Prologo del Vangelo secondo Giovanni
Il Prologo del Vangelo secondo Giovanni, testo capitale del cristianesimo primitivo, costituisce l'incipit del Vangelo secondo Giovanni ed è anche detto Inno al Logos perché gli studiosi ed esegeti di tale testo sono giunti alla conclusione trattarsi di una rielaborazione realizzata da Giovanni stesso e dai suoi discepoli di un preesistente "Inno al logos".
Comunque sia, tale scritto e gli scritti ad esso affini hanno avuto la loro culla di nascita in una ben precisa comunità del cristianesimo primitivo, quella costituitasi in Asia Minore a Efeso e nelle località limitrofe facenti capo alla guida Giovanni e alla stessa Maria di Nazareth che aveva seguito Giovanni su indicazione di Gesù stesso nel fuggire alle persecuzioni a Gerusalemme dove era stanziata la comunità madre del cristianesimo primitivo.
Questioni di storia editoriale
modificaIl Vangelo secondo Giovanni è stato scritto originariamente in greco. Il testo, tuttavia, contiene latinismi ed ebraismi. Questo vangelo è molto diverso rispetto agli altri: ci sono molte meno parabole, meno miracoli, non vi è accenno all'eucaristia, al Padre nostro, alle beatitudini. Compaiono invece nuove espressioni per indicare Gesù.
Secondo la tradizione l'autore è uno dei dodici apostoli, quello prediletto. Probabilmente il testo, scaturito comunque dagli ambienti giovannei, è stato scritto da più persone e in tempi diversi, per essere completato intorno all'anno 100.
Il Prologo o Inno al Logos
modifica1 Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος,
καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν, |
"Inno al Logos"
« In principio era il Logos
e il Logos era presso Dio Tutto è venuto ad essere In Lui era la vita |
Qui di seguito è riportata la traduzione del "Prologo" Giovanneo tratta dalla Bibbia interconfessionale approvata dalle principali chiese cristiane.
« In principio, c'era colui che è "la Parola". la Parola era con Dio, Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa. Egli era la vita |
Del testo vi è poi la traduzione latina a scopi liturgici.[1]
Il tema del logos
modificaLa principale tematica trattata da Giovanni è senza alcun dubbio la sua originale concezione ebraico ellenistica del Messia identificato con il logos che per Giovanni è paragonabile a quell'archè che a partire da cinque secoli prima i fondatori della filosofia già trattarono prima di lui e che videro di volta in volta identificato nell'acqua (Talete), nell'ápeiron (Anassimandro), l'aria (Anassimene), il fuoco o il logos nella concezione propria di Eraclito, il numero (Pitagora), il dio-tutto di Senofane o ancora l'Essere di Parmenide, l'amore e l'odio nella concezione propria di Anassagora, il movimento degli atomi in Democrito o infine il mondo delle idee di Platone fino ad arrivare appena tre secoli prima del Logos Giovanneo al motore che nella concezione propria di Aristotele pur essendo immobile tutto muove.
Così Giovanni con questa sua originale concezione del Cristo costituisce anche un ponte tra due mondi culturali e civiltà diverse: quella ebraica e quella greca.
Con pochi tratti grazie alla sua estrema capacità di sintesi traccia la storia dell'intero universo a partire proprio dal logos che era in principio nel proverbiale "Prologo" del suo vangelo.
E qui non manca di precisare che questo logos è quel messia già annunziato dagli antichi profeti di Israele, e questo messia è il cristo che senza rimanere nel vago chiama per così dire con nome e cognome: Gesù di Nazareth, più noto come maestro delle scritture di cui egli stesso è stato allievo, facente parte del suo entourage più stretto tra i numerosi apostoli e discepoli.
E ancora, allorché i suoi amici cristiani con un più marcato orientamento gnostico opteranno per una interpretazione più disincarnata e astratta del logos che era in principio egli ribadirà fermo e irremovibile contro questa concezione astratta la sua concezione del logos che era in principio fatto di corpo e sangue. Per Giovanni infatti il mistero dell'incarnazione del logos che era in principio non è un mistero in quanto anche lui in un certo senso come i moderni scienziati legati all'esperienza dei sensi dirà quasi omologandosi ad un empirista radicale: non vi parlo di astrazioni ma di.."ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi,ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato".."la vita si è fatta visibile".
In una parola così si firma alla fine del resoconto della sua esperienza diretta e vivente del Logos: io, Giovanni, "il testimone", come più semplicemente amava essere chiamato (Prima lettera di Giovanni).
Anni dopo e a partire da San Girolamo l'utilizzo che Giovanni fa del termine "Logos" viene reso con la traduzione in latino "Verbum"; da allora anche in italiano per lo più il concetto greco-giovanneo di Logos viene assimilato a "il Verbo".
L'incarnazione del Logos fine della storia
modificaCome si può notare il resoconto-testimonianza della buona notizia così come viene riportata nell'interpretazione che Giovanni ne dà alla luce della sua grande capacità riflessiva inizia con le stesse parole con cui inizia l'interpretazione della storia universale riportata dalla Bibbia ebraica dalla quale lui stesso proviene e alla quale è stato formato sin dall'infanzia: "Bereshit" termine ebraico che in greco fa "En Archè" (Ἐν ἀρχῇ) ovvero "In Principio".
In questo modo il prologo giovanneo che annuncia il tema portante tutta la visione giovannea del logos che era in principio, ripete lo schema della "Genesi", primo libro della Torah (la Legge) riallacciandosi così a tutta la tradizione dell'ebraismo dell'Antico Testamento, ma rielaborandola dal punto di vista di quanto lui aveva sperimentato nel corso della sua feconda oltre che lunga esistenza, e in questa continuità riflessiva introduce quello che è il tema centrale del quarto vangelo ovvero l'incarnazione di questo logos che era in principio quale vero novum storico dei nuovi tempi il quale a sua volta preludia all'apocalisse che va intesa come un evento che, se deve ancora avvenire, simultaneamente è già avvenuta in quanto la presenza nella storia della persona concreta di Gesù, presenza ormai irreversibile e incancellabile, è già la presenza della fine della storia all'interno della storia stessa. Detto in altri termini: la prima incarnazione del logos che era in principio, cioè l'uomo Gesù, presente nell'uomo Giovanni stesso, questo è l'apocalisse.
Differenti traduzioni dei primi due versi
modificaLogos è a volte tradotto Parola, altre volte Verbo. La più comune traduzione del primo e seondo passo del testo è:
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio» (Revised Standard Version, King James Version, Diodati, Nuova Riveduta, Luzzi, World English Bible, A Conservative Version, Darby, Vulgata, C.E.I., Reina Valera).
Ci sono differenti traduzioni di entrambi i passi in questione, o talora solo di uno di essi, per esempio:
La Good News Bible 1966-2001: e lui era lo stesso di Dio La Revised English Bible 1970-1989: e colui che era Dio, era la Parola La Bibbia del quattordicesimo secolo di Wycliffe (derivata dalla Volgata del quarto secolo): In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e Dio era la Parola 1956 The Wuest Expanded Translation: “In principio la Parola esisteva già. E la Parola era con Dio il Padre. E la Parola era assoluta Divinità nella sua essenza (nota: S. Wuest, Kenneth (1956). New Testament: An Expanded Translation. Wm. B. Eerdmans Publishing Company. p. 209. ISBN 0-8028-1229-5.) 1808 “e la parola era un dio” - Thomas Belsham The New Testament, in An Improved Version, Upon the Basis of Archbishop Newcome's New Translation: With a Corrected Text, London. 1864 “e dio era la Parola" The Emphatic Diaglott by Benjamin Wilson, New York and London. 1867 “In principio il Vangelo fu predicato dal Figlio. E il Vangelo era la Parola, e la Parola era con il Figlio, e il Figlio era con Dio, e il Figlio era di Dio” - The Joseph Smith Translation of the Bible. 1935 “e la Parola era divina” - The Bible—An American Translation, by John M. P. Smith and Edgar J. Goodspeed, Chicago. 1955 “La Parola era divina” - The Authentic New Testament, by Hugh J. Schonfield, Aberdeen. 1975 Das Evangelium nach Johannes, di Siegfried Schulz "e un dio (o, di specie divina) era la Parola", 1978 Das Evangelium nach Johannes, di Johannes Schneider "e di una sorta simile a Dio era il lógos", 1979 Das Evangelium nach Johannes, di Jürgen Becker "e un dio era il lógos" 2015 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania. Testimoni di Geova: "In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio". |
Uso nella liturgia
modificaNella liturgia cattolica tradizionale (Messa Tridentina) il Prologo del Vangelo secondo S. Giovanni viene letto ad ogni Messa dopo la benedizione, dal cornu Evangelii (lato sinistro) dell'altare, da una cartagloria. Come qualsiasi lettura evangelica viene preceduto dall'orazione Dominus vobiscum e dalla proclamazione Initium + Sancti Evangelii secundum Iohannem. Al versetto 5 et Verbum Caro factum est il sacerdote e con lui i fedeli genuflettono, per poi rialzarsi subito. Al termine del Prologo i ministri rispondono Deo gratias.
Questo rito è detto "Ultimum Evangelium".
Note
modifica- ^ Testo liturgico latino:
« In princípio erat Verbum,
et Verbum erat apud Deum,
et Deus erat Verbum.
Hoc erat in princípio apud Deum.
Ómnia per ipsum facta sunt:
et sine ipso factum est nihil, quod factum est:
in ipso vita erat,
et vita erat lux hóminum:
et lux in ténebris lucet,
et ténebræ eam non comprehendérunt.
Fuit homo missus a Deo,
cui nomen erat Ioánnes.
Hic venit in testimónium,
ut testimónium perhibéret de lúmine,
ut ómnes créderent per illum.
Non erat ille lux,
sed ut testimónium perhibéret de lúmine.
Erat lux vera,
quæ illúminat ómnem hóminem veniéntem in hunc mundum.
In mundo erat,
et mundus per ipsum factus est,
et mundus eum non cognóvit.
In própria vénit,
et sui eum non recepérunt.
Quotquot autem recepérunt eum,
dedit eis potestátem fílios Dei fíeri,
his qui crédunt in nómine eius:
qui non ex sanguínibus,
neque ex voluntáte carnis,
neque ex voluntáte viri,
sed ex Deo nati sunt.
Et Verbum caro factum est,
et habitávit in nobis;
et vídimus glóriam eius,
glóriam quasi Unigéniti a Patre,
plenum grátiæ et veritátis. » ( Gv 1,14, su laparola.net.)
Bibliografia
modifica- Iohannes Scotus Eriugena, Omelia sul prologo di Giovanni
Voci correlate
modifica- Antitrinitarismo
- Archè
- Cosmogonia
- Cronologia del cristianesimo del I secolo
- Giovanni il teologo
- Discepolo che Gesù amava
- Escatologia
- Giovanni apostolo ed evangelista (documentazione)
- Logos
- Monoteismo
- Origini del cristianesimo
- Prima lettera di Giovanni
- Storia del Cristianesimo in età antica
- Trinità (cristianesimo)
- Vangelo secondo Giovanni
- Verbo (Cristianesimo)