[go: up one dir, main page]

Basso di Nizza

vescovo romano

Basso (Nizza, 190 circa – Nizza, 5 dicembre 250) è considerato tradizionalmente il primo vescovo di Nizza[1]. Subì il martirio ed è venerato come santo.

San Basso di Nizza
Statua di San Basso
 

Vescovo

 
NascitaNizza, 190 circa
MorteNizza, 5 dicembre 250
Venerato daChiesa cattolica
Ricorrenza5 dicembre
Patrono diCupra Marittima
Basso di Nizza
vescovo della Chiesa cristiana
Nato190 circa a Nizza
Nominato vescovo230 circa
Deceduto5 dicembre 250 a Nizza
 

È il patrono di Cupra Marittima.

Agiografia

modifica

Venne eletto vescovo della sua città natale intorno al 230 e fino al 244 governò la comunità cristiana di Nizza con grande merito e devozione.
L'imperatore Decio, dopo la sua ascesa al trono, volle ricondurre in auge le antiche tradizioni romane. A tal fine, giudicando politicamente pericolosa la dottrina cristiana, rinnovò le persecuzioni contro di essa. Pertanto il vescovo Basso riparò presso alcune famiglie cristiane; ben presto però, per evitare pericoli agli ospiti, decise di costituirsi alle autorità romane[2].
Venne interrogato, minacciato, imprigionato e torturato con il cavalletto, (strumento di tortura tramite il quale le mani e i piedi venivano legati e tirati in direzioni opposte) mentre gli venivano applicate delle lastre di metallo arroventate sui fianchi, ma nonostante la sofferenza per le torture non abiurò e venne pertanto condannato a morte.

 
Martirio di San Basso

La pena capitale, inflittagli il 5 dicembre 250, giorno del martirio, fu unica nella sua crudeltà: venne infatti trafitto con due lunghi chiodi, usati nel porto di Nizza per costruire navi, che lo attraversarono dai piedi fino alla testa.[3]
Secondo la tradizione il corpo di San Basso fu portato da Nizza a Cupra per mare agli inizi del VI secolo. Cupra fu scelta da profughi nizzardi perché aveva probabilmente soccorso questa città durante la carestia dei primi anni del VI secolo; essi vennero e si stabilirono a nord della città, in una zona che dal XVI secolo ad oggi la tradizione popolare continua a chiamare Nizza, nei pressi del famoso porto della Cupra romana[4]. Successivamente si spostarono presso la sorgente dell'Acqua Santa, recando seco il corpo del santo. La sorgente fu poi detta di San Basso[5].

 
Urna di San Basso

Nella zona sorse infatti la Pieve di San Basso alla Civita o di San Basso fora (sec.IX) che conservò a lungo il sepolcro del santo, il cui corpo venne spostato solo nel secolo X a Marano, prima presso la chiesa matrice di Santa Maria in Castello e più tardi nella nuova chiesa di San Basso in Marano, dove restò fino al 1876.
Dal 1876 al 1887 il corpo del Santo fu accolto nella chiesa dell'Annunziata (paese alto), nell'attesa che si costruisse la chiesa intitolata ai santi Margherita e Basso in Cupra Marittima che ospita, da più di un secolo, il corpo del santo, sotto l'altare maggiore[6].
Esso è attualmente conservato in un'urna di marmo rosso di Verona. Risulta privo del braccio e dell'avambraccio destro; il braccio venne inviato quale reliquia nel 1750 ai nizzardi, poiché richiesta dal loro Vescovo, e attualmente è conservato in un'urna d'argento nella Cattedrale di Nizza.[7]

Controversie sull'identità

modifica

Secondo alcune ricerche, prima del 1583, quando il suo nome fu inserito nel Martirologio Romano da Cesare Baronio, egli era sconosciuto nella zona di Nizza, non comparendo negli elenchi episcopali della città (una volta chiamata Nicea, presso il fiume Varo). Secondo queste fonti sarebbe pertanto più probabile che fosse vescovo della Nicea di Bitinia e che sia stato ucciso sotto gli imperatori Decio e Valeriano (251 o 253 circa)[8].

Secondo altre fonti il san Basso venerato in Italia potrebbe essere identificato nel martire Dasio di Dorostoro, chiamato anche Basso, di cui parte delle reliquie furono trasferite ad Ancona; da lì il culto si sarebbe diffuso sulla costa adriatica, come a Cupra Marittima, Termoli, Fermo, Ascoli Piceno, a Malamocco in Venezia e a Capodistria[9][10].

D'altra parte il pievano Bartolomeo Brancadoro riporta nel 1494 due antiche iscrizioni sepolcrali ritrovate a suo tempo, l'una sopra il sepolcro di pietra che racchiudeva il Sacro Corpo: Hic Iacet Corpus Sancti Bassi Episcopi Et Martyris Nicee e l'altra quasi ai piedi del sepolcro: Corpus Sancti Bassi Episcopi Et Martyris Niciensis, che sconfesserebbero l'ipotesi precedente.

Esiste comunque, tuttora, una disputa non sanata sulle reliquie del santo, fra Termoli e Cupra Marittima [11].

Vi è inoltre la tradizione di Lucera, secondo la quale il corpo del primo vescovo della città, San Basso da Lucera, sarebbe stato trafugato e portato a Termoli.

  1. ^ (EN) Diocese of Nice, su oce.catholic.com. URL consultato il 09-12-2012 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2014).
  2. ^ Andrea Boromei, ilQuotidiano.it, su ilquotidiano.it. URL consultato il 07-07-2012.
  3. ^ Équipe Padovana studia il corpo di San Basso, Martire Cristiano [collegamento interrotto], su unipd.it. URL consultato il 16-07-2012.
  4. ^ F. Mostardi, op. cit., pp. 113-127
  5. ^ Archeoclub d'Italia onlus, sede di Cupra Marittima, storia di Cupra Marittima (PDF), su archeocupra.it. URL consultato l'08-08-2012.
  6. ^ AA.VV., Cupra Marittima - Lettura di un territorio, su cupramarittima.net. URL consultato il 07-07-2012.
  7. ^ Lucia Checchia, Storia: le reliquie di San Basso, su guidaturisticatermoli.myblog.it, 16 maggio 2012. URL consultato il 9 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  8. ^ Santi e Beati: San Basso, su santiebeati.it. URL consultato il 07-07-2012.
  9. ^ Un importante tassello nella storia di San Basso, su rivieraoggi.it. URL consultato il 07-07-2012.
  10. ^ Il culto di San Basso e i marinai, su cupramarittima.net. URL consultato l'08-08-2012 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2011).
  11. ^ San Basso e il clone marchigiano - Termoli Vs Cupra Marittima, su primonumero.it. URL consultato il 28 Dicembre 2006.

Bibliografia

modifica
  • P.D. Faustino Mostardi O.S.B.. San Basso da Nizza a Cupra. A cura del Comitato Festeggiamenti San Basso Cupra Marittima, Este (PD) 1962; Estratti del libro, su cupramarittima.net. URL consultato l'08-08-2012..

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica