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Tucker Max (1975 – vivente), blogger e scrittore statunitense.

Tucker Max nel 2009

Spero che servano birra all'inferno

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Il mio vero nome è Tucker Max. A meno che non sia stato usato un nome per intero, tutti gli altri nomi nel libro sono pseudonimi.
Tutti gli eventi raccontati sono assolutamente veri. Soltanto certe date, caratteristiche e luoghi sono stati cambiati per proteggere me stesso da processi penali o responsabilità civile.
Spero vi divertiate a leggere queste storie almeno quanto mi sono divertito a viverle.

Citazioni

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  • Credevo che la Red Bull fosse la più micidiale invenzione degli ultimi cinquant'anni. Mi sbagliavo. (p. 13)
  • Se i riflettori non sono puntati direttamente su di me mi sento piccolo dentro. (p. 15)
  • Due ragazze mi accusano di avere una mente chiusa. Rispondo che la loro è così aperta che il cervello se ne è andato. (p. 15)
  • Pompini... il dolce suono del silenzio. Il sesso orale è come scrivere. Quando viene bene, tutto a posto, ma ci sono un sacco di possibilità che qualcosa vada storto e quando capita non ne vale proprio la pena. (p. 35)
  • Questo perché non ero riuscito a convincerla – non me lo sto inventando – che non fosse veramente sesso orale se non le venivo in bocca. (p. 35)
  • L'esperienza mi ha insegnato che quando una ragazza mi dice «normalmente non lo prendo in bocca» la cosa finisce inevitabilmente con una pompa incredibile. Sono proprio quelle che dichiarano che non lo farebbero mai, che invece lo fanno meglio. (p. 36)
  • Sarò sincero: non era un granché. Ma in qualche modo mi aveva preso ed era lì e, soprattutto, emanava un'aria da pompino. Conoscete il tipo: non sono bellissime né eccezionali, ma ti danno quell'occhiata che dice «te lo succhio come se lo avessi inventato io». (p. 38)
  • Aggiungete la sua bassa soglia di tolleranza per la stupidità e il suo assoluto disprezzo per il comportamento puttanesco femminile, combinatelo con il fatto che molte delle ragazze che rimorchio fanno parte di entrambe le categorie di stupidità e troiaggine che lui odia e avrete messo insieme una bella ricetta per farsi una risata. (pp. 48-49)
  • La cosa più intelligente che potrebbe uscire dalla tua bocca è un pisello. (SlingBlade: p. 51)
  • Spappolarsi il cervello e andare in cerca di una grassona è quasi un rito di passaggio per il maschio americano. Non c'è nulla di cui vergognarsi. (p. 64)
  • Sì lo so che scoparsi ragazze ciccione è contro le regole di ogni maschio che si rispetti. Ma le regole hanno una scappatoia e questa si chiama alcol. Dio lo benedica. (p. 68)
  • Quando sei avvocato il tuo lavoro è di mettere a posto i casini che fanno gli altri. Attaccare bolli e rendere legale il lavoro di qualcun altro, in parole povere sei il custode delle carte che in quel momento sta facendo qualcosa di veramente importante. (p. 73)
  • Non so esattamente con quante donne sono andato a letto, ma siamo ben oltre le tre cifre. Cominci a scordarti qualche cognome verso le prime trenta, poi qualche nome verso la sessantina e tutte quante insieme verso la novantina, ma non importa quante ne hai scopate, qualcuna è semplicemente indimenticabile. (p. 90)
  • Ci sono certi momenti importanti nella vita di ogni uomo: la prima volta che fa sesso, la prima sbronza, la prima volta che fa a botte e il suo primo viaggio a Las Vegas. (p. 93)
  • Junior insistette per guidare nella seconda parte del viaggio. Non ne compresi il perché fino a quando non arrivammo in vista della Strip. Se fossi stato al volante avrei fatto un incidente. Non sono un appassionato del film Swingers, ma devo dare atto a Favreau che la scena di loro che arrivano dalla montagna e scorgono le luci di Las Vegas rendevano bene l'idea. Mi sentivo come un bambino, completamente assorto dallo scintillio delle luci intermittenti e dallo sbarluccicare. Times Square è niente in confronto a Vegas. (pp. 94-95)
  • Questo è il bello dell'alcol: se non lo ricordi significa che non è successo. (p. 97)
  • Le ragazze bulimiche lo succhiano meglio. Non ci strozziamo. (Ragazzasecca: p. 113)
  • Spesso pensavo di aver visto un sacco di cose. Di aver fatto tante di quelle esperienze che la mia vita mi aveva sfibrato. Nulla poteva più emozionarmi. Ero sfinito. Questo fu prima che bevessi l'assenzio. Quel succo è distillato dal piscio di Lucifero. Ora so perché Van Gogh si era tagliato un orecchio e perché Toulouse-Lautrec disegnava piccoli nani baffuti. Non era una malattia mentale, era colpa dell'assenzio. (p. 221)
  • Uno dei ragazzi ci parla dell'assenzio. Spiega che lo ha portato dall'Europa perché in America è illegale, pare che sia molto forte (80 gradi) e si dice che abbia proprietà allucinogene. Gli dico che odora di patchouli e acqua di narghilè. (p. 225)
  • A volte bere parecchio non è sufficiente. Avevo bisogno di una terapia per seppellire la mia ansia e l'alcol sarebbe stato il mio consulente. (p. 281)
Davvero, ora che mi avete letto, pensateci
per un momento e chiedetevi:
è possibile essere una persona peggiore di me
senza infrangere la legge?
Altro che ruoli importanti per me all'inferno.
Ho già prenotata la poltrona di amministratore delegato.
Bene, spero solo che servano birra all'inferno.
Anche se è quello schifo di Rodeo Cool.

Bibliografia

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  • Tucker Max, Spero che servano birra all'inferno (I hope they serve Beer in Hell, 2006), traduzione di Roberto Goracci, Tea, 2009. ISBN 88-502-1882-0

Altri progetti

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