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Il Leviatano
Il Leviatano
Il Leviatano
Pensiero di uno stato moderno che si sta formando e che si concretizza dopo la rivoluzione
francese con lo stato amministrativo
Rappresenta per F un tipico esempio di pensiero classico
Le parti analizzate mirano a mostrare come si costruisce un testo classico
Il Leviatano è un testo politico che però inizia da una teoria rappresentativa del linguaggio
prima di arrivare a parlare di politica
Prima si fa una critica del linguaggio per capire cosa dire in maniera corretta
Un metodo corretto per lui conduce alla teoria della rappresentanza politica (la sovr4anità
dello stato rappresenta il popolo)
Anche la politica si può conoscere applicando il giusto metodo alla natura umana
La teoria dello stato ha una giustificazione logica (la natura umana)
Non c’è un pensiero storico in Hobbes
LETTERA DEDICATORIA
Chiarisce l’intento dell’opera
Hobbes si scusa per essere scappato in Francia durante la guerra civile
Simpatizzava per la monarchia e non per Cromwell
L’intento del testo non è difendere una forma di potere o una persona rispetto all’altra; ma il
potere statale in quanto tale
Vuole operare una teoria dello stato
Varie polemiche contro filosofia scolastica e aristotelica
La creazione di una comunità politica non avviene per natura, è opera dell’artificio umano
È il frutto di un patto tra gli esseri umani
Il leviatano è metafora biblica dello stato
Tutto si spiega con materia e movimento per Hobbes (materialismo)
Il corpo umano stesso è una macchina
Hobbes spiega anche qual è il suo metodo, si rifà non solo ai testi del passato ma applica un
metodo abbastanza semplice (conosci te stesso)
Ogni essere umano trova in sé i postulati della vita umana da cui deriva razionalmente la
legittimazione dello stato
L’opera sarà convincente perché corrisponderà a ciò che ogni uomo sente logicamente in sé
È una sorta di geometria delle passioni
Si analizza l’uomo nelle sue facoltà e da questo discenderà la necessità dello stato
Questo genere di dottrina non ammette altra giustificazione
CAPITOLO1 (IL SENSO)
Il pensiero è rappresentazione delle cose
Nella conoscenza umana tutto deriva dal senso; non ci sono idee a priori
Tutto parte nella conoscenza parte dai sensi
La concezione di Hobbes è materialista, i sensi si spiegano anch’essi attraverso materia e
movimento
Ciò che percepiamo è una reazione del nostro mondo interno a ciò che accade nel mondo
esterno
Le qualità dei corpi percepiti sono date da movimenti della materia che preme in maniere
diverse nel nostro corpo
Tutto parte dal senso ma poi i sensi e il movimento di affievoliscono e causano immagini
CAPITOLO 2 (DELL’IMMAGINAZIONE)
È l’immagine che si è fatta del vedere
Fantasia è un altro modo di dire immaginazione in questa accezione
Fantasia in greco è apparenza
È un senso che si affievolisce; si trova negli uomini sia nel sonno che nella veglia
Il discorso coincide con il pensiero ma solo quello propriamente umano
Anche gli altri esseri hanno pensiero (animali) però loro hanno la prudenza
Gli esseri umani sono però capaci di discorso, consente di conoscere scientificamente il mondo
Tutto parte dai sensi e dalle immagini che rimangono nel corpo umano
Più lungo è il tempo da un senso tanto più si affievolisce l’immaginazione
La distanza nel tempo l’immaginazione del passato è debole e la memoria si affievolisce
Memoria è il permanere di immagini che si affievoliscono nel tempo
Molta memoria di molte cose è chiamata esperienza
Il pensiero di Hobbes procede per definizioni con un impianto logico
La prudenza è la facoltà che deriva dalla memoria
Immaginazione c’è solo di cose percepite tempo prima dal senso
C’è immaginazione semplice e composta
Questo serve per operare una critica di ciò che si può pensare
Il centauro è unione di due immagini che però non corrisponde a ciò che è reale
Si commettono errore anche confondendo sogni con la realtà
I sogni sono immaginazioni di chi dorme, movimenti che non lasciano il corpo
Bisogna distinguere magia da conoscenza vera
La magia è una truffa; scambia immaginazioni e sogni per la realtà
Ciò che è proprio dell’uomo e che introduce nella sfera del pensiero è il discorso; capacità di
unire le parole per esprimere una volontà ma per calcolare attraverso parole
Le parole devono rappresentare però in maniera corretta la realtà
CAPITOLO 3 (SUCCESSIONE DELLE IMMAGINAZIONI)
Parla di un modo di mettere assieme i pensieri che non è il discorso
Parla della prudenza, è possibile anche agli animali
La serie dei pensieri anche quando non è prodotta dal discorso ha una finalità anche se non la
si coglie
Il pensiero è sempre consequenziale, mai casuale
Antropologia di tipo utilitarista
Il pensiero è un’attività finalizzata ad ottenere delle cose
L’uomo ha una facoltà di calcolare che manca agli altri animali
La conoscenza umana corrisponde al mondo delle cose, no analisi a priori della conoscenza
come fonte delle cose
Il pensiero senza parole è la prudenza e accomuna animali a esseri umani
Questa consiste nell’ipotizzare che il futuro funzioni come il passato
È un accumulo di esperienza ed è una conoscen
za fallace
La vera conoscenza è data dalla scienza che è possibile solo con l’accumulo della parola
La prudenza deriva dall’accumulo dell’esperienza dei sensi
La parola è un esito non della natura ma dell’artificio umano che però rappresenta
correttamente le cose
Manca l’uomo in senso moderno come origine del pensiero stesso
Questo è il metodo che Hobbes vuole utilizzare, si basa sulla rappresentazione delle parole e al
fatto che il discorso segua un metodo
Quando si pensa attraverso le parole ci si sta sbagliando
Il linguaggio è usato correttamente se ogni parola corrisponde all’esperienza sensibile
CAPITOLO 4 (DEL DISCORSO)
L’invenzione della stampa è stata utile all’umanità ma la più importante fu quella della parola
Hobbes prende le distanze dal modo di pensare le parole del rinascimento
I nomi sono contrassegni del mondo
Al linguaggio corrisponde l’invenzione della politica
Il linguaggio inteso come discorso ha una funzione immediatamente politica
La parola e il discorso hanno funzione politica e contraria di creare discordia e di essere veicolo
di insulto per provocare guerra
Hobbes vuole purificare il linguaggio perché possa edificare in modo corretto lo stato
Il primo autore della parola fu Dio stesso
Riprende temi del rinascimento ma li rovescia di senso
Dio non ha insegnato all’uomo tutte le parole
Affronta di nuovo anche la torre di Babele
Dopo di lei si sono distinte le lingue
Conservare la memoria e comunicare sono le due funzioni della parola
Per questi usi ci sono però anche abusi del linguaggio
Questi sono l’usare le parole in modo sbagliato (errata rappresentatività), metafora e
menzogna
Ci sono usi corretti e sbagliati, l’importante è capire che bisogna ordinare i nomi in modo
corretto
Il linguaggio esprime sempre l’universale, contesta la filosofia che pensa esistano oggetti o idee
universali
Se usato correttamente il pensiero è un calcolo operato attraverso i nomi
Anche un singolo uomo che non abbia la parola può comprendere Pitagora ma solo per il
singolo triangolo, l’universale si coglie solo grazie alle parole
La parola registra l’esperienza e il discorso è somma di parole
L’algebra è l’esempio della conoscenza corretta
Idea di scienza come calcolo attraverso i nomi in maniera contrapposta alla prudenza
Vero o falso sono attributi delle parole e non delle cose, esistono parole o discorsi veri o falsi
Se non c’è discorso non c’è né verità né falsità
Chi cerca la precisa verità deve elaborare il metodo corretto altrimenti, ci si troverà inviluppati
nei vocaboli
Se non si usa correttamente si resta invischiati in un ragionamento senza senso
La geometria è un livello di conoscenza che Hobbes vuole applicare alla politica
Occorre elaborare una giusta conoscenza, non bisogna fidarsi troppo dei libri
Lo scopo di Hobbes è attuare al ragionamento una logica matematica
Ragionare significa sommare nomi e tutti i nomi derivano dalle cose in modo più o meno
diretto
Ci sono nomi positivi e negativi
Questi sono però delle funzioni di calcolo
Ci sono nomi che non derivano da sensi o esperienza; questi non hanno significato
Ci sono nomi nuovi creati da scolastici impacciati e ossimori (sostanza incorporea…)
Ci sono nomi incostanti, indicano ciò che piace o dispiace a un singolo essere umano (tirannia è
un nome dato da sudditi scontenti alla sovranità)
Anche i nomi delle virtù e vizi possono cambiare da individuo a individuo
Le parole non devono venire dalle passioni dei singoli
Ragione e scienza sono il calcolo corretto con i nomi
CAPITOLO 5 (IL CALCOLO)
Ragionare è sottrarre o aggiungere parole
Dove questo meccanismo non trova posto, la ragione non ha nulla a che fare
C’è un quadro generale dei saperi la cui struttura è comune di tipo logico matematico
Con questa si può costruire una tassonomia
La conoscenza vera non si basa sull’erudizione
Si può incappare comunque nell’errore, fare un calcolo senza l’uso dei vocaboli (riguarda la
prudenza)
La volontà non può essere libera, il ragionamento si riconduce anch’esso a un movimento
È assurdo però parlare di un suddito come volontà libera
L’uomo ha il privilegio dell’assurdità e nel passato lo ha esercitato, alcuni filosofi ne sono
l’esempio
Le cause dell’assurdità sono:
1) MANCANZA DI METODO non si parte da definizioni corrette per fare un ragionamento
2) DARE NOMI DI CORPI AD ACCIDENTI E VICEVERSA
3) DARE NOMI DI ACCIDENTI A PAROLE
4)
5)
6) USO DI METAFORE IN LUOGO DI VOCABOLI PROPRI
7) NOMI CHE NON SIGNIFICANO NULLA sono assurdità in sé stessi (polemica con la scolastica)
La ragione è conseguita con l’industria, è artificio non dato dall’esperienza
Richiede un’attività dell’uomo
Bisogna porre in modo adatto i nomi, acquisire un buon metodo
Questo è ciò che gli uomini chiamano scienza
Questa ricerca di universalità è resa possibile solo dall’uso del discorso
I fanciulli no hanno ragione finché non hanno parola
Ragione e parola si acquisiscono
Il sapere non deve essere retorico ma scientifico
Lo scopo di questo testo è formare sapienti in ambito di cose politiche
Non solo persone prudenti ma anche sapienti
Per essere sapienti nella politica non bisogna fidarsi dei libri ma partire ogni volta dalle
definizioni prime come sta facendo lui
Si chiude la parte dedicata al linguaggio
Segue parte su definizione delle passioni
Si passa alla parte in cui teorizza la sua teoria politica
(affresco palazzo Siena)
Le virtù sono le facoltà che permettono a chi governa di cogliere l’ordine del mondo
L’immagine di chi governa è il timoniere, deve conoscer gli elementi naturali (mare, stelle,
equipaggio) lezione 8 parte 2
Immagine del frontespizio del decive di Hobbes
CAPITOLO 13
Descrive lo stato naturale, non è ordinato e per l’uomo è una condizione misera e ostile da cui
deve uscire artificialmente
Gli uomini sono uguali perché possono fare a ciascuno la cosa estrema: privarlo della vita
Ci sono comunque più forti e più deboli (facoltà fisiche)
Lasciando da parte scienza e prudenza per le facoltà cognitiva gli uomini hanno un’uguaglianza
ancora più grande
Da questa uguaglianza deriva la guerra di tutti contro tutti
Tutti hanno uguaglianza e possibilità di arrivare ai propri fini
L’individuo pensato qui è competitivo
Ognuno diffida dell’altro e per assicurarsi sopravvivenza bisogna sottometterlo
Tre cause di contesa:
1) Contesa
2) Competizione
3) Gloria
Questo è uno stato di guerra, consiste nel tempo in cui è conosciuta la volontà di contendere
in battaglia e non solo nel singolo scontro
Perché la pace sia una condizione non momentanea ma persistente è necessario uscire dallo
stato di natura creando una comunità politica istituendo un potere sovrano
Ogni essere umano sa che Hobbes ha ragione
Parla comunque di uomini borghesi e ricchi
Le caratteristiche dell’uomo naturale di Hobbes sono quelle dell’uomo ricco del ‘600
Il pensiero classico non è storico, lo stato di natura non è condizione storica
A Hobbes interessa mantenere salda la logica del suo ragionamento
Precisa che ci sono comunque condizioni storiche che avvalgono la sua tesi
Alcune condizioni sono quelle dei selvaggi in America, la guerra civile inglese e l’arena
internazionale degli stati costantemente in tensione tra loro
La guerra appare come sempre possibile
La giustizia dopo la creazione del potere è quella del potere sovrano
Prima di lui non c’è giustizia alcuna
Giustizia e ingiustizia non sono facoltà né del corpo né della mente
La ragione è una facoltà artificiale che consente di uscire dallo stato di natura anche assieme
alla paura di morire
Il mezzo per uscire da ciò è il patto
Gli uomini vogliono vivere e vivere bene; queste sono le passioni che spingono l’uomo ad
abbandonare lo stato di natura
Ragionando gli uomini possono comprendere le norme che permettono di uscire dallo stato di
natura
Persona è colui a cui possono essere attribuite parole o azioni proprie
Sta introducendo al discorso della rappresentanza
Il sovrano è l’unico che può interpretare la legge divina
Se non la interpreta correttamente verrà punito da Dio, l’inferno non esiste
Non c’è intervento diretto di Dio nella storia fino a quando no finirà il mondo
Cosa può essere rappresentato? Dio sicuramente no
Intanto bisogna obbedire al sovrano
Quella del sovrano è una funzione; può essere un re (una persona fisica) che incarna al meglio
l’unità di potere ma può essere anche un’assemblea con dispari componenti
In questo caso il voto è per maggioranza
CAPITOLO 17
La ragione per cui gli uomini stipulano il patto è vivere, sopravvivere
Si garantiscono la sopravvivenza
L’uomo ha già massime di natura perché ha la ragione
Queste però nello stato di natura non sono efficaci perché nessuno è tenuto a rispettarle
È necessario creare un criterio di giustizia
In assenza di un potere è naturale che gli uomini si facciano la guerra e siano in competizione
tra loro
Se non viene costituito il sovrano anche se c’è un momentaneo raggruppamento di persone
questo non può rispondere alla sopravvivenza individuale
L’uomo non è animale politico, Aristotele sbaglia
Questo perché c’è il linguaggio e il discorso utilizzato razionalmente può condurre gli uomini a
stipulare il patto e permette però anche di fare uso abusivo e metaforico del ragionamento
L’unico modo di vivere bene è quello di cedere tutti i loro poteri (decidere e stabilire leggi per
tutte le loro azioni) ad un unico potere sovrano
Questo potere non ha nessun vincolo e non deve rispettare nessun patto
Può avere vincoli rispetto a Dio ma non rispetto al popolo
Non deve niente al suo popolo e deve obbedienza solo alle leggi divine
Alla fine dei tempi dio potrà scegliere se fare resuscitare lui assieme ai giusti
Lo stato è una persona di cui ognuno si è fatto autore
Può usare la forza del popolo per garantire la pace e difendere da nemici esterni
Introduce una distinzione; due modi di raggiungere la sovranità:
1) Attraverso il patto tra individui (funzione logica)
2) Sovrano per acquisizione; colui che impone con la forza la sua sovranità agli individui
Il sovrano ha dei diritti per istituzione
Nel secondo caso se il popolo non si ribella è come se il sovrano avesse stabilito il patto
Il potere sovrano è legittimato dall’assemblea del popolo nel momento in cui il patto viene
stipulato
Questo comporta dei diritti della sovranità:
1) Il patto non è reversibile, gli individui riconosceranno sempre il sovrano
2) Il sovrano ha diritto di morte sui suoi sudditi che vogliono andare contro le sue disposizioni
3) Non è più possibile un patto con Dio per deporre il sovrano
Esclude gli ebrei da questo discorso, per loro il messia deve ancora venire
L’unica clausola che rende effettivo il patto è che il sovrano possa punire i propri sudditi
Questo rende inutile giustificare il diritto di resistenza
L’unico giudice della volontà di Dio e della legge di natura è il sovrano che interpreta le leggi di
natura
Anche se lo fa male ciò non lo rende ingiusto, non infrange il patto
Il sovrano decide in tempo di pace e guerra come mantenere la sua sovranità, è giudice anche
dei mezzi da utilizzare
Se ci fosse divisione dei poteri ci sarebbe possibilità di guerra
Per la pace il sovrano deve essere uno e assoluto
È il sovrano che fa le leggi e stabilisce le regole della proprietà
Diritto di giudicare tutte le controversie, i giudici dipendono dal sovrano
Nello stato di eccezione lo stato può revocare i diritti inalienabili; in questo caso è tutto
giustificato
Anche la distinzione della popolazione in nobili e onorificenze non è di natura ma esistono
perché il sovrano li fa esistere
Il potere qui teorizzato è enorme e assoluto
I sudditi possono sentirsi per questo di essere in una condizione miserabile
In realtà la forma del potere è sempre la stessa nella monarchia e nella democrazia, quella
della sovranità
Non cambia il potere a seconda della forma di potere
Il punto è quali siano gli accidenti che possono accadere agli uomini sotto al sovrano
Gli uomini si lamentano della loro condizione perché il loro sguardo ingrandisce i problemi
dello stato politico
Dimenticano però che senza il patto si piomberebbe nella guerra civile