Giovanna da Montefeltro
Giovanna da Montefeltro (Urbino, 1463 – Roma, 25 novembre 1513[1]) è stata una nobildonna italiana fu duchessa consorte di Sora e Arce, signora consorte di Senigallia, ultima esponente dei Montefeltro che, con le sue nozze con un Della Rovere, proseguì la stirpe alla guida del ducato di Urbino. La sorella Costanza (1466-1518), invece, si trasferì a Napoli in quanto moglie di Antonello Sanseverino, principe di Salerno e conte di Marsico.[2].
Giovanna da Montefeltro | |
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Duchessa consorte di Sora | |
In carica | 1478 - 1501 |
Predecessore | Giovanna d'Aragona |
Successore | Eleonora Gonzaga |
Altri titoli | Duchessa consorte di Arce, signora consorte di Senigallia e di Castelleone di Suasa, duchessa da Montefeltro |
Nascita | Urbino, 1463 |
Morte | Roma, 25 novembre 1513 |
Sepoltura | Basilica di Santa Maria del Popolo, Roma |
Dinastia | Montefeltro Della Rovere |
Padre | Federico da Montefeltro |
Madre | Battista Sforza |
Coniuge | Giovanni Della Rovere |
Figli | sei |
Religione | Cattolicesimo |
Biografia
modificaEra la terzogenita[3] di Federico da Montefeltro, duca di Urbino, e della seconda moglie Battista Sforza, figlia di Alessandro Sforza.
Fu fidanzata il 22 agosto 1474 a Giovanni Della Rovere, duca di Sora e Arce, signore di Senigallia e vicario papale di Mondavio, creato "prefetto" di Roma nel 1475. La Prefettura prevedeva il comando delle truppe ordinarie per la tutela della città.[4].
Le nozze furono celebrate a Roma il 10 maggio 1478. La sposa, che portava in dote 12.000 ducati, proveniente da Urbino sostò a Perugia prima di raggiungere la capitale dello Stato Pontificio, dove la coppia risiedette per circa un anno. Il 26 aprile 1479 la sedicenne Giovanna e il ventiduenne Della Rovere fecero un solenne ingresso in Senigallia, di cui quest'ultimo era signore, città in cui nasceranno i sei figli.[5]
Il matrimonio inaugurò il ramo dinastico Montefeltro Della Rovere e la loro prole fu la seguente:[4]:
- Maria Giovanna (Senigallia, 1486-Bologna, 1538), che sposò prima Venanzio da Varano, signore di Camerino, poi Galeazzo Riario della Rovere Sforza, senatore di Bologna;
- Girolamo (Senigallia, 1487-Senigallia, 1492);
- Beatrice (Senigallia, 1488-Roma, 1505), suora clarissa a Roma col nome di Deodata;
- Francesco Maria (Senigallia, 22 marzo 1490-Pesaro, 20 ottobre 1538), duca di Urbino, la cui consorte era Eleonora Gonzaga;
- Federico (Urbino, 1491-Senigallia, 1494);
- Costanza (Senigallia, 1492-Roma, 1507), suora a Roma.
Giovanna con le cinque sorelle e la sorellastra Gentile (1448-1513) vissero nel palazzo ducale di Urbino e in quello di Gubbio fino al 1472 con la madre che morì in quest'ultima residenza dopo aver dato alla luce l'unico maschio Guidobaldo. In seguito a questo triste evento, la cura delle giovani fu affidata all'influente nipote di Federico, Ottaviano Ubaldini della Carda.[6]
La prefettessa, come veniva solitamente chiamata, era donna «dignissima, doctissima nelle scienze, liberale, prudente et honesta, bella di corpo, ma più bella di fede et d'animo», come la descrisse Frate Gratia de Francia, autore di una biografia su Giovanni Della Rovere.[7] Dimorava con la numerosa progenie (il consorte era spesso assente per motivi militari) nella rocca di Senigallia, fatta costruire da Giovanni unitamente al convento di Santa Maria delle Grazie (come ringraziamento per la nascita, il 25 marzo 1490, dell'erede Francesco Maria), luogo di sepoltura della famiglia, dove erano esposte la Madonna di Piero della Francesca (ora nella Galleria Nazionale delle Marche, a Urbino) e la Vergine in trono e Santi, dell'insigne pittore Perugino.[8]
Giovanni aveva nominato, nel testamento, la moglie (se non si fosse risposata) reggente dei suoi feudi fino al raggiungimento dell'età di sedici anni da parte di Francesco Maria: il prefetto morì nel novembre 1501 e Giovanna amministrò con competenza i territori rovereschi fino al 1506. Concesse gli Statuti al vicariato di Mondavio. Nel 1502 suo fratello Guidobaldo I da Montefeltro, duca di Urbino, privo di figli, scelse il nipote come suo successore che si trasferì nella corte per essere educato al ruolo che lo attendeva.
Proprio in quell'anno Cesare Borgia occupò lo Stato di Urbino e la famiglia ducale riparò a Mantova. Giovanna, travestita da frate, fuggì da Senigallia in modo avventuroso imbarcandosi su un battello attraccato al pontile che collegava la rocca all'Adriatico.[9]
Nel 1508 Francesco Maria acquisì il rango di duca di Urbino e la madre, due anni dopo, presenziò alle sue nozze con Eleonora Gonzaga. In seguito, le controversie tra il giovane duca e il porporato Francesco Alidosi fecero sì che le truppe francesi penetrassero nella penisola: il papa Giulio II (fratello di Giovanni Della Rovere) non nascose il proprio malcontento, soprattutto quando Francesco Maria, nel 1511, assassinò l'odiato cardinale. Fu assolto e reintegrato nel ducato soltanto per la mediazione della madre nei riguardi delle decisioni del pontefice.[10][11]
La duchessa di Sora, insigne mecenate, ospitò nella sua corte, come "famigliare", il Perugino e scrisse una lettera, datata 1º ottobre 1504, con la quale raccomandava il giovanissimo Raffaello Sanzio al gonfaloniere di Firenze Pier Soderini, affinché accogliesse il giovane artista in città[12]: alcuni ipotizzano che La Muta, databile al 1507, sia un suo ritratto[13]. Altri studiosi ritengono che gli angeli a fianco della Madonna di Senigallia, di Piero della Francesca, siano i giovanissimi Giovanna e suo marito Giovanni Della Rovere.[14]
La duchessa mantenne strettamente i rapporti con alcune sue sorelle, tra le quali: Costanza, il cui consorte Antonello Sanseverino, principe di Salerno, morì nel 1499 a Senigallia in esilio; Agnese, duchessa di Paliano, moglie di Fabrizio I Colonna e madre di Vittoria, poetessa e marchesa di Pescara.[15]
Giovanna Da Montefeltro morì, all'età di 50 anni, a Roma, nel palazzo Della Rovere (nell'attuale via della Conciliazione), donato a suo marito da Sisto IV: fu tumulata nella basilica di Santa Maria del Popolo, all'interno della cappella Basso Della Rovere, fatta costruire dal cardinale Girolamo, nipote del Pontefice.[16][17]
Ascendenza
modificaGenitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Antonio II da Montefeltro | Federico II da Montefeltro | ||||||||||||
Teodora Gonzaga | |||||||||||||
Guidantonio da Montefeltro | |||||||||||||
Agnesina di Vico | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Federico da Montefeltro | |||||||||||||
Guido Paolo Accomanducci | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Elisabetta degli Accomanducci | |||||||||||||
... | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Giovanna da Montefeltro | |||||||||||||
Muzio Attendolo Sforza | Giovanni Attendolo | ||||||||||||
Elisa Petraccini | |||||||||||||
Alessandro Sforza | |||||||||||||
Lucia Terzani | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Battista Sforza | |||||||||||||
Piergentile da Varano | Rodolfo III da Varano | ||||||||||||
Costanza Smeducci | |||||||||||||
Costanza da Varano | |||||||||||||
Elisabetta Malatesta | Galeazzo Malatesta | ||||||||||||
Battista Malatesta | |||||||||||||
Note
modifica- ^ Amiani, p. 106
- ^ Franceschini, p. 89
- ^ Sangiorgi, cit., pag. 94 e nota 24
- ^ a b della Rovere
- ^ Bonvini Mazzanti, p. 66
- ^ Borello, vol. 76
- ^ Bovini Mazzanti, p. 68
- ^ Bovini Mazzanti, p. 69
- ^ Bonvini Mazzanti-Mariano.., p. 6
- ^ Borello, Giovanna di Montefeltro
- ^ Bonvini Mazzanti, p. 141
- ^ Sarà lo esibitore di questa Raffaele pittore di Urbino, il quale avendo buono ingegno nel suo esercizio, ha deliberato stare qualche tempo in Fiorenza per imparare. E perché il padre so, che è molto virtuoso et è mio affezionato e così il figliolo discreto, e gentile giovane; per ogni rispetto io lo amo sommamente, e desidero che egli venga a buona perfezione; però lo raccomando alla Signoria Vostra strettamente, quanto più posso; pregandola per amor mio, che in ogni sua occorrenza le piaccia prestargli ogni aiuto e favore, che tutti quelli e piaceri, e comodi che riceverà da V.S. li riputerò a me propria, e le averò da quella per cosa gratissima, alla quale mi raccomando et offero.Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio, da Urbino del signor Quatremere de Quincy. Voltata in italiano, corretta, illustrata ed ampliata per cura di Francesco Longhena, Milano, Sonzogno, 1829, pag. 303 Circa i dubbi sulla storicità di questa lettera e sul suo valore documentario si vedano le osservazioni di Adolfo Venturi, Raffaello, E. Calzone, Roma, 1920, pagg. 27-28 nonché quelle esposte in:Jürg Meyer zur Capellen, John Shearman's Guide to Raphael, 2003, pagg. 2-3 Archiviato il 17 novembre 2015 in Internet Archive.
- ^ Sangiorgi, cit., pag. 95
- ^ Bonvini Mazzanti, p. 67
- ^ Bonvini Mazzanti-Mariano.., p. 7
- ^ Franceschini, p. 243
- ^ Bonvini Mazzanti, p. 160
Bibliografia
modifica- Pietro Maria Amiani, Memorie istoriche della città di Fano, 1751.
- Marinella Bonvini Mazzanti, Giovanni Della Rovere, Edizioni 2G, Senigallia 1983.
- Marinella Bonvini Mazzanti-Fabio Mariano-Milena Mancini-Paolo Quiri-Alba Macripò, I Della Rovere e la Rocca di Senigallia tra storia e restauro, Stampa Grafica Nanni, Rimini 1995.
- Benedetta Borello, Giovanna di Montefeltro, in <Dizionario Biografico degli Italiani>, vol. 76, Treccani, Roma 2012.
- Gino Franceschini, I Montefeltro, dall'Oglio, Milano 1979.
- Fert Sangiorgi, "La Muta" di Raffaello : considerazioni storico-iconografiche, "Commentari", XXIV/1-2, pagg. 90-97, 1973.
- Gian Galeazzo Scorza (a cura di), I Della Rovere 1508-1631, Melchiorri, Pesaro 1981.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Benedetta Borello, MONTEFELTRO, Giovanna di, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 76, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012.