Ṛgveda Saṃhitā
La Ṛgveda Saṃhitā ([ɻgʋe:dɐ]; devanāgarī: ऋग्वेदसंहिता) è una delle Saṃhitā riportate nei Veda e facente parte del Ṛgveda, gli "Inni dei Veda". Il nome può dunque essere reso con "Raccolta degli inni dei Veda" (o letteralmente "Raccolta delle strofe della sapienza"), con riferimento ai versi recitati (ṛc) nelle cerimonie sacrificali.[1]
La Ṛgveda Saṃhitā è la prima raccolta di inni religiosi composti in una forma arcaica di sanscrito, detto sanscrito vedico, facente parte di quel vasto insieme di testi religiosi denominati Veda, fondamento della religione vedica, successivamente del Brahmanesimo e, infine, di quel complesso e composito sistema religioso e filosofico religioso che va sotto il nome di Induismo.
Generalità
modifica«indram matir hṛda ā vacyamānāchā patiṃ stomataṣṭā jigāti
yā jāgṛvir vidathe śasyamānendra yat te jāyate viddhi tasya»
«Procedendo dal cuore assume la forma di Inno, e giunge ad Indra come suo Signore. Esso è ben presente quando viene recitato durante il sacrificio. Indra sii consapevole di ciò che nasce per te.»
È attualmente impossibile stabilire con certezza la data di compilazione della Ṛgveda Saṃhitā (o più semplicemente Ṛgveda[2]); gli inni sacri risalgono – nella redazione a noi pervenuta – probabilmente al secondo millennio a.C., nel periodo compreso tra il 2000 a.C. e il 1500 a.C.[3], con la sua definitiva collocazione nella forma attuale databile al VII secolo a.C.
Antonio Rigopoulos ricorda:
«Il Ṛgveda è di valore inestimabile per la comprensione della civiltà indiana. Di una tale antichità possediamo solo la porzione antica dell Avestā iranico e alcuni testi ittiti. Quest'insieme, unitamente all'opera omerica, più tarda di qualche secolo, costituisce lo strato arcaico della poesia indoeuropea.»
Il Ṛgveda descrive un sistema di credenze basato su riti sacrificali trasmesso oralmente per secoli secondo una linea denominata śākhā.
Oltre ai culti sacrificali, il Ṛgveda contiene molti altri elementi della religiosità indoeuropea. Le divinità principali in questi inni sono Indra, Agni e Soma[4], mentre l'antico dio del cielo (Dyaus, corrispondente al dio greco Zeus e a quello romano Iupiter) non ha lo stesso rilievo che presenta nel pantheon greco o romano.
Suddivisione e contenuti
modificaIl Ṛgveda è una raccolta di 1.028 inni denominati sùkta (lett. "ben detto"), composti da complessive 10.462 strofe di diversi versi metrici denominate mantra (o più comunemente come ṛks, "versetto, invocazione"), suddivisi in dieci libri indicati come maṇḍala (lett. "cicli"), di diseguale ampiezza, struttura e datazione, per un totale di 153.836 parole.
Il I e il X libro contengono 191 inni ciascuno.
Dal II al VII libro, il nucleo più antico del Ṛgveda, vi è la raccolta detta di "famiglia" (kula) in quanto ciascuno di questi libri fu raccolto da "cantori" (devanāgarī: ऋषि ṛṣi) riferibili ad una singola "famiglia":
- il II libro appartiene alla famiglia di Gṛtsamada e si compone di 43 inni;
- il III libro alla famiglia di Viśvāmitra e si compone di 62 inni;
- il IV libro alla famiglia di Vāmadeva e si compone di 58 inni;
- il V libro alla famiglia di Atri e si compone di 87 inni;
- il VI libro alla famiglia di Bharadvāja e si compone di 75 inni;
- il VII libro alla famiglia di Vasiṣṭha e si compone di 104 inni.
Ognuno di questi "libri di famiglia" apre con gli inni a due divinità particolari: Agni e Indra. Segue poi un ordine decrescente delle strofe.
I libri I, VIII, IX e X furono aggiunti successivamente. La più antica di queste aggiunte è rappresentata dagli inni dal 51 al 191 del I libro che seguono la logica dei "libri di famiglia", componendosi di nove raccolte riferibili ad altrettanti "cantori", ma di famiglie diverse da quelle del nucleo centrale. Buona parte della prima parte del I libro (versi dal n.1 al n.50) e parte dell'VIII libro è attribuito alla famiglia Kaṇva, contenendo peraltro anche ripetizioni. L'VIII libro (complessivi 103 inni) non inizia con degli inni dedicati ad Agni e contiene delle parti, denominate vālakhilya (inni dal 49 al 59 compresi), considerate dalla stessa tradizione come quasi apocrifi essendo aggiunti alla fine dei manoscritti e non comparendo nella loro numerazione.
Il libro IX è composto da 114 inni attribuiti a oltre sessanta "cantori" e che riguardano quasi esclusivamente il rito del soma, descrivendone la preparazione ivi compresa la spremitura e la purificazione. I nomi dei "cantori" sono gli stessi della raccolta dei libri II-VII. Probabilmente erano raccolti in quei libri essendo successivamente estrapolati per comodità liturgiche. Da notare tuttavia che esso è composto in un metro particolare che suggerisce l'ipotesi che esso veniva cantato piuttosto che recitato, una specie di primo Sāmaveda.
Il libro X si fonda su tre raccolte: la prima, di 60 inni, è suddivisa per autore appartenente a 13 raggruppamenti famigliari; gli inni dal 61 all'84 formano 12 raggruppamenti di due inni ciascuno dedicati alla stessa divinità; l'ultimo gruppo, dall'85 al 191, è composto da inni senza una precisa collocazione, in questo caso piuttosto che aggiunte tardive potrebbe essere il risultato di un accoglimento di inni altrettanto antichi ma appartenenti ad altre collezioni di testi.
Il pantheon religioso e sua evoluzione
modificaIl Ṛgveda si presenta come un insieme di rituali, preghiere e invocazioni riferite, ma non sempre, ad un insieme di divinità. La ricerca contemporanea inquadra tre grandi fasi di evoluzione della presenza di divinità nel Ṛgveda:
Pratica cultuale
modificaIntorno al X secolo a.C. è attestata una suddivisione, nella pratica cultuale della religione brahmanica, dei compiti della casta sacerdotale, i ṛtvij (più tardi riassunti nella denominazione di brāhmaṇa). In questo contesto il Ṛgveda viene studiato, conservato e recitato dallo hotṛ, l'officiante delle libagioni (simile al zaotar dell'Avestā). Questi, durante la pratica cultuale, è accompagnato da tre assistenti: il maitrāvaruṇa, lo acchāvāka e il grāvastú (quest'ultimo dedicato alla spremitura del soma sacrificale). Questo gruppo di quattro sacerdoti si disponeva a Nord dell'altare sacrificale rivolto verso Oriente, cantando su tre note gli inni di questo Veda durante le offerte.
Di seguito una esemplificativa invocazione di questo Veda, destinata a tutti gli Dèi, in sanscrito e la sua rispettiva traduzione in italiano:
«Huve vo devīm aditiṃ namobhir mṛḍīkāya varuṇam mitram agnim abhikṣadām aryamaṇaṃ suśevaṃ trātṝn devān savitāram bhagaṃ ca»
«Invoco per voi, con devozione, la dea Aditi, perché sia misericordiosa, e Varuṇa, Mitra, Agni, il ben disposto Aryaman che dona in modo spontaneo, gli Dèi che salvano, Savitr e Bhaga»
Note
modifica- ^ Differenti dunque dai versi cantati (sāman).
- ^ In letteratura si incontra spesso questa metonimia: ma non va confuso il Ṛgveda (termine maschile indicante una suddivisione) con Ṛgveda (la raccolta, la saṃhitā cioè).
- ^ Va tenuto presente che le datazioni anteriori al X secolo a.C. sono del tutto ipotetiche. Qui vengono proposte le ipotesi dello studioso Ramchandra Narayan Dandekar riportate nella Encyclopedia of Religion edita dalla MacMillan di New York nel 2005 (Vol. XIV pag. 9550). Tale fonte, la Encyclopedia of Religion, ha il pregio di essere uno strumento condiviso, curato e rivisto da numerosi studiosi di fama internazionale. Tuttavia altri autorevoli studiosi offrono datazioni più recenti. Così Saverio Sani (Ṛgveda, Venezia, Marsilio, 2000, pag.19) data tra il XV e il V secolo a.C. la composizione del Ṛgveda. Mario Piantelli (Hinduismo a cura di Giovanni Filoramo, Bari, Laterza, 2007, pag.5) data la composizione dei Veda con l'arrivo degli Arii in India, datando questo arrivo nel XVI secolo a.C. Michelguglielmo Torri (Storia dell'India Bari, Laterza, 2000, pag. 32) entra nello specifico quando riportando la nuova tesi promossa dopo gli anni '80 sull'origine autoctona degli Arii, ricorda: «I due punti di forza di questa teoria fanno riferimento al fatto che, fermo restando l'indicazione del 1000 a.C. come data di completamento della composizione degli inni raccolti nel Rig Veda, non è affatto certa quale sia la data d'inizio. Questa potrebbe essere assai più antica del 1500 a.C. e risalire al 3000, al 4000 o addirittura al 7500 a.C. Il primo elemento a supporto di questa è tratto dall'astroarcheologia, cioè dal fatto che all'interno dei Veda vi sia una serie di riferimenti astronomici che, una volta decodificati, fanno pensare che i compositori degli inni vedici abbiano vissuto sotto un cielo caratterizzato da configurazioni stellari e da parabole solari caratteristiche di periodi ben più antichi del 1500 a.C.». Tra gli indologi che spostano ben oltre la data del 1500 a.C. Torri cita: David Frawley, K.D. Sethna e Shrikant Talageri. S. W. Jamison and M. Witzel (Vedic Hinduism pag. 5) se da una parte linitano il periodo vedico al 1500-500 a.C. dall'altra notano che: « The RigVeda, which no longer knows of the Indus cities but only mentions ruins (armaka, [mahå]vailasthåna), thus could have been composed during the long period between 1990 and 1100 BCE.». Per J. L. Brockington (in Concise encyclopedia of language and religion Oxford, Elsevier, 2001, pag.126) invece i più antichi inni dei Veda, appartenenti al Rig Veda, vanno fatti risalire al 1200 a.C.
- ^ Soma è anche il nome della bevanda sacra (corrispondente all'haoma dell'Avestā).
Bibliografia
modifica- Saverio Sani. Ṛgveda. Venezia, Marsilio, 2000.
- Giovanni Filoramo (a cura di). Hinduismo. Bari, Laterza, 2007.
- Raimon Panikkar. I Veda Milano, Rizzoli, 2008.
- R.N.Dandekar. Vedas in Encyclopedia of Religion, Vol. XIV. New York, MacMillan, 2005, pag. 9550 e sgg.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni dalla o sulla Ṛgveda Saṃhitā
Collegamenti esterni
modifica- Rigveda online (VedaWeb), progetto di ricerca e portale web con testo di base, traduzioni, collegamenti a dizioniari, analisi grammaticali
- (FR) Rig-Veda ou Livre des hymnes (tomo 1, 2, 3 e 4), traduzione d'Alexandre Langlois su Google libri.
- Sacred-Texts.com (Rig-Veda)
- (IT) traduzione completa in italiano dal devangari, di Tommaso Iorco, RGVEDA [1]