Middle of the road (musica)
Per middle of the road (spesso abbreviato con l'acronimo MOR) si intende un formato radiofonico diffuso negli anni cinquanta, sessanta e settanta e destinato a una fascia demografica di età avanzata.[1][2][3]
Definizione e caratteristiche
modificaLa sigla, spesso definita un sinonimo di adult contemporary music (AOR),[1] è stata oggetto di svariate interpretazioni. Lo stile ha assunto una connotazione negativa e indica una musica di massa melodiosa che sconfina nella musica da ascensore, e priva di contenuti elevati e impegnativi.[2][4] Secondo alcuni, essa sarebbe un termine dell'industria musicale con cui si definiscono le ballate e la musica leggera mentre altri la considerano un "genere di canzoni dall'andamento rilassato e una melodia molto prominente".[1] Qualcuno distingue il middle of the road dalla musica adult contemporary considerando quest'ultima destinata a una fascia di età più giovane. Secondo quanto riportano polemicamente in un loro saggio Ernesto Assante e Gino Castaldo, il middle of the road, che caratterizzava molta musica americana degli anni settanta, è «a metà strada tra il rock e il pop, tra la musica e il muzak, tra il consumo e l'arte. A metà strada da tutto, vicinissima al niente».[5] Nella sua guida pubblicata nel 1990, Robert Christgau dichiara che la sigla MOR «si applica a quei formati radiofonici che evitano o impongono rigorose restrizioni alla velocità e al volume del rock, sebbene si preferisca definirlo in maniera meno diretta come lite e adult contemporary, che sono le definizioni che vanno per la maggiore».[6]
Fra i molti artisti che sono stati classificati MOR figurano Frank Sinatra,[2] Barbra Streisand, Céline Dion, Whitney Houston, Lloyd Webber, Elton John, Benny Goodman, Glenn Miller, Neil Diamond,[2] Carole King,[2] Patti Page[2] Percy Faith,[2] Association,[7] i 5th Dimension,[7] i Johnny Mann Singers[7] Simon & Garfunkel,[7] Bread, The Carpenters[2] e John Denver. Importante industria discografica citata fra le produttrici di musica MOR è la Tin Pan Alley.
Note
modifica- ^ a b c (EN) Martina Elicker, Semiotics of Popular Music: The Theme of Loneliness in Mainstream Pop and Rock Songs, Gunter Narr Verlag, 1997, p. 46.
- ^ a b c d e f g h (EN) Kim Simpson, Early '70s Radio - The American Format Revolution, Bloomsbury Publishing, 2011, pp. 61-6.
- ^ (EN) Paul Rutter, The Music Industry Handbook, Routledge, 2016, p. 313.
- ^ Guido Michelone, Dal rag al rap. Musiche americane, afroamericane, angloamericane 1900-2000, EDUCatt Università Cattolica, 2014, p. 128.
- ^ Ernesto Assante, Gino Castaldo, Blues, Jazz, Rock, Pop. Il Novecento americano, Einaudi, 2004, p. 601.
- ^ (EN) CG 80s: Glossary, su robertchristgau.com. URL consultato il 21 luglio 2023.
- ^ a b c d (EN) Pazz and Jop Diary, su robertchristgau.com. URL consultato il 21 luglio 2023.
Bibliografia
modifica- (EN) Martina Elicker, Concise Encyclopedia of American Radio, Routledge, 2010, pp. 458-459.
- Paolo Prati, Dizionario di pop&rock, Antonio Vallardi, 1996, pp. 212-3.