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Archivio di Stato (Italia)

archivio di Stato nella Repubblica Italiana

L'Archivio di Stato, in Italia, è un archivio le cui competenze consistono nella conservazione e sorveglianza del patrimonio archivistico e documentario di proprietà della Repubblica Italiana in un determinato territorio e nella sua accessibilità alla pubblica e gratuita consultazione. In Italia sono 101[1] e sono amministrati dalla Direzione generale Archivi. L'archiviazione nazionale a livello centrale è invece effettuata dall'Archivio Centrale dello Stato.

Archivio di Stato
Sede dell'Archivio di Stato di Roma
StatoItalia (bandiera) Italia
Suddivisioni101
 
Luigi Osio, direttore dell'Archivio di Stato di Milano dal 1851 al 1873

Con la formazione del Regno d'Italia, all'interno dello stato era presente una situazione variegata di istituti archivistici derivati dalle cessate amministrazioni e con archivi in parte dipendenti dal Ministero dell'interno e in parte dal Ministero della pubblica istruzione.[2]

Tale situazione fu ancora più complicata con le successive acquisizioni di Mantova e Venezia nel 1866 e di Roma nel 1870. Con decreto del 15 marzo 1870, fu istituita dai ministri dell'Interno e della Pubblica Istruzione una commissione sul riordino degli Archivi di Stato, presieduta dal senatore Luigi Cibrario; la relazione della commissione, consegnata il 13 aprile, suggerì l'accorpamento degli archivi sotto la dipendenza del Ministero dell'Interno (con maggioranza di un solo voto) e l'istituzione di nove sovrintendenze; allegò anche un'indicazione dei costi dei servizi e uno schema di regolamento per gli archivi.[3] Nel 1874 venne applicata tale unificazione,[4] venne poi creato il Consiglio degli Archivi come organo consultivo del Ministero dell'Interno, vennero istituite le Sovrintendenze archivistiche e le “scuole di paleografia e dottrina archivistica” presso i principali archivi.[5] Sempre nel 1874 furono stabilite le province di competenza delle dieci Sovrintendenze (aggiungendo Roma).[6]

Nel 1875 fu promulgato un regolamento che normava le carriere, la consultazione, la copia e l'autenticazione dei documenti e venne istituito anche l'Archivio Centrale del Regno,[7] per la conservazione della documentazione di interesse storico prodotta dell'amministrazione centrale dello stato (poi denominato Archivio Centrale dello Stato[8])Tra il 1874 e il 1892 furono creati altri Archivi di Stato a Bologna,[9] a Massa[10] e a Reggio Emilia.[11] Nel 1911 fu promulgato un nuovo regolamento, che riprendeva le disposizioni del 1875, ma più dettagliatamente ed estesamente[12]; fu lievemente modificato nel 1916.[13]

Per diversi anni poi il numero degli Archivi di Stato rimase stabile; solo nel 1926 furono creati gli Archivi di Stato a Trento e a Trieste[14] (con due sezioni a Bolzano e a Fiume). L'Archivio di Stato di Bolzano fu poi istituito nel 1930.[15]

Un'inchiesta sulla situazione degli Archivi di Stato venne condotta nel 1927 da Mario Ferrigni per il Corriere della Sera, mettendo in luce i problemi delle diverse sedi e, nell'articolo conclusivo dell'inchiesta, dell'amministrazione archivistica in generale.[16] Seguì sullo stesso giornale un articolo di Alessandro Luzio.[17]

Nel 1932 gli archivi provinciali, che dal 1866 erano soggetti alle province, vennero inseriti tra gli archivi statali prendendo il nome di Archivi provinciali di Stato: Agrigento, L’Aquila, Avellino, Bari, Caltanissetta, Campobasso, Catania, Catanzaro, Chieti, Cosenza, Foggia, Lecce, Messina, Potenza, Reggio Calabria, Salerno Siracusa, Teramo e Trapani; l'Archivio di Caserta, a causa della soppressione della provincia, era diventato sezione dell'Archivio di Stato di Napoli. Gli archivi di Trani e Lucera divennero sezioni degli archivi di Bari e di Foggia.[18]

La riforma del 1939 previde l'istituzione, in ogni provincia italiana, di un Archivio di Stato o una Sezione di Archivio di Stato, come stabilito nelle tabelle in allegato alla stessa legge, e del carico sulle province delle spese per la manutenzione e ammobiliamento degli stesso.[19] Dal 1960 tutti i costi degli archivi sono passati allo Stato[20].

Con successiva riforma del 1963, tutti gli istituti stabiliti nei capoluoghi di provincia assunsero il nome di Archivio di Stato; venne istituito, inoltre, il Consiglio superiore degli archivi presso il Ministero dell'interno, vennero modificate le norme per il personale, il restauro e per la riproduzione dei documenti.[21] A partire dal 1974 gli Archivi di Stato iniziarono a dipendere dal neo-costituito Ministero dei beni culturali e ambientali invece che dal Ministero dell'interno.[22]

Organizzazione

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Gli Archivi di Stato sono coordinati dal Ministero della cultura, già Ministero per i beni e le attività culturali, in particolare dalla Direzione generale Archivi. Dal punto di vista tecnico-scientifico dipendono dalla Direzione generale Archivi del ministero.[23]

In ogni capoluogo di provincia italiana è presente un Archivio di Stato;[24] essi sono archivi di concentrazione.

Competenze e funzioni

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Gli Archivi di Stato italiani sono in tutto 100 e le loro finalità sono:

  • conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio documentario degli organi periferici dello Stato (ad es.: Prefetture, Questure, Direzioni Regionali dei ministeri, ecc.), ossia tutti gli uffici dipendenti direttamente dai ministeri;
  • i documenti degli organi giudiziari e amministrativi dello Stato non più occorrenti alle ordinarie esigenze del servizio e acquisiti ai sensi dell'articolo 41 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio;
  • tutti gli altri archivi e singoli documenti che lo Stato abbia in proprietà o in deposito per disposizione di legge o per altro titolo;
  • esercitano la sorveglianza mediante la partecipazione alle commissioni istituite (ai sensi dell'art. 41 del Codice) sugli archivi correnti e di deposito degli organi amministrativi e giudiziari dello Stato e sulla gestione dei flussi documentali, qualunque ne sia il supporto, anche in base alla normativa vigente in materia di riproduzione sostitutiva di documenti digitali e gestione elettronica dei documenti;
  • esplicano funzioni relative al trattamento e la comunicazione dei documenti riservati;
  • svolgono attività di promozione;
  • curano lo studio, la ricerca, l'ordinamento, l'inventariazione, la riproduzione e conservazione dei documenti conservati.

Presso gli Archivi di Stato sono conservati gli incartamenti prodotti dalle amministrazioni degli Stati pre-unitari.

A differenza degli Archivi di Stato le Soprintendenze Archivistiche, presenti in ogni regione con sede nel capoluogo, si occupano della vigilanza sulla corretta conservazione e tutela degli archivi degli enti pubblici territoriali (regioni, provincie e comuni) e non territoriali (INPS, Camere di commercio, ASL, Banca d'Italia, ecc.) e quelli privati dichiarati bene culturale.

Il nome tecnico della sua mansione di controllo è "sorveglianza" (in un'accezione che vuole portare anche alla valorizzazione della documentazione). In diciassette archivi di Stato italiani hanno sede anche le Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica; esse hanno come obbiettivo la formazione professionale del personale scientifico in servizio presso l'amministrazione archivistica e di tutti coloro che desiderano intraprendere la professione di Archivista.

Le Sezioni di Archivio di Stato sono trentacinque (la legge stabilisce un numero massimo di quaranta): sono istituzioni analoghe agli Archivi di Stato, ma poste in un comune non capoluogo, e subordinate all'Archivio di Stato del capoluogo. Si tratta di archivi formatisi storicamente con una rilevante qualità e quantità e che, secondo il principio della pertinenza territoriale, sarebbe sconsiderato trasferire altrove poiché strettamente legati al territorio dove hanno sede.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Lista degli Archivi di Stato italiani.

Gli archivi di Stato in Italia sono 100, tutti collocati nel rispettivo capoluogo di altrettante delle 107 province italiane.[24]

A questi si aggiungono 35 sezioni di archivi di Stato in possesso di un patrimonio documentario importante e non trasferito presso la sede dell'archivio di Stato da cui dipendono. Secondo il principio della "pertinenza territoriale", infatti, sarebbe sconsiderato trasferire altrove tali archivi, poiché sono strettamente legati al territorio in cui hanno sede.

Si riporta qui la dizione originaria del nome degli archivi ("Regio Archivio di Stato in ...").[25]

Archivio Direttore nel 1861 Dipendente da
1861 1866 1871 1874 1932
R. Archivio di Stato in Torino Celestino Combetti Interno
R. Archivio di Stato in Genova Marcello Cipollina Interno
R. Archivio di Stato in Cagliari Girolamo Azuni Interno
R. Archivio di Stato in Milano Luigi Osio Interno
R. Archivio di Stato in Brescia Pietro Zapelli Interno
R. Archivio di Stato in Modena Giuseppe Campi Interno
R. Archivio di Stato in Parma Amadio Ronchini Interno
R. Archivio di Stato in Mantova Istruzione Interno
R. Archivio di Stato in Venezia Istruzione Interno
R. Archivio di Stato in Roma[26] Interno
Archivi toscani sovrintendente generale Francesco Bonaini
R. Archivio di Stato in Firenze Gaetano Milanesi Istruzione Interno
R. Archivio di Stato in Lucca Salvatore Bongi Istruzione Interno
R. Archivio di Stato in Siena Filippo Luigi Polidori Istruzione Interno
R. Archivio di Stato (di Santo Stefano) in Pisa Giovanni Colombini Istruzione Interno
Archivi napoletani sovrintendente generale Francesco Trinchera
R. Archivio di Stato in Napoli Francesco Lattari Istruzione Interno
Archivi provinciali napoletani Istruzione Province[27] Interno
Archivi siciliani sovrintendente generale reggente Benedetto Castiglia
R. Archivio di Stato in Palermo Domenico Bracci Interno
Archivi provinciali siciliani Interno Province[27] Interno
  1. ^ Direzione generale Archivi, su archivi.cultura.gov.it.
  2. ^ Parte decimaterza : Ministero dell'Interno, in Calendario generale del Regno d'Italia : anno secondo, Torino, Stamperia dell'Unione tipografico-editrice, 1863, pp. 847-850. URL consultato il 14 giugno 2020. Ospitato su Biblioteche civiche torinesi.
  3. ^ Commissione sopra il riordinamento degli Archivi di Stato, Relazione della Commissione istituita dai Ministri dell'Interno e della Pubblica istruzione con decreto 15 marzo 1870, in Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 338, Firenze, 9 dicembre 1870, pp. 1-2. URL consultato il 12 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2016).
  4. ^ Regio decreto 5 marzo 1874, n. 1852
  5. ^ Regio decreto 26 marzo 1874, n. 1861, in materia di "riordinamento degli Archivi di Stato"
  6. ^ Regio decreto 31 maggio 1874, n. 1949, in materia di "fissazione delle Sovrintendenze per gli Archivi di Stato e designazione delle Provincie comprese nella circoscrizione rispettiva"
  7. ^ Regio decreto 27 maggio 1875, n. 2552, in materia di "regole per l'ordinamento generale degli archivi di Stato"
  8. ^ Legge 13 aprile 1953, n. 340, articolo 1, in materia di "Modificazioni alla legge 22 dicembre 1939, n. 2006, sugli Archivi di Stato"
  9. ^ Regio Decreto 22 ottobre 1874, n. 2256.
  10. ^ Regio Decreto 13 febbraio 1887, n. 4341
  11. ^ Regio Decreto 20 marzo 1892, n. 222.
  12. ^ Regio decreto 2 ottobre 1911, n. 1163, in materia di "regolamento per gli archivi di Stato"
  13. ^ Decreto legislativo luogotenenziale 26 ottobre 1916, n. 1687, in materia di "modificato il regolamento per gli archivi di Stato approvato col R. decreto 2 ottobre 1911, n. 1163"
  14. ^ Regio decreto 13 agosto 1926, n. 1630
  15. ^ Regio decreto 2 giugno 1930
  16. ^ Mario Ferrigni, Splendore e decadenza degli Archivi d'Italia, in Corriere della Sera, Milano, 26 febbraio, 3, 8, 11 e 31 marzo, 16 aprile, 3 e 12 maggio 1927.
  17. ^ Alessandro Luzio, Dopo l'inchiesta sugli Archivi di Stato, in Corriere della Sera, Milano, 13 maggio 1927, p. 1.
  18. ^ Regio decreto 22 settembre 1932, n. 1391.
  19. ^ Legge 22 dicembre 1939, n. 2006, tabelle A e B.
  20. ^ Legge 16 settembre 1960, n. 1014, articolo 2, in materia di "Norme per contribuire alla sistemazione dei bilanci comunali e provinciali e modificazioni di talune disposizioni in materia di tributi locali"
  21. ^ Decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409.
  22. ^ Decreto-legge 14 dicembre 1974, n. 657; Legge 29 gennaio 1975, n. 5; Decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1975, n. 854.
  23. ^ (PDF)Organigramma MiBAC e Sito DGA
  24. ^ a b Le 7 eccezioni sono Aosta (capoluogo della Regione Autonoma Valle d'Aosta) e i capoluoghi delle 5 province di Crotone, Lecco, Lodi, Monza e Brianza, Sud Sardegna. L'ultima eccezione è costituita dalla provincia di Barletta-Andria-Trani, dal triplice capoluogo, che annovera due sezioni dell'archivio di Stato di Bari (a Barletta e a Trani).
  25. ^ Cfr. ad esempio Pietro Vayra, Il Museo storico della casa di Savoia nell'Archivio di Stato in Torino, Torino, 1880.
  26. ^ Istituito con Regio Decreto 30 dicembre 1871, n. 605.
  27. ^ a b REGIO DECRETO 21 gennaio 1866, n. 2781 - Normattiva, su normattiva.it. URL consultato il 22 ottobre 2023.

Bibliografia

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  • A. Romiti, Archivistica generale. Primi elementi, Lucca, Civita Editoriale, 2002;
  • M. B. Bertini, Che cos'è un archivio, Roma, Carocci, 2008
  • P. Carucci, M. Guercio, Manuale di archivistica, Roma, Carocci, 2008.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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