata per comprendere
che è uno “spirito libero”, che va al di là di ogni struttura metafisica.
Cos'è il superuomo? (sintesi)
Difatti, il superuomo è colui che è in grado di:

1. accettare la dimensione tragica e dionisiaca dell’esistenza


2. sopportare la morte di Dio e la perdita delle certezze assolute
3. far propria la prospettiva dell’eterno ritorno
4. porsi come volontà di potenza
5. emanciparsi dalla morale cristiana
6. abbracciare il nichilismo passivo

Da ciò si può intuire che il superuomo nietzschiano non è l’uomo al superlativo, ma


un essere umano capace di creare nuovi valori e di rapportarsi in modo inedito alla
realtà.

Zarathustra e la filosofia dell’oltreuomo


Mentre da una parte la missione del profeta protagonista dell’opera di Nietzsche,
“Zarathustra”, è quella di annunciare agli uomini il superuomo, svelando loro la
legge che governa il mondo, ossia l’eterno ritorno; dall’altra i temi principali
dell’opera sono:
- il superuomo
- l’eterno ritorno
- la volontà di potenza

Il superuomo
Nella prima parte del discorso di Zarathustra, intitolato “Le 3 metamorfosi”, Nietzsche
descrive la genesi e il senso del superuomo per approdare poi al tema dell’eterno
ritorno.

1. Il cammello rappresenta l’uomo che porta i pesi della tradizione e che si piega di
fronte a Dio e alla morale, all’insegna del “tu devi”;

2. Il leone rappresenta l’uomo che si libera dai fardelli metafisici ed etici, all’insegna
dell’io voglio;
3. Il fanciullo, infine, rappresenta l’oltreuomo che sa dire “si!” alla vita e inventare se
stessa al di là del bene e del male, come un “autentico spirito libero”.

L’eterno ritorno
Successivamente, Nietzsche presenta attraverso un’allegoria il pensiero più profondo
della propria filosofia, “l’eterno ritorno” (definito “pensiero abissale”).

Nonostante questa idea venga espressa già nella Gaia scienza, dove il pensiero
dell’eterno ritorno - attraverso l’allegoria del demone - funge da spartiacque tra
l’uomo (ovvero colui che si crea costrutti per mascherare il terrore di fronte alla
prospettiva dell’eterno ripetersi del tutto) e il superuomo (ovvero colui che accoglie in
modo vitale/attivo il dinamismo dell’universo), la formulazione più suggestiva della
teoria dell’eterno ritorno si trova nell’allegoria del “pastore e del serpente”.

Zarathustra narra di una salita su un sentiero di montagna durante la quale egli,


insieme al nano che lo segue, giunge di fronte ad una porta dove si uniscono due
sentieri: uno porta all'indietro e l’altro in avanti. Zarathustra osserva che queste vie si
contraddicono e perciò chiede se esista un punto in cui si incontrano, ricevendo dal
nano una risposta che allude alla “circolarità del tempo”.

A questo punto Zarathustra è immerso in una visione enigmatica della vita, nella quale
osserva che un serpente, simbolo dell’eterno ritorno, è entrato nella bocca di un
pastore che stava dormendo.
Di fronte a ciò Zarathustra consiglia al pastore di mordere la testa al serpente, il che lo
libera da ciò che lo stava soffocando gettandolo in una grande risata.

L’interpretazione dell’allegoria: il collegamento fra superuomo ed eterno ritorno
Da questa allegoria è possibile comprendere che l’essere umano può trasformarsi nel
superuomo soltanto se vince la repulsione soffocante per il pensiero dell’eterno
ritorno e se accetta con coraggio e attivamente la vita in ogni sua sfumatura, cioè con
tutti i dolori e le gioie, desiderando di riviverla in eterno.
Ciò significa che collocarsi nella prospettiva dell’eterno ritorno significa:

- (da una parte) rifiutare la concezione lineare del tempo come catena di
momenti che hanno senso solo in funzione degli altri
- (dall’altra) ritenere che il senso dell’essere non stia in un “oltre”
irraggiungibile, bensì nell’essere stesso

E proprio a causa di quest’ultimo aspetto soltanto un “superuomo” è in grado di vivere


la vita senza lo scorrere del tempo, vivendo il presente senza temere il peso del
passato (“così volli che fosse”) e senza pensare al futuro.

La volontà di potenza
Come detto precedentemente, il tema dell’accettazione della vita porta Nietzsche a
polemizzare aspramente contro la moralità cristiana, in quanto ha portato l’essere
umano a porsi contro la vita.

E da tale critica deriva la necessità di una "trasvalutazione dei valori”, ossia la


distruzione dei valori della tradizione etico-religiosa occidentale finalizzata alla
creazione di nuovi valori determinati dalla "volontà di potenza”, ovvero l’intima
essenza dell’essere che si identifica con la vita stessa.
In particolare, la volontà di potenza trova la propria espressione più alta nel
superuomo, in quanto quest’ultimo è l’unico in grado di superarsi continuamente
creandosi i propri valori e accettando la legge dell’eterno ritorno.

In aggiunta, con questa definizione Nietzsche chiarisce come la morale religiosa è


riuscita ad affermarsi: infatti, è stato il modo degli umili per affermare indirettamente
la propria volontà di potenza sui nobili così da credersi superiori a costoro in un altro
mondo. E per questo motivo, allora anche il discorso del prete è un modo indiretto per
affermare la prospettiva religiosa sui fedeli.
Il nichilismo
In conclusione, si può affermare che il superuomo raggiunge la sua pienezza
abbracciando l’atteggiamento del “nichilismo attivo”.

Infatti, sebbene l’accezione del nichilismo indichi la “volontà del nulla” nei confronti
del mondo moderno causata dalla perdita dei valori metafisici (come Dio), il tipo di
nichilismo che caratterizza il superuomo non si limita a sostituire i vecchi valori con
valori che rispondono allo stesso bisogno di verità assoluta, bensì prende atto della
decadenza dei valori per poter inventare da sé il nuovo senso del mondo attraverso la
volontà di potenza.

Potrebbero piacerti anche