[go: up one dir, main page]

Atanasio V Matar

patriarca cattolico siriano

Atanasio V, nato Gabriel Matar (Damasco, 1740 circa – Abra, 20 novembre 1813), è stato un patriarca cattolico siriano, eparca di Hauran, poi eparca di Sidone, e infine ottavo patriarca della Chiesa melchita.

Atanasio V Matar
patriarca della Chiesa cattolica greco-melchita
 
Incarichi ricoperti
 
Nato1740 circa a Damasco
Ordinato presbitero1782
Nominato eparca1798 dal Sinodo della Chiesa cattolica greco-melchita
Consacrato vescovo1798 dal patriarca Agapio III Matar, B.S.
Elevato patriarca14 agosto 1813 dal Sinodo della Chiesa cattolica greco-melchita
Deceduto20 novembre 1813 ad Abra
 

Biografia

modifica

Gabriel Matar nacque a Damasco. Era fratello del patriarca Agapio III Matar e come lui entrò nell'Ordine Basiliano del Santissimo Salvatore. Per un certo periodo studiò a Roma; fu ordinato sacerdote nel 1782. Nel 1798 il fratello Agapio III lo consacrò vescovo di Hauran e nel 1800 venne trasferito alla sede di Sidone.

Alla morte del patriarca Ignazio IV Sarrouf, il sinodo elettorale si riunì nel seminario di Ain Traz, presso Beirut, nel mese di agosto del 1813; il 14 agosto[1] fu eletto nuovo patriarca Gabriel Matar, che prese il nome di Atanasio. Egli pose la sede patriarcale nel seminario di Ain Traz. La sua elezione non fu confermata dalla Santa Sede, poiché Matar moriva di peste il 20 novembre successivo mentre si trovava nel monastero Sant'Elia di Abra.[2]

Genealogia episcopale

modifica

La genealogia episcopale è:

  1. ^ Il 2 agosto secondo il calendario giuliano.
  2. ^ Iuris pontificii de Propaganda Fide riporta l'allocuzione concistoriale del 28 luglio 1817, nella quale papa Pio VII riassume brevemente la storia dei quattro patriarchi che si susseguirono sulla sede melchita dal 1812 al 1816. A proposito di Atanasio Matar dice:

    «Novem post menses ab huius interitu, die scilicet XIV aug. anni MDCCCXIII, ad patriarchatum eiusdem urbis electus est Agapii superius memorati frater Athanasius Matar. Hic etiam die XXI (sic) novembris eius anni nondum a nobis confirmatus praematura morte occubuit.»

Bibliografia

modifica

Voci correlate

modifica

Collegamenti esterni

modifica