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Carlo Maria Franzero

scrittore e giornalista italiano (1892-1986)

Carlo Maria Franzero (1892 – 1986), scrittore e giornalista italiano.

Il fanciullo meraviglioso

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Domani cade l'anniversario della sua morte.
Ah, perché io l'ho uccisa? Per amore l'ho uccisa, perché ognuno uccide la creatura che ama, con una parola, con un bacio, con uno sguardo carezzevole... L'amore uccide ciò che ama.....
Io l'ho uccisa perché al di sopra di lei, al di sopra di noi, al di sopra di ogni nostro congiungimento il mio amore era solo solo solo! Ecco, sì: io l'ho uccisa perché malgrado le sue parole io non potevo sapere che cosa ella pensava, che cosa ella pensava! I suoi pensieri, i più grandi, i più segreti, non erano che per lei sola... Vi sarebbero state sempre cose che io avrei ignorato, anche se ella me le avesse dette!
Per questo l'ho uccisa. Per questo...

Citazioni

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  • Se una infermità vi è nella mia mente essa non è abulia né impulsività, ma è l'eccesso di volontà. (p. 22)
  • Ognuno è fatalmente legato al passato dalla memoria delle cose, delle piccole cose che sono come molecole di noi stessi.
    Forte sarebbe colui che potesse dopo un fatto grande distruggere d'un colpo ogni vestigia del passato. (p. 32)
  • Il sonno ha talvolta nel volgere di un'ora le immensità della vita più intensa. (p. 38)
  • Beati coloro che possono sempre avere tanta forza da piangere il loro peccato contro il cuore di un padre. (p. 43)
  • Le menti precoci sono facili alle visioni. (p. 48)
  • Se la nostra vita potesse svolgersi spiritualmente libera, senza commisurarsi mai ad un'altra, il nostro cuore sarebbe la felicità. (p. 48)
  • Nulla è più triste che il trovarsi in una casa dove le persone e le cose che dovrebbero essere le più intime ci sono quasi sconosciute. (p. 53)
  • Felici le donne cui la femminilità è talora dono di preveggenza per la confidenza che l'uomo non osa in esse versare! (p. 60)
  • L'uomo di intelletto superiore è forse colui che è più intensamente egoista. (p. 62)
  • Salire al soglio del giudizio di se stessi significa essere pervenuti a tal punto di resurrezione che si è sorpassato tutto il passato. (p. 62)
  • Nel bisogno stesso di superiorità estetica della vita, nel senso stesso di nausea per la vita vi è la rinascita dell'anima. (p. 52)
  • Le donne hanno per certi atti il senso del pudore assai meno sviluppato che l'uomo. La loro femminilità è ad un tempo arma e difesa. (p. 64)
  • Quando si ama si è sovente molto presuntuosi. (p. 67)
  • Si chiamava Maddalena. E come Maria di Magdala (Magda infatti voleva essere chiamata) la sua sensuale bellezza era degna di essere profumata con i profumi di sette amanti. Non ho potuto mai guardare il suo corpo (il volto no, che talvolta diveniva così acceso di desiderio carnale, quasi grifagno) senza evocare alla mente la Santa del suo nome nella «Deposizione dalla Croce» ad Anversa così come la descrive Théophile Gautier: un piede del Cristo, bianco d'una bianchezza esangue, puro e opaco come un'ostia ricade con tutta la mollezza inerte della morte sulla bionda spalla della Santa. Sgabello d'avorio foggiato da Rubens, e messo dal maestro sublime per far discendere il divino dall'albero della redenzione. E la morbidezza della spalla madreperlacea pare quasi sensualizzare una mistica carezza il peso del piede divino nel sacrifizio pietoso... (p. 68)
  • Chi saprà mai veramente quanto più che ogni gesto possa turbar nel profondo una sola parola? (p. 74)
  • Possedere col pensiero è più che possedere in realtà, perché il pensiero è impudico, è ignudo, senza rossore; il pensiero sa prendere il capo della donna che vuole e cercarne la bocca per suggere ad una fonte sconosciuta; e sa trovare lo stimolo ad osare l'impudenza più sfrontata, perché l'impudenza è istinto, il pudore è ipocrisia appresa... (p. 78)
  • L'eroe, l'uomo, l'essere che sa elevarsi sulla massa, costringere la sua volontà ad una perfezione indeffettibile, e creare per se stesso il suo piacere ovunque lo trova, ben anche sulla altrui ruina! (p. 82)
  • [...] la procreazione non ha nulla a vedere con l'anima nostra! La generazione è funzione assolutamente materiale. È più che mai vera la teoria di Proclo, e l'anima è una parte immateriale perfettamente divisibile da noi. In ciascuno di noi vive uno spirito già vissuto. Vera è la filosofia Alessandrina: la psiche è un'essenza incorporea separabile dal corpo. (p. 92-93)
  • Se tu sarai solo, sarai tutto tuo. (p. 93)
  • Quando non vorrai essere solo, va in compagnia di te stesso. (p. 93)
  • È la vita che ci governa: noi non possiamo che subirla. (p. 94)
  • Chi può affermare dove cessano gli impulsi della carne e dove cominciano le suggestioni psichiche? (p. 95)
  • In ciascuno di noi vi è una fonte segreta di male: l'istinto. (p. 104)
  • Se gli uomini potessero operare impunemente, non esiterebbero a compiere il male. Né dopo si sentirebbero peggiori. (p. 104)
  • Forse che nella società si vale realmente per quello che si è, o non più precisamente per ciò che si dimostra? (p. 104)
  • L'importante nella vita di un uomo, e di un giovane in specie, è scoprire la formula risolutiva. Ciascuno ha bisogno di trovare un'idea giustificativa di fronte a se stesso; ma non è un'idea di giustificazione soltanto che si ricerca, bensì una guida per la vita stessa. (p. 104)
  • Solamente chi trae l'un dopo l'altro i giorni lontano dagli affetti che prima non si guastano e troppo tardi si apprezzano e amano, può comprendere quanto sia il rimpianto dei beni ignorati per l'anima che si ammala di nostalgia. (p. 111)
  • Fortunati coloro che si assorbono quasi per egoismo nell'avvenire e vivono per sé e di ciò che li circonda, e non si curvano su se stessi a perscrutarsi nelle sfumature dei sentimenti e nella contemplazione del passato! (p. 111)
  • [...] vi sono stati d'animo che ci fanno così improvvisamente buoni che ogni rancore sembra offuscare la nostra serenità, e fanno desiderare la bontà come una consolazione sì grande che noi vorremmo gridare a ciascuno la felicità di essere buoni, e chiederemmo piangendo perdono di un'offesa non anche recata, e doneremmo noi stessi a conforto di ogni miseria, nell'infrenabile bisogno di confonderci in un sublime abbraccio purificatore coll'Infinito. (.p 113)
  • – Ah, se potessi trovare il libro che contiene il vangelo della felicità...
    – Amico mio, nel nostro tempo si scrivono dei libri, ma non delle verità... (p. 116)
  • Vivi nell'atarassia, nella apatia, e troverai la tua felicità. Non preoccuparti mai; non volere gli entusiasmi, le forti emozioni. Siamo in un'epoca di egoismi senza individualità, e forse appunto per questo non si è inneggiato mai così forte al collettivismo. (p. 116-117)
  • In ciascuno di noi vi è un istinto di male. Anzi, il bene e il male vivono accumunati e indistinti nello spirito nostro. (p. 117)
  • La moralità, ciò che la società chiama «morale» di per sé non esiste. (p. 117)
  • L'onestà è lo stato allotropico della morale. (p. 117)
  • Se non esistessero le convenzioni e i pregiudizi, l'immoralità non avrebbe motivo di sussistere. Nulla è di per sé morale o immorale. (p. 117)
  • [...] quando tutta la vita sarà stata vissuta, non ricominciare: nulla è più nauseoso che provare due volte la medesima sensazione. (p. 118)
  • Rifuggi sempre dalla volgarità: come l'ebrezza è resa volgare dall'ubriachezza, così ogni atto nostro può essere talvolta reso volgare anche dalla sola intenzione. (p. 117-118)
  • Che importa l'eternità della dannazione a chi ha trovato, per un attimo, l'infinito della Gioia? (p. 119)
  • [...] nella vita è più bello donare che ricevere, perché la riconoscenza è il più noioso dei sentimenti, in amore è l'opposto: avere e non essere avuti. Perché solo colui che abbia amato un numero infinito di volte può dire di avere amato un amore completo. (p. 134)
  • [...] se ogni donna sapesse essere un'amante, non vi sarebbero state che mogli sagge... (p. 135)
  • Che è mai la modestia? Un sentimento convenzionale, l'ipocrisia applicata all'auto-giudizio. (p. 144)
  • Il paradosso non è che la verità portata all'esagerazione. (p. 143)
  • La vanità sovente, come la gelosia, coincide con l'orgoglio. (p. 147)
  • Non sapete che l'esteta è il più felice di tutti gli spiriti contemplativi? (p, 147)
  • [...] non vi è godimento più puro che quello della contemplazione. (p. 147)
  • Vivere del pensiero è sentirsi superiori alla comunità. (p. 147)
  • Chi è convinto di una teoria? Colui stesso che se ne fa banditore cerca di non approfondirla per non avere a perdere egli medesimo la fede. (p. 148)
  • E che è l'istinto se non lo specchio fedele, se non ciò che obbedisce in corrispondenza a tutte le manifestazioni della natura? (p. 148)
  • Credo fermamente che la parola sia non soltanto il mezzo di espressione, ma una parte del pensiero stesso. La parola è il più puro mezzo dell'arte. (p. 149)
  • La sua ingenuità assoluta, la sua mente vergine come il suo corpo – vergine senz'essere ignara della vita reale – io amavo in lei. Io amavo in lei quello che in me era perduto. (p. 263)
  • [...] quando due persone si amano, si appartengono per diritto divino. Quando il Salvatore perdonò alla adultera non giustificò forse nell'umanità il desiderio amoroso? (p. 264)
  • Ogni uomo ha degli attimi di infantilità gioiosa, e ogni uomo ama dominare. Ma nel tempo stesso vuole sentire su di sé qualcosa di indefinibile, che se non è dominazione, certo è un senso di protezione forte e calma. (p. 265)
  • [...] per le persone sublimi, il non soffrire consiste nella suggestione di essere felici. (p. 266)
  • L'amore cerebrale è qualche volta una spiritualità, e qualche volta una degenerazione. Ma solamente gli uomini volgari si estinguono dopo avere ottenuto il sacrificio che per essi è dono tanto grande che non giungono a misurarlo. (p. 267-268)
  • La rima è per il poeta ciò che è l'accordo iniziale nell'arte della musica. È la consonanza dell'armonia; è la parola che richiama il pensiero, è l'espressione musicale dell'idea che chiede assolutamente di esser chiusa ed espressa in quella forma. È qualcosa di oscuro e di inesplicabile che si agita nello spirito e nell'anima, non so se generato dall'una e temprato dall'altro in un ideale crogiolo; è una forza occulta a cui non si può non obbedire. È una voce che parla, una forza che prende e avvince, e a cui bisogna obbedire. (p. 270)
  • La donna ama maggiormente dopo la donazione: agisce allora in lei l'istinto della specie. (p. 277)
  • L'amore assoluto lo portiamo dentro di noi in potenza, ma nella realtà non vi è che l'istinto sessuale. (p. 285)
  • Io vorrei non possederti mai per non provare il disinganno della passione soddisfatta, perché per la voluttà è la massima delle vanità. (p. 289)
  • La adultera che piange la vergogna che la turba dinnanzi al figlio, non è così degna di venerazione come la vergine che singhiozza sulla perduta verginità dell'anima sua [...]. (p. 283)
  • Colui il quale ha sentito il soffio della Morte alitare presso il suo volto, guarda la Vita con occhi diversi. (p. 315)
  • Triste è giungere alla casa paterna quando la folgore s'è abbattuta sulla quercia maggiore. (p. 316)
  • Ciascuno di noi ogni volta che ha lasciato la casa paterna sospinto dall'ansia di nuovo e di grande ha ucciso inconsciamente una parte di sé; e una parte di noi è morta nel varcare partendo la soglia del tetto familiare, e chi sa che non fosse la parte migliore. (p. 319)
  • Felici coloro i cui cuori possono spezzarsi senza avere veduta la morte! (p. 320)
  • [...] guardare il padre che muore è come vegliare ora per ora la nostra stessa agonia! (p. 320)
  • Lo spazio è la prigionia del corpo, il tempo è quella dello spirito. (p. 338)
  • Ogni sentimento è la conseguenza di uno stato patologico che lo determina. (p. 340)
  • Ogni momento psicologico è conseguenza di uno stimolo fisico iniziale. (p. 340)
  • L'amore è il prodotto dell'egoismo sessuale dell'individuo. (p. 340)
  • L'affetto famigliare è il prodotto dell'istinto di conservazione egoistica e materiale della specie. (p. 340)
  • La vita non è che una proiezione degli istinti bruti. L'anima mia posta sul limite dell'esistenza comprese che è più prossimo alla perfezione umana un malfattore che un ipocrita. (p. 375)
  • [...] non esiste vizio in amore. La teoria platonica, aristocratica ed individualistica, insegna che l'amore non ha altro scopo che se stesso. (p. 385)
  • Se è vero che tutte le entità si possono circoscrivere nell'infinito con un triangolo, il bene e il male – che riassumono tutte le entità — costituiscono due triangoli equilateri, eguali ed opposti... Vi è un punto, nell'infinito, in cui i due vertici si toccano... Nell'interferenza di quei due vertici sublimi non esiste né il bene né il male... (p. 386)
  • La nostra vita è una catena di menzogne tessuta con molta grazia; con una grazia che se volessimo sempre scoprire la discordanza tra gli atti e le parole, tutte le persone sembrerebbero ipocrite... (p. 407)
  • Il moralista è sempre severo coi vizi che non ha, e specialmente con le persone che avendo i suoi medesimi difetti gli funzionano da specchio. (p. 407)
  • La vita non si muta come un scenario per nessun fatto esteriore, neppure durante o dopo una rivoluzione. (p. 409)
  • La vita è l'insieme di infinite somme psicologiche che valgono diversamente da persona a persona, da momento a momento a seconda delle sensazioni che rappresentano. (p. 409)
  • Gli spiriti audaci sono, per la critica, audaci in quanto creano delle idee. Creare delle idee è come coniare delle monete e metterle in circolazione. Dopo, ognuno se ne serve fino a logorarle. (p. 411)

Bibliografia

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  • Carlo Maria Franzero, Il fanciullo meraviglioso, Luigi Battistelli, Firenze, 1920.

Voci correlate

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