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Cimitero Flaminio

cimitero di Roma

Il cimitero Flaminio, noto anche come cimitero di Prima Porta, è un cimitero comunale di Roma, situato in zona Prima Porta, gestito da AMA. Coi suoi 140 ettari di estensione è il più grande cimitero d'Italia.[1]

Cimitero Flaminio
Pianta del cimitero
Tipocivile
Confessione religiosamista
Stato attualein uso
ProprietarioAMA
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
CittàRoma
LuogoSS 3 Via Flaminia km 14+400
Costruzione
Data apertura1941
Area140 ha
ArchitettoElena Luzzatto
Tombe famosevedi elenco
Mappa di localizzazione
Map

Il sito era occupato fin dal XIX secolo dal cimitero di Montebello. Il progetto moderno del cimitero Flaminio fu realizzato dall'architetto Elena Luzzatto[2] e il campo santo fu consacrato nel 1941.

Il 22 settembre 1978 venne inaugurato il monumento ai partigiani jugoslavi di Prima Porta, il quarto in Italia dopo i memoriali di Barletta, Gonars e Sansepolcro, realizzato da Ljubomir Denković e Sava Subotin.[3]

Il 1º novembre 1999 papa Giovanni Paolo II consacrò la cappella polacca, realizzata dai polacchi residenti in Italia.

Nel 2005 fu inaugurato il Giardino dei ricordi, un'area del cimitero dedicata alla dispersione delle ceneri e realizzata su progetto dell'architetto Roberto Vannelli.[4]

Descrizione

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La chiesa di san Michele arcangelo

Il cimitero si estende per 140 ettari ed è attraversato da 37 chilometri di strade.

Le sepolture sono costituite principalmente da tumulazioni, con la presenza di numerose palazzine e costruzioni varie. Sono presenti settori dedicati alle confessioni religiose cattolica, evangelica, ebraica ed islamica, numerosi campi comuni ed il principale impianto crematorio della città.

Nel cimitero si trovano anche: una chiesa cattolica dedicata a San Michele arcangelo, un Tempio israelitico, una Cappella polacca, una villa romana del I secolo a.C. ed il Monumento ai partigiani jugoslavi di Prima Porta. Nei pressi dell'impianto crematorio è stato allestito il Giardino dei ricordi, una collinetta di tre ettari dedicata alla dispersione delle ceneri.

Persone famose sepolte nel cimitero

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  • Mario Ageno (1915 - 1992), fisico e accademico
  • Gianni Agus (1917 - 1994), attore e conduttore televisivo
  • Gilberto Agustoni (1922 - 2017), cardinale e arcivescovo cattolico svizzero. La salma è stata traslata, alcuni mesi dopo, nella cappella della casa generalizia delle Figlie di Santa Maria di Leuca a Roma
  • Francesco Albanese (1912 - 2005), tenore e attore
  • Carlo Alighiero (1927 - 2021), attore, doppiatore
  • Ilaria Alpi (1961 - 1994), giornalista e fotoreporter
  • Enrico Ameri (1926 - 2004), giornalista e radiocronista sportivo
  • Maurizio Ancidoni (1958 - 2019), attore
  • Piero Angela, cremazione (1928 - 2022), personaggio televisivo, scrittore, saggista e divulgatore scientifico
  • Ennio Antonelli (1927 - 2004), attore
  • Mario Appignani (1954 - 1996), personaggio televisivo, attivista e scrittore
  • Maurizio Arena (1933 - 1979), attore, regista e sceneggiatore
  • Ernesto Assante (1958 - 2024), giornalista, critico musicale e blogger
  • Franco Lauro crematura (1961 - 2020), giornalista, conduttore televisivo e telecronista sportivo
  • Salvo Libassi (1910 - 1984), attore
  • Virna Lisi (1936 - 2014), attrice
  • Giorgio Lopez (1947 - 2021), attore, doppiatore, regista teatrale, commediografo e direttore del doppiaggio
  • Piero Lulli (1923 - 1991), attore
  • Roldano Lupi (1909 - 1989), attore e doppiatore

Collegamenti

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  Linee autobus cimiteriali C1, C2, C3, C3L, C4, C5, C6 e C7.

 È raggiungibile dalla stazione Montebello.
  1. ^ Cimitero Flaminio - Prima Porta, su cimitericapitolini.it, AMA. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  2. ^ (ES) Estela González de Sande (a cura di), Las revolucionarias: literatura e insumisión feminina, Siviglia, Arcibel, 2009, pp. 440-441, ISBN 978-8-49-698072-3.
  3. ^ Andrea Martocchia, I Partigiani Jugoslavi nella Resistenza Italiana, Odradek Edizioni, 2011, app. II - Sacrari ed altre sepolture. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  4. ^ Alessandra Paolini, Prima Porta, c'è il parco dei ricordi, in la Repubblica, 2 giugno 2005. URL consultato il 6 gennaio 2022.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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