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Billy Bishop

aviatore canadese

Billy Bishop, nome completo William Avery Bishop (Owen Sound, 8 febbraio 1894Palm Beach, 11 settembre 1956), è stato un aviatore canadese.

Billy Bishop
SoprannomeBilly, Bish
NascitaOwen Sound, 8 febbraio 1894
MortePalm Beach, 11 settembre 1956
Dati militari
Paese servitoCanada (bandiera) Canada (bandiera) Canada
Forza armataCanadian Forces
Armaaeronautica militare
Anni di servizio1914-1918
1936-1944
GradoAir Marshal
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia del crinale di Vimy
Comandante diNo. 60 Squadron RAF
No. 85 Squadron RAF
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Maresciallo dell'aria, fu il più grande asso dell'aviazione canadese. Ottenne 72 vittorie al suo attivo.[1][2]

A lui è intitolato l'Aeroporto di Toronto-City.

Biografia

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Billy Bishop nacque a Owen Sound, nell'Ontario, l'8 febbraio 1894, da William A. e Margaret Bishop.[3]

Frequentò la Beech Street School, ed in seguito iniziò a studiare all'Owen Sound Collegiate Institute. Nel 1911 entrò nel Collegio Reale Militare Canadese, a Kingston, spinto anche dai genitori a causa dei suoi scarsi risultati negli studi.

La Prima guerra mondiale

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Allo scoppio della prima guerra mondiale abbandonò il collegio al suo ultimo anno e si arruolò nel Canadian Army, dove venne assegnato al Mississauga Horse, reggimento di cavalleria dell'esercito canadese. Quando il reggimento partì Bishop era malato, quindi una volta guarito venne trasferito al 7th Canadian Mounted Rifles (settimo Fucilieri a Cavallo), reparto di fanteria montata del Canadian Army. Partì per l'Inghilterra nel giugno 1915 a bordo della nave Caledonia. Dopo poche settimane decise di fare domanda per diventare osservatore nei Royal Flying Corps, in quanto avrebbe dovuto attendere almeno sei mesi prima di potersi arruolare come pilota.

Gli inizi

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Bishop davanti al suo Nieuport 17.

Iniziò come ufficiale osservatore nel No. 21 Squadron RFC (21º Squadrone) e venne inviato in Francia. Nel gennaio 1916 cominciò a volare in territorio nemico: nella sua prima missione di ricognizione su un biposto Royal Aircraft Factory R.E.7, pilotato da Roger Neville, dovette localizzare la posizione di un pezzo di artiglieria tedesco, così da poterne comunicare le coordinate all'artiglieria inglese. Nell'aprile dello stesso anno riportò una grave ferita al ginocchio in un incidente aereo. Per guarire completamente impiegò circa cinque mesi, che passò prima a Londra, poi in Canada, e poi nuovamente in Inghilterra. A fine estate Bishop venne accettato come pilota ed iniziò l'addestramento, prima ad Oxford alla School of Military Aeronautics, poi alla Upavon Flying School. Divenuto a tutti gli effetti un pilota a novembre 1916, dopo un breve periodo in cui fu impiegato per pattugliare i cieli di Londra richiese di essere trasferito in Francia, e nel marzo 1917, si aggregò al No. 60 Squadron RFC per combattere al fronte a bordo di un Nieuport 17, un aereo leggero e facilmente governabile armato solo con una mitragliatrice Lewis posizionata sopra l'ala. Le sue prime esperienze non furono positive per via di alcuni problemi durante le missioni, tanto che gli fu comunicato che sarebbe stato rispedito alla scuola di addestramento non appena fosse arrivato un pilota per sostituirlo, ma il 25 dello stesso mese abbatté il suo primo aereo nemico in una missione vicino a Saint-Léger. Nel combattimento venne colpito anche Bishop, che riuscì ad atterrare nella terra di nessuno tra le linee francesi e tedesche, luogo in cui passò tutta la notte per poi riuscire a tornare in territorio alleato. Questa sua prima vittoria gli consentì di rimanere al fronte. Alla fine di aprile arrivò ad un totale di 17 nemici abbattuti, cosa che gli valse la Croce Militare e la promozione al grado di capitano.

Nei mesi successivi Bishop iniziò a volare in missione da solo, preferendo operare in solitaria piuttosto che al comando di un gruppo. Il 7 maggio partì per l'Inghilterra dove passò un breve periodo, dopo aver ottenuto altre quattro vittorie.

Dietro le linee nemiche

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Tornato in Francia, accettò di prendere parte ad una pericolosa missione dietro le linee nemiche, che svolse da solo e con successo il 2 giugno 1917, e per la quale venne decorato con la Victoria Cross, la più prestigiosa medaglia al valor militare del Commonwealth e del Impero Britannico, per la prima volta conferita ad un aviatore canadese.

Partito alle 3:57 del mattino, Bishop avrebbe dovuto effettuare un attacco a sorpresa ad un aerodromo tedesco. Dopo alcune difficoltà di orientamento dovute alle nuvole ed alla fitta nebbia, si ritrovò su un aeroporto nemico apparentemente deserto. Deciso a proseguire la missione giunse ad un secondo aerodromo, nel quale erano presenti equipaggi ed aerei che si stavano preparando a decollare. Bishop decise di attaccare, sparando sugli aerei fermi a terra. In breve tempo la contraerea tedesca iniziò a bersagliarlo, ma prima di ritirarsi e tornare in territorio alleato riuscì comunque a distruggere alcuni aeroplani nemici mentre stavano prendendo il volo.

L'ultimo anno di guerra

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Nei mesi successivi continuò a combattere in diverse missioni e ottenendo altre vittorie, fino ad agosto.

Nell'autunno 1917 tornò in Canada dove fu accolto come un eroe, e si sposò con Margaret Burden, sorella dell'asso Henry Burden. Nell'aprile 1918 venne promosso maggiore, e gli fu affidato l'85º squadrone, con il quale tornò a combattere in Francia il 22 maggio dopo aver selezionato i migliori piloti per comporre la sua squadra; in poche settimane conquistò altre 17 vittorie. A metà giugno fu richiamato in patria dal governo canadese, che temeva che una sua eventuale sconfitta avrebbe avuto un grave impatto sull'opinione pubblica del paese e sul morale delle truppe al fronte. Bishop, che sarebbe dovuto partire la sera del 19 giugno, in disaccordo con la decisione dell'alto comando, decise di combattere un'ultima volta con il suo aereo la mattina del giorno stesso, ed in soli 15 minuti abbatté 5 aerei nemici.

Tornato in Inghilterra fu promosso tenente colonnello e gli furono affidati incarichi di comando legati all'organizzazione della Royal Canadian Air Force fino a quando non fu congedato a fine 1918.

In totale Bishop ottenne 72 vittorie confermate, più altre probabili non riconosciute; questo lo pone al secondo posto tra tutti i piloti Alleati dopo il francese René Fonck.

Dopo la Grande Guerra

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Nel 1919 Bishop fece una serie di conferenze dedicate alla sua esperienza in guerra. Inoltre lavorò per pochi anni come pilota civile in una compagnia creata in collaborazione con George Barker, anch'egli asso decorato con la prestigiosa Victoria Cross. La Bishop-Barker Aeroplanes Limited, che si occupava di trasportare passeggeri da Toronto a Muskoka, ebbe vari problemi economici e legali, ed in seguito ad un incidente aereo chiuse nel 1921. Nello stesso anno Bishop si trasferì in Inghilterra con tutta la famiglia. Tuttavia, nonostante avesse ottenuto un discreto successo come asso ed eroe di guerra in Gran Bretagna, nel 1929 dovette tornare in Canada a causa della crisi del 1929, che aveva colpito duramente la sua famiglia.

Durante la seconda guerra mondiale collaborò con l'esercito canadese per il reclutamento e l'addestramento di piloti, incarico in cui si impegnò così a fondo che iniziò ad avere problemi di salute, principalmente dovuti ad ansia e stress. Nel novembre 1942 mentre teneva un discorso a Hamilton si sentì male e venne portato all'ospedale, dove venne operato per una infiammazione al pancreas. Riprese il suo incarico solo nel marzo 1943. Partecipò anche al film propagandistico Captains of the Clouds, dedicato alla Reale Aeronautica militare canadese, interpretando se stesso. Dopo il D-Day vennero interrotti i reclutamenti dell'aeronautica canadese, e Bishop chiese quindi di venire sollevato dalla sua occupazione entro fine anno.

Dopo la fine della guerra Bishop tornò a Montreal, dove si dedicò principalmente ad altri tipi di attività, indossando l'uniforme solo in occasioni speciali.

Nel 1950, allo scoppio della Guerra di Corea, si offrì per tornare a lavorare per la RCAF, ma a causa delle sue condizioni di salute non venne approvato e dovette rinunciare.

L'11 settembre 1956 morì nel sonno in Florida.

Onorificenze

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Bishop ha ricevuto un gran numero di onorificenze militari, molte delle quali in seguito a missioni aeree, per un totale di 16 decorazioni:[4]

  • Military Cross
  • Distinguished Flying Cross
  • 1914-1915 Star
  • British War Medal
  • 1939-1945 War Medal
  • George V Jubilee Medal
  • George VI Coronation Medal
  • Elizabeth II Coronation Medal
  • Efficiency Decoration
  • Chevalier de la Légion d'Honneur
  • Croix de Guerre avec Palmes
«For conspicuous gallantry and devotion to duty when engaging hostile aircraft. His consistent dash and great fearlessness have set a magnificent example to the pilots of his squadron. He has destroyed no less than 45 hostile machines within the past 5 months, frequently attacking enemy formations single-handed, and on all occasions displaying a fighting spirit and determination to get to close quarter with his opponents which have earned the admiration of all in contact with him.»
«For most conspicuous bravery, determination, and skill. Captain Bishop, who had been sent out to work independently, flew first of all to an enemy aerodrome; finding no machines about, he flew on to another aerodrome about three miles southeast, which was at least 12 miles the other side of the line. Seven machines, some with their engines running, were on the ground. He attacked these from about fifty feet, and a mechanic, who was starting one of the engines, was seen to fall. One of the machines got off the ground, but at a height of 60 feet, Captain Bishop fired 15 rounds into it at very close range, and it crashed to the ground. A second machine got off the ground, into which he fired 30 rounds at 150 yards range, and it fell into a tree. Two more machines then rose from the aerodrome. One of these he engaged at a height of 1,000 feet, emptying the rest of his drum of ammunition. This machine crashed 300 yards from the aerodrome, after which Captain Bishop emptied a whole drum into the fourth hostile machine, and then flew back to his station. Four hostile scouts were about 1,250 feet above him for about a mile of his return journey, but they would not attack. His machine was very badly shot about by machine gun fire from the ground.»
— 2 giugno 1917
«For conspicuous gallantry and devotion to duty when engaging hostile aircraft. His consistent dash and great fearlessness have set a magnificent example to the pilots of his squadron. He has destroyed no less than 45 hostile machines within the past 5 months, frequently attacking enemy formations single-handed, and on all occasions displaying a fighting spirit and determination to get to close quarter with his opponents which have earned the admiration of all in contact with him.»
«A most successful and fearless fighter in the air, whose acts of outstanding bravery have already been recognised by the awards of the Victoria Cross, Distinguished Service Order, Bar to the Distinguished Service Order, and Military Cross. For the award of the Distinguished Flying Cross now conferred upon him he has rendered signally valuable services in personally destroying twenty-five enemy machines in twelve days—five of which he destroyed on the last day of his service at the front. The total number of machines destroyed by this distinguished officer is seventy-two, and his value as a moral factor to the Royal Air Force cannot be over-estimated.»

Vita privata

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Billy Bishop sposò Margaret Burden il 17 ottobre 1917.[5][6] Da lei ebbe due figli, William Arthur Christian Avery e Margaret Marise, che divennero entrambi aviatori. William combatté come pilota nella RCAF nel 1944 e dopo la Seconda guerra mondiale divenne giornalista e scrittore. Margaret fu una operatrice radio durante la guerra. Sono morti entrambi nel 2013.

Controversie

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Nel 1982 è uscito un documentario su Billy Bishop, The Kid Who Couldn't Miss, diretto da Paul Cowan. Il film metteva in discussione alcune delle imprese dell'asso, dichiarando che Bishop, essendo stato inviato più volte in missione da solo, aveva mentito su ciò che effettivamente era successo in combattimento. In particolar modo si concentrò sulla missione dietro le linee nemiche, che valse a Bishop la Victoria Cross, affermando che il pilota si era inventato gran parte degli eventi accaduti e che addirittura avesse sparato volontariamente al proprio aereo per simulare un danno da combattimento. Tutto questo scatenò diverse polemiche, e venne costituita una commissione dal Senato per approfondire la questione. Fu scoperto che il film riportava molte imprecisioni e diversi errori, ma allo stesso tempo fu impossibile dimostrare con certezza che la totalità dei rapporti fatti da Bishop dopo le sue missioni fossero veritieri.

Il raid del 2 giugno 1917 venne messo in discussione anche da Bereton Greenhous, nel suo The Making of Billy Bishop pubblicato nel 2002, tuttavia alcuni storici tra cui David Bashow e Peter Kilduff si sono opposti alle sue tesi. Nei suoi ultimi anni di vita, Bishop stesso aveva ammesso di aver talvolta cercato di romanzare le sue imprese, specialmente quando le raccontò nel suo libro Winged Warfare, tuttavia secondo Bashow i suoi rapporti ufficiali sono sempre stati redatti dall'asso in modo professionale, in alcuni casi anche sminuendo le sue azioni.

  1. ^ (EN) David Bashow, Maurice Baring, the incomparable Billy Bishop: the man and the myths (PDF), su journal.forces.gc.ca, Canadian Military Journal, autunno 2002, p. 55. URL consultato il 28 maggio 2017.
  2. ^ (EN) Collishaw Ranked Second to Billy Bishop, su royalaviationmuseum.com, Royal Aviation Museum of Western Canada, primavera 2012. URL consultato il 28 maggio 2017.
  3. ^ (EN) Peter Kilduff, Billy Bishop VC Lone Wolf Hunter: The RAF Ace Re-Examined, Londra, Grub Street Publishing, 2014, ISBN 1-909808-13-X, OCLC 895882900. URL consultato il 28 maggio 2017.
  4. ^ (EN) Alex from Calgary, Freedom Hero: Billy Bishop, su myhero.com, The My Hero Project, Inc., 23 marzo 2007. URL consultato il 28 maggio 2017.
  5. ^ (EN) Billy Bishop, su thecanadianencyclopedia.ca, The Canadian Encyclopedia. URL consultato il 27 maggio 2017.
  6. ^ (EN) Peter Kilduff, Billy Bishop VC : lone wolf hunter : the RAF ace re-examined, Londra, Grub Street Publishing, 2014, ISBN 1-910690-93-7. URL consultato il 27 maggio 2017.

Bibliografia

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  • Dan McCaffery, Billy Bishop: Canadian Hero, James Lorimer & Company, 2002.
  • Brereton Greenhous, The Making of Billy Bishop: The First World War Exploits of Billy Bishop, VC, Dundurn, 2002.
  • William Arthur Bishop, The Courage of the Early Morning: A Frank Biography of Billy Bishop, the Great Ace of World War I, D. McKay Company, 1965.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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